Author: Michele Riccio Date: To: pacifistat Subject: [Pacifistat] Manifestazione-Conferenza contro il Governo della
paura e del razzismo - Sabato prossimo - Teatro Italia
Vi giro un volantino per la manifestazione di Sabato al Teatro Italia contro il governo e il razzismo
Ciao Michele
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"Prima gli italiani" è la risposta che il governo Salvini - Di Maio dà alle paure di un elettorato disorientato, che non sa più come affrontare le tempeste del mondo globalizzato. E’ una parola d'ordine che respingiamo, perché non risolve nessun problema. Ma soprattutto perché divide i lavoratori secondo l'appartenenza nazionale, nel mito di una patria comune da difendere.
Il governo sovranista rifiuta la cittadinanza agli stranieri che vivono e lavorano in Italia da molto tempo, addirittura ai figli degli immigrati nati in Italia: un problema che nemmeno il Pd ha avuto il coraggio di risolvere.
Il ministro dell'Interno dice che vuole chiudere le frontiere a nuovi arrivi, aggiungendo ai tentativi già fatti dal precedente governo lo sprezzo razzista per uomini, donne e bambini che rischiano la morte in mare, dopo essere stati torturati nei lager libici.
Ma i migranti continueranno ad arrivare, perché una società parassitaria ed invecchiata ne ha bisogno. Di fatto, il governo sovranista ne rifiuta l'integrazione: continueranno ad essere lavoratori senza diritti, mano d'opera a basso costo per uno sfruttamento senza limiti.
I lavoratori coscienti sanno che l'unica loro forza è nel numero e nell'organizzazione.
Perciò rifiutano il ringhio sovranista, che divide la nostra classe in salariati di pelle A e salariati di pelle B.
Al governo della paura e del razzismo rispondiamo: prima i proletari! Prima i salariati di qualunque condizione, dai tecnici produttori delle grandi fabbriche al nuovo precariato nei servizi, dagli uffici nei grattacieli delle banche ai frutteti spaccaschiena. Senza distinzione di nazionalità, di religione o di colore della pelle. È un interesse elementare di classe ed è un principio comunista e internazionalista, che deve vivere nella lotta.