Questa settimana, cineforum in Boccaccio venerdì 5 giugno: sul maxi 
schermo all’aperto proietteremo "Les miserables", interessante spaccato 
dei conflitti che attraversano le periferie francesi (e non solo). Vi 
aspettiamo quindi dalle ore 21, ingresso gratuito e inizio puntuale 
della proiezione alle 21.30
https://boccaccio.noblogs.org/post/2020/06/03/cineforum-in-boccaccio-les-miserables/
Venerdì 5 giugno 2020 / FOA Boccaccio 003, via Rosmini 11, Monza / 
ingresso gratuito a partire dalle ore 21
Les misérables
Ladj Ly (Francia, 2019, 103')
IN CASO DI MALTEMPO L’INIZIATIVA E’ RIMANDATA A GIOVEDI’ 11 GIUGNO.
Praticare autogestione, condividere momenti di socialità slegati dal 
profitto, produrre pensiero e agire nel difficile contesto 
socio-economico che stiamo vivendo: sono alcuni degli obiettivi che ci 
poniamo nell'immaginarci i prossimi mesi in Boccaccio.
Queste cose ovviamente le vogliamo fare insieme a voi, riallacciando 
quanto prima relazioni e complicità che il lockdown ha messo in stand 
by.
Vi invitiamo dunque al nostro cineforum estivo per ricominciare a 
incontrarci e, nella semplicità di un'iniziativa di questo tipo, 
rimettere in moto energie e far circolare idee rispetto ai tempi che ci 
attendono, a come vogliamo decidere di attraversarli, dentro e fuori le 
mura di via Rosmini.
L'iniziativa avrà luogo negli ampi spazi esterni del centro sociale e, 
nel rispetto delle sensibilità di tutti/e in questa delicata fase, 
metteremo in pratica i piccoli accorgimenti necessari affinché lo spazio 
e la sua frequentazione vengano percepiti come sicuri.
Troverete pertanto sedie distanziate e ambienti sanificati, per il 
resto, come già abbiamo scritto in queste settimane, crediamo nella 
capacità delle persone di agire in maniera responsabile, tutelando se 
stesse e gli altri.
Vi aspettiamo!
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Victor Hugo con  I miserabili aveva cercato di mettere in un libro “il 
destino e in particolare la vita, il tempo e in particolare il secolo, 
l'uomo e in particolare il popolo, Dio e in particolare il mondo”; 
l’ispirazione della prima opera di finzione di Ladj Ly (dopo la coregia 
del bellissimo documentario A voce alta – La forza della parola) è 
dunque dichiarata fin dal titolo che ricalca letteralmente quello di uno 
dei monumenti della storia della letteratura e non solo perché è 
ambientato nella Montfermeil dove Hugo fa muovere parte dei suoi 
personaggi intorno alla locanda dei Thénardier. La vocazione – vedi 
ambizione – del giovane regista nato e cresciuto nella stessa banlieue, 
è infatti realizzare un affresco storico, sociale, politico (come lo era 
d’altra parte anche il documentario sulla competizione di arte oratoria 
all’università di Saint-Denis) e di metterlo, questa volta, in forma di 
finzione narrativa. Per questo Ladj Ly sceglie di calare la sua materia 
nel poliziesco e di farlo spingendo sugli stilemi del genere (inteso in 
una declinazione action decisamente più americana che europea) che 
adatta a mettere in scena la vita dei quartieri della periferia 
parigina.
Il destino, la vita, il tempo e soprattutto l’uomo sono al centro del 
racconto che ruota intorno a tre flic incaricati di tenere sotto 
controllo la situazione tra i casermoni di periferia in cui l’equilibrio 
è sempre sul punto di saltare. I tre (uno nero e uno bianco radicati, 
ognuno a suo modo, nelle dinamiche del quartiere, e poi il novizio 
appena trasferito da Cherbourg), a bordo della loro Peugeot grigia si 
muovono nel dedalo degli hlm tra le vie ingombre di detriti, il campo da 
calcio, i giardinetti, l’ufficio del cosiddetto “Sindaco”, il kebabbaro 
punto di riferimento della comunità islamica: osservano, controllano, 
intervengono dalla strada. Non vegliano perché vegliare prevede di 
mantenere una distanza che non possono avere in mancanza di una 
soluzione sistemica. Si muovono dal basso, allo stesso livello degli 
abitanti, non dissimili, mai davvero uguali, tutti parte dello stesso 
meccanismo in cui l’unica via è assecondare le pressioni e le tensioni 
per evitare che esplodano.
Questa negazione della possibilità di un ordine sociale ri-stabilito 
diventa per Ladj Ly anche la negazione di uno sguardo esterno agli 
avvenimenti (oggettivo si potrebbe dire): tutto è portato dentro 
all’azione continuamente e senza sosta, la narrazione è totalmente 
immersa, la macchina da presa segue, incalza, racconta, senza prendere 
mai posizione perché non ci sono in fondo né buoni né cattivi. Gli unici 
che provano a reagire riprendendosi quella distanza necessaria sono i 
bambini, i soli – non a caso - che riescono a osservare da “fuori”, 
dall’alto, dai tetti, attraverso un drone o dietro uno spioncino, i soli 
a poter provare – forse - a scardinare questo ordine non costituito. La 
scelta di Ladj Ly diventa però anche il limite del film che asseconda la 
narrazione senza riuscire a dominarla fino in fondo, ritrovandosi a più 
riprese a svicolare, scegliendo la soluzione più semplice, senza osare 
davvero, senza, appunto, prendere per davvero una posizione.
http://www.cineforum.it/recensione/I-miserabili