[Forumlucca] articolo di giornalista israeliana su Palestina

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Author: Annamaria
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To: la città donne, senonoraquando, forumlucca
Subject: [Forumlucca] articolo di giornalista israeliana su Palestina
ricevo da Anita Sonego, presidente della Commissione P. O. del comune di
Milano e da Maria Nadotti questo articolo della giornalista israeliana
Amira Hass che inoltro.
annamaria
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*La disfatta morale di Israele ci perseguiterà per anni.*


*Abbiamo superato I 1.000 morti palestinesi. Quanti altri ancora?*


di Amira Hass,


Haaretz
<http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/.premium-1.607550>28
luglio 2014

Se la vittoria si misura in base al numero dei morti, allora Israele e
il suo esercito sono dei grandi vincitori. Da sabato, quando ho scritto
queste parole, a domenica, quando voi le leggete, il numero [dei morti
palestinesi] non sarà più di 1.000 (di cui il 70-80% civili), ma anche
di più.[sono 1200 ndt]

Quanti altri ancora? Dieci corpi, diciotto? Altre tre donne incinte?
Cinque bambini uccisi, con gli occhi semichiusi, le bocche aperte, i
loro piccoli denti sporgenti, le loro magliette coperti di sangue e
tutti trasportati su una sola barella? Se vittoria vuol dire causare al
nemico una pila di bambini massacrati su una sola barella, perché non ce
ne sono abbastanza, allora avete vinto, capo di stato maggiore Benny
Gantz e ministro della Difesa Moshe Ya'alon, voi e la nazione che vi ammira.

E il trofeo va anche alla Nazione delle Start Up, questa volta alla
start up premiata per sapere e riferire il meno possibile al maggior
numero possibile di mezzi di comunicazione e siti web internazionali.
"Buon giorno, è stata una notte tranquilla" ha annunciato plaudente il
conduttore della radio militare giovedì mattina. Il giorno precedente il
felice annuncio, l'esercito israeliano ha ucciso 80 palestinesi, 64 dei
quali civili, compresi 15 bambini e 5 donne. Almeno 30 di loro sono
stati uccisi durante quella stessa notte tranquilla da una devastante
cannoneggiamento, bombardamento e fuoco di artiglieria israeliana, e
senza contare il numero di feriti o di case distrutte.

Se la vittoria si misura con il numero di famiglie distrutte in due
settimane -- genitori e bambini, un genitore e qualche bambino, una
nonna e alcune nuore, nipoti e figli, fratelli e i loro bambini, in
tutte le variabili che si possono scegliere -- allora noi siamo i
vincitori. Ecco qui i nomi a memoria: Al-Najjar, Karaw'a, Abu-Jam'e,
Ghannem, Qannan, Hamad, A-Salim, Al Astal, Al Hallaq, Sheikh Khalil, Al
Kilani. In queste famiglie, i pochi membri sopravvissuti ai
bombardamenti israeliani nelle scorse due settimane invidiano la loro morte.

E non bisogna dimenticare la corona di alloro per i nostri esperti
giuridici, quelli senza i quali l'esercito israeliano non fa una mossa.
Grazie a loro, far saltare in aria una casa intera -- sia vuota o piena
di gente -- è facilmente giustificato se Israele identifica uno dei
membri della famiglia come obiettivi legittimi ( che si tratti di un
importante dirigente o semplice membro di Hamas, militare o politico,
fratello o ospite della famiglia).

"Se questo è ammesso dalle leggi internazionali" mi ha detto un
diplomatico occidentale, scioccato dalla posizione a favore di Israele
del suo stesso Stato, "vuol dire che qualcosa puzza nelle leggi
internazionali."

E un altro mazzo di fiori per i nostri consulenti, i laureati delle
nostre esclusive scuole di diritto in Israele e negli Stati Uniti, e
forse anche in Inghilterra: sono certo loro che suggeriscono
all'esercito israeliano perché è consentito sparare alle squadre di
soccorso palestinesi e impedirgli di raggiungere i feriti. Sette membri
delle equipe mediche che stavano cercando di soccorrere i feriti sono
stati uccisi da colpi sparati dall'esercito israeliano in due settimane,
gli ultimi due solo lo scorso venerdì.Altri sedici sono stati feriti. E
questo non include i casi nei quali il fuoco dell'esercito israeliano ha
impedito alle squadre di soccorso di arrivare sulla scena del disastro.

Ripeterete sicuramente quello che sostiene l'esercito:"Le ambulanze
nascondevano dei terroristi" -- poiché i palestinesi non vogliono
veramente salvare i loro feriti, non vogliono veramente evitare che
muoiano dissanguati sotto le macerie, non è questo che pensate? Forse
che i nostri acclamati servizi di sicurezza, che in tutti questi anni
non hanno saputo scoprire la rete di tunnel, sa in tempo reale che in
ogni ambulanza colpita direttamente dal fuoco dell'esercito, o il cui
cammino per salvare persone ferite è stato bloccato, ci sono davvero
palestinesi armati? E perché è ammissibile salvare un soldato ferito al
prezzo del bombardamento di un intero quartiere, ma non è consentito
salvare un anziano palestinese sepolto sotto le macerie? E perché è
proibito salvare un uomo armato, o meglio un combattente palestinese,
ferito mentre respingeva un esercito straniero che ha invaso il suo
quartiere?

Se la vittoria si misura con il successo nel provocare trauma permanenti
a un milioneottocentomila persone (e non per la prima volta) che si
aspettano in ogni momento di essere giustiziati -- allora la vittoria è
vostra.

Queste vittorie si aggiungono alla nostra implosione morale, la
sconfitta etica di una società che ora si impegna a non fare
un'auto-analisi, che si bea nell'autocommiserazione a proposito di
ritardi nei voli aerei e che si fregia dell'arroganza di chi è di è
libero da pregiudizi. È una società che ovviamente è in lutto per i
propri oltre 40 soldati uccisi, ma allo stesso tempo indurisce il
proprio cuore e la propria mente di fronte a tutte le sofferenze e al
coraggio morale ed eroismo del popolo che stiamo attaccando. Una società
che non capisce quale sia il limite oltre il quale l'equilibrio delle
forze gli si ritorcerà contro.

"In tutte le sofferenze e la morte " ha scritto un mio amico da Gaza "
ci sono tante manifestazioni di tenerezza e di gentilezza. Le persone si
prendono cura le une delle altre, si confortano a vicenda. Soprattutto i
bambini, che cercano il modo migliore per aiutare i loro genitori. Ho
visto tanti bambini di meno di 11 anni che abbracciano e consolano i
loro fratellini più piccoli, cercando di distrarli dall'orrore.
Cosìgiovani e già si prendono in carico qualcun altro. Non ho incontrato
un solo bambino che non abbia perso qualcuno -- un genitore, una nonna,
un amico, una zia o un vicino. E penso: se Hamas è nato dalla
generazione della prima Intifada, quando i giovani che tiravano pietre
sono stati presi a fucilate, cosa nascerà dalla generazione che ha
sperimentato i ripetuti massacri degli ultimi sette anni?"

La nostra sconfitta morale ci perseguiterà per molti anni in futuro.

Traduzione di Amedeo Rossi




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