La delibera della Giunta Regionale Lombarda del 15 settembre 2025 obbliga gli ospedali e i servizi diagnostici/ambulatoriali delle ASST a mettere a disposizione delle assicurazioni, mutue e welfare aziendale le proprie prestazioni come già oggi avviene con la sanità privata, con qualche respiro ai propri bilanci ma senza dubbio per confermare l’ideologia privatizzatrice lombarda che prevede la totale “equivalenza […] delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate”. La delibera definisce le linee guida da seguire e propone un “contratto tipo” sicuramente già concordato con i principali operatori del settore assicurativo/mutualistico.
Chi ha reddito da “investire” in sanità “integrativa” (in realtà sempre più sostitutiva) o lavora in un comparto con un contratto nazionale collettivo che include (alcune) prestazioni sanitarie, potrà “saltare la fila” avendo a disposizione anche strutture pubbliche e non solo private (si aumenta la possibilità di “bullismo sociale”). Gli operatori sanitari, attratti dalla nuova carota di compensi extra, con prestazioni meglio pagate rispetto a quelle “ordinarie” e anche alla libera professione intramuraria esistente, finiranno per dare maggiore attenzione e impegno a queste ultime. In questo modo si avrà l’ennesima scusa per non attivare un piano di assunzioni straordinarie nelle strutture pubbliche, se non , più facilmente, in relazione all’appesantimento burocratico che sarà conseguente alla gestione dei rapporti contrattuali ed economici con le diverse tipologie di assicurazioni, mutue e compagnie simili. Di fatto, chi non ha strumenti di sanità integrativa subirà un ulteriore peggioramento (allungamento) nelle liste d’attesa.
E’ evidente a tutti che questo è l’ultimo tassello per la totale cancellazione del SSN universalistico e il ritorno al precedente sistema mutualistico differenziato fra le varie persone definendo canali separati a seconda delle possibilità dei singoli.
Per chi vuole approfondire, raccontiamo la storia per filo e per segno come segue.
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