Mercoledì 10 settembre dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale
di Genova, 641° ora in silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito
altre info su
www.orainsilenzioperlapace.org
*_Obama esige più spese in armi e piùtaglial walfaire. Nulla da dire? _*
Sovente si leggono appelli e moniti degli economisti, non sempre
giustificati.
Una volta che ce ne sarebbe uno da scrivere e far sottoscrivere con la
massima urgenza, odo invece un silenzio assordante.
Barack Obama è venuto in Europa recitando il motto "la libertà si paga".
Tradotto in soldoni questo vorrebbe significare che i paesi dell'Europa
appartenenti alla cosiddetta "Alleanza" Atlantica dovrebbero aumentare
le spese militari portandole ad un livello di rapporto deficit/Pil annuo
del 2%.
Nel caso dell'Italia si tratterebbe di un aumento dello 0,8% visto che
attualmente le spese militari si attestano ad un già elevato 1,2%.
Inutile dire a degli economisti che posta l'esistenza di un vincolo
totale di rapporto deficit/Pil ad un livello pari al 3% un simile
aumento del rapporto deficit/pil relativo alle spese militari si
tradurrebbe in una di queste tre ipotesi:
1) Una riduzione della restante spesa pubblica a deficit pari ad uno
0,8% con tagli feroci al Welfare state;
2) Un aumento della tassazione pari (ad almeno) lo 0,8% del Pil con
relativo collasso degli investimenti produttivi (privati);
3) Un mix dei punti 1 e 2
In sostanza il signor Barack Obama è venuto in Europa a chiedere la
morte dell'Europa ed in particolare dei paesi in crisi economica e fiscale.
Nessun economista è disposto a scrivere un appello e/o a sottoscriverlo
su un argomento così cruciale?
Temo di no (tranne qualche lodevole eccezione che sono certo lo
farebbe). Di uomini del coraggio di Bertrand Russell ce ne sono pochi in
giro (per chi non lo sapesse si schierò contro l'intervento della Gran
Bretagna nella prima guerra mondiale perdendo il suo lettorato
all'Università e finendo addirittura in galera per otto mesi).
Così va il mondo. Oggi Don Abbondio studierebbe alla Bocconi.
/Giuseppe Masala -Megachip.globalist.it/