[foa_Boccaccio003] 10 Febbraio 2013 | From International Sol…

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Author: F.O.A. boccaccio003
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To: FOA Boccaccio 003 - Monza
Subject: [foa_Boccaccio003] 10 Febbraio 2013 | From International Solidarity Movement, South Hebron Hills, Palestina Occupata.

Marco ha deciso di resistere alla deportazione ed urgono DONAZIONI per
far fronte alle spese legali

Aggiornamento del 10 febbraio: attivista ISM in sciopero della fame!

Dave e Marco sono detenuti nel carcere di Givon e rischiano la
deportazione.

Uno di loro, Marco Di Renzo (54 anni), ha deciso di iniziare uno
sciopero della fame da stasera(ieri sera per chi legge) in solidarietà
con i prigionieri politici palestinesi e per protestare contro la sua
espulsione illegittima. Ha deciso anche di smettere di prendere i sui
farmaci per la pressione sanguigna, esponendo la sua vita a seri rischi
date le sue condizioni di salute dovute ad una precedente tiroidectomia.

Le accuse contro di lui sono la presenza in una zona militare chiusa e
l’aver aggredito un soldato con la sua macchina fotografica, accusa
questa completamente falsa.


10 Febbraio 2013 | International Solidarity Movement, South Hebron
Hills, Palestina Occupata.

Due attivisti dell’ISM (International Solidarity Movement), sono stati
arrestati nel villaggio di Canaan e si trovano ora di fronte ad un
procedimento di espulsione. Ci si aspetta che giungano di fronte al
tribunale a Gerusalemme nel corso della giornata.

Forze di occupazione israeliane ieri hanno sventato due tentativi da
parte di attivisti palestinesi di stabilire un nuovo villaggio vicino
Yata, nelle colline a sud di Hebron, per protestare contro la politica
d’insediamenti illegali di Israele. L'avamposto, denominato "Canaan
Village", è il quinto di una serie di accampamenti di protesta che sono
stati messi in atto in seguito alla costruzione di Bab Al-Shams il mese
scorso. L'obiettivo di questi villaggi improvvisati è quello di
riappropriarsi della proprietà palestinese della terra, attraverso
azioni concrete, e di protestare contro gli insediamenti illegali di
Israele.

Sabato mattina presto, circa 30 attivisti sono stati bloccati nel loro
tentativo di costruire le tende, vicino all’insediamento Karmel, dai
soldati israeliani che sono arrivati ​​sulla scena per rimuovere il
telaio in acciaio delle tende e confiscare parte del materiale. "Siamo
venuti qui per costruire un villaggio palestinese su terra palestinese,
e per utilizzare liberamente la nostra terra nel modo che vogliamo. In
quanto palestinesi, abbiamo il diritto di possedere questa terra."
Dichiara Younis Araar, attivista e coordinatore dei comitati popolari
nel sud della West Bank.

Per nulla scoraggiati dal rapido intervento dell'esercito e la
demolizione delle tende, gli attivisti si sono riorganizzate e si sono
spostati vicino a Tuwani per ricostruire il villaggio intorno alle ore
9. Circa 40 attivisti, utilizzando il materiale residuo, hanno costruito
una tenda e l’hanno circondata con dei muri di pietra, piantando nel
suolo la bandiera palestinese. Così il villaggio di Canaan è stato
ripristinato come proprietà palestinese in una zona di terra che si
trova sotto la minaccia di confisca a causa delle estensioni previste
per il vicino insediamento di Ma'on.

Il numero dei manifestanti è cresciuto, a poco a poco la popolazione
nelle vicinanze e altri attivisti si sono aggiunti e sono entrati in
azione, fino a raggiungere circa le 120 persone. Mezz'ora dopo l’arrivo
dei manifestanti, l'esercito è arrivato sul posto ed ha dichiarato
l'area, fra i canti degli attivisti palestinesi, zona militare chiusa.
L'esercito ha poi utilizzato grandi quantità di “skunk water”(l’acqua
chimica puzzolente) contro i manifestanti. Dopo aver disperso la folla,
i soldati hanno sparato il getto d’acqua direttamente contro la tenda e
gli attivisti che si erano rifiutati di abbandonarla, nonostante l'odore
terribile, causando il crollo della tenda stessa sotto la pressione
dell’acqua. Gli attivisti hanno abbandonato la tenda e l'esercito ha
assunto il controllo dello spiazzo dove era situata la tenda, ormai
distrutta.

Tuttavia, i manifestanti si sono rifiutati di abbandonare la zona ed
hanno continuato a cantare rivolti verso i soldati. Vari giornalisti,
fotografi e videoreporter si trovavano sul posto ed hanno documentato
gli eventi. Senza alcun motivo apparente, i soldati improvvisamente
balzarono in avanti, afferrando un videoreporter palestinese nel
tentativo di arrestarlo, il che ha suscitato l’intervento della folla di
attivisti che hanno funto da scudo nel tentativo d’impedire l’arresto.
Sono seguiti scontri tra decine di manifestanti ed i soldati, che hanno
condotto a numerosi arresti, tra cui almeno tre giornalisti ed un
volontario italiano dell’ISM. Poco dopo, una donna è rimasta ferita a
causa del tentativo di arresto da parte dei soldati, suscitando, di
conseguenza, ulteriori scontri tra esercito ed i manifestanti che hanno
cercato di proteggerla. Il risultato è stato un ulteriore arresto di un
altro palestinese ed un volontario inglese dell’ISM. Secondo un
portavoce dell'esercito, sono stati arrestati cinque palestinesi durante
l’azione.

In seguito alla tenda rubata dall'esercito, ed ai diversi fotografi e
videoreporter arrestati ed intimiditi, la protesta sembra perdere il suo
vigore e la sua organizzazione intorno alle ore 11. Anche se gli
abitanti dei villaggi e altri attivisti hanno continuato a manifestare,
non sono state coordinate ulteriori azioni e l’esercito non è
intervenuto ulteriormente per disperdere i manifestanti. Nel corso delle
successive 3 o 4 ore, le persone erano per lo più sedute nella zona,
sparse nel campo e nella strada che porta ad esso, chiacchierando tra
loro, con l'esercito in piedi a guardare. Solo un paio di dozzine di
persone sono rimaste davanti, di fronte alla fila dei soldati. Queste
ultime, tuttavia, sono riuscite a raccogliersi in due lunghe file,
proprio di fronte ai soldati, per recitare la preghiera Dhuhr, in un
magnifico atto di resistenza non-violenta.

Nonostante la breve esistenza del villaggio Canaan, questa è parte di
una serie incoraggiante di villaggi di protesta sorti nel corso
dell'ultimo mese. Mentre la Cisgiordania ha visto un aumento delle
azioni di attivismo diretto nel corso delle ultime settimane, la
comunità internazionale sta diventando sempre più critica nei confronti
della politica degli insediamenti illegali di Israele e delle altre
azioni in netta violazione del diritto internazionale. Segni questi di
speranza per il popolo palestinese e per la loro lotta per la giustizia
e la dignità.

Nel giorno del boicottaggio dei prodotti agricoli israeliani, Marco
decide di resistere all’espulsione e di unirsi in sciopero della fame in
solidarietà con i prigionieri politici palestinesi.
Le spese legali hanno un costo di qualche migliaia di euro, chi volesse
dare il suo contributo lo può fare attraverso questo link
https://www.paypal.com/it/webapps/mpp/send inserendo luposolo@???
come e-mail.



Rete Italiana ISM
http://italy.palsolidarity.org/
http://www.facebook.com/ReteItalianaIsm

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Chiediamo di diffondere questa comunicazione attraverso i vostri
contatti,
social media e canali di informazione perché siamo consapevoli che i
media main stream non hanno interesse a riportare la verità riguardo
l’occupazione in Palestina.
Leggi anche "Perchè vi chiediamo di collaborare nella diffusione delle
informazioni riguardo l’occupazione della Palestina"
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