Author: ciaby Date: To: hackmeeting Subject: Re: [Hackmeeting] riflessioni, e quest'estate
On Thu, 2012-07-05 at 12:57 -0300, Elettrico wrote: > ok, e posso pure essere d'accordo.
>
> però correggimi se sbaglio:
> - si pagano (e non poco) Vero. Pero' non li pago per farci business sopra, i soldi che avanzano
ogni volta vengono reinvestiti per l'evento successivo. Se vuoi
organizzare un evento di quella scala (3000+ persone), ti tocca pagare i
cessi, i tendoni, il campeggio, la logistica, etc. etc. Poi ovviamente
e' una scelta, i primi meeting non avevano un biglietto perche' il luogo
era occupato, e il resto veniva portato dai partecipanti. Da un certo
punto in poi, non e' piu' stato possibile. Non sto dicendo che vorrei un
camp alla nordica, ma solo che non reputo sbagliato pagare se questo mi
permette di avere un luogo consono alle attivita' che voglio fare
(ovvero hacking e sharing). > - ci sono sponsor Vero. Ma gli sponsor non devono per forza essere brutti e cattivi. La
meta' degli sponsor di HAR2009 erano societa' di persone che erano nate
e cresciute all'interno di quella comunita', e in quanto tali si
sentivano in dovere di dare indietro qualcosa. > - alcuni interventi sono pagati Vero. D'altronde, se vuoi invitare speakers che abitano dall'altra parte
del mondo, ti tocca almeno pagargli il biglietto aereo e la
sistemazione. Questo e' stato fatto anche agli hackmeeting italiani, e
senza troppa polemica (Stallman, per esempio). >
> ora io non dico che ah che merda, però deve diventare questo l'hm? tu
> credi che con l'esperienza organizzativa che hanno molti di noi non si
> potrebbe organizzare qualcosa del genere con facilità? non pensi che sia
> molto più complesso organizzare un hm (tra l'altro secondo me è più
> bello organizzarlo che solo parteciparvi) che non uno di quei camp?
> perchè da un certo punto in poi il limite diventano i numeri, tutto qui. Si si, ma infatti non voglio un camp ESATTAMENTE cosi'. Chiedo solo di
prendere spunti da un modello organizzativo che secondo me funziona, non
ha problemi a rinnovarsi negli anni, e come prodotto finale crea una
situazione bella e stimolante.
Sulla divisione tra partecipanti e organizzatori, non e' cosi' netta
come credi. A entrambi i campi (HAR e CCC) i volontari ci stavano
comunque, anche dopo aver pagato un biglietto, perche' comunque il
prezzo del biglietto non copre tutto. I cessi qualcuno deve pur pulirli,
la logistica qualcuno deve smazzarsela, etc. etc. I soldi del biglietto
coprono solo le spese fisse, non le persone.
> no no, io vorrei capire i seminari interessanti su cosa erano e che cosa
> ti hanno insegnato, e cosa ti ha fatto pensare che non sarebbe stato
> bello riproporre quelle conoscenze in un evento come hackmeeting. Ho visto seminari su Wikileaks, ho potuto scambiare quattro chiacchere
con Assange in persona, nonche' seminari di sicurezza, su protocolli di
rete, su Tor (come ad hackit, vero :), RFID, IPv6, DNS, protocolli radio
(TETRA, GSM), reverse engineering di smart card, e mille altre cose che
ora non ricordo. Ho anche cercato di riproporre in scala ridotta (so'
scemo, sapevatelo) gli stessi seminari ad hackit con un discreto
successo.
Purtroppo le mie capacita' tecniche sono limitate, posso solo cercare di
portare seminari che si basano sul lavoro fatto da altri, e ogni tanto
mi piacerebbe invece avere ospiti che le cose le ricercano e le fanno
loro. Questo credo sia il grande limite di hackit: al di fuori della
nostra comunita', che comunque ha personaggi di un certo livello, non
riusciamo a tirare in mezzo nessuno della comunita' internazionale.
Questo crea un isolamento che poi porta a non essere "interessanti" per
un sacco di persone che invece ad hackit ci verrebbero volentieri.
Ok, non e' l'unico motivo, pero' mi pareva un buono spunto su cui
discutere.
Dai che sta venendo un bel flame :)