Ma Rc ribadisce il no: E l¹acqua non può essere gestita da s…

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Author: brunoa01
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Subject: Ma Rc ribadisce il no: E l¹acqua non può essere gestita da società quotate in borsa»
ennesimo colpo di scena nella tormentata vicenda che dovrebbe portare alla fusione fra le due società

Iride-Enìa, diktat di Tursi «Il 51% in mano pubblica»

La giunta comunale chiede il vincolo nello statuto

Nuovo colpo di scena e, forse, nuovo intralcio sulla via della fusione fra Iride ed Enìa. La giunta di Palazzo Tursi chiede che la quota degli enti
pubblici nel capitale sociale della nuova società che dovrebbe nascere dalla fusione fra Iride ed Enìa non scenda al di sotto del 51 per cento,
altrimenti il Comune di Genova non darà il via libera alla fusione. E¹ la posizione formalizzata in un emendamento allo statuto della futura società allegato alla delibera che dà il via libera alla fusione e che la giunta
comunale ha approvato ieri sera all¹unanimità, dopo una lunga giornata di riunioni e discussioni, incominciata con una seduta di giunta ieri mattina,
proseguita con una riunione di maggioranza al pomeriggio e conclusa ieri sera con un¹altra riunione di giunta. Con questa mossa la sindaco Marta Vincenzi dovrebbe essersi assicurata i numeri necessari all¹approvazione
della delibera in consiglio comunale (prima dell¹assemblea straordinaria di Iride fissata per il 28 aprile), dopo che la questione della garanzia di una maggioranza pubblica nella nuova società è stata posta, in maggioranza, da
Idv, Pdci, sinistra ex Rc che adesso fa riferimento all¹area di Sinistra e Libertà e anche da una parte del Pd, anche se, comunque, non tutta la maggioranza voterà a favore della fusione.
La novità di quanto ha deciso ieri la giunta di Tursi, rispetto a quanto deliberato finora dai consigli comunali delle città emiliane azioniste di Enìa, e dalla giunta comunale di Torino, è che si chiede l¹inserimento di
questa clausola del 51% nello statuto della newco e non solo nei patti parasociali, dove già c¹è. «I patti parasociali durano solo tre anni, lo statuto, invece, è come la Costituzione e, quindi, dà maggiori garanzie - ha
spiegato Vincenzi -. Io ho proposto alla giunta un emendamento senza il quale chiederei al consiglio di non dare parere favorevole alla fusione: si tratta di un emendamento allo statuto, allegato alla delibera, con il quale si dice che il capitale sociale della newco dev¹essere detenuto in maniera rilevante e comunque in misura non inferiore al 51 per cento, dagli enti
pubblici. Questo è in linea con lo statuto vigente di Iride, nel quale però non c¹è la precisazione del 51 per cento, e io considero questo un emendamento dal quale non posso prescindere». Il che significa che, se questa posizione non sarà condivisa dagli altri Comuni azionisti, la fusione non si farà. Vincenzi ha riferito di aver avuto ieri mattina una lunga conversazione telefonica con il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, da sempre su posizioni più ³liberiste² rispetto a lei, e di aver trovato disponibilità a ragionare su questo punto. Secondo le notizie in arrivo ieri sera da Torino, però, Chiamparino resterebbe contrario a questa ipotesi che, tuttavia, potrebbe essere esaminata dalla sua giunta. I consigli comunali delle città emiliane, invece, per uniformarsi alla decisione di Genova, dovrebbero tornare a votare un emendamento allo statuto della futura newco,
cosa che possono fare anche nei 60 giorni successivi all¹assemblea straordinaria di Iride, che si svolgerà il 28 o il 29 aprile, scadenze elettorali permettendo.
«Io riconfermo che il lavoro fatto per arrivare alla fusione non è sprecato - ha affermato Vincenzi - L¹operazione in sé è un¹operazione di difesa,
dalla quale non si può prescindere: bisogna creare le condizioni perché queste aziende non siano mangiate dal mercato. Io sono perché si vada avanti: gli altri aspetti che rendevano problematica l¹operazione hanno avuto sviluppi tranquillizzanti, ma bisognava evitare che qualcuno pensasse che si volesse rinunciare a una gestione pubblica di beni come l¹acqua. Io mi sono fatta carica della discussione che c¹è stata finora in consiglio
comunale anche di un dibattito e di una riflessione più generali, che hanno visto per esempio il sindaco di Parigi tornare indietro rispetto alla
privatizzazione della gestione dell¹acqua». Dal punto di vista politico, la novità è la posizione dell¹Idv che a Genova, diversamente da quanto avvenuto
nelle altre amministrazioni locali interessate alla fusione, ha posto in maniera decisa la questione della maggioranza pubblica, anche su ³influenza² - insinua qualcuno - della campagna di Beppe Grillo per l¹acqua
pubblica. «Io ho sempre espresso perplessità sulla fusione e Grillo non c¹entra niente - afferma il capogruppo dell¹Idv a Tursi Stefano Anzalone - Questa è stata soprattutto una battaglia genovese e la clausola del 51% è
una garanzia per tutti i cittadini». Idv dice sì, quindi, alla fusione, mentre, in maggioranza, non hanno ancora deciso come votare i due consiglieri dell¹Ulivo, Arcadio Nacini di Se-Rc, non più iscritto a Rc e
vicino ai ³vendoliani² di Sinistra e Libertà e, pare, Bruno Delpino del Pdci. Voterà contro, invece, il capogruppo di Se-Rc, Antonio Bruno.
a.c.

Ma Rc ribadisce il ³no²: «I beni comuni non sono in vendita
E l¹acqua non può essere gestita da società quotate in borsa»

Interrogazione di Agnoletto alla Commissione europea: «Sulla gronda non è stata rispettata la direttiva Ue sulla valutazione d¹impatto ambientale strategica»


No alla privatizzazione dei beni comuni e alle grandi opere
infrastrutturali come gronda e terzo valico. Rifondazione comunista rilancia da Genova quelle che l¹eurodeputato Vittorio Agnoletto definisce «il cuore
delle politiche sociali, ambientali e lavorative» di Rc e del gruppo della Sinistra unitaria europea-Gue a Bruxelles. A ribadire le posizioni del partito - proprio nel giorno in cui la giunta comunale delibera sulla fusione fra Iride ed Enìa e ignoti danneggiano l¹ufficio del dibattito
pubblico sulla gronda - sono appunto l¹europarlamentare di Se- Rc quasi certamente ricandidato alle prossime europee, il segretario provinciale di
Rc Paolo Scarabelli, responsabile economia e lavoro della federazione
genovese, il capogruppo di Se-Rc in consiglio comunale, Antonio Bruno e il
consigliere provinciale, Gianpiero Pastorino. «La partita che si gioca a
Genova è d¹importanza nazionale ed europea - afferma Agnoletto - perché
rappresenta la cartina di tornasole dell¹atteggiamento di Rifondazione
comunista e delle amministrazioni di centrosinistra alle quali noi chiediamo
conto». Si comincia dai beni comuni, per dire che «i beni essenziali per la
vita, l¹acqua, la salute, l¹energia e i trasporti, non sono in vendita,
devono restare pubblici e la comunità locale deve poter dire la sua
attraverso le istituzioni e quindi il consiglio comunale. Per questo siamo
contrari a operazioni come la fusione fra Enìa e Iride che allontanano la
possibilità di controllo delle comunità locale». E la decisione della giunta
comunale d¹introdurre nello statuto della futura società il vincolo di una
maggioranza pubblica del 51 per cento, non cambia la posizione di Rc:
«Questa decisione rappresenta senz¹altro un passo avanti ma noi siamo
comunque contrari al fatto che la gestione dei beni comuni sia affidata a
società quotate in borsa e, quindi, il nostro voto sarà contrario» commenta
Bruno.
Quanto alle infrastrutture, Rifondazione rilancia la realizzazione di opere
di minore impatto ambientale e sociale e di minor costo rispetto a gronda e
terzo valico, come la metropolitanizzazione della linea ferroviaria
costiera, il collegamento della bretella ferroviaria di Borzoli con la linea
dei Giovi, lo sdoppiamento della svincolo di Genova ovest. Intanto, proprio
sulla gronda, Agnoletto ha presentato un¹interrogazione alla Commissione
europea per segnalare il mancato rispetto della direttiva dell¹Ue, recepita
dal Governo italiano, sulla Valutazione d¹impatto ambientale strategico.
«Questa direttiva - spiega - stabilisce che prima di adottare qualsiasi
delibera definitiva su opere d¹impatto così rilevante come quelle relative
al nodo stradale e autostradale di Genova, si debba fare la valutazione
d¹impatto ambientale strategico che, invece, in questo caso non è stata
fatta prima della firma dei protocolli d¹intesa del 2006 sulla gronda fra
amministrazioni locali e Anas». Agnoletto chiede, quindi, alla Commissione
europea quali iniziative intenda intraprendere verso il Governo italiano e
le amministrazioni locali e, siccome la risposta dovrebbe arrivare entro 60
giorni, potrebbe esserci qualche sorpresa prima che il consiglio comunale di
Genova si pronunci sul tracciato. «Il modo in cui si sta svolgendo il
dibattito pubblico dimostra che avevamo ragione a chiederlo - aggiunge
Scarabelli - La gronda non risolve la questione del traffici del porto
perché non intercetta i traffici sulla direttice nord-sud, mentre sia i
cantieri che l¹opera in sé farebbero aumentare l¹inquinamento. Noi riteniamo
che la battaglia contro la gronda e per la difesa dei beni comuni sia una
battaglia civile oltre che politica».
?a.c.




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