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Il caso del giorno
Avventura in bici nella città senza rastrelliere
Esiste il problema del parcheggio delle bici, la ricerca dei pali è
diventata un'ossessione per chi non vuole fare un regalo ai ladri
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*Caro Schiavi, bella giornata. Decido di andare a vedere un paio di
negozi in via Marghera. Carico sul seggiolino della bici mia figlia di tre
anni. Abito in Fiera, la strada è breve ma è la solita giungla di traffico.
Arrivo a metà di via Marghera e di rastrelliere nemmeno l'ombra. Lego la
bici a un palo sul marciapiede, assicurandomi che sia ben salda. Entro ed
esco da un negozio, do uno sguardo alla bici: è lì, a posto. Pochi minuti in
un altro negozio, compro l'accappatoio per il maggiore dei miei tre figli
che ha cinque anni ed è all'asilo. Esco e vedo la bici per terra,
probabilmente urtata da un passante. Intravedo anche la faccia atterrita e
commossa di un signore che accarezza teneramente il posteriore della sua
Mercedes coupè CLK. È stata leggermente segnata dalla bici cadendo. Mi
presento e il proprietario dell'auto, faticosamente rinvenutosi dallo choc,
chiede e ottiene la mia carta d'identità. E chiama i vigili. È ora di
pranzo, tra l'altro dovrei preparare la pappa per la bimba di un anno prima
di correre in ufficio per il part-time che mi permette di pagare la baby
sitter. Ma quello della Mercedes ha ragione, il segnettino c'è ed è stata la
bici. Mi accorgo che quello è il parcheggio riservato dell'albergo due
stelle («Carico-scarico / Max 30 minuti», ma l'auto è lì fissa). E il
signore col cuore spezzato è il proprietario dell'hotel. Arrivano i vigili.
Sono colpevole e lo so. Mi chiedono se la bici è assicurata. Certo che è
assicurata: ho fatto una gara internazionale e hanno partecipato tutte le
più grandi compagnie del mondo, ho una polizza che se buco mi viene a
prendere George Clooney con l'elicottero. Il vigile mi guarda. «Sa signora
che non potrebbe parcheggiare sul marciapiede e io dovrei farle la multa?».
Però non me la fa: ma che buono, ma che gentile, ma che carino. «Scusi
signor vigile, e io dove dovrei parcheggiare, visto che qui non c'è una
rastrelliera neanche dipinta?». Ma che consiglio intelligente, ma che bravo,
ma come ho fatto a non pensarci: sulla carreggiata. Al posto delle macchine.
Li vedo già gli automobilisti sorridenti e distesi che cavallerescamente
cedono il parcheggio alle biciclette. Firmo il verbale, ricarico mia figlia
sul seggiolino e torno a casa. Tra un po' arriverà la fattura del
carrozziere Mercedes. Bella giornata.
Lea Platero
*
Gentile signora, ai paradossi siamo abituati, ma da un po' di tempo chi
viaggia in bicicletta nelle strade di Milano vive situazioni che vanno oltre
il paradosso. Premessa: siamo una delle città più inquinate d'Italia
(nonostante le rassicurazioni dell'ex sindaco Albertini, sostenitore della
tesi che l'inquinamento favorisce la longevità) e chi usa un mezzo ecologico
dovrebbe essere un benemerito, da proteggere, aiutare, incentivare. Invece,
chi usa la bici continua ad essere sottovalutato dall'amministrazione
cittadina che rimanda continuamente le iniziative in appoggio ai ciclisti.
Delle piste ciclabili abbiamo già detto. Ma le rastrelliere, per venire al
suo caso, dove sono? Esiste anche il problema del parcheggio delle bici, la
ricerca dei pali è diventata un'ossessione per chi non vuole fare un regalo
ai ladri. Milano è senza rastrelliere. I ciclisti parcheggiano dove capita,
e dove possono. È giusto? No, che non è giusto. Bisogna riconsiderare la
politica di sostegno alle due ruote. A Barcellona si può girare in centro
con le bici prese a noleggio con una scheda magnetica, le rastrelliere sono
ovunque, ben distribuite. A Milano si parcheggia al palo, si urta un'auto,
si pagano i danni e solo la benevolenza dei vigili evita la multa. Le è
andata bene, signora. Comunque, aspettiamo sempre le rastrelliere.
Giangiacomo Schiavi
28 settembre 2007