(L) volantinaggio e distribuzione cd autoprod. davantiricord…

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Author: s*phz
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Subject: (L) volantinaggio e distribuzione cd autoprod. davantiricordi mediastore di Roma
SM ha scritto:
> Scusa Scarph, scusate tutti, ma a me il volantino qui sotto mi sembra
> una canzone un po' antica, scritta da persone che useranno pure la
> tecnologia per scopi altamente eversivi, come condividere i Rage against
> the machine, ma che della modernita' hanno capito ben poco.


Caro Pontefice...
sto leggendo in questi giorni un libercolo scritto da Giorgio Agamben e
intitolato ''L'uomo senza contenuto'' che si propone di indagare,
filosoficamente, la dicotomia fra l'arte, intesa come creazione
artistica, ed il gusto, cioe' l'esperienza dello spettatore di fronte
all'opera. Senza scomodare le trite problematiche sui segni e la
comunicazione (analizzate troppe volte...mi viene in mente ''La
struttura assente'' di Umberto Eco) Agamben analizza una
differenziazione ontologica fra la creazione artistica, intesa come
poiesi cioe' come creazione di per se', e la creazione del gusto, intesa
come costruzione linguistica sull'arte. Il filosofo ci dice che e'
proprio la creazione del gusto (al giorno d'oggi potremmo chiamarlo il
mondo della critica, dei magazines, della pubblicita') a decidere cosa
e' arte e cosa non lo e'. All'arte non resta che agire di conseguenza
scostandosi dall'impeto selvaggio, come diceva Artaud dalla crudelta',
per agire semplicemente di conseguenza (per negazione o per
ricostruzione) al sistema del gusto.

Questo per dire che i due mondi, quello della creativita' e quello del
gusto, sono due mondi incompatibili che si incontrano su un'arena
artificiosa, costruita un tempo da retorici d'accatto e oggi da
pennivendoli al soldo dell'industria culturale.

Sono abbastanza d'accordo con quanto scrive Agamben e non mi stupisce
affatto quindi che il mondo della creazione musicale, e i suoi bisogni,
sia tristemente lontano dal mondo di chi la musica la ascolta e basta.
Chi ascolta musica, e magari e' anche un appassionato, non e' poi cosi'
interessato alle problematiche dei suoi creatori (chi guida una macchina
non deve essere per forza interessato alle vicende degli operai, o dei
robot, che le costruiscono).
Di fatto pero' non e' possibile negare che la rete (e in questo caso i
client p2p) permetta di sviluppare delle dinamiche politiche di una
certa portata, e che soprattutto si discostano notevolmente dall'idea di
politica che avevamo tempo fa. Il p2p e' un'attivita' che, di fatto, fa
incontrare, anzi sviluppa in maniera esponenziale, il tornaconto
personale collegandolo a quello collettivo. Tanto piu' uno scarica,
incamera file dentro la sua macchina e li mette in share, tanto piu'
aumenta la disponibilita' di quei file anche per gli altri.
Piu' hai tu piu' ha tutta la rete.
Quindi il comportamento singolare si innesta su (e amplifica il)
comportamento collettivo. Per quanto sia stupido scaricare e condividere
i rage against the machine, questo comportamento, massificato, si
configura di per se' come una macchina politica molto particolare.
Che poi questo fatto lo capiscano in pochi e invece siano in molti a
cavalcarlo in maniera populista (se ne parlava qualche tempo fa in lista
a proposito dei disob.veneti) e' un altro paio di maniche che nulla
toglie al ragionamento fatto fin qui. Sono piu' che altro ingerenze
militonte su un mondo, che e' politico pur non essendolo affatto.

> L'artista che oggi si vende dentro al ricordi Mediastore ci sta perche'
> ci vuole stare lui, ha firmato un contratto che prevede che ci stia. Mi
> sembra bello distribuire musica libera davanti ad un negozio dove
> vendono musica occupata, e' una buona idea, ma mi pare un po'
> controproducente corredarla con un volantino cosi' poco sensato,
> contraddittorio e rozzo.


Ritornando sul discorso iniziale (ovvero sulle due sfere separate) mi
preme fare una piccola osservazione: il fatto che a Bologna, ma questo
fatto l'ho avvertito anche in altre situazioni nelle quali siamo stati
coinvolti, chi era presente erano soprattutto musicisti, artisti, ecc.
(i creatori) e c'erano ben pochi utenti, dovrebbe farci capire che i
nostri discorsi, almeno fino ad oggi, vanno a colpire soprattutto
quell'ambito e non quello degli ascoltatori.
I nostri discorsi sul meno o no-copyright interessano il mondo di chi
crea musica e il rapporto diretto con le proprie opere. Il fatto che
queste opere siano condivisibili e possano circolare liberamente e' un
vantaggio per chi crea la musica, perche' puo' inserirsi piu' facilmente
in canali, quelli della distribuzione autonoma e/o prosumer, che fino
ad oggi gli erano preclusi, ma che di fatto non cambia una virgola alla
vita quotidiana dello ''sharer'' medio.
Lo ''sharer'' medio, molto semplicemente, se ne sbatte del copyright
(che sia di piu' o di meno) e se ne sbattera' fino a che la Guardia di
Finanza non arrivera' a casa e gli sequestrera' il computer.

> La pirateria piace a tutti, ispira qualcosa di briccone e simpatico? Per
> piacere: per me che mi batto da anni per distinguere tra pirateria (per
> lucro) e gente che scambia musica - equiparati di fatto dalla legge
> Urbani - questo volantino suona come un "forse non ci siamo capiti".
> Vogliamo sostenere la pirateria (cioe' i CD copiati che si comprano al
> mercato da africani presumibilmente sfruttati)? Interessante,
> parliamone, ma non qui.


Perfettamente d'accordo ma secondo me qui sei tu che scambi la pirateria
''mafiosa'' con quella ''popolare'' :-) non si parla di quella pirateria
(quella delle file di masterizzatori in un sottoscala di Tor Bella
Monaca e del senegalese in giro con la sua borsetta piena di cd e dvd)
si parla, in maniera militonta non c'e' dubbio, di un ''siamo tutti
pirati, siamo tutti banditi'' cioe' di un comportamento di massa
illegale che coinvolge tanto l'impegato di banca, che il direttore
scolastico, che il fruttarolo o il macellaro.
Dico che se ne parla in maniera militonta perche' si cerca di portare un
discorso ''di classe'', un discorso economico-politico, su una
categoria, quella del file-sharer, che non e' ontologicamente o
materialisticamente politica, ma che di fatto compie giornalmente un
atto politico: prende e non paga. E l'atto politico non e' una
conseguenza soltanto del costo esorbitante dei cd (IMHO assolutamente
IMHO) ma di una tecnologia semplice e a portata di mano e di un mercato
discografico che ha assistito inerme, finora, alla sua massiccia
diffusione.

Piccolo inciso
Questo fatto mi fa venire in mente un'altra cosa.
Quando sono nate le tv a pagamento per le partite di calcio (stream,
tele+) abbiamo assistito ad un paio d'anni di pirateria massiccia (non
c'era categoria sociale che non avesse a casa il suo bel caricatore e la
sua bella schedina, si scaricava i codici da internet e si vedeva
partite e pornazzi a sbafo). Dopo due anni di droga payperview e' finita
la pacchia, hanno crittato i codici a 32 bit e ora tutti continuano a
vedere pornazzi e partite ma pagano!
Fine del piccolo inciso

Secondo me dobbiamo lavorare su due fronti: da un lato continuare il
lavoro che stiamo facendo, finora molto bene mi pare, come musicanti che
propugnano il meno/no copyright, scambiarci fra di noi saperi e
informazioni, collaborare, campionarci, remixarci, ecc. (quindi
sviluppare una autopoiesi musicale che riporti la creativita' ad essere
fine di per se', un'attivita' infunzionale e intrinsecamente piacevole)
dall'altra proporre la musica libera non come un'alternativa da un lato
al mercato e dall'altro alla pirateria, ma come scelta politica da parte
dei musicisti che coinvolge direttamente anche gli ascoltatori:
non avrai altra musica all'infuori della musica libera.
Io e' un po' che campo bene ascoltando soltanto le canzuncielle di
angelino, i synth dei mi.s.fu, i campionatori di messina, le
improvvisazioni dei tanake, le chitarraccie magnagatto dei
cetomedio...sarebbe ora che anche gli ascoltatori e gli sharer di musica
capissero che c'e' molta roba, e di qualita', che appartiene ad un mondo
in cui quello che conta e' la passione creativa e non il bozzo sul
portafoglio. Il problema e' che per fare questo dobbiamo combattere
un'immaginario collettivo che e' inquinato da decenni di rockerilla,
rolling stone, Mtv, e compagnia cantando...riuscire a scardinare la
macchina del gusto mi sembra un'ardua impresa...magari il freebox
potebbe essere un passo importante in questa direzione...ma ricordiamoci
che tutto quello che stiamo facendo lo stiamo facendo soprattutto per
noi stessi e lo stiamo facendo da soli. In fondo non e' poi cosi'
importante che la gente ci ascolti e che sia consapevole di cosa sta
ascoltando (forse e' chiedere troppo) io credo sia piu' importante, sia
necessario, costruirci la possibilita' concreta di esprimerci
liberamente e di decidere come distribuire le cose che facciamo.
Ritornare decisamente al mondo della poiesi e dell'arte della crudelta'
sbattendosene altamente di quello che fanno e ascoltano gli altri.
...la rivoluzione piu' bella e' la rivoluzione permanente del nostro
quotidiano... ;-)

ciao
s*phz