Author: FAI Torino Date: To: cerchio Subject: [Cerchio] Torino. Piazzisti di braccia
Torino. Piazzisti di braccia
Lunedì 2 marzo. Siamo alle spalle di corso Giulio Cesare tra anonimi bassi capannoni e le cinzioni che delimitano l'area divenuta famosa come "Tossic park": il nulla metropolitano nella sua forma più netta. Qui ha sede la filiale torinese di Gesconet, una cooperativa che, ci dirà più tardi un portavoce, fornisce "servizi". Di quali "servizi" si occupi Gesconet sono lì a testimoniarlo una ventina di lavoratori affittati a Gesconet da un'altra cooperativa, la CGS, per impiegarli nella rifinitura delle Pagine Bianche e Gialle, un appalto dalla ILTE di Moncalieri. Gesconet in dicembre perde l'appalto e i lavoratori della CGS vengono lasciati a casa perché "non c'è più lavoro". Non sono stati neppure licenziati quindi per loro niente liquidazione e niente indennità di disoccupazione. I lavoratori dipendenti direttamente da Gesconet sono stati reimpiegati presso HDL, la cooperativa che ha vinto l'appalto, ma quelli di CGS sono rimasti in strada.
Da dicembre sono in lotta. Per il lavoro, perché chiedono di essere a loro volta assunti da HDL, ma anche per i salari non versati e per il riconoscimento delle mansioni effettivamente svolte che implicavano una ben diversa retribuzione. Assunti con un contratto di facchinaggio, in realtà lavoravano come operai alla parte finale della lavorazione di Pagine Bianche e Pagine Gialle.
In dicembre avevano già fatto un presidio di fronte al solarium di proprietà della padrona di CGS, il due marzo si sono ritrovati di fronte a Gesconet.
Di fronte all'ingresso di Gesconet il freddo pungente fa dimenticare che la primavera è ormai alle porte: stretti nei loro cappotti i lavoratori, un sindacalista della Flaica e alcuni solidali che fanno riferimento all'Assemblea Antirazzista, appendono cartelli con scritte come "no al nuovo caporalato". I lavoratori sono torinesi di oggi: ivoriani, marocchini, nigeriani, tunisini. C'è anche una donna, una ragazza marocchina, che stringe in mano una cartelletta con i documenti della loro vicenda.
Ci raccontano di essere stati pagati a ore, senza mai vedere nemmeno una busta paga, in mezzo alla strada, come "spacciatori che passano una dose".
Dopo un po' arriva un responsabile di Gesconet. Tra i trenta e i quaranta, corpulento, pizzetto, auricolare, completo beige, eloquenza da piazzista. Un piazzista di braccia. Sostiene che il suo è un lavoro pulito, legale, che quello non è il posto giusto dove rivolgersi, perché loro non c'entrano nulla. I lavoratori con quieta rabbia smontano l'infernale matrioska di cooperative che dipendono da altre cooperative che prendono subappalti da chi ha preso appalti. Il caporale sorride del sorriso dei venditori di niente e si sottrae ma i lavoratori incalzano: ricordano circostanze, mansioni, ruoli che riconducono al nudo fatto: presi in affitto da CGS, in realtà dipendevano in tutto da Gesconet.
Il caporale sorride ancora e dice che loro hanno guadagnato dei soldi grazie a Gesconet. A volte è difficile contenere l'indignazione. A più voci viene chiesto rispetto perchè i soldi - pochi e nemmeno tutti - loro li hanno guadagnati con il loro lavoro.
Ma cosa può saperne di rispetto un piazzista di braccia?
La lotta continua. I lavoratori sono ben decisi a non mollare.