[nuovopci] Mobilitazioni contro la guerra

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Autor: Delegazione del (nuovo)PCI
Data:  
Para: Npci Inter
Assunto: [nuovopci] Mobilitazioni contro la guerra
         [1]

(nuovo)Partito comunista italiano

   Comitato Centrale
                        Sito: www.nuovopci.it [2]
                        e.mail: nuovopci@???


    Delegazione
    BP3  4, rue Lénine   93451 L'Île St Denis (Francia)
                        e.mail: delegazione.npci@???


      Contattaci in modo sicuro [3]


    Facebook: Nuovo - Partito comunista italiano 


_ [4] _

-------------------------

COMUNICATO CC 17/2025 - 8 AGOSTO 2025

6 e 9 agosto 80° anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima e
Nagasaki per mano degli imperialisti USA

[_Scaricate il testo del comunicato in _Open Office [5] / Word [6]]

Il 2 agosto manifestazione NO MUOS a Niscemi (CL) e assemblea "Fuori
l'Italia dalla NATO" alla Festa nazionale della Riscossa Popolare del
P.CARC a Pisa, il 6 agosto presidio davanti alla Curti di Castel
Bolognese (RA) - azienda che ha accordi di fornitura per la Leonardo, il
7 e 8 agosto mobilitazioni contro il transito di armi organizzate da
CALP e USB e da FILT CGIL al porto di Genova, dal 27 al 31 agosto
campeggio di Potere al Popolo a Licinella-Torre di Paestum (SA)…
continuano anche nel mese di agosto le mille iniziative di base contro
il genocidio perpetrato dai sionisti a Gaza, contro la guerra, la corsa
al riarmo e l'economia di guerra.

Per il mese di settembre, di ottobre e anche di novembre sono già in
programma numerose iniziative locali e nazionali.

■ 2-7 settembre, Venaus (TO): campeggio studentesco "Uniamoci contro chi
ci vuole in guerra" [7],

■ 5-6 settembre, Cernobbio (CO): "L'altra Cernobbio, addio alle armi"
[8] promossa da Sbilanciamoci e Rete Pace e Disarmo,

■ 11 settembre, Roma: protesta contro il "Defence Summit" [9] (incontro
tra Forze Armate e industria delle armi),

■ 12-14 settembre, Cecina (LI): università estiva di Attac "Fermare
l'economia di guerra, riprendersi il futuro" [10],

■ 15 settembre, Trieste: corteo "Fuori la guerra dal porto franco e
internazionale di Trieste" [11],

■ 15-21 settembre: settimana di azione globale per la pace e la
giustizia climatica [12],

■ 21 settembre, Roma: assemblea nazionale organizzata dal coordinamento
"A pieno regime" [13] contro la guerra, il governo Meloni e la deriva
autoritaria,

■ 26-27 settembre: assemblea internazionale dei portuali contro la
guerra promossa da USB [14],

■ 27 settembre, Roma: assemblea nazionale "Convergiamo" [15] promossa da
Stop Rearm Italia,

■ 4 ottobre (da confermare): mobilitazione nazionale per la Palestina
[16] indetta da Giovani Palestinesi in Italia, Unione Democratica
Arabo-Palestinese e altre associazioni palestinesi,

■ 11 ottobre, Bologna: assemblea "Pensare l'Europa oggi: spazi e
soggetti delle lotte in tempo di guerra" [17] promossa da RESET Against
the War,

■ 11 ottobre, Firenze: corteo indetto dal Comitato No Comando Nato né a
Firenze né altrove [18],

■ 12 ottobre, Umbria: marcia Perugia-Assisi [19],

■ 14 ottobre, Udine: manifestazione contro la partita di calcio
Italia-Israele [20],

■ 25 ottobre (da confermare): manifestazione nazionale contro il riarmo
e verso la legge di bilancio indetta dalla CGIL,

■ 4 novembre: giornata di lotta contro la propaganda di guerra e il
militarismo (la convocazione dello sciopero non è ancora ufficiale) in
occasione della festa nazionale delle Forze Armate,

■ 8 novembre, Roma (da confermare): manifestazione nazionale indetta
dall'assemblea "Guerra alla guerra" [21] organizzata il 27 luglio scorso
dal movimento NO TAV.

In preparazione di queste iniziative e delle altre che verranno
organizzate, diffondiamo l'articolo di _La Voce_ 80 dedicato
all'allargamento, al rafforzamento e alle prospettive del movimento
contro la guerra.

QUATTRO LINEE DI SVILUPPO PER IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA [22]

La Terza guerra mondiale è diventata il nodo centrale della seconda
crisi generale del capitalismo. Non solo nelle relazioni internazionali,
ma anche all'interno dei singoli paesi imprime in ogni campo (economico,
politico, sociale e ambientale) un'accelerazione alle dinamiche messe in
moto dalla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale iniziata
negli anni '70 del secolo scorso.

La lotta contro la guerra è legata a quella per la sicurezza sui posti
di lavoro, per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, per
difendere i diritti sindacali, contro i salari da fame, la precarietà,
l'aumento dei ritmi di lavoro, lo smantellamento della sanità, della
scuola e degli altri servizi pubblici, il riscaldamento climatico e
l'inquinamento della terra, delle acque e dell'aria. Su questo possiamo
e dobbiamo fare leva per orientare ogni organismo e singolo contro il
governo Meloni. Non si tratta di elaborare programmi generali "più
radicali e rivoluzionari" per mobilitare le masse.

Si tratta di legare ogni rivendicazione, ogni parola d'ordine, ogni
programma generale e particolare all'obiettivo di costituire un governo
che abbia la volontà e la forza di realizzarli. Nella situazione
attuale, un centimetro di avanzamento del movimento reale in questa
direzione vale più di chilometri di programmi rivendicativi radicali.

Coordinare gli organismi popolari già attivi e crearne di nuovi

_Quello che segue è uno stralcio del contributo del P.CARC alla
Conferenza internazionale organizzata il 24 giugno all'Aja dalla
Piattaforma Antimperialista Mondiale - PAM nell'ambito delle iniziative
contro il vertice NATO tenutosi in quei giorni nella città olandese. Nel
loro contributo - pubblicato integralmente in inglese sul n. 26_
_(luglio 2025) di _Platform_, rivista mensile della PAM, insieme a
quelli degli altri partecipanti alla Conferenza - i compagni del P.CARC
ricostruiscono sinteticamente la storia del Coordinamento Nazionale No
Nato (CNNN) dalla sua fondazione a oggi, l'orientamento generale che li
ha guidati nel promuoverne la nascita, le_ _tappe e i problemi
affrontati, il_ dibattito interno e lo sviluppo del lavoro esterno. È
una cosa sicuramente utile allo sviluppo del movimento contro la guerra
che i promotori di altri coordinamenti contro la guerra, la NATO, la
corsa al riarmo e il genocidio in Palestina mettano in comune
esperienza, insegnamenti, criteri e metodi come fa qui il P.CARC.

P.CARC - Intervento alla Conferenza internazionale dell'Aja

_1. La fondazione del Coordinamento Nazionale No Nato_

L'8 dicembre 2024 a Bologna è stato fondato il Coordinamento Nazionale
No NATO - CNNN, con un'assemblea a cui hanno partecipato decine di
comitati, associazioni e singoli (un centinaio i partecipanti in
presenza e 25 in collegamento online). Nella sua _Dichiarazione
Programmatica_ il CNNN assume come finalità quella di "attuare fino in
fondo l'art. 11 della Costituzione italiana, la cui applicazione implica
e coincide con l'uscita dell'Italia dalla NATO". Attualmente vi
aderiscono 22 tra organizzazioni nazionali e comitati locali, più circa
80 singoli (ognuno dei quali può essere, potenzialmente, l'embrione di
un nuovo comitato locale).

Il CNNN mira 1. a coordinare organizzazioni nazionali e comitati locali
già esistenti, 2. a costruire nuovi comitati locali e 3. a promuovere la
costruzione di coordinamenti regionali e provinciali che colleghino
organismi già esistenti mobilitati contro la presenza di basi USA-NATO,
contro la militarizzazione di scuole e università, contro la
militarizzazione dei territori, il traffico di armi, ecc.

Le attività che il CNNN svolge sono: 1. la mappatura delle installazioni
militari USA-NATO sul suolo italiano e degli accordi che le università
italiane hanno in corso con le agenzie della NATO e dello Stato sionista
d'Israele; 2. l'organizzazione di iniziative e assemblee locali che,
combinate con le mobilitazioni, servono a raccogliere adesioni e
strutturare localmente il CNNN (nodi cittadini e/o regionali); 3. la
promozione di appuntamenti nazionali comuni di lotta e mobilitazione su
alcune scadenze (4 aprile, 2 giugno e altre).

Dall'8 dicembre 2024 a oggi, il CNNN ha promosso assemblee e iniziative
in varie città per far conoscere la sua esistenza e finalità e le
giornate di mobilitazione del 4-5-6 aprile (30 iniziative in tutta
Italia, a cui hanno partecipato oltre 2.000 persone), giornate che si
sono inserite nel contesto più generale di mobilitazione contro la
guerra, la corsa al riarmo dell'UE, ecc., in cui il CNNN ha portato la
parola d'ordine della nuova liberazione del paese dai gruppi
imperialisti USA-NATO e dai guerrafondai al governo.

Il CNNN si è inoltre dotato di una segreteria, che si occupa del lavoro
organizzativo, della comunicazione, di indire le riunioni e assemblee
(una riunione di segreteria al mese e un'assemblea plenaria) e i cui
membri sono removibili su indicazione dell'assemblea plenaria.

_2. Una premessa: l'orientamento generale che ha guidato e guida il
P.CARC_

- Far valere il legame che esiste tra mobilitazione contro la
partecipazione del nostro paese alla guerra USA-NATO in Ucraina e la
complicità con i sionisti di Israele, lotta per la sovranità nazionale e
instaurazione del socialismo.

- Sviluppare in ogni settore della popolazione operazioni specifiche per
estendere la mobilitazione contro la NATO, la guerra, la complicità con
i sionisti.

- Collegare i fronti di lotta contro la guerra, il carovita, la
devastazione ambientale e il cambiamento climatico, la privatizzazione
della sanità, dell'istruzione e degli altri servizi pubblici, lo
smantellamento delle aziende, sviluppare il coordinamento a livello
locale e nazionale degli organismi operai e popolari che organizzano e
animano la mobilitazione in ogni fronte di lotta.

- Ogni forma di lotta è giusta e legittima, l'unico criterio è avere la
forza per farla.

- Sviluppare l'iniziativa di ogni organismo partendo dal livello a cui
è, facendo leva sul suo lato positivo, mobilitando e rafforzando in
ognuno la sinistra e tenendo conto delle classi di cui è espressione e
portavoce. Non bisogna partire dalla "purezza rivoluzionaria" di
promotori e partecipanti, ma ricavare da quello che fanno quanto più è
possibile per far avanzare la mobilitazione delle masse popolari nella
rivoluzione socialista, fare in modo che le loro azioni giovino alla
nostra causa quali che siano le loro intenzioni, aspirazioni e
ambizioni, spingerli a fare quello che più giova alla rivoluzione
socialista.

- Rafforzare e coordinare i centri promotori delle mobilitazioni contro
la guerra direttamente espressione delle masse popolari e sviluppare il
ruolo degli operai e degli altri lavoratori, che sono gli attori
principali della rivoluzione socialista;

- Orientare ogni organismo e singolo a cacciare il governo Meloni e
sostituirlo con un governo di emergenza popolare.

_3. Le tappe che hanno portato alla fondazione del CNNN e i problemi
affrontati _

La fondazione del CNNN è il risultato del lavoro che abbiamo promosso a
partire dal 4 aprile 2024 usando l'appello "Chiudiamo le basi NATO-USA -
75 anni di NATO sono abbastanza!" (lanciato il 23 febbraio 2024 da un
aggregato internazionale, il Fronte Antimperialista) per contattare su
scala nazionale comitati, associazioni, sindacati di base, partiti e
organismi comunisti, sinceri democratici ed esponenti della società
civile e organizzare una giornata di mobilitazione nazionale con
iniziative locali contro la NATO: è stato il primo mattone che ha
portato alla costituzione del CNNN.

Di seguito le principali tappe che hanno portato all'assemblea di
fondazione del CNNN.

■ Le operazioni 4 aprile e 2 giugno 2024

Abbiamo operato per unire il maggior numero possibile di organismi
popolari, reti e organizzazioni del movimento comunista attorno ad un
appello di denuncia della sottomissione del paese agli imperialisti
USA-NATO e di mobilitazione in occasione di queste due date
(rispettivamente anniversario della fondazione della NATO e Festa della
Repubblica italiana), con l'obiettivo di capire le basi su cui poteva
poggiare un futuro coordinamento. Abbiamo valorizzato al massimo
l'esperienza di ogni organismo locale affinché fosse protagonista del
percorso: dagli organismi che lottano contro la NATO perché nati a
seguito delle operazioni criminali NATO (es. le stragi di Stato in
Italia) a quelli ambientalisti (la guerra inquina e devasta il pianeta),
a quelli che si erano formati contro la gestione criminale della
pandemia.

In questa fase, le difficoltà principali sono state al nostro interno:
1. la tendenza a non mostrare il ruolo del P. CARC, 2. la difficoltà a
combinare la mobilitazione degli organismi popolari laddove il Partito
ne aveva le forze con la promozione di iniziative e attività di Partito
laddove i nostri legami a livello di massa sono più deboli. In sostanza,
si è trattato di imparare ad agire tramite il fronte ma anche
indipendentemente dal fronte.

■ Il "tavolo tematico" del 4 agosto 2024 alla Festa nazionale della
Riscossa Popolare

Questa iniziativa è servita a elevare il dibattito politico sulle
prospettive del movimento di lotta contro la guerra e la NATO e sulla
strutturazione di un coordinamento con quegli esponenti di organismi
popolari, reti e organizzazioni comuniste più disponibili a dare
continuità al percorso avviato con il 4 aprile e il 2 giugno.

■ L'assemblea del 2 settembre e la mobilitazione del 21 settembre 2024 a
Firenze

Dopo il tavolo tematico del 4 agosto, sono emersi una serie di contrasti
all'interno di un comitato locale di Firenze (che costituisce una delle
esperienze più importanti nell'ambito della lotta contro la NATO e di
cui il P.CARC è tra i promotori) contro l'installazione di un comando
generale della NATO in un quartiere della città. La parte più arretrata
di questo organismo (la destra) ha usato i nostri limiti di direzione
(la poca chiarezza rispetto al ruolo del P.CARC nella costruzione del
CNNN) per provare a sabotare il percorso accusando il P.CARC di
"etero-dirigere" la rete di organismi che si era venuta creando e di
scavalcare i processi democratici.

Il bilancio del lavoro svolto ci ha permesso di costruire una maggiore
unità tra centro del Partito (che dirige il lavoro di costruzione del
CNNN) e periferia (le strutture territoriali del P.CARC che intervengono
sugli organismi locali). Abbiamo capito che il problema principale non
era la destra che ci attaccava, ma il fatto che all'interno del Partito
non c'era ancora una sufficiente unità di indirizzo sulla linea da
seguire.

■ La settimana di mobilitazione del 4-10 novembre e la preparazione
dell'assemblea fondativa

In questa fase abbiamo promosso la discussione sul contenuto della
_Dichiarazione Programmatica _e del _Regolamento_ del futuro CNNN.
Questo ha fatto emergere chi era realmente intenzionato a dare seguito
pratico alla costituzione del CNNN e chi invece era per "attendere tempi
migliori, far maturare ulteriormente le condizioni". In realtà, in
questa fase le divergenze di fondo erano legate al fatto che una
componente minoritaria di questo percorso non aveva fiducia che fosse
possibile costituire un coordinamento nazionale oppure temeva di essere
strumentalizzata. Il dibattito sul documento di fondazione del CNNN ha
fatto sì che emergesse più chiaramente la parte avanzata (la sinistra),
unita attorno a obiettivi comunemente definiti e non imposti o calati
dall'alto. Tutto ciò ha portato al'8 dicembre e alla nascita del CNNN.

4. Dibattito interno e sviluppo del lavoro esterno

In questo percorso, il P.CARC gioca ancora un ruolo importante. Sono
infatti ancora poche le forze che arrivano di loro iniziativa al CNNN,
perché prevale

1) una certa sfiducia che si possa costituire effettivamente su scala
nazionale una opposizione efficace alla NATO,

2) la tendenza al settarismo e alla concorrenza di contro all'unità
d'azione contro il nemico comune. Abbiamo combattuto questa tendenza,
che si è manifestata anche da parte delle forze del CNNN verso
l'esterno, mettendo al centro gli obiettivi politici, ribadendo
l'autonomia del CNNN nella propria politica e l'importanza di
valorizzare gli aspetti positivi di ogni iniziativa promossa da altri
che serve a estendere la lotta contro la NATO e il protettorato USA.

Allo stesso tempo, abbiamo promosso la lotta contro la tendenza
all'autoreferenzialità che si oppone alla linea di collegarsi con quanto
già esiste nella lotta contro la NATO, a prescindere dall'appartenenza a
questa o quella area politica o sindacale o altre discriminanti settarie
e concorrenziali.

Abbiamo affrontato anche la divergenza tra chi predilige le grandi
mobilitazioni nazionali e sostiene che le piccole iniziative servono a
poco e non incidono e chi invece, per una questione di sfiducia, è
orientato solo a fare piccole mobilitazioni. Le grandi mobilitazioni
sono utili e necessarie per "contarsi", dare un segnale politico forte
di organizzazione e lotta alle masse popolari del paese, rafforzare più
in generale l'unità all'interno del CNNN. Le piccole mobilitazioni sono
necessarie per tessere la rete del CNNN, legare al CNNN nuove forze e
organizzare i singoli contatti che si avvicinano a costruire nodi locali
(ramificazioni) del Coordinamento.

La lotta contro queste tendenze ha rafforzato il CNNN che si è assunto,
alla fine di maggio 2025, la responsabilità di lanciare un appello
contro il tentativo da parte di due diverse aree politiche in Italia di
promuovere due mobilitazioni separate in occasione del 21 giugno contro
il piano di riarmo UE e il vertice NATO all'Aia, affermando la necessità
di una mobilitazione unitaria in cui far confluire quanti più elementi
delle masse popolari possibile. Non sappiamo se questo obiettivo sarà
raggiunto [_non è stato raggiunto e il 21 giugno si sono svolte a Roma
due manifestazioni distinte - ndr_], ma il CNNN ha assunto un ruolo di
primo piano in questa lotta e ha animato un dibattito a livello
nazionale e locale che gli ha dato prestigio e ha permesso di elevare
l'orientamento tra organismi e singoli mobilitati contro la guerra.

_5. Conclusioni_

Il CNNN è nato, ma è ancora lunga la strada per farlo diventare un
coordinamento che lancia e conduce campagne comuni, che sostiene e
potenzia quanto già fanno gli organismi aderenti e valorizza le
iniziative di lotta e gli insegnamenti di altri organismi e movimenti,
mettendoli in connessione e rafforzando in ognuno di essi la coscienza
della propria azione, delle proprie possibilità e della propria forza,
dando modo a ogni organismo di imparare e insegnare agli altri, di
sostenersi a vicenda, di mettere in comune conoscenze, esperienze e
strumenti di lotta.

Siamo consapevoli che si tratta di portare decine e decine di organismi
ad assumere una condotta diversa rispetto a quella a cui sono abituati:
da organismi abituati a rivendicare a chi oggi governa e gestisce i
territori a nuove autorità, cioè a organismi che pensano e agiscono come
una nuova classe dirigente che soppianterà la borghesia imperialista e
il clero.

_Fuori l'Italia dalla NATO, fuori la NATO dall'Italia! _

_Mettere fine alla subordinazione dell'Italia agli imperialisti
USA-NATO, alla complicità con i sionisti di Israele, alla partecipazione
alle guerre che essi moltiplicano nel mondo e all'uso del nostro paese
come retrovia! _

_Estendere la lotta! Rafforzare, moltiplicare e coordinare gli organismi
già attivi contro NATO, guerra e riarmo!_

_Sviluppare in ogni settore della popolazione operazioni specifiche
contro la guerra, l'economia di guerra e il governo della guerra!_

Sviluppare il ruolo degli operai e degli altri lavoratori

Come giustamente scrivono i compagni del P.CARC, noi comunisti dobbiamo
prestare particolare cura a "sviluppare il ruolo degli operai e degli
altri lavoratori": moltiplicare gli organismi di lavoratori mobilitati
contro la guerra, rafforzarli e coordinarli. Già estendere i blocchi del
trasporto di armi nei porti, aeroporti, ferrovie e in generale nella
logistica, impedire l'uso delle basi militari e del nostro territorio
come retrovia delle operazioni di guerra USA-NATO, interrompere la
collaborazione delle università con le agenzie della NATO e dello Stato
sionista di Israele, boicottare le aziende di proprietà di sionisti, le
aziende italiane e multinazionali che trafficano con i sionisti, gli
eventi pubblici culturali, sportivi e politici in cui sono presenti
agenti sionisti, militari USA e industrie belliche italiane e straniere
richiede l'iniziativa degli operai e degli altri lavoratori, anche solo
per il fatto che sono loro a conoscere quello che succede negli scali
della logistica, nelle aziende, nelle scuole. Su questo terreno non
siamo soli, possiamo avvalerci già oggi di quello che organizzazioni
sindacali, associazioni di vario genere e tipo, singoli personaggi che
godono di influenza e seguito tra i lavoratori già fanno e di quello che
possiamo portarli a fare.

Se guardiamo le cose in prospettiva, vediamo che per mettere fine alla
spirale di guerra, riarmo ed economia di guerra in cui il governo Meloni
e i suoi padrini (i vertici della Repubblica Pontificia) trascinano il
nostro paese occorre spezzare le catene che lo legano agli imperialisti
USA-NATO, ai sionisti di Israele e all'UE, alla loro Comunità
Internazionale, alle sue istituzioni, regole, relazioni e traffici.
Uscire dalla NATO implica questo, o qualcuno pensa sul serio di uscirne
semplicemente dicendo al governo USA e agli altri soci "non ci sto più,
arrivederci e grazie"? Concretamente significa essere in grado di far
funzionare il paese (produzione, distribuzione, trasporti, cioè aziende,
scuole, ospedali, uffici, ferrovie, reti, supermercati, ecc.) nonostante
le minacce, le pressioni, il blocco, il boicottaggio e il sabotaggio
della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti, UE
e dei loro soci e complici italiani, quindi si tratta di riorganizzare
la vita economica e civile del paese sulla base della gestione
pianificata e pubblica dell'apparato produttivo. Questo presuppone
l'iniziativa di una parte importante di operai e di altri lavoratori,
che va costruita da oggi sviluppando il loro ruolo, la loro
organizzazione e mobilitazione nella lotta contro la guerra.

A questo fine non dobbiamo considerare solo gli interventi che possiamo
fare direttamente noi comunisti, ma anche - e in questa fase soprattutto
- mobilitare a questo fine gli altri attori in campo ("suonare il
pianoforte con dieci dita").

■ Gli organismi operai e di altri lavoratori già mobilitati contro la
guerra come il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) di Genova,
il Gruppo Autonomo Portuali (GAP) di Livorno, l'Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università, Sanitari per Gaza,
Ferrovieri contro la guerra non sono ancora numerosi, ma proprio per
questo sono preziosi. Far conoscere su ampia scala la loro esistenza, le
attività che svolgono, i risultati che ottengono, le difficoltà che
incontrano e come vi fanno fronte è un modo per estenderne il numero.
Sono milioni i lavoratori contrari alla partecipazione del paese alla
Terza guerra mondiale, preoccupati per il futuro del paese e dei loro
figli e nipoti, sensibili al tema della solidarietà con il popolo
palestinese. La maggioranza di questi lavoratori si sente impotente di
fronte al corso generale delle cose ("che cosa posso fare io, tanto
decide chi siede a palazzo"?). Esempi di organizzazione e lotta dei
lavoratori come quelli indicati sopra sono ossigeno per tutti quei
lavoratori preoccupati, indignati, schifati ma che non hanno, da soli,
la capacità di organizzarsi o punti di riferimento a cui ispirarsi. Si
tratta di usare la forza dell'esempio per incoraggiarli e aiutarli a
organizzarsi, per far toccare con mano che si può fare e come, per dare
la spinta necessaria a superare la rassegnazione derivante dalle
sconfitte subite sotto la direzione dei revisionisti moderni e della
sinistra borghese e dall'abitudine alla delega ("lei non è pagato per
pensare, altri sono pagati per farlo") promossa dai padroni e alimentata
dai sindacati di regime, il timore di perdere il posto di lavoro e della
repressione, le mille sirene della diversione che la classe dominante fa
suonare, a tradurre la preoccupazione e l'indignazione in organizzazione
e azione. Spesso gli esponenti degli organismi di lavoratori già
esistenti sottovalutano l'importanza e la fecondità di una loro azione
specifica rivolta verso altri lavoratori che non sono ancora in lotta
(o, se si tratta di organismi che fanno capo a sindacati alternativi e
di base, verso i lavoratori iscritti ai sindacati confederali o a nessun
sindacato). Le diverse appartenenze sindacali hanno un peso (e il
settarismo delle organizzazioni sindacali non aiuta), ma non è solo
questo. "Se ci siamo organizzati noi senza che qualcuno ci prendesse per
mano, possono farlo anche gli altri" è l'idea che più o meno
coscientemente muove i loro esponenti. Con ognuno di essi bisogna far
leva sulla forza che ha il loro esempio, sul fatto che per un lavoratore
ha più peso se una cosa gliela dice un altro lavoratore come lui e che
se ognuno inizia da zero anziché usufruire degli insegnamenti
dell'esperienza già accumulata da altri lavoratori, le cose avanzano più
lentamente.

■ I sindacati alternativi e di base sono in campo in vari modi. Con le
manifestazioni nazionali del 24 febbraio 2024 e del 12 aprile 2025 a
Milano il SICobas ha assunto un ruolo di punta nel sostegno al popolo
palestinese contro il genocidio sionista e, anche per la composizione
dei suoi iscritti, nella mobilitazione dei lavoratori di origine araba e
musulmana. Il 20 giugno USB, CUB e SGB hanno indetto uno sciopero
generale nazionale "contro la guerra e l'aumento delle spese militari a
scapito della sanità, della scuola e dell'intero welfare, contro il
genocidio del popolo palestinese perpetrato dallo Stato d'Israele con la
complicità attiva del governo italiano e dell'Unione Europea" e
organizzato cortei e presidi davanti alla Leonardo di Firenze e di
Torino, al varco San Benigno del porto di Genova, sotto la prefettura a
La Spezia, sotto l'Assessorato alla Sanità di Pescara e in altre città.
All'USB sono iscritti i lavoratori protagonisti delle principali
iniziative di blocco del traffico di armi (CALP al porto di Genova, GAP
al porto di Livorno, Luigi Borrelli e altri lavoratori all'aeroporto di
Montichiari - Brescia); sempre l'USB ha lanciato la campagna "Il lavoro
ripudia la guerra" contro il carico e scarico di armi e l'obiezione di
coscienza nella ricerca, nella scuola e nell'università. La CUB ha
promosso il coordinamento Ferrovieri contro la guerra. L'azione dei
lavoratori avanzati iscritti a questi sindacati verso quelli iscritti
alla CGIL serve a contrastare le posizioni settarie all'interno dei
sindacati di base. Ma soprattutto è la leva per portare la CGIL a
mobilitare i propri iscritti non solo a scendere in piazza contro la
guerra, ma anche a bloccare il traffico di armi nella logistica, a
boicottare le aziende sioniste, ecc.

■ Le organizzazioni palestinesi operanti in Italia. Alcune di esse
(Giovani Palestinesi in Italia, Unione Democratica Arabo-Palestinese e
altre) sono più collegate a sindacati alternativi e di base come il
SICobas. Altre (come Boicotta-Disinvesti-Sanziona) sono più legate alla
CGIL, che ha più di 5 milioni di iscritti: 3 milioni sono lavoratori,
tra cui i circa 350mila iscritti alla FIOM (che ha una lunga tradizione
di lotta e che, con la mobilitazione contro il piano Marchionne del
2010-2011, ha dimostrato di poter diventare un centro di aggregazione
del movimento delle organizzazioni operaie e popolari su scala
nazionale) e alla FILT (che raccoglie più di 150mila lavoratori di
porti, aeroporti, ferrovie e trasporto pubblico locale). Il loro ruolo è
importante, sia verso le organizzazioni sindacali sia direttamente verso
i lavoratori: per estendere tra di essi la solidarietà con la resistenza
palestinese contro i crimini sionisti e trasformarla in ribellione,
organizzazione e lotta contro il governo Meloni, complice dei sionisti e
servo dei gruppi imperialisti USA-NATO.

■ I comitati ambientalisti, i collettivi studenteschi, gli esponenti
della società civile e le associazioni da loro promosse. Ogni ambito
della società è coinvolto nella Terza guerra mondiale, si tratta di
legare le esperienze di lotta dei lavoratori a quelle di altri settori:
_dagli studenti_ di ogni ordine e grado, con i bambini delle elementari
portati in gita scolastica nelle basi e caserme italiane e USA-NATO, con
gli adolescenti delle scuole medie superiori portati alla Leonardo e
altre aziende di armi tramite i percorsi di PCTO (ex alternanza
Scuola-Lavoro), con gli universitari coinvolti nei progetti di ricerca
bellica con agenzie NATO e sioniste; _ai giornalisti_ delle agenzie di
stampa, giornali e televisioni che sono colpiti direttamente o respirano
l'aria di censura che tira nelle redazioni; _agli agricoltori e
allevator_i a cui vengono sottratte risorse usate per il riarmo.
L'ambiente è sempre più compromesso dalle operazioni di guerra: i
metalli pesanti (uranio impoverito, torio, ecc.) contenuti negli
armamenti compromettono intere aree nel nostro paese (Sardegna, Sicilia,
Friuli Venezia Giulia) e all'estero, l'industria bellica consuma energia
e utilizza minerali e altre risorse che ricava dallo sfruttamento
selvaggio dei territori. Inoltre, comitati ambientalisti come Ultima
Generazione ed Extinction Rebellion sono una scuola per la lotta contro
il legalitarismo.

■ Gli esponenti delle amministrazioni regionali e comunali che hanno
deliberato di sospendere rapporti e accordi con lo Stato sionista di
Israele. Bisogna usare queste delibere per incitare alla lotta anche i
lavoratori più legalitari ("se lo dicono anche governatori e sindaci…"),
per mobilitare i lavoratori delle aziende controllate, partecipate, ecc.
da Regioni e Comuni a denunciare i casi in cui le amministrazioni
"predicano bene ma razzolano male" e a dare attuazione pratica a queste
delibere senza aspettare le disposizioni dall'alto, per spingere le
autorità locali a esercitare i poteri di cui dispongono per bloccare il
traffico di armi (ad es. dichiarare inaccessibili porti, aeroporti,
strade ecc. al transito di materiale bellico), per organizzare irruzioni
di lavoratori in altri consigli comunali e regionali affinché vengano
approvate analoghe delibere, ecc. In questo modo facciamo diventare le
iniziative delle amministrazioni a guida PD non un contentino per
smorzare il movimento contro la guerra e un canale di raccolta voti per
le prossime scadenze elettorali, ma uno strumento di organizzazione,
lotta ed elevazione della coscienza politica dei lavoratori, di messa
alla prova da parte dei lavoratori.

Le possibilità sono tante. Usarle richiede che prestiamo attenzione a
non privilegiare una data forma di lotta, ma partire da quella più
adeguata a mettere in moto o a far avanzare gli organismi e i singoli
con cui abbiamo concretamente a che fare: non volere subito il blocco
della nave dove invece il contesto si presta a iniziare con una
petizione o un appello e poi sviluppare i risultati. Visto che basta
esporre una bandiera palestinese per avere visite della polizia o
gridare "Palestina libera" al Teatro della Scala per essere licenziati,
va preparato da subito il terreno per far fronte alla repressione
poliziesca e padronale, in modo che quando arriva non faccia danni o per
lo meno non troppi. Creare ampie alleanze fin dall'inizio e rafforzare
la consapevolezza delle buone ragioni della propria lotta, di "essere
dalla parte giusta della storia", di non essere soli anche se la
repressione colpisce individualmente, sono il primo passo.

Bisogna anche mettere a punto una linea di intervento specifica per gli
operai delle industrie belliche, sperimentarla e poi precisarla,
arricchirla o correggerla, ed estenderla. Lo stesso vale per i
lavoratori italiani delle basi USA-NATO e delle agenzie sioniste. Nel
nostro paese sono direttamente impiegati nell'industria bellica
(Leonardo, RWM, Oto Melara, Iveco Defence Vehicles, ecc.) circa 75.000
lavoratori. Da una parte hanno condizioni salariali migliori rispetto
agli altri, dall'altra sono sottoposti al ricatto del licenziamento in
caso di protesta, al segreto professionale sul contenuto della
produzione, a un regime da caserma più rigido che in altre aziende e
altre forme di pressione. Anche solo per questo, mobilitarli contro la
guerra non è semplice, allo stesso tempo la loro mobilitazione è
importante. Fin da subito va dato ampio risalto e diffusione a prese di
posizione delle RSU di alcune di queste aziende contro il genocidio a
Gaza e la complicità del governo Meloni, vanno promosse le denunce e le
segnalazioni anonime, vanno incitati i lavoratori più decisi a
organizzarsi segretamente. Come? _Individuare_ uno o più colleghi
insofferenti per la situazione lavorativa e per il corso generale delle
cose, di cui ci si può fidare, con cui cominciare a discutere e
ragionare sulla situazione; _riunirsi_ lontano dagli occhi di spioni e
capi per decidere come attivarsi. _Si può iniziare_ inviando
segnalazioni anonime a giornali e organismi perché denuncino
pubblicamente quello che avviene nelle aziende produttrici di armamenti
(a chi vengono vendute, chi ci guadagna, ecc.), segnalando quando
partiranno i carichi di armi in modo che gruppi e organismi mobilitati
contro la guerra organizzino picchetti e blocchi, ecc.; preparando e
facendo circolare, con le dovute accortezze, volantini di protesta e
denuncia sulle condizioni di lavoro, sulla sicurezza in fabbrica o
semplicemente di denuncia del corso disastroso delle cose. Quanto più si
svilupperanno iniziative anonime di denuncia e protesta promosse da
gruppi di lavoratori delle aziende produttrici di armamenti, tanto più
difficile sarà per le autorità, i padroni e i sindacalisti asserviti ad
essi mettere i lavoratori delle aziende belliche contro altri settori di
lavoratori. _Il passo successivo_ è organizzare il rallentamento e il
boicottaggio della produzione (scioperi bianchi, segnalazioni anonime
all'Ispettorato del lavoro, alla Guardia di Finanza e altro).

Sfruttare le contraddizioni in campo nemico

A Roma il 5 aprile c'è stata una manifestazione nazionale contro la
guerra indetta dal M5S, il 7 giugno ce n'è stata un'altra indetta dal PD
e il 21 giugno, nonostante le spinte da più parti a farne una unitaria,
ce ne sono state due contemporaneamente: una indetta da "Stop Rearm
Europe" (coordinamento composto da organismi come Sbilanciamoci, Rete
Italiana Pace e Disarmo, Fondazione PerugiAssisi, Greenpeace Italia,
ARCI, ATTAC Italia, Transform Italia e altri), l'altra indetta da
"Disarmiamoli" (promosso da Potere al Popolo, Rete dei Comunisti, Unione
Sindacale di Base, Cambiare Rotta, Osa).

Quale dev'essere l'orientamento dei comunisti e dei rivoluzionari
rispetto alle mobilitazioni promosse dal PD e da organismi legati da
mille fili al PD, ai suoi cespugli e al resto dell'"opposizione"
parlamentare?

Starne alla larga perché abbassano il livello e gli obiettivi delle
mobilitazioni popolari significa abiurare il ruolo di avanguardia delle
masse popolari e rassegnarsi ad essere testimonianza di un'opposizione
al governo Meloni, alla Terza guerra mondiale, alla corsa al riarmo e al
corso disastroso delle cose, magari "dura e pura" e tenace, ma che di
fatto lascia campo libero ai promotori della mobilitazione reazionaria.
Tra le masse popolari l'opposizione alla guerra e più in generale il
malcontento per il corso delle cose determinato dal governo Meloni e dai
suoi padrini italiani e internazionali si trasformano sempre più in
mobilitazione e assumono forme organizzate. Solo in pochi casi il
malcontento è già oggi orientato da noi comunisti: non dobbiamo aver
timore di riconoscerlo, ma partire da questo dato di fatto e usare bene
questi pochi casi per aprire la strada. Il malcontento crescente è oggi
orientato dai sindacati alternativi e di base e da organismi di
movimento, in altri casi dai sindacati confederali e da associazioni e
partiti della sinistra borghese, in altri ancora da esponenti del PD e
della sua filiera, ma anche dalla Lega o addirittura dagli
scimmiottatori del fascismo del XX secolo (basta pensare alla
mobilitazione dei coltivatori e degli allevatori dell'anno scorso). I
comunisti devono intervenire ovunque ci sono masse popolari,
indipendentemente da chi le organizza e mobilita, portando parole
d'ordine e obiettivi giusti e lungimiranti. Devono intervenire in tutti
gli ambiti dove ci sono le masse popolari e operare per orientarle,
distinguendo le contraddizioni in seno al popolo da quelle tra masse
popolari e borghesia. Non bisogna aver timore di "sporcarsi le mani"
intervenendo in mobilitazioni promosse dalla sinistra borghese, dai
sindacati di regime, dal PD, ma anche dalla Lega e persino da CasaPound.
In questo modo "portiamo acqua al loro mulino"? No, in questo modo
operiamo per non lasciare a loro la direzione delle masse popolari che
oggi essi orientano e usiamo a questo fine la mobilitazione che loro
stessi promuovono. Quando le masse popolari sono in moto e lottano, è
più facile orientarle, "far venire i nodi al pettine" e portarle a
comprendere, attraverso la loro esperienza pratica, chi sono gli amici e
chi i nemici e conquistare via via gli elementi decisi a lottare fino in
fondo. Non dobbiamo stare ad aspettare che le masse popolari ci diano
ragione, si stacchino da queste organizzazioni e vengano a noi. Per
conquistare le masse, i comunisti devono andare dove esse sono oggi e
contendere sul campo la loro direzione, sostenendo le rivendicazioni che
le masse avanzano e orientandole su cosa fare per vincere le battaglie
che stanno conducendo: dato che ogni battaglia, ogni rivendicazione ha
alla base il sistema economico e politico vigente, lo sviluppo della
lotta porterà le masse allo scontro con la classe dominante. Sarà questa
l'esperienza concreta attraverso cui strapperemo le masse dall'influenza
dei falsi "amici del popolo" e dei gruppi reazionari.

***

Le armi non sono merci come le altre! Il Governo di Blocco Popolare
nazionalizzerà tutte le aziende produttrici di armi e di sistemi d'arma.
Già oggi bisogna lottare perché i loro prodotti siano destinati solo
alla difesa nazionale e allo scambio o alle forniture di solidarietà e
assistenza a Stati e organismi schierati contro l'imperialismo. Armi,
sistemi d'arma e prodotti che vengono usati per produrli non devono
finire nelle mani di Stati e organismi della Comunità Internazionale dei
gruppi imperialisti USA, sionisti, UE e associati.

***

Manifestazioni nazionali e mille iniziative di base contro la guerra

Nel loro contributo alla conferenza dell'Aja i compagni del P.CARC
parlano della "divergenza tra chi predilige le grandi mobilitazioni
nazionali e sostiene che le piccole iniziative servono a poco e non
incidono e chi invece, per una questione di sfiducia, è orientato solo a
fare piccole mobilitazioni" e spiegano che "le grandi mobilitazioni sono
utili e necessarie per 'contarsi', dare un segnale politico forte di
organizzazione e lotta alle masse popolari del paese, rafforzare più in
generale l'unità all'interno del Coordinamento Nazionale No Nato-CNNN.
Le piccole mobilitazioni sono necessarie per tessere la rete del CNNN,
legare al CNNN nuove forze e organizzare i singoli contatti che si
avvicinano a costruire nodi locali (ramificazioni) del Coordinamento".
Consideriamo un altro aspetto.

Le grandi manifestazioni nazionali di milioni di persone sono il
principale metro di misura e l'aspirazione massima di chi concepisce
come obiettivo del movimento contro la guerra quello di fare pressione
sul governo affinché cambi rotta. Oggi si danna perché l'opposizione
alla guerra, anche se diffusa, non sfocia in un movimento di massa come
quello contro la guerra in Iraq del 2003. Ma le masse popolari hanno
sperimentato che quella lotta contro la guerra, fatta di manifestazioni
per premere e chiedere ai governi dei gruppi imperialisti e alle loro
istituzioni internazionali di cambiare strada, non serviva: le oceaniche
manifestazioni dell'epoca non hanno fermato la guerra in Iraq. Quindi
perché dovrebbero ripeterla? Il governo Meloni come quelli delle Larghe
Intese che lo hanno preceduto sono governi della Repubblica Pontificia
che è dalla sua nascita nel 1948 un protettorato USA, legato ora anche
all'Unione Europea, istituzione dei gruppi imperialisti europei a loro
volta imbrigliati nella NATO, dominata dai gruppi imperialisti USA. Chi
chiede a simili governi di cambiare rotta è un illuso o un imbroglione.
Essi attuano il programma comune dei gruppi imperialisti che per far
fronte alla crisi generale del loro sistema eliminano le conquiste
strappate dalle masse popolari nel corso della prima ondata mondiale
delle rivoluzioni proletarie, devastano il territorio e inquinano sempre
più terra, mare e cielo, moltiplicano grandi opere ed eventi inutili se
non anche direttamente nocivi, hanno come campi di grande espansione
produttiva principalmente se non solo il turismo e la produzione
militare. Ma proprio questo determina un distacco crescente delle masse
popolari dalle istituzioni politiche della Repubblica Pontificia.

Le mille iniziative di base come quelle indicate sopra (coordinamento,
formazione di organismi di operai e altri lavoratori, blocchi, denunce
anonime, obiezione di coscienza, ecc.) scavano più a fondo. Estendono
l'organizzazione dei lavoratori e del resto delle masse, mettono in moto
nuove persone e mostrano loro che "si può fare", collegano organismi da
un capo all'altro del paese e rafforzano l'unità d'azione e i legami di
solidarietà, elevano la coscienza politica, insegnano a contare sulle
proprie forze e sulla forza dell'organizzazione anziché sulla
benevolenza e il buon senso della classe dominante, dei suoi esponenti e
delle sue autorità, coinvolgono e mettono alla prova tutti gli attuali
capi delle masse popolari organizzate, indeboliscono il campo nemico e
allargano le divisioni al suo interno. Sono meno appariscenti delle
manifestazioni oceaniche intorno ai palazzi del potere della classe
dominante, ma sono i mattoni con cui i comunisti costruiscono il nuovo
potere, quello delle masse popolari organizzate. Quello che, cresciuto
fino a un certo punto, porterà in piazza nuovamente milioni di persone a
prendere in mano i palazzi del potere.

_Rosa L._
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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell'Ordine borghesi,
una via consiste nell'usare TOR [vedere
https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.htmlcontatti/infocont.html
[3]], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere
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[3]].

Per difendersi dalla repressione e controllo dello Stato è necessario
attrezzarsi!
Uno degli strumenti più avanzati per difendersi su Internet è TAILS.

ISTRUZIONI E CONSIGLI PER L’USO DI TAILS [23] [23]



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https://attac-italia.org/stop-rearm-europe-calendario-e-assemblea-nazionale-27-settembre-a-roma/
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