Author: sowdust Date: To: hackmeeting Subject: Re: [Hackmeeting] virus tracking e sorveglianza
Scusate ho risposto al thread sbagliato :D
Ripropongo:
Ciao a tutt*,
Sono d'accordo con tutte le critiche indirizzate alla scelta di una
facile soluzione tecnologica a un problema di altra natura, così come
condivido in pieno le osservazioni sulla componente di specchietto per
le allodole che in parte questa soluzione rappresenta.
Penso però che questo approccio, quello di rivolgersi alla dea tecnica
(soprattutto, in questi anni, se "smart", "app", "cloud",
"blockchain"...) per invocare una soluzione miracolosa, sia parte di
contesto storico che è molto più grande e pervasivo del singolo
episodio. Criticabile, da criticare, ma non ignorabile. Penso inoltre
che sia inevitabile che una soluzione di questo genere non possa
rappresentare un caso isolato: non si tratterà necessariamente di
tracciamento dei contatti, ma la semplice digitalizzazione della PA è in
corso e in futuro mi aspetto che diversi strumenti dello Stato con cui
si ha avuto a che fare in passato si sposteranno dagli uffici e dagli
archivi ai nostri smartphone.
Quindi riflettevo: rimanendo necessaria la critica agli aspetti
principali della questione, non potrebbe però essere importante
concentrarsi anche sul fatto che l'applicazione, che costituirà un
precedente, sia fatta rispettando tutti i requisiti che si ritengono
importanti? In questo caso, le premesse non mi sembrano terribili:
assunzione su base volontaria, codice open source, rispetto massimo
possibile della privacy. Impegnarsi a valutare che i requisiti vengano
rispettati, criticare eventuali mancanze di ogni tipo (l'assunzione non
è realmente su base volontaria? La notifica mi arriva via SMS
vanificando tutti gli sforzi di anonimizzazione? L'app mi espone a
rischi? La scelta dell'azienda che se ne è occupata è stata fatta in
maniera trasparente e oculata? Sono state eseguite le necessarie
verifiche di sicurezza? ecc.) Inoltre il momento mi sembra propizio per
la diffusione di una consapevolezza e magari alcune conoscenze di base a
persone normalmente avulse da concetti di privacy e sorveglianza: in
molti sono a casa con molto tempo disponibile (a parte chi lo impiega a
studiare per diventare virologo...); il serpeggiante sentimento di
sfiducia nelle istituzioni potrebbe addirittura essere utile alla
valorizzazione della propria privacy.