Ciao care/i. Se siete d'accordo, firmate e fate girare.
Sandra
*Da:*Paola Manduca [
mailto:paolamanduca@gmail.com]
*Inviato:* venerdì 30 giugno 2017 21:06
*A:* wexgaza@??? <
mailto:wexgaza@gmail.com>; Paola Manduca
*Oggetto:* appello per Gaza- prego di dare attenzione-urgente - e firmare
Care/i
vi invio un appello che sarà lanciato come _appello mondiale_
segue, come sapete, già altri appelli da parte palestinese, da gruppi di 
diritti umani e di professionisti della salute e a questi si associa nel 
tentativo di farne un momento di pressione _collettivo e riconoscibile 
come punto di consenso di molte parti nel mondo_
un modo di ottenere questo effetto è di _lanciarlo con le prime varie 
centinaia di firme in contemporanea nel mondo_ e insieme mandarlo ai 
suoi destinatari che sono UN parlamento, UN human right council, 
parlamento europeo, parlamentari nazionali e europei, e ad istituzioni 
attive a Gaza come OMS, UNDEP, UNICEF, Unrwa
il 17 luglio c'è in consiglio dei ministri degli esteri europei e dal 
gruppo europeo delle associazioni per la Palestina questa riunione 
  veniva indicato come un target per sollevare il problema.
dunque penso che si definirà di lanciare il call prima ma non troppo di 
quella data 12-14 probabilmente.
a quelli che tra voi avevano già firmato l'appello per la apertura di 
Gaza da parte dell'Europa e la costruzione del porto, rimando anche 
questo call, sperando che vogliate firmarlo
a tutti voi chiedo di  firmare scrivendo a
wexgaza@??? <
mailto:wexgaza@gmail.com>
spero che presto avremo un sito per raccogliere in modo meno laborioso 
le firme
ma iniziamo cosi
le firme  raccolte prima della data di uscita saranno mandate insieme 
all'appello e poi continueremo a raccoglierne dopo almeno per un mese.
quello che spero facciate, oltre a firmare voi stessi  e le vostre 
associazioni, è  farlo circolare, avvisando che NON va pubblicato FINO A 
DATA COLLETTIVA ma che si può appunto già firmare
sarà inviata ai firmatari una seconda mail appena la data di uscita è 
definita.
a quel momento, quel giorno stesso, speriamo che ognuno aiuti a che  che 
vada su tutti i siti ed in tutte le liste possibili! in ogni paese e 
possibilmente ai giornali e radio e TV
se qualcuno tra voi ha contatti in altri paesi che possano essere 
interessati a collaborare in qualsiasi di queste attività, contattateli 
e dili di contattarmi
qui anche la versione inglese
vi prego di passare la raccomandazione di firmare e prepararsi, ma non 
publicare senza un segnale di via.
buona salute a tutti
Paola Manduca, Prof. Genetics
Genoa, Italy
*Gaza deve vivere per la vita di tutta la Palestina *
*appello per una campagna internazionale *
La vita della popolazione di Gaza è seriamente messa in pericolo e noi, 
cittadini/e del mondo, associazioni, gruppi e confessioni sentiamo la 
responsabilità di agire laddove le Risoluzioni hanno fallito, e porre 
alla attenzione internazionale questo lento genocidio.
Prima di tutto il nostro sguardo si appunta sull'assedio, imposto dalle 
Autorità israeliane e attivamente sostenuto dal Governo Egiziano. Con un 
concorso di colpa anche di quei loro alleati che, in modo attivo o 
passivo, persistono nel privare la popolazione di Gaza dei diritti 
umani, dì rifornimenti essenziali, di medicine, di trattamento del 
sistema fognario, di acqua potabile ed elettricità, di libertà di 
movimento.
Non si tratta di una catastrofe naturale, ma prodotta dall'uomo.
Il lento strangolamento di Gaza mette in luce non solo il sacrificio di 
quella popolazione civile, ma anche le nozioni di autonomia, libertà e 
la sopravvivenza stessa della Palestina.
Come cittadini/e del mondo, la nostra responsabilità e interesse nei 
confronti del popolo di Gaza è chiedere la loro liberazione, passo 
essenziale per la liberazione e la conservazione della Palestina.
A coloro che chiedono “Ma chi ci guadagna dalla sopravvivenza di Gaza?” 
le risposte sono ovvie: due milioni di esseri umani che vivono a Gaza, 
tre milioni di esseri umani che vivono in Cisgiordania e a Gerusalemme.
Gaza è sotto assedio da 10 anni. L'accordo per il cessate il fuoco del 
2014 tra le fazioni e il Governo di Gaza con le Autorità israeliane 
comprendeva negoziati per aprire le frontiere di terra e fornire un 
porto di mare, in modo tale da alleggerire l'assedio.
Nei tre anni successivi, con rare eccezioni di qualche atto 
irresponsabile, Gaza per parte sua ha onorato l'accordo. Ma non è 
avvenuto lo stesso da parte di Israele: attacchi di bassa intensità, 
dalla terra, dal mare e dall'aria quasi quotidiani e uccisioni di almeno 
30 abitanti di Gaza, tra cui pescatori. E le Autorità egiziane, invece 
di mettere in pratica l'accordo da loro favorito, hanno stretto 
l'assedio e aumentato la sofferenza, bombardando e allagando tunnels e 
mettendo in pratica una quasi totale chiusura della frontiera con Gaza, 
l'unico punto di transito alternativo per persone, cibo, medicine e 
molti rifornimenti civili la cui entrata non è permessa da Israele.
Israele non ha rispettato nemmeno gli accordi elaborati con le Nazioni 
Unite per l'entrata dei materiali da costruzione per ricostruire le 
migliaia di case distrutte.
Si contano ormai migliaia di morti per mancanza di medicine, di cure 
come radioterapia e chemioterapia, per mancanza di strumenti per la 
diagnostica e la cura, e aumenteranno inevitabilmente per l'inquinamento 
ambientale, la povertà e la conseguente malnutrizione dei settori più 
fragili della popolazione, in particolare i bambini. La carenza di 
elettricità, carburante, la mancanza di fognature e dell'acqua è 
insostenibile e insopportabile, e incide sulla salute pubblica. Il 
crollo delle attività produttive e commerciali causaoltre il 40% di 
disoccupazione, con la conseguente disperazione di una popolazione per 
lo più giovane.
L'Unione Europea, attualmente silenziosa, non è stata neanche in grado 
di mantenere i suoi impegni preesistenti. Ancor più chiaro il suo 
fallimento nel tenere aperto il passaggio di Rafah secondo il meccanismo 
ancora attivo EUBAM. Analogamente è stato abbandonato un progetto 
approvato per un porto a Gaza. Entrambi questi impegni erano contenuti 
negli accordi 2014 per la cessazione delle ostilità.
Le Nazioni Unite hanno fallito nella applicazione delle loro tante 
Risoluzioni.
Anche i recenti appelli del Palestinian Human Rights Organisations 
Council (PHROC), dei Physicians for human rights, la denuncia di Gisha e 
le tante denunce che si susseguono, ci sollecitano a sviluppare una 
campagna internazionale per Gaza, non solo con richieste sull'emergenza, 
ma presentando una lista di bisogni strutturali da soddisfare.
La lista degli interventi è lunga – perché l'inazione è stata ancora più 
lunga. E crescerà, se non interviene un cambiamento. Ma il tempo per 
agire è breve se si vuole che le decisioni siano efficaci.
I diritti alla salute e alla vita possono essere garantiti solo da un 
sistema sanitario pienamente funzionante, dalla fornitura di 
infrastrutture essenziali, da una economia che funzioni. Sono condizioni 
che dovrebbero essere fornite dalle autorità che mantengono l'assedio: 
ma in mancanza di scadenze precise e senza sanzioni il Diritto 
Umanitario internazionale che richiede che gli occupanti provvedano ai 
bisogni della popolazione occupata è stato trascurato e violato troppo a 
lungo; adesso il tempo è scaduto.
Mentre si concerta un piano integrato per la messa a disposizione di 
strumenti e si fanno i primi passi per una pressione internazionale 
sulle Autorità israeliane affinché adempiano alle loro responsabilità e 
obblighi derivanti dal diritto internazionale, è necessario essere 
pronti a rispondere direttamente ai bisogni fondamentali del popolo 
Palestinese e farlo in un quadro di indipendenza dalle parti che queste 
necessità negano, mantenendo l'assedio.
Dunque chiediamo alla Comunità internazionale degli Stati, alla Unione 
Europea e alle Nazioni Unite di agire immediatamente e per un piano di 
azione a lungo termine. Ci sono già fondi congelati e progetti per 
rispondere a molte di queste richieste.
- Fornitura immediata e stabile di medicine, presidi medico chirurgici, 
strumentazione medica e sue componenti, per ripristinare molto 
rapidamente quanto manca per provvedere alla salute e garantirne il 
mantenimento.
- Immediata disposizione di una linea stabile di fornitura di carburante 
per generare energia e nuovi cavi per coprire le necessità, mentre a 
Gaza si ricostruisce un secondo impianto di produzione.
- Apertura immediata e stabile 24/7 del passaggio di Rafah attraverso 
EUBAM.
-Impianto di desalinizzazione della misura adeguata a provvedere acqua 
potabile per l'intera comunità.
- Costruzione del porto e nel frattempo attivazione temporanea di un 
servizio di piccoli battelli per passeggeri e piccoli carichi, con la 
terra più vicina, Cipro.
- Fornitura di impianti di energia solare per tutte le strutture 
ospedaliere che servono più di 500 pazienti al mese e ai dipartimenti 
per cure specialistiche avanzate indipendentemente dal numero di 
pazienti e, nel frattempo, fornitura temporanea di carburante per 
coprire le necessità dai generatori esistenti.
- Fornitura di cemento ed altri materiali necessari per la ricostruzione 
delle abitazioni, già accertate da Nazioni Unite e UNRWA.
- Ricostruzione ed espansione, come necessaria, del distrutto sistema 
fognario.
- Costruzione di servizi e impianti di riciclaggio e smaltimento dei rifiuti
- Garantire accesso indipendente alla comunicazione satellitare e 
telefonica
- Garantire la possibilità di produrre e utilizzare prodotti locali per 
scambi economici all'estero, per comprare dall'estero prodotti per il 
consumo sul mercato libero
Se si verificano queste condizioni il lavoro potrà ricominciare e anche 
il settore dell'istruzione migliorerà, a Gaza tornerà la circolazione di 
beni e danaro, e i giovani potranno avere un futuro.
Non è più accettabile il lento genocidio imposto al popolo di Gaza.
La libertà di vivere del popolo di Gaza è la sola sana leva per un 
processo democratico in Palestina e la autodeterminazione del suo popolo.
Dunque è anche il solo piano realistico per la pace. Agire adesso!
*Contatto:*
wexgaza@???