In scena Alessia De Blasi, Maria Margherita Manco e Francesca Caricato
IL “TEATRO DANTÈS - ART FACTORY” PRESENTA “LE TRE DONNE: BERENICE, LIGEIA, MORELLA”, ADATTAMENTO DA EDGAR ALLAN POE
Per la regia di Antonio Duma, con le musiche originali di Davide Manzone
Nella splendida cornice del Teatro “Garibaldi” di Gallipoli, andranno in scena ossessioni, saperi misteriosi e arcani e, infine, la sconfitta della morte! Il tutto nello spettacolo “Le Tre Donne: Berenice, Ligeia, Morella”, un libero adattamento da Edgar Allan Poe, per la regia di Antonio Duma, con le musiche originali di Davide Manzone. Tre donne sul confine con l'aldilà, tre incubi, tre storie d'amore esasperato in cui le protagoniste hanno la forza di trascinare nell'inferno dell'orrore e della dannazione gli uomini che le hanno amate. Le “Tre Donne” saranno interpretate da tre giovani e promettenti attrici salentine: Alessia De Blasi, Maria Margherita Manco e Francesca Caricato.
Dopo lo spettacolo, ci sarà una degustazione di una selezione di vini delle “Cantine Bonsegna”. Lo spettacolo andrà in scena il prossimo Lunedì 31 Ottobre, presso il “Teatro G. Garibaldi”, alle 21; biglietto d’ingresso 7,00 €.
I tre racconti proposti sono stati scritti tra il 1835 e il 1838 da Edgar Allan Poe, scrittore e poeta statunitense. Sono la ricostruzione morale e fisica delle “Tre donne”, la cui bellezza e intelligenza rappresentano, per lo stesso autore, motivo di un ingannevole incanto, che lo condurrà a un’esistenza di dolore. Un dolore fatto di conflitto con la morte, di terrore di figure mostruose, che appaiono dai reconditi antri della sua mente, influenzata dal piacere intellettivo di una conoscenza e di un sapere a volte esasperati e ossessivi, ricondotti emblematicamente alle figure di Berenice, Morella e Ligeia.
C’è, dunque, uno stretto legame nei racconti che ritraggono le figure delle “Tre donne”. Le tre figure, che l’autore minuziosamente descrive nella loro bellezza esteriore e interiore, sono avvolte da un alone di fascino, dapprima etereo, vagamente divino, e, infine, irreale, quasi spettrale. Un alone di fascino che, forse, anche ingannevolmente, attrae lo stesso autore, fatalmente ammaliato dall’energia dei sentimenti e delle emozioni della graziosa Berenice, della conoscenza sapiente e misteriosa dell’opprimente e malinconica Morella e dell’immortale Ligeia. A differenza delle donne, l’autore non ama, o, meglio, è la perdita delle donne, causata da morti improvvise, a fargli considerare “amore” quell’affetto, quella stima che provava nei loro confronti, quell’ossessione per il loro sapere o per le loro particolari “anomalie”. Sarà la mente, la ragione a condurre le sue emozioni: il ragionamento, le meditazioni saranno il suo modo di comprendere il mondo e di concepire la relazione con le donne. Rimanendo, comunque, succube delle donne e della loro intellettuale essenza. Concludendo che senza di essa, senza di esse, non potrà vivere. Nello scritto originale di Edgar Allan Poe, da cui è tratto questo lavoro teatrale, il protagonista-autore finisce per sentirsi privato della guida dei propri sentimenti, vedendo nella tragedia della morte delle “tre donne” l’origine del suo dolore fisico e psicologico.
(Gabriele De Blasi, 338 4771579, gabriele.deblasi@???)