[Pacifistat] La tecnologia non ci semplifica la vita, la ren…

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Author: Roberto Badel
Date:  
To: pacifistat
Subject: [Pacifistat] La tecnologia non ci semplifica la vita, la rende più frenetica
Articolo di Brett Scott

"Disponiamo di molta più tecnologia di qualsiasi altra generazione nella storia dell'umanità. Questo ci permette di fare le cose in una frazione di tempo rispetto a quanto potessero fare i nostri antenati. Ne consegue sicuramente che possiamo considerarci la generazione più rilassata di sempre.

Siete d'accordo?

Potreste trovare questa affermazione discutibile, ma, d'altro canto la pubblicità ci racconta che, l'intelligenza artificiale, i pagamenti digitali, le auto a guida autonoma e l'automazione in generale ci semplificano la vita.

Inoltre, abbiamo in tasca un potente computer che può funzionare come navigatore, traduttore, organizzatore di incontri, insegnante di meditazione e banchiere. Grazie quindi all'automazione di tutti questi compiti, abbiamo guadagnato un sacco di tempo libero.

Giusto?

Per rispondere correttamente alla domanda, abbiamo bisogno di riformularla in maniera più precisa.

Se ci chiedessimo: "lavoriamo meno di prima?" La risposta potrebbe essere ambigua. Nei Paesi ricchi si lavora meno di quanto facessero gli operai durante la rivoluzione industriale del XIX secolo, ma più dei nostri antichi antenati.

Se ci chiedessimo: "le nostre vite sono più tranquille e serene che mai?" La risposta sarebbe meno ambigua. Molte persone hanno la sensazione che la loro vita sia piuttosto frenetica. E non solo la società si aspetta che noi lavoriamo molto. Si aspetta anche che consumiamo molto.

Chiediamoci quindi: "siamo più rilassati che mai?" La risposta è no! Le persone sono stanche, stressate e in perennemente stremate. Il lavoro va oltre la quantità di tempo che si dedica a esso. Intagliare un telaio di una porta di legno per dieci ore nel 1600 era un'esperienza emotiva molto diversa dal saltare tra un centinaio di e-mail, riunioni e micro-compiti per quattro ore nel 2023.

I livelli di esaurimento sul posto di lavoro sono saliti alle stelle. Potremmo pensare di essere sfuggiti alla distopia delle fabbriche di sfruttamento della manodopera di Charles Dickens del XIX secolo, ma questo vale solo per i paesi più ricchi.

Purtroppo la nostra economia globale assegna il lavoro di fatica ai braccianti del Sud del mondo, mentre i lavoratori della classe media lavorano costantemente immersi nel mondo digitale che brucia l'attenzione e che vincola ben oltre il normale orario di lavoro.

Una serie di micro attività come controllare le e-mail mentre si fa colazione e promuovere se stessi via Instagram mentre si è in vacanza, si trasformano in una sorta di "mezzo lavoro". Persino i nostri consumi sono diventati un lavoro non retribuito: ogni atto di acquisto con una carta di credito, la visione di uno spettacolo in streaming o l'uso di Google Maps per raggiungere un concerto producono dati che addestreranno le IA gestite dalle grandi aziende tecnologiche.

È facile scrollare questi problemi come sottoprodotti involontari della vita digitale, un aspetto negativo necessario per ottenere quei grandi vantaggi che la tecnologia ci offre.

Tuttavia, per comprendere veramente la nostra situazione è necessario guardare a questo problema in modo sistemico. Viviamo in un'economia capitalistica globalizzata dove la tecnologia non viene mai usata per risparmiare tempo. Viene utilizzata per accelerare la produzione e il consumo al fine di espandere il sistema. La regola di base è questa: la tecnologia non rende le nostre vite più facili. Le rende più veloci e più rimpinzate di cose."

continua....

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