Author: FAI Torino Date: To: cerchio Subject: [Cerchio] Torino. Femministe e antirazziste
Torino. Femministe e antirazziste
Non tutte hanno apprezzato il "decreto antistupro" emanato dal governo a fine febbraio al culmine di una pressante campagna stampa, centrata su alcuni gravi fatti selezionati ad arte tra quelli di cui erano sospettati uomini stranieri.
Il corteo indetto dalla Casa della Donna il 7 marzo ha avuto il suo centro nel rifiuto di norme chiaramente razziste, delle logiche securitarie, delle ronde fasciste e leghiste a difesa della libertà femminile.
Sugli stessi temi la FAI torinese ha organizzato un punto info al Balon la mattina di sabato 7 marzo con distro, musica e materiali informativi.
Le Sommosse di Torino, promotrici di un appello femminista e antirazzista, avevano chiesto che il corteo passasse da Porta Palazzo, attraversando una zona che media e politici additano come pericolosa per le donne, perché abitata e vissuta da moltissimi immigrati. Un modo forte per dire che le donne non hanno paura, che si difendono da sole e che rifiutano l'equiparazione razzista tra immigrato e violentatore.
Sino all'ultimo pareva che la questura non avesse fatto opposizione, nonostante la Lega pretendesse da settimane la proibizione di manifestare a Porta Palazzo. All'ultimo minuto è arrivato il divieto e l'imposizione di un percorso alternativo, molto più centrale. Evidentemente si preferiva mollare alle femministe il salotto buono per un otto marzo da rito collettivo piuttosto che correre il rischio di una manifestazione che portasse la libertà femminile nel cuore di Porta Palazzo.
"Contro la violenza sessista, razzista, di Stato" era scritto sullo striscione di apertura dello spezzone libertario dietro a quello delle Sommosse promosso dalla FAI Torinese.
Nel volantino distribuito, dove era riprodotta l'immagine del parà della Folgore che violentava con un razzo una ragazza somala, era scritto che "Lo stupro è corollario di tutte le guerre: violare le donne del nemico significa privarlo di una sua proprietà, metterne a repentaglio la stirpe, renderne indegne le figlie. In quanti paesi le vittime di stupro vengono uccise, bandite, imprigionate? Le donne pagano due volte: subiscono la violenza e il marchio che l'accompagna indelebilmente. Da noi tutto questo è storia recentissima, eliminata dai codici da anni di lotte, che rischiano di venire cancellate da una risacca profonda, una risacca che si esprime nella volgarità dei fascisti e leghisti di governo ma ha le sue radici nel cuore stesso delle nostre relazioni sociali.
Il ginocidio è una realtà quotidiana: non manca giorno che non sia diffusa la notizia di uomini che ammazzano le donne a loro vicine.(.)
Solo i casi più gravi di abusi salgono alla ribalta dei media, ma la violenza in casa nei confronti di donne, bambini e bambine è molto più diffusa di quella in strada, pure al centro dell'allarme sociale e delle pelose attenzioni del governo. (.)
Chi legifera in difesa delle donne, legifera contro ciascuna di noi, racchiudendoci nello stereotipo dell'eterna minore da tutelare. Quando i corpi delle donne sono il pretesto per accelerare l'iter di alcune tra le norme più pericolose e razziste del pacchetto sicurezza, la posta in gioco non è la libertà femminile ma la guerra contro gli immigrati poveri, che occorre mantenere sotto un tallone di ferro, se si vuole che lavorino senza alzare la testa. (.)
Il percorso della libertà femminile è altrove. Lo è sempre stato. In questi anni la libertà femminile di strada ne ha fatta tanta. Abbiamo imparato a camminare e a difenderci da sole. Senza legge. Libere."