[1]
(nuovo)Partito comunista italiano
Comitato Centrale
Sito: www.nuovopci.it [2]
e.mail: nuovopci@???
Delegazione
BP3 4, rue Lénine 93451 L'Île St Denis (Francia)
e.mail: delegazione.npci@???
Contattaci in modo sicuro [3]
Facebook: Nuovo - Partito comunista italiano
_ [4] _
-------------------------
COMUNICATO CC 18/2025 - 12 SETTEMBRE 2025
[_Scaricate il testo del comunicato in _Open Office [5] / Word [6]]
LO SCIOPERO DEL 22 SETTEMBRE HA IMPRESSO UNO SLANCIO NUOVO E SUPERIORE A
TUTTO IL MOVIMENTO DELLE MASSE POPOLARI: HA DATO IL VIA A UN MOTO DI
INSUBORDINAZIONE CONTRO IL GOVERNO MELONI E I SUOI PADRINI!
ADESSO BISOGNA DARGLI CONTINUITÀ SUL TERRENO DELLA MOBILITAZIONE,
RAFFORZARLO IN TERMINI DI ORGANIZZAZIONE E DI COORDINAMENTO, COALIZZARLO
INTORNO A UN OBIETTIVO CHE NE REALIZZA LE ASPIRAZIONI!
Lunedì 22 settembre più di 500mila persone hanno scioperato e
manifestato in oltre ottanta città di tutto il paese.
Sono scese in piazza non su chiamata dei tradizionali centri di
mobilitazione delle masse che ereditiamo dalla storia del nostro paese
(i sindacati di regime, il polo PD delle Larghe Intese, la Chiesa), ma
rispondendo all'appello del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali
(CALP) di Genova e dell'USB, che insieme a CUB, SGB e ADL Varese hanno
indetto sciopero generale in difesa della Global Sumud Flotilla (GSF),
contro il genocidio a Gaza e l'economia di guerra.
La partecipazione ha superato le aspettative di USB e degli altri
sindacati di base promotori dello sciopero, è andata ben oltre le forze
che essi sono in grado di mobilitare direttamente: ha raccolto
l'adesione di un ampio fronte di partiti, comitati, associazioni e
personaggi pubblici, molto diversi tra loro, alimentando non soltanto la
solidarietà con la Palestina ma anche la volontà di lotta contro il
governo della complicità con i sionisti di Israele e della guerra, della
liquidazione di Stellantis, dell'ex Ilva e di altre aziende, delle
grandi opere speculative, della repressione, della caccia ai migranti.
Sono scesi in piazza operai e impiegati, partite IVA e precari, migranti
e occupanti di case, studenti e insegnanti, genitori con i figli. Molti
che pur non erano in piazza hanno solidarizzato con i manifestanti: gli
automobilisti suonando il clacson e i commercianti di alcune città
abbassando le serrande. Sono scesi in piazza anche lavoratori iscritti
alla CGIL, che aveva indetto sciopero in solitaria il 19 settembre
anziché confluire su quello del 22 settembre, persino lavoratori
iscritti a CISL e UIL, sindacati "contrari agli 'scioperi politici'". Il
22 settembre ha confermato che quando i sindacati di base mettono al
centro il ruolo della classe operaia, indicano una via di mobilitazione
che risponde ai sentimenti e alle aspirazioni dei lavoratori, una via di
riscossa, di lotta contro il governo e di rottura con il corso
disastroso delle cose, c'è già una parte importante delle masse popolari
che risponde all'appello e in questo modo spingono anche la CGIL a
rincorrerli sul terreno della mobilitazione e della lotta. La CGIL apre
a uno sciopero unitario con i sindacati di base e sarà in piazza il 4
ottobre a Roma alla manifestazione nazionale indetta da organizzazioni
palestinesi come Giovani Palestinesi in Italia, Unione Democratica Arabo
Palestinese e altre, le stesse che il 5 ottobre dell'anno scorso avevano
promosso la manifestazione in sostegno alla Resistenza palestinese
tenutasi nonostante il divieto del governo Meloni.
La combattività espressa dalle mobilitazioni del 22 settembre e nei
giorni successivi contro gli attentati terroristici alle barche della
GSF, i blocchi ai porti, alle stazioni ferroviarie, alle autostrade e
tangenziali, la tenacia con cui le manifestazioni hanno dato seguito
alla parola d'ordine "blocchiamo tutto!" lanciata dal CALP di Genova e
fatta propria dall'USB _hanno mostrato_ che non c'è Decreto Sicurezza
che tenga, che è possibile violarlo, renderlo inapplicabile e rispedire
al mittente le minacce di Piantedosi, Salvini e Meloni. _Smentiscono_
praticamente e su ampia scala quelli che nei mesi scorsi hanno seminato
disfattismo e rassegnazione, pontificando che "non ci sono le condizioni
per dispiegare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari" o
addirittura che con il Decreto Sicurezza "non si potrà più lottare",
anziché indicare nella sua violazione la linea per far saltare le misure
repressive della classe dominante. _Infondono_ fiducia a tutti coloro
che per paura ancora non si mobilitano e a tutti coloro che si
mobilitano ma temono la repressione. Anche i tentativi degli esponenti
del governo di dividere promotori e partecipanti allo sciopero del 22
settembre tra "buoni e cattivi" cadono nel vuoto.
"Da ieri la politica parla di 'violenza' e 'vandalismo' per un paio di
vetrate della Stazione Centrale di Milano cadute durante scontri tra
manifestanti e Polizia. (...) Violenza è stare in silenzio davanti al
massacro di un popolo, violenza è portare in un carcere minorile chi ha
manifestato, violenza è costruire una narrazione di comodo davanti a una
massiva espressione di contrarietà alla guerra, all'occupazione
coloniale e all'inazione del governo Meloni. Chi ha cercato di entrare
in Centrale ha certo usato modalità muscolari per forzare il blocco di
Polizia, ma non ha seminato il panico come hanno fatto invece gli agenti
che, a un certo punto, hanno sparato decine e decine di lacrimogeni,
alcuni anche verso chi faceva foto dai balconi di via Vittor Pisani. Chi
ha cercato di entrare in Centrale ha certo usato modalità muscolari per
forzare il blocco di Polizia, ma non ha seminato il panico come hanno
fatto invece gli agenti che, a un certo punto, hanno sparato decine e
decine di lacrimogeni, alcuni anche verso chi faceva foto dai balconi di
via Vittor Pisani. Come artisti e artiste sogniamo un mondo di pace, ma
non cadiamo nel tranello di trasformare momenti di resistenza e di
rabbia collettiva in una subdola giostra di trasformazione di concetti e
immagini.
Violenza è tante cose, tante cose che rinneghiamo e disprezziamo, ma la
violenza non è bloccare una stazione in un giorno di sciopero generale
per provare a fermare il più grande genocidio di questo secolo, né
l'insubordinazione ai silenzi complici di chi ci governa".
È la presa di posizione non dei promotori dello sciopero, ma di un
nutrito numero di artisti e artiste [7].
Il 22 settembre ha impresso uno slancio nuovo e superiore a tutto il
movimento delle masse popolari del nostro paese, uno slancio che sta
continuando. Nei giorni successivi le mobilitazioni in solidarietà con
il popolo palestinese contro il genocidio, numerose e capillari già nei
mesi scorsi, sono salite di tono e si stanno saldando con gli altri
fronti di lotta. La solidarietà con il popolo palestinese contro il
genocidio è diventata il catalizzatore dei mille motivi di malcontento
contro il governo Meloni e i suoi padrini italiani ed esteri, è
diventata l'elemento unificante delle mille lotte contro gli effetti
della crisi generale del capitalismo, contro la Terza guerra mondiale
che la Comunità internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti, UE
e associati sta allargando, contro l'economia di guerra.
Lo sciopero del trasporto aereo [8] indetto da CUB e USB per il 26
settembre è emblematico.
Il 22 settembre non è stato uno "sciopero normale". Ha messo in moto
"qualcosa di nuovo": ha messo in moto un movimento di insubordinazione
contro il governo Meloni e i suoi padrini italiani ed esteri.
Lo hanno capito persino nei palazzi del potere. Mattarella con l'appello
alla GSF ad accettare la mediazione della Chiesa, Crosetto con l'invio
di una fregata a scortarla, Tajani con i balbettii, Meloni e Salvini con
le minacce si dividono i compiti per cercare di deviare il movimento
popolare, di ridurlo a movimento umanitario e di smorzarlo, perché il
suo sviluppo segnerà la fine del loro regime di guerra e miseria.
Ma soprattutto è sentire comune tra i principali promotori dello
sciopero del 22 settembre, da USB secondo cui "ora che un popolo si è
alzato tutto è destinato a cambiare. Come dice qualcuno, quando il
dentifricio è uscito dal tubetto è impossibile farcelo rientrare. Il 22
settembre è cominciata un'altra storia. Una storia tutta da scrivere", a
Potere al Popolo: "Lo sciopero di ieri ha rimesso sul piatto questioni
fondamentali: in quale mondo vogliamo davvero vivere, cosa devono
produrre e come devono organizzarsi le nostre economie. Chi decide cosa
transita per i nostri porti? Chi decide che la ricchezza prodotta dal
lavoro collettivo debba essere destinata ad armi che sterminano bambini
e popolazioni civili e non per ospedali, per un'educazione decente, per
bonificare i nostri territori avvelenati? Migliaia di persone ieri hanno
delineato un orizzonte di società complessivo - politico, valoriale -
completamente nuovo, lontano anni luce dall'autoritarismo, dalle
politiche guerrafondaie e di riarmo, dalla guerra globale, dalla
distruzione di esseri umani ed ecosistemi a cui assistiamo. (…) Qualcosa
si è messo in moto, dicevamo, e abbiamo il cuore più leggero dopo averlo
toccato con mano. Lavoriamo insieme per farlo crescere e per
coltivarlo".
Far crescere e coltivare il "qualcosa di nuovo" che si è messo in moto
il 22 settembre significa dargli seguito sul terreno della continuità e
ampiezza della mobilitazione, rafforzarlo in termini di organizzazione e
di coordinamento, coalizzarlo intorno a un obiettivo che ne realizza le
aspirazioni!
La continuità della mobilitazione è già ben delineata, con iniziative
locali (le "mille iniziative di base") e iniziative nazionali: prima di
tutto lo sciopero generale unitario in caso di nuovi attacchi alla GSF,
ma anche lo sciopero indetto per il 3 ottobre dal SICobas [9], la
manifestazione nazionale del 4 ottobre [10], la manifestazione nazionale
contro il riarmo e la legge di bilancio che la CGIL ha indetto per il 25
ottobre [11], la giornata di sciopero e di lotta contro la propaganda di
guerra e il militarismo lanciata dall'Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università per il 4 novembre [12],
la manifestazione nazionale indetta per l'8 novembre dall'assemblea del
"Guerra alla guerra" [13] organizzata dal movimento NO TAV.
Il 22 settembre ha mostrato l'ampiezza delle forze mobilitate contro il
genocidio e contro il governo Meloni complice dei sionisti genocidi. Si
tratta adesso di coalizzarle in un fronte anti Larghe Intese (o comitato
di salute pubblica o di salvezza nazionale che si voglia), che si pone
l'obiettivo di "dare un foglio di via al governo", per dirla con le
parole di Massimo Pedretti (esecutivo nazionale USB) e costituire un
"governo del 99% contro le due destre", come dice Moni Ovadia. Un
governo di emergenza popolare deciso e capace di rompere gli accordi che
il nostro paese ha in corso con lo Stato sionista, vietare l'uso del
suolo italiano e delle installazioni militari per le operazioni di
guerra (attacchi, addestramento, logistica, spionaggio) dei sionisti e
della NATO, ritirare i militari italiani all'estero, fermare la corsa al
riarmo e investire in posti di lavoro utili e dignitosi, realizzare le
mille piccole opere pubbliche che servono a risanare il paese anziché
ingrassare le tasche di affaristi e mafiosi compari di Matteo Salvini
per il ponte sullo Stretto di Messina.
Tra i lavoratori e il resto delle masse popolari del nostro paese cresce
la preoccupazione per l'allargamento della Terza guerra mondiale e la
corsa al riarmo imposti dai gruppi imperialisti USA, sionisti, UE e
dalle loro istituzioni; crescono il malcontento e l'indignazione contro
il governo Meloni che ha accettato la decisione del vertice NATO
dell'Aia di aumentare le spese militari fino al 5% del PIL e il piano di
riarmo UE da 800 miliardi di euro, che sfacciatamente sostiene i
sionisti d'Israele e i loro crimini; crescono lo sdegno e ribellione
contro il genocidio in Palestina. L'opposizione alla guerra e
all'economia di guerra, al protettorato USA-NATO, alla complicità con i
sionisti di Israele e alla gabbia dell'UE si combina con le mille lotte
contro il riscaldamento climatico e la crisi ambientale, il turismo
predatorio e le grandi opere speculative, lo smantellamento
dell'apparato produttivo, il traffico di armi, i morti sul lavoro, la
precarietà a vita, i salari e le pensioni da fame, la liquidazione della
sanità, della scuola e degli altri servizi pubblici, la strage di
migranti e la persecuzione di quelli che sopravvivono, la repressione,
la prossima legge di bilancio a beneficio degli avvoltoi dell'industria
bellica. Ogni ambito di lotta si lega inevitabilmente alla più generale
mobilitazione per mettere fine alla Terza guerra mondiale. Su questo
possiamo e dobbiamo fare leva per orientare ogni organismo e singolo
contro il governo Meloni.
Per i sinceri oppositori del governo Meloni, delle Larghe Intese, della
guerra e per buona parte dei partiti e delle organizzazioni dell'attuale
movimento comunista, si tratta di andare oltre la mentalità delle forze
di opposizione cronica, che si limitano a criticare, a mettere in
dubbio, a chiedere, a rivendicare. Bisogna prendere atto che cercare di
orientare chi governa il paese, premere su chi governa il paese, essere
alla testa di una forza di pressione sul governo significa pestare
l'acqua nel mortaio. Anziché sognare di avere "un governo amico", di cui
dopo le esperienze dei governi Prodi, Renzi e Gentiloni neanche gli
oppositori di cui sopra vedono segnali, si tratta di mettersi all'opera
per dare al malcontento popolare una prospettiva di governo del paese di
cui siano protagoniste le masse popolari organizzate. Le pressioni sul
governo italiano sono inutili quindi? Non affermiamo questo. Il
movimento di popolo a sostegno del popolo palestinese contro il
genocidio combina indubbiamente in sé due spinte: quella di fare
pressione sul governo Meloni perché interrompa l'invio di armi
all'esercito sionista, rompa le relazioni diplomatiche e commerciali con
lo Stato sionista di Israele e presti soccorso alla popolazione
palestinese e quella di cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un
governo di emergenza popolare. Per svilupparlo bisogna fare leva su
entrambe le spinte, avendo chiara la relazione tra di esse: dobbiamo far
leva sulla prima per allargare la partecipazione alla mobilitazione e
allo stesso tempo rafforzare instancabilmente la seconda, che è quella
di prospettiva. È in questo modo infatti che il nostro paese contribuirà
effettivamente a mettere fine al genocidio del popolo palestinese,
perché contribuisce alla vittoria del popolo palestinese contro
l'occupazione sionista.
Il governo Meloni è con l'acqua alla gola, sempre più servo e complice
dei gruppi imperialisti USA, sionisti e UE e allo stesso tempo sempre
più incapace di dirigere il paese secondo gli ordini di Washington e
Bruxelles a causa della ribellione crescente delle masse popolari. La
stessa Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti è lacerata da
mille contraddizioni e dalla guerra per bande: aumentano infatti i paesi
che formalmente riconoscono lo Stato di Palestina, che adottano sanzioni
e boicottaggi contro lo Stato sionista d'Israele, che non si allineano
alle manovre con cui gli imperialisti USA, sionisti, UE e associati
allargano la Terza guerra mondiale.
I vertici della Repubblica Pontificia spezzeranno il filo a cui è appeso
il governo Meloni soltanto quando saranno in grado di sostituirlo con un
altro governo capace, nei loro intenti, di "pacificare" il paese e allo
stesso tempo abbastanza fedele da eseguire gli ordini della CI. Si
tratta quindi di non lasciare l'iniziativa in mano ai vertici della
Repubblica Pontificia. È giusto e necessario alimentare la mobilitazione
popolare e le iniziative che pressano il governo Meloni a cambiare la
propria politica criminale e che alimentano lo scontro interno ai
partiti delle Larghe Intese. Allo stesso tempo, per valorizzare quel
"qualcosa di nuovo che il 22 settembre ha messo in moto" è necessario
far crescere in termini di organizzazione e obiettivi la mobilitazione
popolare: in ogni porto, aeroporto, stazione e altro luogo di lavoro, in
ogni città, quartiere, scuola e università bisogna costituire (e dove
già esistono, rafforzarli e coordinarli) organismi operai, popolari e
giovanili che via via combinano le iniziative di denuncia, blocchi,
scioperi e proteste che alimentano le pressioni sul governo Meloni, con
le iniziative volte a cacciarlo, per sostituirlo con un governo
espressione delle centinaia di migliaia di persone scese in piazza il 22
settembre, dei portuali di Genova, Livorno, Ravenna che bloccano il
traffico di armi, dei Sanitari per Gaza, dei docenti organizzati
nell'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e università e
dei Ferrovieri contro la guerra e delle decine e decine di organismi
operai e popolari già esistenti nel nostro paese. Questi organismi sono
le forze capaci non solo di bloccare il paese e di renderlo ingestibile
al governo Meloni, ma anche di dirigere il paese una volta sfrattati
Meloni e soci.
La formazione di un fronte anti Larghe Intese deve alimentare la
costruzione di decine, centinaia di organismi operai e popolari e
chiamare tutte queste forze a lottare per cacciare il governo Meloni
senza aspettare (e sperare in) qualche risultato positivo alle prossime
elezioni regionali o alle politiche del 2027 mettendo insieme un "terzo
polo alternativo al PD e a FdI". Devono darsi l'obiettivo di sostituirlo
con un governo che si impone con la forza che le masse popolari
organizzate dispiegano quando un centro autorevole le chiama a
mobilitarsi, anche a costo di far saltare regole e prassi del teatrino
della politica borghese, su un obiettivo conforme ai loro interessi. Il
22 settembre è stato un assaggio di questa forza. Verso un simile
obiettivo bisogna convogliare l'ampia e dispiegata mobilitazione
popolare, rendendo ingovernabile il paese ai vertici della Repubblica
Pontificia. Verso questo obiettivo bisogna operare nell'"autunno caldo"
che abbiamo di fronte.
Con lo sciopero del 22 settembre la linea della costituzione di un
governo di emergenza popolare è scesa in campo sulle gambe, con i
sentimenti e la volontà di centinaia di migliaia di operai, lavoratori
dei più diversi settori, donne, giovani, immigrati, intellettuali. È
stata l'anima reale della grande mobilitazione lanciata dal CALP di
Genova e dall'USB con l'adesione di migliaia di organizzazioni operaie e
popolari. Non nel senso che hanno fatto proprio consapevolmente questo
obiettivo, ma nel senso che le aspirazioni delle centinaia di migliaia
di dimostranti si possono realizzare solo costituendo il Governo di
Blocco Popolare [14]. L'area politica di USB-Potere al Popolo-Rete dei
Comunisti può tener fede al ruolo che ha assunto con la grande
mobilitazione del 22 settembre solo mettendosi con coscienza e
determinazione alla testa del movimento delle organizzazioni operaie e
popolari per la costituzione del loro governo d'emergenza. Questo vale
anche per gli altri organismi promotori della mobilitazione. Per ognuno
di loro si pone il problema del "che fare" dopo il grande successo del
22 settembre. Tutti quelli che rifletteranno senza essere offuscati da
pregiudizi, dal timore o da interessi costituiti e privilegi legati
all'attuale sistema di relazioni sociali, arriveranno a conclusioni che,
quale che sia il nome che gli daranno, coincidono nella sostanza con la
costituzione del Governo di Blocco Popolare.
Nella storia recente del nostro paese abbiamo avuto situazioni simili in
due occasioni: nel 2010-2011 con la lotta contro il piano Marchionne
iniziata dagli operai di Pomigliano e sviluppata dalla FIOM in un
movimento che ha coinvolto tutto il paese e nel 2016-18 con la
mobilitazione lanciata dal M5S di Beppe Grillo per "cacciare la casta".
In entrambi i casi, il movimento generale è rifluito perché i promotori
non hanno osato fare il passo che la situazione richiedeva e che la loro
stessa azione aveva reso possibile. Il risultato è il governo Meloni e
il disastro in cui i vertici della Repubblica Pontificia trascinano il
nostro paese. Che i promotori del 22 settembre facciano tesoro di questa
lezione e osino guardare lontano.
Non si tratta di elaborare programmi generali "più radicali e
rivoluzionari" per mobilitare le masse. Si tratta di legare ogni
rivendicazione, ogni parola d'ordine, ogni programma generale e
particolare all'obiettivo di costituire un governo che abbia la volontà
e la forza di realizzarli. La rottura della continuità del regime
politico che regge il nostro paese, formalmente rappresentato dal
governo Meloni e sostanzialmente sorretto dalla Comunità Internazionale
dei gruppi imperialisti USA-NATO, UE e sionisti, dal Vaticano, dalle
Associazioni Padronali e dalle Organizzazioni Criminali, non è solo
realistica e possibile: è l'unico modo per uscire dalla crisi in cui
siamo immersi e che è già sfociata nella Terza guerra mondiale.
Il 22 settembre è l'inizio di una strada tutta in salita, ma possibile.
È la via più diretta, meno distruttiva e meno dolorosa per mettere fine
alla complicità del nostro paese con i sionisti di Israele, alla
partecipazione alle guerre USA-NATO e all'economia di guerra, per porre
rimedio agli effetti più disastrosi della crisi del capitalismo!
La lotta sarà dura, perché grande è l'opera che dobbiamo compiere. Ma la
vittoria è sicura. Costituendo il Governo di Blocco Popolare e da lì
avanzando fino all'instaurazione del socialismo, le masse popolari del
nostro paese porranno fine al disastro della Terza guerra mondiale e
daranno inizio a una nuova fase della loro vita, insieme al resto dei
popoli che in ogni paese resistono e lottano!
OSARE LOTTARE, OSARE GUARDARE LONTANO!
VINCERE È POSSIBILE, DIPENDE DA NOI!
-------------------------
Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell'Ordine borghesi,
una via consiste nell'usare TOR [vedere
https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.htmlcontatti/infocont.html
[3]], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere
https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.htmlcontatti/infocont.html
[3]].
Per difendersi dalla repressione e controllo dello Stato è necessario
attrezzarsi!
Uno degli strumenti più avanzati per difendersi su Internet è TAILS.
ISTRUZIONI E CONSIGLI PER L’USO DI TAILS [15] [15]
[16]
Links:
------
[1]
https://nuovopci.it/voce/comunicati/com2025/indcom25.html
[2]
https://nuovopci.it/index.html
[3]
https://nuovopci.it/contatti/infocont.html
[4]
https://nuovopci.it/voce/voce80/indvo80.html
[5]
https://nuovopci.it/voce/comunicati/com2025/com19-25/Com.CC_19_2025_Far_crescere_il_22_settembre.odt
[6]
https://nuovopci.it/voce/comunicati/com2025/com19-25/Com.CC_19_2025_Far_crescere_il_22_settembre.doc
[7]
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/23/protesta-gaza-artisti-stazione-milano-notizie/8136846/
[8]
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/26/sciopero-trasporto-aereo-usb-garante-diritti-notizie/8140285/
[9]
https://sicobas.org/2025/09/23/manifesto-sullo-sciopero-del-3-4-ottobre/
[10]
https://contropiano.org/news/politica-news/2025/09/25/cento-piazze-permanenti-per-gaza-verso-la-manifestazione-del-4-ottobre-0186948
[11]
https://www.cgil.it/campagne-e-iniziative/democrazia-al-lavoro-cgil-25-ottobre-manifestazione-nazionale-a-roma-aziuij9b
[12]
https://osservatorionomilscuola.com/2025/08/24/appello-assemblea-27-agosto-iniziative-4-novembre/
[13]
https://www.infoaut.org/conflitti-globali/guerra-alla-guerra-dopo-lassemblea-nazionale-in-val-di-susa-inizia-un-percorso-di-mobilitazione-sui-territori-verso-e-oltre-l8-novembre-a-roma
[14]
https://nuovopci.it/dfa/avvnav07.html
[15]
https://nuovopci.it/contatti/TAILS/USA_TAILS.html
[16]
https://nuovopci.it/voce/indcom.html