[13:43, sabato 2 settembre 2006] - asbesto scrive:
>
> ho letto tutto ed un po' di tutto.
>
> a mio avviso i punti in questione sono tanti:
>
> - raoul ha, per buona parte, a mio avviso, RAGIONE a dire
> cio' che dice, anche se forse esagera e magari non coglie i
> significati di occupazione e liberazione di spazi abbandonati,
> perche' magari non sono proprio parte della sua cultura
raul, come tanti altri e qualcuno anche qui, non coglie che
nell'hackmeeting la questione tecnica è solo uno degli aspetti
possibili della faccenda. allo stesso piano di altri, politici.
la cosa può piacere o meno, quindi uno è liberissimo di andare dove
MINCHIA gli pare, se vuole qualcosa di più "neutro" (N.B. termine tanto
usato da chiesa nell'intervista, che non solo non significa un cazzo,
ma pure svia, visto che non esiste luogo "neutro" nel mondo, così come
non esite stampa "equindistante", così come non esiste una
storiografia "non schierata". sono tutte cazzate, siamo TUTTI
schierati, ed evviva che esiste ancora qualcuno che lo dice e non ti
piglia per il culo dicendo "ah, ma io non sono schierato, sono
neutrale". quando sento dire ste cose, io mi volto e non ascolto più
cosa dice il soggetto, dato che non mi piace essere preso per il culo).
> - il movimento "hacker" italiano ancora non riesce a scrollarsi
> di dosso la fobia del giornalista: niente foto, niente nomi. ma
> siamo diventati deficienti? :) rinchiusi nel solito ghetto,
> faremo la fine dei centri sociali: isolamento totale, mancanza
> di comunicazione, e la gente ci capisce sempre di meno (e se non
> abbiamo il supporto della gente comune, al diavolo che il nostro
> messaggio, che le nostre lotte, possano avere un qualche futuro)
ma perché devi dire necessariamente cazzate?
sei stato a tutti gli hackit fatti fin'ora, e sai benissimo che c'è
SEMPRE stato un ufficio stampa che si relazionava coi giornalisti.
una cosa è, come dici tu, avere "la fobia del giornalista"; un'altra è
decidere di gestire AUTONOMAMENTE il rapporto coi giornalisti partendo
da un rapporto di forza, il nostro.
> riguardo al fatto che l'ATTUALE movimento hacker sia "politico",
> ha perfettamente ragione - ma dovete vederlo nell'ottica della
> nostra eta'
>
> dovete capire che quando ancora hackmeeting non esisteva (1998),
> era gia' dal 1984, 1985, che giravamo per le reti, che
> prendevamo contatti coi gruppi americani, che ci riunivamo su
> altos, su qsd, lutzifer e chi cazzo si ricorda piu' dove ci
> vedevamo. 13 anni prima di hackmeeting c'era gia', e c'e' ancora
> voglio sperarlo, un MOVIMENTO DI HACKERS, ed e' questo spirito
> che negli hackmeeting manca quasi completamente
mi fai tristezza, e mi spiace dirlo.
sei cresciuto, asbesto, non hai più 18 anni e la vita è una merda.
nell'85 il mondo non era migliore e non c'era UN movimento di hackers,
ma tanti hackers diversi che si incontravano in luoghi diversi
(Cfr. "Spaghetti hackers", per la scena italiana e vedi di ricordare
gli scazzi tra cyberpunk e il resto della scena; e "Hackers", di Levy
per la Shake).
anche oggi è così: vuoi fare "solo" spippolo? vai a webitt o cose
simili. vuoi anche dare un taglio politico sociale a quello che fai?
vieni ad hackit.
> sono 13 anni di storia che pare buttata al cesso in favore del
> "fare politica" che, per carita', tanto di cappello! e ci sto
> dentro pure! ma quando il fare politica diventa componente
> principale anziche' conseguenza del nostro agire, a mio avviso
> c'e' qualcosa che non va, perche' inceppa tutto il sistema
>
> fare hacking deve avere come CONSEGUENZA un atto politico
>
> se per fare hacking devi prima metterti in testa un atto
> politico tutto il meccanismo si inceppa
>
> perche' si sa che gli hackers odiano la burocrazia, quindi anche
> le fottute assemblee di gestione, gli strafottuti collettivi del
> cazzo, i paletti dei miei coglioni e tutto il resto
>
> spero di essermi fatto capire
purtroppo si :-|
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"E se mi prendono?"
"Ti hanno già preso, coglione.
E se ti liberi?"
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