Author: franceschi.maurizio@tin.it Date: To: forumlucca, forumvalleserchio Subject: [Forumlucca] (senza oggetto)
Ciao a tutti!
Il PdCI, in occasione dell'86° anno dalla fondazione del
PCI, organizza
una manifestazione nazionale al Teatro Tendastrisce di
Roma.
Riporto integralmente l'articolo di PAola Pellegrini, pubblicato
su "La
Rinascita" il 12 gennaio 2007.
"Il 21 Gennaio 2007 dedicheremo
la nostra manifestazione nazionale per
l’anniversario della nascita
del PCI ad Antonio Gramsci, nel
settantesimo della sua morte. Una
scelta politica obbligata e meditata,
in uno dei momenti più delicati
per la sinistra e per chi si richiama
alle idealità del socialismo ed
alla storia del movimento operaio. Un
appuntamento politico, non una
celebrazione, con la parola d’ordine “Più
forti i comunisti Più forte
l’unità della sinistra”. Siamo cioè nel
cuore della nostra proposta di
riaggregazione confederale della sinistra
per superare lo stallo ormai
insostenibile tra sparuti gruppi dirigenti,
con la consapevolezza
della necessità storica di un nuovo soggetto della
trasformazione che
non si accomodi, per ignavia o per calcolo, nella
passiva accettazione
del presente: un bipolarismo maggioritario
introdotto negli ani 90 non
tanto per collocare ad un polo il capitale e
dall’altro il lavoro, ma
per escludere l’opposizione di classe dalla
rappresentanza politica o
per costringerla in modo subalterno
all’interno di un polo. Nello
scontro tra due frazioni del capitale i
comunisti e la sinistra c.d.
di alternativa hanno giustamente scelto di
combattere il nemico
principale in questa fase, rappresentato dal
sovversivismo di
Berlusconi. Su questo necessario ed utile compromesso
di tipo
difensivo, che oggi è configurato dall’Unione, i Comunisti
italiani
non sono stati secondi a nessuno. Ma ciò non annebbia la
consapevolezza dei processi reali in corso e del moderatismo di DS e
Margherita, avviati pur tra enormi contraddizioni verso il PD, che
sorge
proprio sull’assunto ideologico della fine del grande ciclo
storico
rivoluzionario e del carattere imperituro del capitalismo. Ne
discende
l’obbligo di normalizzare definitivamente il conflitto
politico e
sociale con la cancellazione delle idealità comuniste e
socialiste e
procedere sulla strada di una governabilità di tipo
statunitense. Alla
luce di ciò vanno letti, all’interno della vittoria
di misura
dell’Unione, gli ostacoli al programma fondato sulla
centralità dei
lavoratori e su una nuova idea di sviluppo delle forze
produttive, della
ricerca e del sapere, mentre ogni giorno si prepara
l’attacco alle
pensioni. La fase che ha caratterizzato l’Italia dalla
fine degli anni
’80 - inizio anni ’90 - segnata dalla crisi del
capitalismo italiano e
impersonificato da Silvio Berlusconi, non può
dunque essere liquidata
come una parentesi. Non si tratta solo di un
fenomeno di sovversivismo
di parte delle classi dirigenti italiane
maggiormente legate alla
fedeltà atlantica, ed omogenee al piano di
rinascita di Licio Gelli, ma
soprattutto di un processo che affonda le
radici in una materialità
regressiva della composizione di classe
della società italiana – dove il
peso della rendita immobiliare e
finanziaria ed il declino dell’apparato
produttivo ha posto
sostanzialmente fine a fenomeni di mobilità sociale
che avevano
caratterizzato l’Italia – e ci consegna la necessità di una
analisi
più avvertita delle dinamiche sociali del paese. Se è sconfitto
Berlusconi, non parimenti è sconfitto il blocco da lui rappresentato,
anzi forti e radicati appaiono gli interessi e la cultura della
piccola
borghesia, del vasto mondo dell’illegalità diffusa ed
organizzata, il
cui richiamo populista ha fatto presa anche su settori
delle classi
popolari, fuori o contro le regole del gioco su cui si
era sviluppata la
grande borghesia italiana all’interno dello stato
italiano e del
progetto politico europeista. Manca una riflessione
seria sulla crisi
delle storiche espressioni della rappresentanza
politica e sociale: dai
partiti, passando per le organizzazioni
sindacali fino ad arrivare alla
stessa Confindustria, sulla debolezza
delle classi generali italiane
quali la borghesia e il movimento
operaio, accanto all’analisi sulle
modificazioni strutturali di
carattere economico e sociale, sugli
squilibri, sul blocco sociale
rappresentato dal berlusconismo ma anche
sul carattere contemporaneo
del blocco storico di centro destra. Gramsci
è ancora una volta,
fondamentale, a partire dalla sua lettura della
realtà in tutta la sua
complessità, che non separa mai economia e
politica, cultura e bisogni
sociali. Gramsci che si pone il problema
della risposta politica che
il partito della classe operaia deve opporre
al blocco di potere che
partorisce il fascismo, è il dirigente politico
e intellettuale che
affronta per intero il peso della sconfitta, non
fugge dalle sue
ragioni più profonde, non scarta nell’ideologia, non si
accomoda nel
ripiegamento opportunistico, ma accetta la sfida della
storia,
presente e passata, unica via per il futuro.
Tante le analogie del
disgregato presente, politico e culturale, con gli
anni in cui Gramsci
vede il distacco tra le correnti intellettuali e la
vita reale della
nazione, dato storico peculiare italiano ma che nella
moderna società
novecentesca di massa ha conseguenze nuove sul complesso
della vita
politica, sociale, ideale, nella crisi dei partiti e del
movimento
socialista, oscillante tra un volontarismo rivoluzionario
privo di
consistenza, e un pragmatismo vuoto di sostanza ideale e di
programma.
In questa crisi, in cui chi potrebbe non da risposte, mette
radici il
consenso di massa al dannunzianesimo, al militarismo, alla
retorica
piccolo borghese dell’ordine e infine al fascismo. Per questo
in
Gramsci il problema della cultura e degli intellettuali è centrale e
non vezzo formalistico, non riduce la loro funzione ad una
strumentalità
ma la studia nella sua realtà di elemento della storia
umana, fattore di
unità o rottura delle formazioni sociali. Così gli
intellettuali e la
cultura, nel loro far parte di un blocco storico
che le crisi
spezzano,sono terreno decisivo dello scontro sociale e
politico. I
comunisti e la sinistra in questi anni hanno subito le più
forti
sconfitte proprio sul terreno degli orientamenti ideali e
culturali:
averne coscienza é il primo passo per riconoscere l’eredità
politica e
morale di Gramsci."
La Federazione di Lucca ha organizzato
un pullman per recarsi alla
manifestazione e aspetta i compagni e le
compagne interessate alle ore
06,00 di domenica 21 gennaio, presso il
Palazzetto dello Sport
(Tagliate). Per informazioni e prenotazioni è
possibile contattare:
Nicola Giannecchini: 3477564976
Lorenzo Pallesi:
3483187647
Invito tutti i compagni e le compagne a partecipare! E'
un'ottima
occasione per rivederci e stare insieme!