-------- Messaggio Inoltrato --------
Oggetto:     Da Amensty international su Gaza
Data:     Tue, 1 May 2018 13:21:53 +0200
Mittente:     Rete della Pace <retedellapace@???>
*Dopo le uccisioni e i ferimenti illegali dei manifestanti di Gaza, 
necessario embargo sulle armi a Israele*
Sulla base delle sue recenti ricerche, Amnesty International ha concluso 
che nel corso delle proteste della*“Grande marcia del ritorno”*, a Gaza 
*l’esercito israeliano ha ucciso e ferito manifestanti palestinesi che 
non costituivano alcuna minaccia imminente*.
Nel corso delle *proteste dei venerdì*, iniziate il 30 marzo, i soldati 
israeliani hanno *ucciso 35 palestinesi e ne hanno feriti oltre 5500*, 
in alcuni casi arrecando intenzionalmente danni potenzialmente letali.
Pertanto, Amnesty International ha rinnovato la sua richiesta ai governi 
affinché, dopo la sproporzionata risposta alle manifestazioni nei pressi 
della barriera che lo separa dalla Striscia di Gaza, sia imposto un 
*embargo sulle armi dirette a Israele*.
“/Da quattro settimane il mondo assiste con orrore agli attacchi dei 
cecchini e di altri soldati, perfettamente protetti, che da dietro la 
barriera colpiscono i manifestanti palestinesi con proiettili veri e gas 
lacrimogeni. Nonostante le ampie condanne internazionali, l’esercito 
israeliano non ha ritirato l’ordine illegale di sparare contro 
manifestanti disarmati”/, ha dichiarato *Magdalena Mughrabi*, 
vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa 
del Nord.
“/Il tempo delle simboliche dichiarazioni di condanna è finito. La 
comunità internazionale deve agire concretamente e fermare l’afflusso di 
armi e di equipaggiamento militare a Israele. Non farlo significherà 
continuare ad alimentare gravi violazioni dei diritti umani contro 
uomini, donne e bambini che già vivono nella sofferenza a causa del 
crudele blocco imposto da Israele contro Gaza. Queste persone stanno 
semplicemente protestando contro la loro insopportabile condizione di 
vita e chiedono il diritto di tornare nelle loro case e nei loro 
villaggi in quello che oggi è Israele”/, ha aggiunto Mughrabi.
*Gli Usa sono il principale fornitore di materiale e tecnologia militare 
a Israele*e hanno assunto l’impegno di fornire, nei prossimi 10 anni, 
aiuti militari per un valore di *38 miliardi di dollari*. Ma anche altri 
paesi – tra cui *Francia, Germania, Italia e Regno Unito*– hanno 
autorizzato grandi quantità di forniture.
*Manifestanti colpiti alle spalle*
Nella maggior parte dei casi analizzati da Amnesty International, i 
manifestanti uccisi sono stati colpiti sulla parte superiore del corpo, 
come la testa e il petto, in alcuni casi mentre davano le spalle ai 
soldati israeliani. Testimonianze oculari, riprese video e immagini 
fotografiche lasciano intendere che molti di loro sono stati *uccisi o 
feriti in modo intenzionale*mentre non ponevano alcuna minaccia.
*Mohammad Khalil Obeid*, un calciatore di 23 anni, è stato colpito a 
entrambe le ginocchia il 30 maggio *nei pressi del campo di al-Breij*. 
In quel frangente, stava riprendendo sé stesso dando le spalle alla 
barriera. Il _video_ 
<
http://mondoweiss.net/2018/04/appears-palestinians-footballer/>, 
pubblicato sui social media, mostra che nel momento in cui è stato 
colpito si trovava in una zona isolata, lontano dalla barriera, e*non 
sembrava rappresentare alcuna minaccia alla vita dei soldati israelian*i.
*Ferite mai viste dai tempi del conflitto del 2014*
I medici dell’ospedale europeo e di quello di *Shifa*, nella città di 
Gaza, hanno dichiarato ad Amnesty International che molte delle gravi 
*ferite che hanno curato erano agli arti inferiori*, come le ginocchia, 
di un genere mai visto dal conflitto di Gaza del 2014.
Molti feriti hanno riportato *gravi danni alle ossa e ai tessuti*, così 
come ferite da fori di uscita tra i 10 e i 15 millimetri e *rischiano di 
subire ulteriori complicazioni, infezioni, paralisi o amputazioni*. Il 
gran numero di ferite alle ginocchia, che aumentano la probabilità di 
frammentazione del proiettile, sono particolarmente preoccupanti e 
lascerebbero intendere che l’esercito israeliano possa intenzionalmente 
infliggere ferite mortali.
Secondo esperti militari e medici legali che hanno esaminato le immagini 
delle ferite, molte sono *compatibili con quelle causate dai fucili 
d’assalto Tavor*, di fabbricazione israeliana, dotati di *munizioni di 
5,56 milllimetri*. Altre chiamano in causa i*fucili M24*, *prodotti 
dalla statunitense Remington*, dotati di munizioni da caccia di *7,62 
millimetr*i, che si ingrandiscono ed espandono all’interno del corpo.
Secondo _*Medici senza frontiere*_ 
<
https://www.doctorswithoutborders.org/article/gaza-palestinians-suffer-severe-gunshot-wounds-during-clashes>, 
la metà degli oltre 500 pazienti trattati nei suoi centri presentavano 
ferite “in cui il proiettile ha letteralmente distrutto i tessuti dopo 
aver polverizzato l’osso”.
“/La natura di queste ferite illustra come i soldati israeliani stiano 
usando armi militari ad alta velocità per causare il massimo danno a 
manifestanti palestinesi che non pongono un’imminente minaccia nei loro 
confronti. Questo apparentemente voluto tentativo di uccidere e ferire è 
profondamente preoccupante, oltre che del tutto illegale. In alcuni casi 
sembra essersi trattato di uccisioni deliberate, una grave violazione 
delle Convenzioni di Ginevra e un crimine di guerra”/, ha commentato 
Mughrabi.
“/Se Israele non assicurerà indagini efficaci e indipendenti che diano 
luogo a processi nei confronti dei responsabili, il Tribunale penale 
internazionale dovrà aprire un’indagine su tali uccisioni e gravi 
ferimenti in quanto possibili crimini di guerra e garantire che i 
responsabili saranno portati di fronte alla giustizia”/, ha sottolineato 
Mughrabi.
Secondo il ministero della Sanità di Gaza, alla data del 26 aprile il 
*totale dei feriti era stimato a 5511*(*592 bambini, 192 donne e 4727 
uomini*), *1738 dei quali colpiti da proiettili veri*. Circa la metà 
delle persone ricoverate presentava ferite alle gambe e alle ginocchia, 
225 al collo e alla testa, 142 all’addome e al bacino, 115 al petto e 
alla schiena. Finora, sono state necessarie 18 amputazioni.
Tra le persone morte a seguito delle ferite vi sono quattro minorenni 
tra i 14 e i 17 anni e due giornalisti, che indossavano giubbotti 
protettivi che li identificavano con chiarezza come tali. Molti altri 
sono stati feriti.
Gli *ospedali di Gaza*stanno gestendo con difficoltà l’elevato numero di 
feriti a causa della *scarsità di forniture mediche, energia elettrica e 
gasolio causata dal blocco israeliano e dalle divisioni politiche 
palestinesi*. Nel frattempo, *Israele ha ritardato o rifiutato il 
trasferimento di alcuni pazienti bisognosi*di cure specialistiche 
d’urgenza disponibili in altre parti dei Territori, a causa della loro 
partecipazione alle proteste.
_*Yousef al-Kronz*_ 
<
https://www.amnesty.org/en/documents/mde15/8223/2018/en/>, un 
giornalista di 20 anni, ha subito l’amputazione della gamba sinistra 
dopo che le autorità israeliane gli avevano _negato il permesso_ 
<
https://www.amnesty.org/en/documents/mde15/8223/2018/en/>di ricevere 
cure mediche urgenti a Ramallah. A seguito di un’azione legale di gruppi 
per i diritti umani, ha potuto poi lasciare Gaza e operarsi per evitare 
l’amputazione dell’altra gamba.
Personale paramedico in servizio a Gaza ha riferito ad Amnesty 
International delle *difficoltà di evacuare i manifestanti feriti a 
causa dei gas lacrimogeni esplosi contro di loro*e nei pressi degli 
ospedali da campo.
*Uccisioni e ferimenti potenzialmente letali illegali*
Nonostante gli organizzatori della “Grande marcia del ritorno” avessero 
ripetutamente dichiarato che le proteste sarebbero state pacifiche si 
sarebbero svolte mediante sit-in, concerti, competizioni sportive, 
discorsi e altre attività pacifiche, l’esercito israeliano ha rafforzato 
il suo schieramento alla barriera collocandovi carri armati e altri 
veicoli militari, soldati e cecchini e ha dato ordine di sparare a 
chiunque si trovasse nel raggio di diverse centinaia di metri di 
distanza dalla barriera stessa.
Sebbene alcuni manifestanti abbiano cercato di avvicinarsi alla 
barriera, abbiano lanciato pietre in direzione dei soldati e dato fuoco 
a pneumatici, le informazioni raccolte da Amnesty International e dai 
gruppi per i diritti umani israeliani e palestinesi mostrano che *i 
soldati israeliani hanno colpito manifestanti privi di armi, 
giornalisti, personale medico*e altre persone che erano distanti dalla 
barriera da 150 a 400 metri e che non ponevano in essere alcuna minaccia.
In una richiesta alla Corte suprema di ordinare la fine dell’uso dei 
proiettili veri per disperdere le proteste, le associazioni per i 
diritti umani *Adalah e Al Mezan*hanno presentato _12 video_ 
<
https://www.adalah.org/uploads/uploads/Petition_Snipers_April_2018.pdf>pubblicati 
sui social media in cui persone prive di armi, tra cui donne e bambini – 
in alcuni casi, mentre _sventolavano bandiere palestinesi_ 
<
https://www.facebook.com/GNNA.NOW/videos/2060729004254594/>o 
_scappavano_ 
<
https://www.facebook.com/GNNA.NOW/videos/2057415574585937/>dalle 
vicinanze della barriera – sono stati colpiti dai soldati israeliani.