Licenziamenti Ericsson: da Genova a Pisa una mobilitazione comune della sinistra antiliberista
Giugno 2016: la Ericsson annuncia decine di licenziamenti per un processo di ristrutturazione nazionale   che   coinvolge   quasi   400   lavoratori.   
Sono   interessati   anche   Genova   e   Pisa,   poli importantissimi   della   multinazionale   per   i   quali   si   prevedono   o   si   sono   previsti   anche l'investimento diretto o indiretto di ingenti risorse pubbliche: sia in progetti di ricerca, sia in infrastrutture (come il Parco Tecnologico Erzelli a Genova). 
Di fatto questi investimenti, volti a favorire iniziative industriali ad alto impiego di ricerca e sviluppo, si rivelano inattuali e le spese in parte non riesigibili. 
Le istituzioni hanno investito in ricerca per costruire tessuti economici di punta, che spingessero sull'innovazione e l'alta qualità, ma l'hanno fatto sulla base di un'idea superata di “sviluppo”, che ha favorito gruppi grandi e potenti senza spingere sulla costruzione di un sano tessuto economico indipendente che mettesse a frutto le competenze costruite col sistema formativo del Paese nei diversi territori, senza finanziare direttamente posti di lavoro in ambiti strategici dell'economia che oggi potrebbero anche sostenersi da soli. 
Così si sono messe nelle condizioni di essere inermi davanti a questi colossi, e ora è evidente che sono state beffate.
Ma che fa in questa situazione il governo italiano? 
Anziché lavorare per tutelare gli interessi dei propri cittadini e delle proprie cittadine, preferisce prestarsi ad iniziative di propaganda con Ericsson,   partecipando   al   suo   meeting   annuale.   
E   questo,   dopo   che   la   multinazionale   si   è rifiutata di sedersi al Mise per discutere dei tagli annunciati.
Chi era a Genova nel 2001 non può non vedere ora in quello che accade ciò che aveva previsto, e che aveva denunciato senza essere ascoltato. 
Il comportamento di Ericsson è frutto di un'idea predatoria dell'economia: le multinazionali sottraggono risorse ad un territorio e poi, quando hanno incassato tutto quello che possono, scappano. 
Senza nessuna responsabilità sociale, senza crisi.  Anzi, permettendosi di parlare di crescita: la propria, naturalmente. 
Noi crediamo che chi riceve   finanziamenti   pubblici   ne   debba   essere   responsabile.   
Quindi,   nel   quadro   attuale,   la Ericsson   deve   restituire   quanto   ha   avuto,   e   devono   essere   bloccate   le   ulteriori   forme   di finanziamento previste.
La Legge di Stabilità 2014 ha introdotto il principio della restituzione dei contributi pubblici ricevuti da aziende che delocalizzano, ma i requisiti sono tali da renderlo inutilizzabile: che senso   ha   parlare   di   delocalizzazione   in   paese   extra-UE   e   perdita   del   50%   dell'occupazione, quando   le   aziende  possono  fare  assunzioni  precarie   e  trasferimenti   giocando  sui   numeri  dei lavoratori e delle lavoratrici e potendo sostenere che non delocalizzano affatto?
Noi, consiglieri comunali di Genova e Pisa, nel 2001 eravamo alla manifestazione contro il G8: oggi,   conseguenti   con   quello   che   abbiamo   sempre   detto   e   fatto,   esprimiamo   sostegno   esolidarietà   nei   confronti   dei   lavoratori   e   delle   lavoratrici   nella   loro   vertenza   con   i   vertici aziendali di Ericsson. 
Chiediamo il ritiro del Piano di ristrutturazione e licenziamenti e la tutela di tutti i posti di lavoro. 
Contemporaneamente, lavoriamo perché i principi del neoliberismo su cui l'azienda si muove vengano finalmente messi in discussione a partire dalle loro fondamenta.
A   Pisa   abbiamo   ottenuto   l'approvazione   di   un   atto   di   indirizzo   per   una   legge   regionale sull'insediamento di multinazionali nei nostri territori, subordinandone la presenza al rispetto di criteri di politica industriale basati sul principio dello sviluppo sostenibile e della responsabilità sociale e ad una serie di vincoli per non permettere delocalizzazioni speculative. 
A Genova siamo riusciti a far approvare un ordine del giorno sulla tutela occupazionale, che chiede coordinamento tra le istituzioni locali interessate dalla vertenza in modo da aprire un  confronto con il Governo e le Regioni, affinché i bandi per lo sviluppo della banda ultra larga prevedano per chi partecipa incentivi e vincoli per l’occupazione e gli investimenti in Italia.
E' solo l'inizio del percorso che abbiamo aperto  nei  territori in cui lavoriamo e che da oggi proseguiremo   insieme,   perché   non   deve   più   accadere   che   un   singolo   territorio   sia   solo   ad affrontare colossi.
Ciccio Auletta, Antonio Bruno, Cliza Nicolella, Giampiero Pastorino, Marco Ricci
(consiglieri comunali di Genova e Pisa)
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antonio bruno  
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capogruppo Fds Consiglio Comunale Genova 
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