[nuovopci] Bloccare tutto per cambiare tutto: la lotta conti…

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Autor: Delegazione del (nuovo)PCI
Data:  
Para: Npci Inter
Assunto: [nuovopci] Bloccare tutto per cambiare tutto: la lotta continua!
         [1]

(nuovo)Partito comunista italiano

   Comitato Centrale
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Comunicato CC 20/2025 - 16 ottobre 2025
1° anniversario della morte del partigiano palestinese Yahya Sinwar

[SCARICATE IL TESTO DEL COMUNICATO IN OPEN OFFICE [5] / WORD [6]]

LA LOTTA CONTINUA!

LA SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO PALESTINESE È UN ASPETTO DELLA LOTTA PIÙ
GENERALE PER PORRE FINE ALLA TERZA GUERRA MONDIALE IN CUI IL GOVERNO
MELONI, I SUOI PADRINI E LA LORO COMUNITÀ INTERNAZIONALE INFOGNANO IL
NOSTRO PAESE, ALLA CORSA AL RIARMO E ALL’ECONOMIA DI GUERRA

Il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza patrocinato
dall'amministrazione Trump è il risultato dell'eroismo del popolo
palestinese e delle forze che guidano la sua Resistenza, grazie al quale
i sionisti non sono mai stati così isolati e invisi a livello
internazionale e così divisi al loro interno: nemmeno ricorrendo al
genocidio, distruggendo il grosso di ospedali, scuole, strade e
immobili, ricorrendo a bande criminali, sottoponendo alla fame gli
abitanti della Striscia i sionisti sono riusciti a sconfiggere le forze
della Resistenza e a dividerle dalla popolazione. È il risultato della
mobilitazione mondiale, che ha fatto diventare i crimini sionisti nella
Striscia di Gaza un problema politico in particolare nei paesi
imperialisti: allarga il distacco delle masse popolari dalle autorità
borghesi, rompe la facciata democratica della loro dominazione, fa a
pezzi le chiacchiere su legalità e diritto internazionale, indebolisce
le remore legalitarie che frenano le masse, ne alimenta la mobilitazione
e l'organizzazione, ne eleva la coscienza ideologica e politica. È il
risultato dei contrasti di interessi tra i gruppi imperialisti stessi:
lo Stato sionista di Israele fa il "lavoro sporco per conto di tutto
l'Occidente" in Medio Oriente, in Africa e in altre parti del mondo, ma
gli attacchi contro il Qatar per cercare di decapitare Hamas intralciano
sia gli affari degli imperialisti USA con le petromonarchie dell'area,
sia il tentativo dell'amministrazione Trump di staccarle o di prevenirne
l'adesione ai BRICS e di bloccare il processo di de-dollarizzazione da
questi ultimi avviato [7].

Quando Giorgia Meloni grida che "è grazie a Trump e non agli attivisti
pro-Palestina che si è arrivati al cessate il fuoco", quando Crosetto
afferma che le forze armate italiane sono pronte a fare la loro parte e
le imprese italiane a partecipare alla ricostruzione di Gaza, quando
Mattarella pontifica sulle speranze di pace aperte dal "piano Trump" e
chiama ad "abbassare i toni", confermano solo che siamo governati da una
banda di servi degli imperialisti USA, di lupi famelici, di ipocriti
profittatori, di criminali. Confermano che la menzogna, la diversione,
l'intossicazione delle menti e dei cuori delle masse sono, insieme alle
minacce e alla repressione, la freccia principale che hanno nel loro
arco per puntellare un governo che fa acqua da tutte le parti.
Confermano che queste canaglie possono avanzare nella loro opera di
rapina dei lavoratori e dei pensionati, di devastazione del paese, di
allargamento della guerra solo se ad ogni passo riescono a distruggere
le condizioni organizzative, morali e intellettuali necessarie ai
lavoratori per resistere. Per questo Meloni, Crosetto, Mattarella e il
codazzo di giornalisti prezzolati si stanno prodigando per contenere la
mobilitazione popolare: denunce e fogli di via si combinano a piccole
concessioni (vedi la revoca dell'esportazione di munizioni d'artiglieria
[8] verso lo Stato sionista d'Israele) e ad un articolato sistema di
propaganda e intossicazione delle menti che punta a deviare l'attenzione
delle masse popolari, a convincere che la causa palestinese non è legata
ai problemi sociali in cui il nostro paese sprofonda, che "lottare per
la Palestina non serve a risolvere il problema della disoccupazione" o
peggio, che "chi lotta per la Palestina si disinteressa dei problemi
reali del paese". Un sistema di propaganda che punta ad alimentare
scoraggiamento, divisione e guerra tra poveri, ma che testimonia quanto
la classe dominante abbia paura della forza delle masse popolari.

La lotta continua a sostegno del popolo palestinese e della sua
Resistenza per porre fine all'occupazione sionista.

Le forze della Resistenza palestinese che hanno sottoscritto il cessate
il fuoco chiamano a "continuare la mobilitazione globale contro
l'occupazione e i suoi esponenti". La tregua infatti non garantisce
dalla ripresa degli attacchi sionisti contro la Striscia di Gaza, non
pone fine né alla presenza dell'esercito sionista al suo interno né alla
cortina di ferro con cui dal 2007 i sionisti hanno cercato di fare della
Striscia di Gaza una prigione a cielo aperto; non blocca né elimina
l'insediamento di coloni in Cisgiordania, non mette fine all'occupazione
sionista della Palestina, alla pulizia etnica e all'apartheid: ammesso e
non concesso che la tregua tenga, con essa l'amministrazione Trump e i
suoi accoliti contano di tornare alla situazione di "morte lenta"
antecedente al 7 ottobre 2023, di disarmare e neutralizzare Hamas e le
altre forze della Resistenza palestinese, di spartirsi il bottino della
ricostruzione della Striscia di Gaza.

La lotta continua contro la Comunità Internazionale dei gruppi
imperialisti che stanno allargando la Terza guerra mondiale e dal cui
appoggio dipende la sopravvivenza dello Stato sionista di Israele.

Lo Stato sionista non si regge né militarmente né economicamente e tanto
meno politicamente per le attività produttive di beni di consumo e
d'esportazione dei suoi abitanti, ma per i contributi che riceve dalla
Comunità Internazionale degli imperialisti USA ed europei e dai gruppi
dell'Entità sionista [9] attivi nel mondo. È in grado di sostenere
finanziariamente il genocidio contro il popolo palestinese, la guerra
contro il Libano, le aggressioni contro Siria, Yemen e Iraq e la guerra
ibrida contro l'Iran, nella misura in cui

1. dispone di un supporto finanziario e militare pressoché illimitato da
parte del governo dei gruppi imperialisti USA (tra il 1948 e ottobre
2024 gli USA gli hanno fornito più di 170 miliardi di dollari in
assistenza), di cui è il braccio armato nel Mediterraneo, nel Medio
Oriente, in Africa e anche in altre zone del mondo e l'avamposto contro
i popoli arabi e contro l'Asse della Resistenza, ovvero tutti quegli
Stati e movimenti di resistenza, capeggiati dall'Iran, che si oppongono
attivamente alle aggressioni multiformi della CI;

2. riesce a far leva su investitori pubblici e privati extra-USA
(provenienti soprattutto dai paesi imperialisti europei, dalle monarchie
del Golfo Persico, da alcuni paesi latinoamericani, dalla Corea del Sud,
dall'India, dall'Australia e dal Giappone).

La lotta continua perché la solidarietà con il popolo palestinese è un
aspetto della lotta più generale per porre fine alla Terza guerra
mondiale in cui il governo Meloni, i suoi padrini e la loro Comunità
Internazionale infognano sempre più il nostro paese, alla corsa al
riarmo, all'economia di guerra e a quello che trascinano con sé.

È il senso dell'appello "Blocchiamo tutto, per cambiare tutto" [10]
lanciato da Potere al Popolo, Unione Sindacale di Base, CALP di Genova,
Cambiare Rotta, Rete dei Comunisti e altri organismi.

(…) "Dobbiamo continuare a boicottare e sanzionare l'economia
israeliana, in modo sempre più capillare, a cominciare dal blocco del
commercio delle armi con Israele. Ma è arrivato il momento di allargare
il nostro sguardo alle politiche di riarmo, sapendo che "non vogliamo
lavorare per la guerra". Dal rifiuto di collaborare con le operazioni
belliche all'obiezione di coscienza verso le attività che alimentano il
settore militare: è il momento di organizzare una mobilitazione
permanente che impedisca al governo Meloni di trascinarci verso la
guerra. E per farlo abbiamo bisogno di collegare la lotta contro la
guerra agli effetti sociali del riarmo: i bassi salari, l'aumento dello
sfruttamento, la precarietà, il taglio dei servizi pubblici, il
carovita. È ora di costruire un ampio fronte popolare contro il governo
Meloni che non svenda la straordinaria partecipazione di queste
settimane.

_Le 100 piazze per Gaza ora devono avere la capacità di trasformarsi in
100 assemblee permanenti operative e darsi da subito un piano d'azione
che le porti in poche settimane a convocare una grande assemblea
nazionale per "Blocchiamo tutto - Blocchiamo genocidio, guerra e
riarmo". Non è il momento di fermarsi ma di organizzarsi in tutto il
Paese per proseguire la mobilitazione. Ora sappiamo che è possibile.
Blocchiamo tutto per cambiare tutto"._

FAR VALERE NELLA LOTTA PER “BLOCCARE TUTTO PER CAMBIARE TUTTO” LE
POSIZIONI CONQUISTATE CON GLI SCIOPERI DEL 22 SETTEMBRE E DEL 3 OTTOBRE
E CON LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 4 OTTOBRE

Ci sono le condizioni per condurre questa lotta con maggiore forza
grazie alle posizioni conquistate con le mobilitazioni nazionali e
locali del mese di settembre a sostegno della Global Sumud Flotilla
contro il genocidio. Gli scioperi generali del 22 settembre e del 3
ottobre all'insegna della parola d'ordine "blocchiamo tutto" lanciata
dai lavoratori di Genova organizzati nel Comitato Autonomo Lavoratori
Portuali e generalizzata dall'USB, la manifestazione nazionale del 4
ottobre e le migliaia di iniziative locali hanno diffuso tra le masse
popolari un orientamento ostile al governo Meloni complice dei sionisti,
hanno messo in moto un movimento di insubordinazione contro il governo
Meloni e i suoi padrini italiani ed esteri. Hanno esteso la
disobbedienza e metodi di lotta come i blocchi dei porti, delle stazioni
ferroviarie, delle autostrade e tangenziali che prima erano patrimonio
di pochi organismi, mostrando praticamente che quando le masse popolari
si mobilitano non ci sono decreti sicurezza, commissioni di garanzia e
leggi antisciopero che tengano. Lo sciopero del 3 ottobre ha visto per
la prima volta insieme CGIL e sindacati alternativi e di base, a
conferma che quando i sindacati alternativi e di base indicano una
strada di lotta che risponde ai sentimenti e alle aspirazioni dei
lavoratori, una strada di riscossa, di lotta contro il governo e di
rottura con il corso disastroso delle cose, c'è già una parte importante
delle masse popolari che risponde all'appello e in questo modo spingono
anche la CGIL a rincorrerli sul terreno della mobilitazione e della
lotta. Sono scese in piazza milioni di persone, molte delle quali non
sono inserite in alcun partito, sindacato, associazione, comitato. Le
mobilitazioni hanno raccolto simpatie e appoggio anche tra commercianti,
taxisti e altri lavoratori (cosiddetti) autonomi: quando la classe
operaia si mette alla testa della lotta trascina anche settori delle
masse popolari considerati bacino di voti e di manovra della destra
borghese.

Adesso bisogna consolidare, allargare e fare valere nella nuova fase
della lotta, nella lotta per "cambiare tutto", le posizioni conquistate
con le mobilitazioni di settembre a sostegno del popolo palestinese.

Dare continuità, estendere e sviluppare la mobilitazione popolare
richiede di rafforzare l'organizzazione e il coordinamento del movimento
delle masse, elevarne la fiducia nelle proprie forze, coalizzarlo
intorno a un obiettivo che ne realizza le aspirazioni. Questi sono i
compiti del momento dei comunisti, dei lavoratori avanzati, dei
sindacalisti onesti e combattivi, dei sinceri democratici.

Organizzare e ancora organizzare le migliaia di persone che si sono
affacciate per la prima volta alla lotta o che sono tornate alla lotta,
dopo essersi ritirate a vita privata perché deluse dagli insuccessi
delle battaglie passate e ora hanno ripreso fiducia e speranza.

Elevare la fiducia nelle proprie forze ha un aspetto intellettuale e un
aspetto pratico. Da una parte bisogna usare ogni occasione per
illustrare e spiegare la concatenazione degli eventi, contrastare la
propaganda di regime, combattere le posizioni disfattiste, ecc.
Dall'altro occorre organizzare la lotta contro gli attacchi repressivi
che sono già iniziati, senza accettare il tentativo di dividere "buoni e
cattivi", "manifestanti pacifici e facinorosi violenti" (come ha
insegnato il movimento NO TAV, si va e si torna insieme). Tutto quello
che abbiamo conquistato, dalla sanità pubblica ai contratti collettivi
di lavoro, lo abbiamo ottenuto con la lotta, non con le passeggiate
pacifiche! Lorsignori chiamano violenti da condannare e punire chi si
scontra con le forze dell'ordine ma contemporaneamente liquidano come
episodi deplorevoli le morti sul lavoro, per miseria e disperazione,
malasanità, incuria, inquinamento a cui il loro sistema condanna ogni
anno migliaia di persone: quanti giorni di galera hanno fatto i
responsabili della strage della ThyssenKrupp, della strage di Viareggio,
del crollo del ponte Morandi?

L'orientamento a questo proposito è quello indicato all'indomani della
manifestazione del 15 ottobre 2011. "Le dimostrazioni di protesta
combattive, se ben condotte politicamente oltre che tecnicamente,
contribuiscono a rendere il paese ingovernabile, nel senso che 1.
pongono un limite agli effetti negativi delle passeggiate rituali e
concordate con il governo, valvole di sfogo, processioni con cui la
sinistra borghese e i sindacati di regime logorano e scoraggiano le
masse popolari (processioni di cui però dobbiamo approfittare per fare
propaganda e per promuovere la rottura con il legalitarismo); 2.
promuovono su grande scala la rottura con il legalitarismo (con
l'atteggiamento tipo quello dei socialdemocratici tedeschi del secolo
scorso che "pagavano il biglietto d'ingresso se occupavano una
stazione").

Ma hanno solo un carattere ausiliario, complementare ai fini del
promuovere l'ingovernabilità: le azioni militanti si svolgono su un
terreno su cui per ora il nemico è più forte di noi e offrono il destro
allo sviluppo di contraddizioni in seno al popolo. Noi dobbiamo onorare
e far avanzare (unità e lotta) quelli che si battono e che si sono
battuti ed essere solidali con quelli che sono colpiti dalla
repressione. A chi, nel nostro campo, li condanna, dobbiamo obiettare
che gli errori si correggono. L'errore più grosso e più difficile da
correggere è la mancanza di una linea che indichi compiti più avanzati a
chi è disposto a combattere e che li organizzi e mobiliti per
realizzarli. Gli sbandamenti e i vandalismi sono principalmente la
reazione al predominio di una linea fallimentare e imbelle che non
produce alcun risultato, il castigo dell'opportunismo delle processioni
che lasciano il tempo che trovano, che logorano e sfiduciano le masse.
Vi è la contraddizione tra 1. la necessità di far crescere il movimento,
di "far montare la maionese" evitando di bruciarlo in scaramucce
premature e 2. la necessità di non mortificare e soffocare, raffreddando
il loro slancio, quelli che vogliono andare allo scontro subito. Né
sferrare a vuoto il colpo decisivo, né mortificare gli impazienti.
Tenere assieme le due anime e svilupparle entrambe. Bisogna che
impariamo e che aiutiamo chi dirige a imparare a non sbandare né a
destra (legalitarismo, pacifismo per principio) né a sinistra
(avventurismo, provocazioni). Combinare le azioni militanti con la
propaganda. Non facile a farsi quando ancora non godiamo della fiducia
delle masse e non abbiamo stretti e ampi legami con esse: ma si impara.
La trattazione di questa contraddizione è un problema concreto: la
soluzione va di volta in volta e di momento in momento, di posto in
posto trovata in modo da soddisfare le due esigenze che sono entrambi
momenti necessari dello stesso movimento. Sulla degenerazione del primo
ad opera degli opportunisti gioca l'ala dei borghesi conciliatori, sulla
degenerazione del secondo ad opera di avventurieri e di persone
esasperate gioca l'ala dei borghesi cinici alla Kossiga" (_La Voce _39
[11]_ -_ novembre 2011).

Coordinare gli organismi promotori delle mobilitazioni in un fronte
popolare anti Larghe Intese, contro il governo Meloni, i suoi padrini e
i suoi "oppositori" del polo PD che nei quarant'anni che abbiamo alle
spalle si sono alternati al governo per imporre lo stesso programma.
Cambiava l'orchestra, ma la musica che hanno suonato è stata sempre la
stessa! Le 100 assemblee permanenti indette da Potere al Popolo, USB,
CALP e altre organizzazioni sono l'ambito in cui dare forma, obiettivi e
programma al coordinamento delle forze che ha portato all'ampia
partecipazione agli scioperi del 22 settembre e del 3 ottobre e alla
manifestazione del 4 ottobre. Un passo immediato in questa direzione è
che l'USB e gli altri sindacati alternativi e di base facciano propria
la manifestazione nazionale indetta il 25 ottobre dalla CGIL e dalle
associazioni raccolte ne "La Via Maestra" contro la finanziaria del
governo Meloni, portandovi linee, parole d'ordine e proposte di lotta.

Coalizzare il movimento popolare intorno a un obiettivo unitario: la
costituzione di un governo d'emergenza (quello che chiamiamo Governo di
Blocco Popolare [12]) che abbia la volontà e la forza di attuare le
mille rivendicazioni avanzate dalle organizzazioni operaie e popolari, i
programmi generali e particolari di USB e degli altri sindacati
alternativi e di base, le priorità indicate dalla CGIL per la prossima
legge di bilancio, le contro-finanziarie elaborate da Sbilanciamoci, i
piani di messa in sicurezza del territorio preparati da Legambiente,
ecc.

L'obiettivo della costituzione di un tale governo non è ancora fatto
proprio consapevolmente da queste organizzazioni, ma è l'unico modo per
realizzare le rivendicazioni, i programmi, le priorità, i piani che esse
indicano come necessari, per dare seguito e sviluppo al movimento di
insubordinazione contro il governo Meloni che hanno messo in moto o al
cui successo hanno contribuito. In particolare l'area politica di
USB-Potere al Popolo-Rete dei Comunisti può tener fede al ruolo che ha
assunto con la grande mobilitazione del 22 settembre solo mettendosi con
coscienza e determinazione alla testa del movimento delle organizzazioni
operaie e popolari per la costituzione del loro governo d'emergenza.
Questo vale anche per gli altri organismi promotori della mobilitazione.


La necessità di un tale governo emerge da ogni lato, anche dai problemi
che sviluppare il movimento a sostegno del popolo palestinese e contro
la guerra pone. Un esempio sono i blocchi nei porti. A Livorno, Genova,
Ravenna e negli altri porti è stato bloccato con successo il transito di
armi, sistemi d'armi e componenti verso lo Stato sionista di Israele.
Adesso ai comitati portuali e ai sindacati, compresi quelli combattivi,
si pone il problema di bloccare non solo le armi, ma anche le "normali"
merci dirette verso di esso. Questo incontra resistenze tra i lavoratori
perché bloccare il transito delle "normali" merci significa che le
aziende coinvolte chiudono o vanno altrove, quindi perdita di posti di
lavoro. Un altro esempio è la riconversione bellica della produzione
industriale. Anche solo per porre fine alla complicità con lo Stato
sionista e fermare la corsa al riarmo, bisogna spezzare l'alternativa
tra produrre armi o perdere il lavoro: occorre un governo che inizia a
riorganizzare la vita economica e civile del paese sulla base della
gestione pianificata e pubblica dell'apparato produttivo.

La via per arrivare a imporre un governo d'emergenza delle
organizzazioni operaie e popolari l'abbiamo vista all'opera nel mese di
settembre. Il movimento messo in moto dallo sciopero del 22 settembre
che ha portato al successo dello sciopero del 3 ottobre e alla grande
manifestazione del 4 ottobre è partito dall'iniziativa del CALP di
Genova, un'organizzazione di lavoratori attiva da anni nella lotta
contro il traffico di armi e che su questo terreno ha assunto un ruolo
di spinta, di esempio e di mobilitazione su scala nazionale, che si è
combinata con l'azione di un sindacato come USB, non legato da mille
fili al polo PD delle Larghe Intese. È la conferma pratica

- che nel nostro paese basterebbero un centinaio o anche meno di
organismi aziendali come il Collettivo di Fabbrica della GKN che fanno
delle aziende minacciate di delocalizzazione, chiusura, ristrutturazione
dei centri promotori della lotta contro lo smantellamento dell'apparato
produttivo del paese e come il CALP di Genova che bloccano i porti
italiani al traffico di armi, di organismi territoriali come i NOTAV
della Val di Susa che impediscono o boicottano la realizzazione di
grandi opere speculative di devastazione del territorio, di organismi
tematici come Ultima Generazione ed Extinction Rebellion, come i
Comitati per l'Acqua Pubblica, i comitati per la casa e altri,
coordinati tra loro e orientati a costituire un governo d'emergenza di
loro fiducia, per rendere ingovernabile il paese dai vertici della
Repubblica Pontificia e costringerli a ingoiare (provvisoriamente nei
loro propositi) un governo d'emergenza;

- che USB e gli altri sindacati di base e alternativi e, in misura
diversa, la FIOM e la CGIL sono strutture diffuse, che godono della
fiducia di elementi decisivi ai fini della mobilitazione di massa,
capaci di mobilitare a partecipare al movimento concentramenti operai
(come alcune aziende metalmeccaniche) autorevoli e trainanti tra la
massa della popolazione, sono cioè già oggi le strutture che occorrono
per costituire un governo d'emergenza popolare attraverso un movimento
di piazza ("fare del posto di lavoro un problema di ordine pubblico",
"rendere ingovernabile il paese").

Nei sindacati alternativi e di base e nella sinistra della CGIL non si
sono ancora affermate correnti di un certo rilievo che hanno fatto
proprio il nostro appello ad approfittare dei loro legami con i
lavoratori per promuovere un movimento per la costituzione del Governo
di Blocco Popolare. Ma vi sono mille sintomi e accenni in questa
direzione.

Alla linea di rendere ingovernabile il paese per imporre un governo di
emergenza popolare alcuni oppositori delle Larghe Intese contrappongono
la linea di formare una coalizione elettorale in vista delle politiche
del 2027 con l'obiettivo di mandare in Parlamento una nutrita pattuglia
di oppositori alle Larghe Intese se non di vincerle.

Ne abbiamo già trattato nell'Avviso ai Naviganti 159 [13] e nel
Comunicato 19/2025 [14], ma l'esito delle elezioni regionali nelle
Marche, in Calabria e in Toscana permette di approfondire il
ragionamento. La grande partecipazione alle mobilitazioni di settembre
si è tradotta in un grosso aumento dell'astensione, anche alle elezioni
regionali in Toscana dove si è presentata una coalizione ("Toscana
Rossa") che riuniva Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e
Possibile, cioè alcuni dei partiti e organizzazioni che sono state
promotrici o comunque hanno contribuito alle mobilitazioni di settembre.
Ha cioè allargato il distacco delle masse popolari dai partiti delle
Larghe Intese, dal loro sistema e dal rituale delle elezioni, ma non si
è tradotta in un boom di voti per le liste anti Larghe Intese. Perché?
Perché proprio il successo delle mobilitazioni di settembre, le
aspettative che ha suscitato e le posizioni che ha conquistato fanno sì
che o le elezioni sono un mezzo complementare per rendere il paese
ingovernabile a ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica
Pontificia e costituire un governo d'emergenza popolare e
amministrazioni locali d'emergenza, oppure non mobilitano se appaiono e
sono solo un tentativo di condurre una "lunga marcia nelle istituzioni"
locali e nazionali, di "condizionare in senso favorevole alle masse
popolari" l'azione delle autorità centrali e locali, di dare alla
Repubblica Pontificia un governo meno criminale di quello Meloni.

A ragione Luigi De Magistris, Giorgio Cremaschi e altri esponenti della
società civile, del sindacalismo di base, dei partiti e organismi anti
Larghe Intese affermano che siamo in un momento di svolta dimostrato
dalle mobilitazioni che hanno attraversato il paese dal 22 settembre al
4 ottobre scorso. Siamo a una svolta decisiva nella lotta che
caratterizza l'epoca imperialista tra l'avanzamento della rivoluzione
proletaria e la difesa del proprio dominio da parte della Comunità
Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti, europei e annessi.
Lo sforzo della borghesia imperialista di preservare a ogni costo nel
mondo intero il suo traballante dominio in campo politico, economico,
commerciale, monetario e finanziario allarga la Terza guerra mondiale,
la corsa al riarmo cui si dedicano tutti gli Stati imperialisti, le
efferatezze criminali dei sionisti di Israele, la corsa di tutti i
governi, compreso quello Meloni, a partecipare al saccheggio dei paesi
oppressi e alla distruzione dell'ambiente, la normalizzazione della
repressione e del controllo poliziesco, l'erosione dei salari, la
distruzione del sistema sanitario nazionale e dell'istruzione pubblica,
l'inquinamento della terra, delle acque e dell'aria e la crisi climatica
che mettono a rischio la sopravvivenza della specie umana.

Le masse popolari organizzate possono porre fine a tutto questo
instaurando il socialismo. La costituzione del Governo di Blocco
Popolare è il passo per far avanzare la rivoluzione socialista ponendo
rimedio sia pure temporaneo agli effetti più gravi della crisi che
colpiscono le masse, quindi risponde agli interessi immediati di queste
ultime e facilita la loro mobilitazione e organizzazione. La
costituzione del Governo di Blocco Popolare è il passo che farà scuola.
Lo sciopero e le mobilitazioni del 3 e 4 ottobre sono state un esempio e
hanno dato fiducia anche alle masse popolari di altri paesi europei: con
la parola d'ordine "facciamo come l'Italia" grosse manifestazioni hanno
attraversato Barcellona, L'Aia, Berlino e altre città europee, a
dimostrazione che le masse popolari sono in subbuglio in ogni paese.

Il primo paese imperialista che spezzerà le catene della Comunità
Internazionale aprirà e indicherà la strada alle masse popolari degli
altri paesi imperialisti e aiuterà le lotte dei popoli oppressi.

OSARE LOTTARE, OSARE GUARDARE LONTANO!

VINCERE È POSSIBILE, DIPENDE DA NOI!

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[4] https://nuovopci.it/voce/voce80/indvo80.html
[5]
https://nuovopci.it/voce/comunicati/com2025/com20-25/Com.CC_20_2025_Bloccare_tutto_per_cambiare_tutto.odt
[6]
https://nuovopci.it/voce/comunicati/com2025/com20-25/Com.CC_20_2025_Bloccare_tutto_per_cambiare_tutto.doc
[7] https://nuovopci.it/voce/voce74/de-dollarizzazione.html
[8]
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/04/governo-meloni-revoca-export-armi-israele-notizie/8149245/
[9] https://nuovopci.it/dfa/lista_sionisti/Lista_agenti_sionisti.html
[10]
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[11] https://nuovopci.it/voce/voce39/suviagbp.html
[12] https://nuovopci.it/dfa/avvnav07.html
[13]
https://nuovopci.it/dfa/2025/159/Avv_nav_159_Cremaschi_la_rottura_e_gli_insegnamenti_del_luglio_1960.html
[14]
https://nuovopci.it/voce/comunicati/com2025/com19-25/Com.CC_19_2025_Far_crescere_il_22_settembre.html
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