vi sono numerosi aspetti contestabili al concetto di sicurezza cui si  
rifanno questi programmi di ricerca, anche quando sono "in buona fede"  
- che mi ricorda molto il "don't be evil" di google - ma ciò che  
sfugge forse completamente dal dibattito, ogni volta che ci  
scandalizziamo per l'uso che viene fatto delle tecnologie informatiche  
a scopo di controllo (e gestione dell'ordine pubblico) è che, dal  
punto di vista di chi sviluppa determinate soluzioni, la valutazione  
politica è del tutto assente. senza entrare nel merito di un'analisi  
economica del capitalismo moderno, sta di fatto che la nostra economia  
di mercato ha reso la sicurezza - così come l'ecologismo - una delle  
nicchie d'investimento e profitto del mercato all'interno del quale ci  
muoviamo (come cittadini, come lavoratori, come imprenditori, come  
liberi professionisti). dirci che il mondo sta andando verso il  
controllo globale è superfluo se non prendiamo in considerazione il  
fatto che lo sta facendo volontariamente, e che non ci sono organismi  
- politici, economici e meno che mai morali - capaci di arginare  
questa malsana versione del concetto di progresso. l'unione europea è  
già da tempo fortezza, in molteplici sensi: fortezza per i gruppi  
d'interesse, fortezza per le massonerie sempre meno velate, fortezza  
per il mantenimento dello status quo economico e politico, fortezza  
per l'esclusione delle classi inferiori (interne ed esterne all'ue),  
fortezza per il mantenimento dell'ordine costituito, che mai può  
essere violato, sotto l'egida di slogan urlati. in questa fortezza,  
come in quelle medievali, c'è chi lavora alle cancellate delle  
prigioni e le vende al re: di che ci scandalizziamo? dei pochi  
scrupoli o della scarsa riflessione politica di qualche collega?
la questione politica non è, secondo me, se la gente si renda conto o  
meno di andare incontro a una società di annullamento e repressione  
preventiva della popolazione; la domanda è se ci rendiamo conto che il  
meccanismo è già ampiamente in movimento, se abbiamo delle idee su  
come modificarne la direzione o sabotarne il movimento e se abbiamo  
delle alternative per impedire che parole come sicurezza siano puri  
slogan del futuro tecnologico e fascista a cui stiamo andando incontro.
ce l'abbiamo?
mi piacerebbe saper intrecciare come zizek le mie opinioni ad analisi  
ancora più approfondite, per poi citare la cultura pop in cui  
sguazziamo senza sentire i segnali delle trasformazioni in corso.  
quando mi si scrive
> il progresso non si puo' fermare ... puoi solo vigilare
> sull'applicazione della tecnologia , mica distruggerla .
non mi può venire in mente altro che la sequenza di ghost in the shell  
[ 
http://www.youtube.com/watch?v=wjXYeefBxVw ] in cui il maggiore  
constata malinconicamente che l'evoluzione tecnologica - quindi non un  
fantomatico "progresso" - è qualcosa di apparentemente istintivo e  
naturale, premorale e prepolitico, per l'umanità: "quando l'uomo si  
trova una tecnologia a portata di mano, la realizza. credo che per lui  
sia un fatto quasi istintivo".. forse è vero che ci avviciniamo alla  
manipolazione "senza peccato"; ma siamo animali, e in quanto tali per  
noi tutto ha un senso solo quando lo usiamo, e nel modo in cui lo  
usiamo... a proposito: direi che è interessante anche che  
l'immaginario dei creatori di "ghost in the shell" abbia immaginato  
una squadra "semi illegale", trasversale a ministero degl interni e ai  
servizi segreti, come simbolo di una giustizia possibile in un mondo  
profondamente corrotto. lo scenario è ben delineato da tutta la  
cultura cyberpunk, fin dagli anni '80: apparentemente è inevitabile la  
nostra futura società del controllo, e solo pochi "eroi" sapranno  
librarsi al di sopra delle sue maglie. ma come diceva brecht è  
disperato quel popolo che di eroi ha bisogno, e la verità è che non  
pasterà un w1n5t0n a tenerci tutte e tutti al di fuori della magnifica  
gabbia dorata che stiamo costruendo... tra colleghi, ricercatori e non.
concludo con un altro intervento pop, perché è il suo e mi preme  
sottolineare una cosa. in ambito informatico, specie in italia, si  
viene facilmente in contatto con le questioni legate alla privacy,  
alla sicurezza, alle strategie di difesa e alle forme possibili di  
gestione, controllo e riduzione del rischio. tutti termini ed  
espressioni felicemente neutrali, il più delle volte. sembra, infatti,  
che tutto q    uesto sia prepolitico, che non ci siano valutazioni da  
fare; e si conta, appunto, sulla buona volontà (che diciamocelo:  
specie in italia, significa prendersi riccamente per il culo sul reale  
stato delle cose). se accusi qualcuno di compromissione, si alzano gli  
scudi: sei un complottista. ma, dico io, quando abbiamo deciso che non  
ci sono più scelte politiche da fare? per gli operai che, ne "il  
ritorno dello jedi" stavano costruendo la seconda morte nera, essersi  
trovati a bordo nel momento della distruzione è stata una punizione  
moralmente giusta (perché la loro scelta politica è stata quella di  
accettare il lavoro) o ingiusta (perché in fondo "stavano solo  
eseguendo un lavoro")?
e le ss durante il nazismo: erano soldati che eseguivano ordini, o  
esseri umani che sceglievano di approfittare della squallida fetta di  
squallido potere di cui potevano disporre?
al riguardo, trovo illuminante la risposta fornita direttamente da un  
imprenditore in clercks [ 
http://www.youtube.com/watch?v=sR9_RN7lTEU&feature=related 
  ]: "quando si accetta un lavoro, prima vengo io, poi il portafoglio".
oppure, per chi dopo "la banalità del male" volesse leggere ancora  
sull'argomento, la risposta di tzvetan todorov sulla possibilità di  
una scelta politica anche di fronte a campi di concentramento e  
violenza totale: "di fronte all'estremo" [ 
http://tinyurl.com/ 
todorov ], il quale tra le altre cose (wikiquote helps) ci ricordava  
anche che "il progresso tecnologico non comporta una superiorità sul  
piano dei valori morali e sociali (né una condizione di inferiorità)..."
end.
hektisch
—
while there is a lower class i am in it / while there is a
criminal element i am of it / while there is a soul in prison,
i am not free