[Lecce-sf] lo storico USA A. Kikkert e altre sul boicott

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Author: Carlo Mileti
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Subject: [Lecce-sf] lo storico USA A. Kikkert e altre sul boicott
i bombardamenti sono finiti, Saddam non è più al potere. Adesso cominciano i
problemi "politici" e i chiarimenti fondamentali.C'è qualcuno che sta
progettando nuove guerre. anzi una guerra "infinita". Un grande storico
americano, A. Kikkert, avverte con la seguente intervista.

carlo
(e a seguire ancora sul boicott)
________________________________


Non si fermeranno a Saddam, non si fermeranno all'Iraq

Incontro Adam J. Kikkert in un ufficio del suo editore, che a maggio darà
alle stampe l'ultima fatica di questo sessantenne professore, docente di
storia contemporanea alla Cornell University, e uno dei "battitori liberi",
come egli stesso si definisce, dell'intellighenzia liberal americana. Il
nuovo libro di Kikkert si intitola, The Risks of American Power, ed è una
riflessione sul nuovo corso impresso alla politica estera degli Stati Uniti
dopo la controversa elezione di George W. Bush. Per Kikkert, oggi l'America
è arrivata a una svolta preoccupante, il tradimento della propria vocazione
democratica imperniata sulla cooperazione multilaterale, in nome di un
unilateralismo neo-imperiale fondato sulla convinzione di dovere convertire
il proprio ruolo di grande potenza in quello di una leadership globale

Professore, che cosa è cambiato, o che cosa sta cambiando
nell'autoconsapevolezza degli Stati Uniti dopo l'11 settembre?

Ormai l'11 settembre è diventato un cliché. Si pensa che quello che è
successo quel giorno abbia modificato radicalmente l'atteggiamento degli
Stati Uniti in rapporto alla propria concezione di sé, e in relazione al
resto del mondo, il che è vero, naturalmente, ma solo in parte. Il profondo
cambiamento di orientamento era già in atto prima dell'attentato alle Twin
Towers. La sua teorizzazione esplicita risale ai primi anni novanta. Allora
non ha preso corpo grazie al moderatismo di George Bush, e successivamente,
in virtù di otto anni di amministrazione Clinton, ma quello che è successo
l'11 settembre non ha fatto altro che accelerare il cambiamento già in atto.

Di che cambiamento parla?

Mi riferisco al fatto che con la vittoria di George W. Bush è andato al
potere una lobby con delle idee molto chiare e, a mio giudizio, molto
pericolose, sul ruolo politico che gli Stati Uniti avrebbero dovuto assumere
nel prossimo futuro. La forte pulsione utopica che anima la storia di questo
paese, dalla sua fondazione a oggi, ha sempre attribuito agli Stati Uniti il
ruolo di nazione propugnatrice e tutrice della democrazia nel mondo. La
differenza fondamentale è il modo in cui questo ruolo viene interpretato.
Durante l'amministrazione Clinton l'esercizio del ruolo egemonico
dell'America era inserito in un ampio contesto di legittimazione e
cooperazione internazionale che riconosceva alle Nazioni Unite a all'Unione
Europea due fondamentali istituzioni su cui bilanciare il proprio peso
politico. Con l'amministrazione Bush tutto ciò è stato completamente
capovolto.

Questo ci porta all'Iraq e a chi ha voluto questa guerra, alle ragioni che
l'hanno determinata.

Le ragioni sono chiaramente leggibili in documenti, come il Defence Policy
Guidance del 1992 propugnato da Dick Cheney e Paul Wolfowitz, e in articoli
e dichiarazioni di vari esponenti dell'ala neoconservatrice oggi al potere,
nonché come è ovvio, dai discorsi del Presidente stesso. Fu luì, in campagna
elettorale, nel 1999, ha esporre il concetto della "superiorità militare
permanente degli Stati Uniti", per cui, in futuro sarebbe stato necessario
riconvertire l'apparato militare, da forza difensiva a forza offensiva, di
intervento. Tutto ciò avveniva, lo ripeto, prima dell'11 settembre.
L'attacco alle Twin Towers ha fatto molto semplicemente e terribilmente, da
catalizzatore, ma le linee guida di quella che è oggi la concezione di come
deve essere interpretato il ruolo degli Stati Uniti nel mondo, la loro, per
usare un'espressione cara ai neoconservatori, "missione", era già stata
espressa chiaramente. La teorizzazione della guerra preventiva, non è che un
ulteriore tassello all'interno di questo nuovo quadro di riferimento. Stiamo
parlando del "Progetto per il Nuovo Secolo Americano", teorizzato da
personaggi influenti all'interno della destra americana come, tra gli altri,
William Kristol e Donald Kagan.

La "missione" degli Stati Uniti in che cosa consisterebbe?

La consapevolezza di essere l'unica grande superpotenza rimasta dopo il
crollo dell'Unione Sovietica, oggi si associa alla convinzione che è
necessario agli Stati Uniti esprimere senza esitazione la propria
superiorità. Senza esitazione significa in modo ideologicamente brutale, nel
disprezzo dei vincoli fondamentali posti dal diritto internazionale, nella
volontà di imporre, e non proporre il proprio punto di vista. Identificare
lo stesso concetto di salvaguardia dell'Occidente, dei valori di cui
l'Occidente è portatore, con gli Stati Uniti medesimi, nella convinzione
"messianica" che l'America debba essere il veicolo principale per il trionfo
di ciò che è giusto, buono, retto, non è, ripeto una novità, fa parte del
bagaglio culturale, ideologico, di questo paese, la differenza è come, il
modo in cui questa concezione viene espressa. Oggi, purtroppo, stiamo
assistendo al prendere corpo di un progetto unitario in cui confluiscono e
si sostengono l'un l'altro i capisaldi peggiori del conservatorismo più
reazionario, il consolidamento e l'intreccio sempre più stretto tra
interessi economici e interessi militari, di cui la lobby al potere è un
esempio flagrante, l'oltranzismo nazionalistico, la propensione per la
guerra come azione risolutrice e chiarificatrice, in più, naturalmente, la
persuasione tradizionalista di godere del beneplacito divino.

Da tutto ciò nascerebbero i rischi di cui lei parla nel suo libro.

Sì. Mi lasci fare un inciso. C'è, purtroppo un vizio di base, direi una
deficienza strutturale nella percezione storica, ideologica che gli Stati
Uniti hanno di se stessi, deficienza che evidenzia una forte contraddizione.
Noi viviamo in un paese laico, fortemente materialista, ma che al contempo è
imbevuto di una forma primitiva di religiosità. Il processo di
secolarizzazione negli Stati Uniti non è andato di pari passo con un
affievolirsi del sentimento religioso, come è invece avvenuto in gran parte
in Europa. Questo fa si che ancora oggi, come all'origine, ci portiamo
appresso la nozione di una sacralità stessa della nostra nazione, di un
paese che sarebbe guidato dalla Provvidenza. Tutto ciò ha le sue radici nel
trascendentalismo americano, ma una grande democrazia, ed è questo il punto,
non può credersi depositaria di alcuna "missione". Una democrazia che si
creda depositaria di un'istanza superiore, sia essa stessa il "bene" in
quanto democrazia, e che da ciò si senta spinta dall'esigenza di esportarlo,
di essere il faro luminoso del globo, esprime di fatto una pericolosa
pulsione egemonica. A questo punto il grosso rischio è realmente quello di
polarizzare ulteriormente la contrapposizione manichea tra Bene e Male,
tanto cara a questa amministrazione imbevuta di biblismo arcaico. Oggi
Saddam Hussein, domani qualcun altro, determinando di fatto un incremento
della tensione, dell'odio, del pericolo, tra coloro per cui gli Stati Uniti
erano un nemico già prima, e per i quali, oggi, lo sono ancora di più.

Quello che lei sta dicendo è, che paradossalmente, gli Stati Uniti stanno
determinando le condizioni per creare un surrogato dell'ex Unione Sovietica,
di un nemico potente e agguerrito che domani potrebbe trasformarsi in una
vera e propria minaccia.

Non l'hanno già fatto con l'Iraq, forse?, non è l'Iraq un primo surrogato di
quello che sarà un futuro surrogato domani? Vede, chi propugna questa
visione del mondo, ha bisogno della contrapposizione, necessita, per dirla
con Carl Schmitt, del Nemico, lo vuole, lo chiede, per potersi affermare,
per potere fare proseliti. Oggi, di fatto, il nemico numero uno degli Stati
Uniti, il terrorismo, nella specie del fondamentalismo integralista arabo,
non può essere circoscritto a un luogo, a una nazione, anche se,
naturalmente il Medio Oriente ne è il terreno principale di coltura. Diventa
quindi necessario proporre qualcuno che per transfert lo sostituisca,
qualcuno da potere colpire per poi affermare che il Bene ha trionfato. Con
questo, ovviamente, non voglio sostenere che Saddam Hussein non sia un
criminale e che il suo regime non sia di fatto un regime fondato sul
terrore, di cui non c'è che auspicarsi la caduta, ma egli non è il problema.
Il regime di Saddam è soltanto strumentale, meramente funzionale alla logica
che governa l'ideologia dietro il programma del Nuovo Secolo Americano. Mi
creda, se all'interno dell'attuale amministrazione non prevarrà, chi come
Colin Powell, non crede nella politica muscolare dell'unilateralismo, non ci
fermeremo a Saddam, non ci fermeremo all'Iraq.

© The Nation 2003


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Giovedì, 15 Aprile 2003
> Giornata Internazionale del Boicottaggio per la Pace
>
> Il Global Boycott for Peace Network organizza la prima Giornata
> internazionale del Boicottaggio per la Pace.
>
> "La pace non nascerà da uno scontro armato ma dalla giustizia vissuta e
> attuata da nazioni non armate, nonostante le difficoltà. La

non-cooperazione
> con il male è un dovere sacro".
> (Mahatma Ghandi)
>
> L'amministrazione Bush non ha ascoltato né l'opinione pubblica né l'ONU,

ma
> è noto quanto sia attenta ai desideri delle corporations USA. Il GBP

invita
> ognuno a scegliere l'azione diretta non-violenta e rifiutare di dare i

soldi
> in modo irriflessivo a coloro che compiono atti a cui si è contrari.
> Il nostro appello al consumatore:
> - Boicotta le merci USA e spiega alle aziende perché lo fai
> - Diffondi il boicottaggio
> - Organizza una protesta per il 15 Aprile
> - Esprimiti contro la Guerra Infinita - non tacere mai!
> - Non perdere la speranza!
>
> La base di questo boicottaggio come tattica antiguerra ha aspetti etici e
> pratici. Le azioni del Boicottaggio Globale non sono dirette contro i
> cittadini degli Stati Uniti o le loro truppe, ma contro l'amministrazione
> Bush e la sua politica.
>
> Molti analisti politici credono che il boicottaggio sia l'unica forma di
> azione non-violenta che potrebbe fermare l'aggressività degli U.S.A.. Se

le
> decine di milioni di persone che hanno protestato contro la guerra
> "votassero con i loro portafogli" usando il boicottaggio, l'impatto sulle
> corporations USA sarebbe significativo. Oltre a questo impatto economico
> diretto, un boicottaggio di successo influenzerà i leader politici
> influenzando le corporation che li sponsorizzano.
>
> Notizie sulle azioni di boicottaggio delle corporation U.S.A. in corso, e
> sull'adesione data all'iniziativa da numerosi parlamentari europei, tra

cui
> Lucio Manisco e Luigi Vinci:
> http://www.motherearth.org/USboycott/global_en.php
> Altre notizie sulle azioni di boicottaggio delle corporation U.S.A. in

corso
> nel mondo:
> http://www.consumers-against-war.de/gpb.htm
>
> Queste le organizzazioni, i gruppi e i siti internet che stanno già ora
> promuovendo
> la giornata del 15 aprile, o che stanno diffondendo informazioni a

riguardo
> sui loro siti,
> in ordine alfabetico:
>
> http://boicott.webcindario.com/
> Lang: Es
> http://www.consumers-against-war.de/gpb.htm
> Lang: En
> http://www.dotherightthing.it/
> Lang: En, It
> http://www.motherearth.org/USboycott/index_en.php
> lang: En, Nl
> http://peace-action.inbyron.com/
> Lang: En
> www.peacelink.it
> Lang: It
> http://www.stopspending.org/boycottday.htm
> Lang: En
> http://www.stopusa.org/
> Lang: En, Rm
>
>
>
> Questi i siti facenti parte del GBP (Global Boycott for Peace) network:
>
> www.adbusters.org
> Lang: En
> www.bethecause.org
> Lang: En
> www.boycottamerica.org
> Lang: En
> www.boycottbush.net
> Lang: En
> www.boycottbush.org
> Lang:En, Es, Fr, Nl
> www.boycotttheusa.com
> Lang:En
> www.boycottus.net
> Lang:En
> www.boycottusa.org
> Lang: Af, Ar, Bg, En, Es, Fr, Jp, Ur
> www.boycottwar.net
> Lang: De, En, Es, Fr, It, Po, Sv
> www.dotherightthing.it
> Lang: Ar, De, En, Es, Fr, It, Ru
> www.motherearth.org
> Lang: En, Fr, Nl
> http://peace-action.inbyron.com
> Lang: En, Fr, Nl
> www.quitusa.com
> Lang: En
> www.spendforpeace.co.nz
> Lang: En
> www.stopshopping.org
> Lang: En
> www.stopusa.be
> Lang: Fr, Nl
> www.stopusa.org
> Lang: En
> www.usaboycott.com
> Lang: De
> http://users.skynet.be/plusdepetroleus/tracts.htm
> Lang: Fr
>
>
>
> Questo l'elenco più ampio dei siti e delle organizzazioni che portano

avanti
> il boicottaggio per la pace:
>
> www.adbusters.org
> Lang: En
> http://www.amerikaos.com/boycottwar.html
> Lang: En
> www.bethecause.org
> Lang: En
> www.boicot-us.com
> Lang: En, Es, Nl, No
> http://boicott.webcindario.com
> Lang: Es
> http://boycotamerika.nl
> Lang: Nl
> http://www.boycott.hpg.ig.com.br/index.html
> Lang: Po
> http://www.boycott-made-in-usa.com/
> Lang: En, Fr, It, Po
> www.boycott-the-usa.uklinux.net
> Lang: En
> http://boycott-usa.ifrance.com
> Lang: En, Fr
> www.boycottamerica.org
> Lang: En
> www.boycottbush.net
> Lang: En
> www.boycottbush.org
> Lang:En, Es, Fr, Nl
> www.boycotttheusa.com
> Lang:En
> www.boycottus.net
> Lang:En
> www.boycottusa.org
> Lang: Af, Ar, Bg, En, Es, Fr, Jp, Ur
> www.boycottwar.net
> Lang: De, En, Es, Fr, It, Po, Sv
> www.consumers-against-war.de/gpb.htm
> Lang: En
> www.dotherightthing.it
> Lang: Ar, De, En, Es, Fr, It, Ru
> www.geocities.com/boycottamerica
> Lang: En
> http://www.klaus-krusche.de/index.htm
> Lang: De
> http://members.fortunecity.com/britonsvbush
> Lang: En
> www.motherearth.org
> Lang: En, Fr, Nl
> http://www.noalaguerra.cl/boicot/
> Lang: Es
> www.nuestroturno.com
> Lang: Es
> http://www2.odn.ne.jp/~cfb46710/
> Lang: Jp
> http://peace-action.inbyron.com
> Lang: En, Fr, Nl
> http://www.peace-choice.net/index_eng.html
> Lang: En, Jp, Kr
> www.peacelink.it
> Lang: It
> www.penseeactive.org
> Lang: Fr
> www.quitusa.com
> Lang: En
> http://www.rebelion.org/economia/030325boicot.htm
> Lang: Es
> www.spendforpeace.co.nz
> Lang: En
> www.stopshopping.org
> Lang: En
> www.stopusa.be
> Lang: Fr, Nl
> www.stopusa.org
> Lang: En
> www.usaboycott.com
> Lang: De
> http://users.skynet.be/plusdepetroleus/tracts.htm
> Lang: Fr
> http://usgohome.free.fr
> Lang: En, Fr