Cent'anni di galera ai "devastatori" e "saccheggiatori", ai capri espiatori pescati nel mucchio dei 300mila che abitarono le giornate del luglio 2001
Cent'anni di galera ai "devastatori" e "saccheggiatori", ai capri espiatori pescati nel mucchio dei 300mila che abitarono le giornate del luglio 2001. «E' una sentenza inquietante e dovrebbe allarmare tutti», avvertono Lorenzo Guadagnucci ed Enrica Bertesaghi, uno vittima alla Diaz, l'altra madre di una pestata alla Diaz e desaparecida a Bolzaneto.
Un secolo di galera per un reato che il codice aveva concepito per punire gli sciacalli che si aggiravano tra le macerie di un terremoto o di un bombardamento, poi diventato reato da ultras, e ripescato in quei giorni del 2001 per controbilanciare i reati veri commessi da centinaia di anonimi uomini delle forze dell'ordine mascherati e notissimi funzionari e ufficiali filmati a viso scoperto per le strade di Genova e attorno alla scuola Diaz. Una «fattispecie di reato sfuggente e assai opinabile: chi può infatti stabilire con certezza il confine fra il semplice danneggiamento e la devastazione?», si domanda Italo Di Sabato, dell'Osservatorio sulla repressione del Prc.
Quarant'otto ore dopo l'assoluzione clamorosa quanto annunciata dell'ex capo della polizia De Gennaro, la «vendetta», la chiama così Haidi Giuliani, prende corpo con questi 98 anni e 9 cuciti su misura di dieci presunti black bloc. Assolti o prescritti altri 15 manifestanti che, giustamente, si difesero dalle cariche illegittime dei carabinieri in Via Tolemaide su cui nessuno indaga ancora. Militari inferociti che aggredirono con tondini di ferro e altre armi non regolari un corteo regolarmente autorizzato che calava dallo Stadio Carlini e si placarono solo quando una rivoltella di uno di loro prese la mira e conficcò un proiettile nella testa di un ragazzo di 23 anni che tentava di difendersi, un filmato è eloquente, raccogliendo un estintore che non fece in tempo a sollevare. Carlo Giuliani. Non avrà neppure l'onore di un pubblico dibattimento. Invertendo causa ed effetto quell'omicidio venne archiviato come legittima difesa. La Corte Europea per i diritti dell'uomo ha condannato lo stato italiano, a causa della sua fallimentare gestione dell'ordine pubblico, a risarcire la famiglia Giuliani. Ma i robocop travisati non sarebbero mai stati identificati e i funzionari, salvo rare eccezioni, sarebbero usciti dai processi a testa alta sette anni dopo e già promossi sul campo dai mandanti.
Ma i manifestanti la dovevano pagare. Il capo della polizia di allora, potentissimo e intoccabile, sarebbe stato assolto con pochi minuti di camera di consiglio lo stesso giorno in cui la Consulta bocciava il Lodo Alfano, dall'accusa di aver indotto a mentire l'ex questore di Genova per evitare che si palesasse la reale catena di comando di tre giorni di scorrerie, botte, spari, arresti illegittimi da parte di teppisti in divisa, come furono chiamati in quelle ore. Ma i manifestanti, che neppure si conoscevano tra loro, quelli la dovevano pagare. La vendetta vale 15 anni per Vincenzo Puglisi, 13 e 3 mesi per Vincenzo Vecchi, 12 e 3 per Marina Cugnaschi. Le parti civili (la Carige, Palazzo Chigi, il Viminale e un privato) sono stati risarciti con 23mila euro e un mucchio di anni che nemmeno per omicidio. Tutta quella galera per aver frantumato una vetrina. Le motivazioni, fra tre mesi, serviranno a capire perché una vetrina vale più di una vita umana. A Vittorio Agnoletto, portavoce del Gsf nel 2001, e ad Antonio Bruno che ora è nel consiglio comunale a Tursi, non piace chi spacca le vetrine ma non gli pare possibile che venga punito con 15 anni mentre chi ha spaccato le capocce, ha torturato e abusato se l'è cavata con una promozione!
Rispetto al primo grado il monte pene cala di una decina d'anni - rispetto alla richiesta di 225 anni - ma chi è colpito dalla vendetta si ritrova più anni di carcere.
Le prove generali del G8 c'erano state tre mesi e mezzo prima a Napoli. Regia ulivista a cura di Enzo Bianco. Massacri di piazza e sequestri di persona all'interno di una caserma di ps. La requisitoria per quei misfatti doveva essere pronunciata ieri ma a Napoli non regna certo la fretta tra le toghe. Il tema fu svolto in estate con la regia di Scajola, al ministero, e sempre De Gennaro a capo della polizia, Fini in consolle nel comando dei carabinieri proprio mentre questi si scatenavano a via Tolemaide. Prodi, presidente della commissione europea, ascoltava il premier giapponese a Palazzo Ducale, che suonava uno Stradivari fatto venire apposta. Carlo crepava. Migliaia di persone inermi venivano brutalizzate. Anni dopo, quelli che fonderanno il Pd e quelli raccolti nel Pdl più Di Pietro - determinante - affosseranno la commissione d'inchiesta parlamentare.
Ancora la lista dei condannati: Carlo Cuccomarino, 8 anni: 10 anni e 9 mesi pr Luca Finotti; Ines Morasca sei e sei, Albertino Funaro, dieci anni per aver dato un calcio a un vetro gà rotto; Antonino Valguarnera 8 anni come pure Carlo Arculeo. Tra i prosciolti Massimiliano Monai, che assalì il defender da cui partì lo sparo assassino. Di «stucco», di fronte alla sentenza, Maurizio Musolino del Pdci, «ingiustizia è fatta».
«Una sentenza che costituisce un pericoloso precedente sotto il profilo delle garanzie democratiche», spiegano Italo Di Sabato e Gianluigi Pegolo, quest'ultimo della segreteria nazionale di Rifondazione: «La pesante condanna per devastazione e saccheggio, ora che è stata applicata a manifestazioni politiche, può infatti diventare uno strumento funzionale a logiche autoritarie e repressive del conflitto sociale».
KB
10/10/2009
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