Gara > Idatzia > Euskal Herria 2006-06-26
Tre mesi di cessate il fuoco permanente di ETA
La repressione si è precipitata in 90 giorni di cessate il fuoco di ETA
·GARA redige gli attacchi degli stati nell'anticamera dell'annuncio di
Zapatero
Un detenuto ogni tre giorni, un atto politico proibito ogni cinque ed un
incidente di traffico per la dispersione ogni nove. Questi sono alcuni dei
dati del bilancio repressivo dei tre mesi trascorsi dall'inizio del
cessate il fuoco permanente di ETA. In questo tempo si sono prodotti 35
arresti, di essi 21 in regime di isolamento, e tredici sono finiti in
prigione. Altri 23 sono stati citati all'Udienza Nazionale, uno di essi,
Arnaldo Otegi, due volte, e si sono vietati 20 atti politici. E, in quanto
alla politica carceraria, si è ampliata la condanna a cinque carcerati
baschi.
IRUÑEA
Il 24 marzo, giorno in cui si mise in marcia il cessate il fuoco di ETA,
portavoci di diversi partiti incisero sulla necessità che il Governo
spagnolo disattivasse meccanismi come la politica carceraria o
l'illegalizzazione. Passati già da allora tre mesi lo stesso termine che
si concesse pubblicamente a sé stesso l’Esecutivo di Zapatero per
"verificare" il cessate il fuoco, un mero calcolo numerico dimostrazione
che le pratiche repressive non si mantengono solo intatte, ma crescono in
alcuni ambiti. Questa realtà è rimasta più evidente ancora nelle ultime
due settimane, dove si è prodotta la maggiore ondata di detenzioni degli
ultimi tempi, si è tornati a chiudere la frontiera per ostacolare la
manifestazione in Baiona, e si sono proibiti un'altra marcia in Iruñea,
una conferenza di Arnaldo Otegi e perfino una conferenza stampa.
Questo è un sommario bilancio di quanto successo questi tre mesi, basato
esclusivamente sui dati apparsi sulla stampa:
Detenzioni e prigione
Appena erano passati tre giorni dal cessate il fuoco di ETA quando
l'Ertzaintza fermò ed isolò Dani Yaniz, poi libero, e Koldo Danborenea, in
prigione, per alcuni fatti dell'anno 2004. Sono seguite altre quattro
retate: quella che implicò l'arresto di Ibon Meñika e poi di Sandra
Barrenetxea da parte della Guardia Civil in maggio; quella realizzata
dalla Polizia francese con la cattura di Jon Oihenart, Ainara Goñi e Beñat
Trounday lo stesso mese; quella che mandò in prigione Zigor Merodio e
Kizkitza Gil de San Vicente dal primo giorno di giugno; e quella della
passata settimana che sfociò nell'isolamento di quattordici baschi.
In totale, 21 persone sono passate per questo regime, e nella maggior
parte dei casi il termine si è esaurito fino al limite legale di cinque
giorni nello Stato spagnolo; in quello francese, inoltre, la passata
settimana si "è inaugurata" la riforma che permette di estendere fino ad
ora l'isolamento oltre i quattro giorni insormontabili.
Dopo essere uscito da questa situazione, Meñika spiegò di aver ricevuto
percosse, pressione ai genitali o tirate di capelli; Barrenetxea denunciò
che gli fu applicata "la borsa" (testa infilata in un sacchetto di
plastica, fino ai limiti dell’asfissia, NdT), fu denudata e colpita, e la
minacciarono di applicarle gli elettrodi; e Gil de San Vicente riferì pure
pressioni poliziesche nelle prime ore di arresto. Rimane da conoscere come
sia stato il passaggio per commissariati di alcuni detenuti la passata
settimana che ancora sono isolati, benché siano già in prigione.
A queste detenzioni isolate bisogna sommare quelle di dodici giovani
arrestati in differenti herrialdes nei concentramenti di Segi del mese di
maggio che tornarono liberi più tardi.
Dei 35 detenuti, sono entrati in prigione tredici, ai quali si somma
Arnaldo Otegi dopo essere stato citato a Madrid. Un altro, Julen
Madariaga, è confinato. E solo Otegi e Sandra Barrenetxea recuperarono la
libertà dopo esser passati per il carcere.
Politica penitenziaria
La riforma legale intrapresa per mantenere i carcerati politici baschi in
prigione dopo aver scontato integralmente le loro condanne ebbe come prime
vittime Unai Parot ed Iñaki de Juana. Ma è stato dopo il 24-m quando si è
applicata con maggiore profusione. Joxe Inazio Gaztañaga, Txomin
Troitinño, Joseba Artola, Jesús Bollada e Patxi Gómez hanno subito
l'applicazione di queste formule di doppie condanne che avvicinano a tutta
la vita la reclusione.
Inoltre, in questi tre mesi non ci sono stati trasferimenti di carcerati
ad Euskal Herria, ed i dirigenti del PSOE, come questa stessa settimana
José Antonio Pastor, continuano a condizionare qualunque avvicinamento
agli "avanzamenti" nel processo.
La dispersione continua a procurare un drammatico stillicidio di incidenti
di strada. Se ne registrano dieci; il più grave obbligò ad ospedalizzare
tre cittadini di Soraluze che ritornavano da Alcalá, (uno nell'UCI);e
l’ultimo successe l'altro ieri.
Ci sono neanche novità rispetto ad altre violazioni di diritti. Il caso
più vistoso delle ultime settimane può essere quello di Ione Agirre, al
quale sono tornati a negare la libertà condizionale mediante l'articolo 92
a dispetto dell’essere malato ed essere già da 25 anni carcerato.
Estradizioni e consegne
La nuova situazione non ha modificato nemmeno la collaborazione repressiva
tra stati. Dopo una lunghissima lite, i tribunali messicani diedero il
visto all'estradizione dei sei baschi carcerati il passato 7 di aprile,
appena due settimane dopo il cessate il fuoco. Madrid aveva opzione di non
eseguire la misura, ma lo fece. Il 18 maggio arrivavano a Barajas in un
aeroplano militare, e di lì, in prigione.
Continuano anche le estradizioni e consegne temporanee. Sono stati portati
allo Stato spagnolo, per esempio, Julen Atxurra, Gregorio Vicario e
Xangarin Rekondo, che tornò libero. Ed anche i tribunali francesi hanno
dato luce verde all'estradizione di Xabier Lareki.
Citazioni giudiziali
Senza arrivare ad essere fermati, almeno altri 23 cittadini baschi sono
dovuti passare per l'Udienza Nazionale. Uno molto conosciuto, il portavoce
di Batasuna, Arnaldo Otegi, l'ha fatto due volte: la prima, appena una
settimana dopo l'annuncio del cessate il fuoco, fu inviato a Soto del Real
fino a che pagò una cauzione di 250.000 euro; la seconda, percorse la
strada con altri sette mahaikides che si accusava di partecipare ad una
conferenza stampa. Questa volta ebbero solo misure cautelative contro
Joseba Permach.
Dopo le detenzioni di Meñika e Barrenetxea, si è prodotto un lento
stillicidio di comparizioni (tredici), davanti al tribunale speciale in
relazione a quel processo, quasi inosservate. Tutti essi sono liberi.
Ora si sono richiamati inoltre a dichiarare gli jelkides Gorka Agirre e
Xabier Arzalluz, per la "imposta rivoluzionaria."
Divieto ad atti politici
Pochi sono stati gli atti della sinistra indipendentista basca che si sono
liberati dalla fustigazione. In questo hanno gareggiato giudici e
responsabili polizieschi. Grande-Marlaska vietò il 5 di aprile un atto
convocato da Batasuna nel Kursaal, ordinò alla Polizia di impedire una
conferenza stampa di Batasuna in Iruñea, proibì una manifestazione dei
firmatari dell'Accordo Democratico di Base nella capitale navarrese, e
proscrive anche oggi la conferenz<a di Arnaldo Otegi prevista in
Barcellona; Javier Balza, consigliere dell’Interno di Lakua, proibì vari
concentramenti di Segi e fece che l'Ertzaintza irrompesse in assemblee
della sinistra indipendentista basca in Ordizia, Villabona o Getaria; e
Vicente Ripa, delegato del Governo spagnolo in Nafarroa, vietò tre atti di
Aberri Eguna, Iruñea, Irurtzun e Lizarra, ed un altro di Udalbiltza in
questa ultima città. Anche poliziotti locali si sono lanciati su questa
strada; in Gasteiz, per esempio, espulsero da un plenum simpatizzanti di
Gasteiz Izan, e tentarono di impedire una conferenza stampa di Segi. E si
è chiusa una herriko taverna: quella di Zamudio.
Cariche poliziesche
Il cessate il fuoco di ETA non è servito neppure per ritirare dalle strade
basche le immagini di manganelli e proiettili di gomma. L'Ertzaintza
dissolse così una manifestazione di Segi in Gasteiz il 19 di marzo, ed
un'altra nel campus di Ibaeta il 2 giugno. Inoltre, due giovani di Irún
denunciarono che furono minacciati con pistole alla testa per aver tentato
di collocare uno striscione di questa organizzazione giovanile. Ed in
Iruñea, la Polizia spagnola prese il centro della città per impedire il
concentramento di giovani indipendentisti baschi il 26 di maggio.
Il 18/98 prosegue
Il maxiprocesso politico prosegue il suo corso senza novità. Nel caso del
18/98 sono già sette mesi di dissanguamento economico ed umano. Davanti a
ciò, gli imputati hanno deciso di alzare la voce con due "presidi" davanti
all'Udienza Nazionale.
Controlli polizieschi
Il loro numero è cresciuto sostanzialmente dal 24-m. Askatasuna indicò due
mesi dopo che ne aveva scoperti già più di 200. Questa pratica si accanì
specialmente nella manifestazione del 1 di aprile in Bilbo e quella del
sabato in Baiona. E raggiunse perfino, in forma chiaramente illegale,
parlamentari eletti come Ane Auzmendi, di Ezker Abertzalea, che ha
presentato una denuncia per ciò.
--
Irabazi arte!
www.inventati.org/irrintzi