[Hackmeeting] Lavoro di cura [Era Re: Comunicazione alla lis…

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Author: Agnese
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To: hackmeeting
Old-Topics: Re: [Hackmeeting] Comunicazione alla lista dall'assemblea di Hackmeeting
Subject: [Hackmeeting] Lavoro di cura [Era Re: Comunicazione alla lista dall'assemblea di Hackmeeting]
Il 29/06/24 18:21, no ha scritto:
>> Non è un problema di linguaggio, è che si perpetua  lo stereotipo del
>> maschio che si occupa dei motori ( oggi digitali) anche perché le
>> donne vanno maggiormente verso lavori di cura e di relazione meno
>> pagati, e che relazione vuoi avere con uno  schermo 15" e una GPU?



> da persone che con la tecnologia ci smanettano mi aspetterei che fossero
> capaci di vedere quanto lavoro di cura esiste nella relazione con un
> poweredger650/mikroticCRS326/altroapparatogenerico.ma nel dubbio
> esplicito due pensieri:
>
> mantenere aggiornato un sito/applicazione/server/router/salcazzo E'
> LAVORO DI CURA
> e magari questo puo' farci interrogare su come mai ci troviamo tanta
> roba abbandondata e non aggiornata.



Grazie no,

un piccolo episodio che mi ha fatto riflettere, il mio fedele smartphone
huawei che mi accompagnava da 6 anni ha cominciato a lasciarmi, prima
non era più aggiornabile (alcune app non le potevo usare) poi lo speaker
ha smesso di funzionare, non squilla, non si sente il vivavoce, etc.
Poi ha smesso di connettersi alla rete dell'operatore, quindi era
isolato. Riavvio, niente non prende, comincio a controllare nelle
impostazioni per capire perché non trova gestori, faccio una ricerca in
rete per capire le possibili cause, decido di aprirlo, smontarlo e
rimontarlo, lo estraggo dalla sua gloriosa custodia a libretto che lo ha
protetto per sei anni rendendolo così longevo, senza la sua custodia
sembra nudo ma... c'è qualcosa incastrato dentro? Lo osservo con
attenzione, è gonfio, la batteria si è gonfiata e contiene uno strano
liquido. Cerco di aprirlo ma vedo che come un moribondo se intervengo
troppo sui suoi equilibri lo uccido. Capisco che devo procurarmi un
altro smartphone se voglio fare telefonate.

Sono in una nota località marina verso sud. Presso il rivenditore di
elettronica locale che si chiama "La casa del televisore" trovo uno
xiaomi redmi note 9 pro con 8 giga di ram e 128 di spazio di
archiviazione, ricondizionato a 140 euro. Senza scatola, senza
caricatore, nudo e crudo pure lui, la tipa però gentilmente mi fa lo
sconto sul cavo originale.

Torno a casa e inizia l'abisso. Lo smartphone è infestato di pubblicità
e notifiche push. Come lo prendo in mano si aprono pubblicità che non
posso interrompere fino a che non ne ho visti 10 secondi. Pare un mio
racconto distopico [1]. Mi metto con santa pazienza a disinstallare le
app del male, spesso non si possono disinstallare perché sono app di
sistema, allora gli levo tutti i permessi, gli tolgo l'accesso alla
rete, disattivo le notifiche, so che rischio che alcune cose che mi
servono poi non mi funzioneranno più ma me ne sbatto, vado avanti
imperterrita e penso, perché non posso usare ancora il mio vecchio
huawei? (che comunque è vivo perché pur senza sim si connette al wifi e
mi consente di usarlo per la messaggistica e archivio).

È come stare su un pazzo ottovolante, anzi no, su un veicolo che va a
velocità spericolata e il cui controllo ci è totalmente precluso. Penso
a mio padre e a tutte quelle persone che quando devono cambiare
smartphone non hanno le forze di mettersi a disattivare tutto, penso
alle scarpe che vengono riparate, alle bici che se si buca una ruota la
cambi, alle macchine a motore che tanto ci hanno fatto penare e che però
se devi ripararla puoi aprire il cofano e metterci mano mentre ora per
quelle elettriche serve l'officina della casa madre con il software
proprietario.

Penso a tutto questo e penso che ci vuole cura, che nella relazione con
la tecnologia e con la tecnica stiamo perdendo il senso della cura
risucchiate in un vortice di innovazione coatta non richiesta.

Il mio vecchio smartphone è vissuto 6 anni perché ne ho avuto cura, e
ora conto di riconvertirlo a dispositivo per foto e archivio.

Non è vero che non ci si può affezionare a uno schermo o a una GPU,
assolutamente falso, sempre si crea una relazione con le macchine con
cui stiamo insieme, più che mai con gli smartphone che abbiamo sempre in
mano e la relazione affettiva viene nascosta sotto gli strati di rituali
digitali, automatismi che accettiamo come necessari e che ci precludono
la costruzione di un rapporto di cura reciproca con le macchine.

Strumento del potere, diceva qualcuno nei ten minutes che aveva così
rinominato il proprio smartphone per essere consapevole di cosa aveva in
mano ogni volta che lo prendeva in mano.

"ti voglio bene" recitava sul display il mio ex appena andato in
pensione. Forse ora che non è più un dispositivo attivo del sistema del
potere potrà diventare un compagno di giochi. Forse ora ci posso
sperimentare e costruire con lui un rapporto nuovo. In Fratelli Invalidi
di Egon Bondy in un mondo moribondo e crepuscolare gli unici presi bene
sono i pensionati invalidi, coloro che non sono più utili alla società.
Leggetelo, è bellissimo anche se credo fuori catalogo. Ma qui sto
divagando troppo.

Grazie ancora no per aver ripreso questo discorso della cura.

Un abbraccio
a

[1] https://ima.circex.org/storie/1-fuoricasa/g-IoT.html

--
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