[Hackmeeting] Comunic/azione all'hackmeeting

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Author: caparossa
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To: hackmeeting
Subject: [Hackmeeting] Comunic/azione all'hackmeeting
Il 05/07/2010 10:48, bomboclat@??? ha scritto:
>
>
> DA TATUARSI:
>
> il discorso dovrebbe essere quello di essere capaci ad usare l'immagine
> che si aspettano per far passare i messaggi che vuoi tu, che presume in
> realtà un impegno, volontà e intelligenza maggiori.
> il no è uno svicolo. che rispetto eh, però è uno svicolo.
>                         Elettrico


io penso che quanto sopra sia piuttosto banale, invece, senza offesa per
elettrico, ci mancherebbe :-)

intanto "l'essere capaci di usare l'immagine che si aspettano per far
passare i messaggi che vuoi tu" è un bellissimo slogan ma:

a) è cosa difficilissima che riesce ad un gruppo piccolo e compatto che
si s/batte per fare questo specificatamente. non a caso a "noi" quando
c'è riuscito è successo in maniera casuale e l'hanno portato avanti un
piccolo gruppo di persone;

b) può essere un simpaticissimo e divertentissimo hack, sicuramente; e
quando è successo - vedi punto a - è stato proprio questo: una
bellissima presa per il culo. dopo di che se mi devo sbattere per stare
col piotta e i fava di mtv (l'esempio l'abbiamo avuto ieri mattina in
assemblea, col tipo che ha iniziato a chiedere "giovani di 24-25 anni di
bella presenza, no occasionali, puliti e riservati"... ;) per far
passare qualcosa di 15 minuti (o di un'ora, sarebbe lo stesso) su un
canale mainstream per riempirgli il palinsesto con qualcosa di
"alternativo" così ci proviamo a pigliare anche quella "fetta di
mercato" (questa è, secondo il mio modestissimo punto di vista, il
motivo per cui quella gente era da noi ieri), trasmissione che verrà
piallata dalla memoria della gente da tera di informazioni al secondo in
poco meno di 15 minuti; cioè, ma sti gran cazzi (o ovaie, in base al
genere, ovviamente :)

è bello per una volta affrontare questo discorso DOPO hackit :), ma fino
a prova contraria rimango del mio punto di vista: oggi i media
mainstream (e anche molti underground) non fanno informazione ma
producono e spacciano notizie (do you remember Onda Rossa Posse, non son
passati poi così tanti anni?[1]). non gliene frega una cippa di
in/formare, ma gli interessa vendere un prodotto e fare profitti perché
gli azionisti vogliono vedere crescere gli utili trimestralmente. e
tutto fa brodo. un punto.

rimane appiccicata alla memoria malata della gente solo ed
esclusivamente quello che in tv ci passa tutti i giorni: già bersani non
lo conosce 1/3 della popolazione italiana (per fortuna loro).
il resto è rumore, fuffa, riempitivo che serve AI media per attirare
fette di mercato.
beati voi che credete ancora di poter incidere mediaticamente con un
passaggio all'anno di qualche decina di minuti. senza offesa, secondo punto.

dopo di che, per fortuna - anzi, vivaddio - questa è una comunità e non
un collettivo e tanto meno un gruppo omogeneo. quindi se qualcuno ha
voglia di svuotarsi i coglioni/ovaie e stare dietro a questa roba -
ripeto, a mio modestissimo avviso inutile a noi e alla nostra
comunicazione e alla nostra capacità di farci conoscere - auguri, buon
divertimento, ma non pretendete da me e da quelli/e come me
partecipazione. fatelo, così come altri/e fanno altro, così come lo
faccio io, senza pretendere che TUTTA la comunità mi venga dietro. basta
che poi non mi ritrovi qualche merda con telecamera che mi riprende o
cose del genere. ognuno al posto suo.
il bello della nostra comunità, uno dei motivi per cui dopo tutti questi
anni e dopo tutto quello che è successo di pessimo nel movimento, uno
dei motivi per cui è ancora in piedi sta proprio nel non essere
omogenea. di essere capace a fottersene delle differenze e di puntare su
quel che ci tiene uniti. poi si discute, ci si scazza, si alza la voce e
ci si manda affanculo, normale. ma poi si fa, ci si confronta e, ci si
apprezza per quel che siamo in grado realmente di fare e si è in grado
di tollerare (nel senso migliore del termine) quel che non ci va. punto
centrale per quel che mi riguarda.

se vogliamo farci conoscere fuori dal nostro ambiente (e, detto fra di
noi, già se riuscissimo a farci conoscere davvero DENTRO il nostro
ambiente già sarebbe un bel passo in avanti... così, senza polemica ...
;) ci sono altre strade, altri metodi, altri tempi. personalmente non ho
fretta, i miei tempi non sono quelli dei media, i media non sono la mia
pietra di paragone. loro DEVONO andare a 300 all'ora (su Internazionale
di questa settimana il direttore nella sua rubrica iniziale parla
proprio delle "notizie hot", per le quali New York Times e Washington
Post hanno chiesto che non compaiano su Google News e su Twitter. Gli ha
risposto il capo della Reuters dicendogli "guardate che le hot news
hanno ormai una durata di tre millisecondi...), noi NO. noi dobbiamo - a
mio avviso - badare alla qualità dei rapporti, alla qualità e profondità
del messaggio, a conoscere e relazionarsi, a confrontarci anche per
capire quali sono gli ambiti su cui si sta spostando l'attenzione dei
più giovani (vedi mail di Ciaby) e tanto altro.

a me non interessa la loro immagine, i loro metodi, insomma, perché
determinano il tipo di messaggio che passa e che viene recepito.
i mezzi determinano il fine, è buffo che dopo tanti anni questa cosa
faccia così fatica a passare, nonostante la TONNELLATA di esempi che la
storia ci offre :)

scusate la lunghezza, e il tutto è EVIDENTEMENTE senza polemica alcuna :-)

[1]
Lilly Gruber Bruno Vespa Everardo Dalla Noce
Carmen Lasorella Enzo Biagi Montanelli
spacciano notizie tagliate con salsicce
buone da mangiare tra il banale e l'illegale
immagini mute scritture
effimere presenze che raccontano di niente
gratis nella tua tv davanti seduti e poi sdraiati
morti liberamente prigionieri il tubo catodico al posto dei pensieri
la realtà è l'arte di cambiaria
simulata camuffata rivoltata modellata
becchino col pennino speculi su tutti
per quattro sporchi luridi soldi
pensi alla carriera sei come una bandiera
lecchi il culo al direttore e ti fotti del reale
non credere nei media
non credere nei media
non credere nei media
categorie a rischio

-- 
"un carabiniere mi disse: lottate lottate, che poi se vincete,
a noi ci mettono una stella rossa sopra il cappello
e vi picchiamo lo stesso".                          Roma, 1971
                          Guglielmo "Billi" Bilancioni