[NuovoLab] Bilancio di Genova: salvare servizi pubblici esse…

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Author: Antonio Bruno
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Subject: [NuovoLab] Bilancio di Genova: salvare servizi pubblici essenziali
La discussione sul bilancio previsionale del Comune di Genova e' una delle piu' difficili di questi anni.
Non bisogna arrendersi alle imposizioni governative (forsennati tagli e normative che, contrariamente al pronunciamento elettorale del giugno 2011, inducono a privatizzazioni).
Invece di tagliare spese militari e grandi opere speculative, le manovre governative hanno ridotto di piu' di 50 milioni di euro i trasferimenti verso il Comune di Genova.
Questo taglio, insieme al crollo delle entrate extratributarie (23 milioni) e all'imposizione di considerare in parte corrente circa 38 milioni di euro, dovuti ad avanzi di amministrazione e vendita immobili, vanifica gli sforzi di economia che l'Amministrazione Comunale ha fatto questo anno con circa 75 milioni di euro di risparmi nella spesa corrente.
All'appello mancherebbero circa 37 milioni.
Molti settori dell'intervento sociale sono a rischio: in particolare interventi per minori, disabili, senza fissa dimora. Anche l'impatto con l'occupazione e' grave; si parla di 300 posti di lavoro in meno.
Per far fronte a questa sciagura vengono avanzate alcune proposte: alcune irricevibili (svendere partecipazioni di aziende a capitale pubblico, in contrasto con la volonta' degli elettori che si sono espressi per la tutela dei servizi pubblici), altre controverse dal punto di vista dell'immagine (aumento di un punto percentuale dell'IMU sulla prima casa, che potrebbe non incidere sui cittadini non abbienti, se le indiscrezioni di questi giorni sulla cancellazione o la riparametrazione dell'imposta saranno confermate).
A guardare i numeri la causa di tutto questo e' una norma prevista dalla legge di stabilita' che obbliga i comuni a considerare spendibili le entrate per avanzi di amministrazione e per vendita immobili solo in parte conto capitale e non in spesa corrente.
E' necessario trovare la forma giuridica per impiegare quelle entrate per coprire servizi sociali o disobbedire alla legge di stabilita' (e nello stesso tempo obbedire alla Costituzione) e impiegare quei soldi direttamente in spesa corrente, come ha fatto il Comune di Napoli a proposito dell'assunzione di 200 maestre in barba al patto di stabilita', uscendone vincitore anche di fronte alla Corte dei Conti.

Non possiamo eludere questo problema; e' profondamente ingiusto contrapporre i diritti dei piu' deboli al diritto alla mobilita, alla gestione dei servizi pubblici esenziali, che non possono essere fonte di profitto per i privati.

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antonio bruno
benincomune.weebly.com
339 3442011