----Messaggio originale----
Da: nicpoidi@???
Data: 25-lug-2008 
1.31 PM
A: "facciamobreccia"<facciamobreccia@???>
Ogg: 
[FacciamoBreccia] "Non sudditi vorrei, ma schiavi"...
Ciao a 
tutt*, rientrata alla base ho avuto finalmente modo di leggere la
lettera di Graziella e, nonostante in questo mese ci siamo tenute in
costante contatto telefonico, mi pareva importante fare qualche
considerazione in lista.
Al di là dei comunicati infami contro 
Graziella e Fb che le brecciarde mi
hanno letto per telefono (non avevo 
computer a disposizione), la posta
arretrata mi ha confermato il senso 
di profonda miseria che certa gentaglia
è riuscita ad esprimere con 
rabbiose abbaiate in assenza totale di analisi e
contenuti politici. E' 
noto a chi mi conosce da tempo in Fb che io in quest*
politicantucol* 
non ho mai riposta nemmeno un milligrammo di fiducia e che
da sempre 
dico che ci si deve sganciare completamente da ogni contatto e
relazione politica con chi non cerca un percorso di liberazione per 
tutte/i
ma agisce secondo i propri miserrimi interessi, quindi su 
costoro non ho
nulla da aggiungere.
Sono invece molto contenta che 
dall'assemblea delle breccia bolognese sia
uscita una proposta perché 
questa è la nostra forza: di fronte alle infamie
e alle violenze 
(facile dirsi non violenti e poi delegare alla polizia la
violenza 
contro una compagna!) la capacità di elaborazione della breccia si
mostra ancora una volta rilanciando la riflessione politica.
Ciò che è 
avvenuto a Bologna il 28 giugno si chiama, nell'analisi
istituzionale, 
'analizzatore', cioè un fatto che fa emergere i non detti e
rompe le 
omertà dell'istituito, aprendo un nuovo processo istituente. Ecco,
questo è importante: pensare e praticare i processi istituenti facendo 
in
modo che rimangano aperti e non si fossilizzino in un 'dato una 
volta per
tutte', in una burocratizzazione/pietrificazione di ciò che 
dovrebbe essere
sempre in movimento.
Il tentativo infame e pure 
maldestro di creare linee di separazione tra
buoni e cattivi (per poi 
consegnare le/i 'cattivi' alla polizia) l'abbiamo
già visto tante volte 
ed è ciò che a Genova ha permesso l'omicidio di Carlo,
e le mattanze 
varie. E' ciò che ha ucciso un movimento. Chi ancora non l'ha
capito è 
complice del nemico e come tale va trattato.
Nell'appello contro il 
reggae omofobo che avevamo steso con alcun* compagn*
parlavamo di una 
linea di demarcazione necessaria. Il pride di Bo ha
dimostrato che 
quella linea di demarcazione è irrinunciabile e urgente. E,
di fondo, 
in questo caso è già tracciata e netta tra chi ha espresso la
propria 
solidarietà a Graziella e chi, invece, o ha taciuto o ha infamato.
Indietro non si torna, stavolta meno che mai, almeno per me.
E non 
intendo condividere più nemmeno un nanosecondo del mio fare politica
con chi ha infamato o, ancor più ipocritamente, taciuto. Anche per 
questo,
nonostante fossi in Sicilia, ho deciso che non sarei andata al 
Pride di
Catania: come sarei potuta stare in corteo con chi ha 
consegnato Graziella
nella mani della polizia e le/ci ha buttato merda 
addosso a secchiate e poi
dal palco di Catania avrebbe sicuramente 
parlato di diritti lgt e di lotta
alle discriminazioni?
Oggi più che 
mai la discriminante dell'antifascismo è essenziale, ma
facciamo 
attenzione a tutt* quell* che si dichiarano antifascisti a parole e
poi 
coltivano dentro di sé un orrendo fascista.
Da questo punto di vista mi 
paiono mooolto più pericolosi costoro che non un
bamboccione 
postmoderno come Q che almeno dichiara il suo posizionamento. E
lo dico 
pur essendo stata quella che ha segnalato da subito la questione
dell'orrida cartolina che era stata stampata. Il problema non era tanto 
e
solo che lui avesse ideato Italo, ma che nessun* del comitato 
organizzatore
si fosse opposto/a alla diffusione di quella orrenda 
cartolina.
Chi tace è complice e responsabile tanto quanto (si chiama 
'banalità del
male', no?), esattamente come i veronesi che facevano 
finta di non sapere
che da Porta Vescovo partivano i treni delle/i 
deportate/i, come abbiamo
scritto anche nel comunicato del corteo per 
Nicola.
La lista segnalata da Vincenza in cui scrive anche Q ha un 
nome
significativo, Vivamafarka, con chiaro riferimento al personaggio 
del
romanzo superomista e futurista (nonché noiosamente fallico) di 
Marinetti
'Mafarka il futurista'(
http://it.wikipedia.
org/wiki/Mafarka_il_Futurista).
Significativamente costui ad un certo 
punto afferma "D'altronde non sudditi
vorrei, ma schiavi", e questa 
affermazione è lo specchio di ciò che sta
avvenendo: chi per anni ha 
cercato di asservire le vite dei soggetti lgt e
di piegarle alle 
proprie direttive e ai propri obiettivi autoeleggendosene
rappresentante e in cambio anche solo di un pugno di visibilità, soldi 
e
carriera, oggi vorrebbe farci tutt* schiavi/e, pronti/e per essere 
vendut*
al miglior offerente, FACENDOCI ABBASSARE LA TESTA (bravo Robi, 
ho molto
apprezzato la tua mail di solidarietà!).
La nostra 
liberazione deve partire anche da qui, perché ciò che è accaduto a
Graziella e, di riflesso, alla Breccia tutta, è stata proprio la 
conseguenza
di questa logica di sottomissione che Graziella - come 
donna come compagna e
come lesbica - con altr* ha osato rompere 
entrando nell'"aiuola proibita".
Rovescerei la solita frase perbenista 
secondo cui i pride sono delle
'carnevalate' e direi che in realtà e 
grazie ai kapo non sono nemmeno dei
carnevali, nel senso di unico 
giorno, CONCESSO DALL'ALTO, in cui è possibile
simulare il 
rovesciamento dell'ordine per poi ritornare nella 'norma/lità'
dello 
stato di cose esistente. Parafrasando Parinetto, che alla diversità
fra 
carnevale e sabba ha dedicato buona parte dei suoi studi, mi vien da
dire che il nostro percorso di liberazione non può che essere 
sabbatico:
autodeterminato, inaccalappiabile, stregonesco.
Un grande 
abbraccio a Graziella e a tutt* le/i brecciarde/i, Nic
* * * * * * 
* * * * *
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