Re: [Intergas] Le due facce di Rosarno: il degrado dei ghett…

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Author: Ileana
Date:  
To: tonino
CC: intergas
Subject: Re: [Intergas] Le due facce di Rosarno: il degrado dei ghetti e la cooperazione solidale
ciao Tonino
ognuno di noi nel suo gas può certamente raccogliere beni di prima
necessità da mandare a San Ferdinando.
Per poterci organizzare dovremmo sapere per tempo quando e dove faranno
la prossima raccolta.
Ti puoi informare e mandare in lista le indicazioni?
grazie ciao
Ileana




Il 20/12/2012 8.41, tonino@??? ha scritto:
> In allegato trovate le foto della tendopoli di San Ferdinando e del
> ghetto che a ridosso di questa cresce ogni giorno insieme ad alcuni
> scatti realizzati durante la raccolta nei campi di SOS Rosarno.
>
> Come diceva Albert Einstein "è nel pieno delle difficoltà che nascono
> le opportunità". Nel momento forse più basso dell'annoso scandalo
> nazionale rappresentato dai ghetti in cui vivono stagionalmente a
> migliaia i braccianti di Rosarno, nascono progetti che fanno fiorire
> l'alternativa e ne partoriscono di nuovi.
>
> Così, a partire dal lavoro sul campo di AFRICALABRIA, DONNE E UOMINI
> SENZA FRONTIERE, PER LA FRATERNITÀ, la collaborazione tra SOS ROSARNO e
> LE GALLINE FELICI, già inaugurata col progetto Sbarchi In Piazza,
> conosce un nuovo e inedito sviluppo solidale attraverso la mobilitazione
> delle nostre reti per una gara di solidarietà verso i braccianti di
> Rosarno.
>
> IN QUESTE SETTIMANE I CAMION DELLE "GALLINE" CHE PERCORRONO L'ITALIA PER
> LA CONSEGNA DEGLI AGRUMI TORNANO CARICHI DI SOLIDARIETÀ PER I DANNATI
> DEL GHETTO DI SAN FERDINANDO (VEDI COMUNICATO DI AFRICALABRIA
> SOTTOSTANTE), BENI DI PRIMA NECESSITÀ CHE NELLA PIANA VENGONO RICEVUTI
> DAL MAGAZZINO DEI PRODUTTORI DI SOS ROSARNO E DISTRIBUITI COI LORO
> FURGONI.
>
> Una riprova di come il "capitale delle relazioni" sia in grado di
> autovalorizzarsi molto meglio di quello finanziario e, a fronte dei
> disastri prodotti dal secondo, sia capace a volte di fare miracoli e
> sopperire con la cooperazione orizzontale alle negligenze di uno stato
> criminale.
>
> per chi volesse partecipare, servono:
>
> SACCHI A PELO, COPERTE, MATERASSI, GIACCHE A VENTO, CIBO NON DEPERIBILE.
>
>
>
>
>
>
> ROSARNO:
>
> RAZZISMO DI STATO E STRATEGIA DELL'ABBANDONO
>
> Rosarno atto secondo. Qualunque cosa succeda all'epilogo, la trama di
> questo film è già delineata nei suoi elementi essenziali, a definirlo
> come un remake dell'antecedente capitolo intitolato "La rivolta di
> Rosarno". Cambia l'epilogo, però, ché a dispetto degli allarmi,
> dannosi e irresponsabili, urlati da diversi politici e ripresi con
> sensazionalismo dalla stampa, nessun fantasma di nuova rivolta
> s'aggira per i campi della piana. A rendere più drammatica la storia
> invece, questa volta, un morto, anzi due... a farci capire come la
> violenza evidente esplosa in strada nel 2010 da entrambe le "parti"
> sia stata solo manifestazione occasionale di una violenza più profonda
> e feroce, quotidiana, strutturale.
>
> Perché chi muore per una rissa, come il ragazzo ucciso in tendopoli a
> settembre, o per un "incidente" annunciato, come il giovane padre di
> 34 anni travolto qualche giorno fa in contrada Fabiana, non è solo
> vittima di chi ha materialmente compiuto il fatto. È soprattutto
> vittima delle circostanze che quel fatto hanno reso possibile e di chi
> quelle circostanze ha determinato, tanto più quando sono circostanze
> nient'affatto inevitabili e fatali, anzi evitabilissime, se solo lo
> stato, in entrambi i casi, avesse adempiuto ai suoi doveri. VITTIME
> DELLO STATO, questo sono. Delle leggi che ne determinano la condizione
> legale di precarietà e dell'indifferenza verso le condizioni di vita
> di chi in questa precarietà è costretto a muoversi e, quindi, a
> vendersi. Per dirlo con una metafora, se si tende un filo a 100 metri
> d'altezza, tra i due poli della "clandestinità" e della
> "regolarità", e s'inducono masse di persone a percorrerlo in gara
> per raggiungere la meta, è inevitabile che prima o poi qualcuno cada.
>
> È proprio questo il gioco di uno stato criminale e irresponsabile,
> ch'è venuto in pompa magna a Rosarno e con la voce del MINISTRO
> RICCARDI ha dichiarato che niente sarebbe stato più come prima,
> all'annuncio dell'apertura della tendopoli resa effettiva nel
> febbraio di quest'anno per eliminare i vergognosi ghetti. OGGI CHE LA
> TENDOPOLI VIENE PIAN PIANO ASSORBITA DA UN GHETTO DI BARACCHE COSTRUITE
> NEL FANGO, NOI CONSTATIAMO CHE INVECE TUTTO È PROPRIO COME PRIMA, SOLO
> CHE I GHETTIZZATI SONO STATI DEPORTATI NEL DESERTO DELLA ZONA
> INDUSTRIALE PER NON DISTURBARE. TUTTO È COME PRIMA A COMINCIARE DALLA
> CONSAPEVOLE INDIFFERENZA DELLE ISTITUZIONI NAZIONALI ALLE CONDIZIONI IN
> CUI DA VENT'ANNI IN QUESTO ED ALTRI TERRITORI SI TROVANO A VIVERE
> MIGLIAIA DI BRACCIANTI STAGIONALI. Gente ch'è qui per lavorare,
> sennò non ci verrebbe a stagione ma ci resterebbe sempre... gente che
> da tanti anni gira le campagne d'Italia e tiene in vita
> un'agricoltura che scarica sul costo lavoro le strozzature del
> mercato. O ancora gente che ha conosciuto altri lavori e altre
> condizioni di vita, altri progetti oggi spazzati via dalla crisi.
>
> Per loro, la linea del rigore inaugurata dal governo tecnico e benedetta
> dal Presidente della Repubblica vuol dire che se non servono più devono
> scomparire, nascondersi come topi o meglio tornare a casa o morire. Una
> linea del rigore a due velocità: una rapida e determinata per le grandi
> e futili infrastrutture come la TAV, una ferma sul binario morto delle
> opere di prossimità che aiutano la vita di un territorio, come
> l'illuminazione e la sicurezza stradale, le piste ciclabili... PER
> QUESTO GOVERNO COME PER GLI ALTRI, COME PER LA MAGGIOR PARTE DELLE
> ISTITUZIONI LOCALI, È NORMALE CHE NELLE STRADE TRAFFICATE DA BRACCIANTI
> A PIEDI E IN BICICLETTA, AL BUIO, LA SERA, CHE SI SPOSTANO DAL LAVORO A
> "CASA", NON CI SIA ILLUMINAZIONE, NON PISTE CICLABILI, NON LIMITI DI
> VELOCITÀ APPOSITI. È stato normale per vent'anni fino a diventare
> naturale, tanto che nessuno ha pensato a sollevare il problema anche
> dopo la tragedia dell'altro giorno. Poco conta che non tornasse dal
> lavoro, il povero Dyaby, che invece tornasse dalla spesa... questa è
> una morte sul lavoro, per il lavoro, e mai come in questo caso si può
> dire ch'è una morte nera, a sporcare la coscienza di tutti,
> imprenditori, uomini pubblici e semplici cittadini indifferenti.
>
> Li vogliamo nei ghetti, che siano casolari diroccati occupati
> abusivamente o campi di contenimento con tende o container, o ancora
> "villaggi di solidarietà" fatti di cemento e prefabbricati. Come ci
> arrivano poi al lavoro o a fare la spesa, è un problema loro... e anche
> se muoiono, inevitabilmente, al di là delle manifestazioni di rituale
> cordoglio, resta un problema loro. E tutto questo a costo di spese
> ingenti, che giustificherebbero le opere minime di cui sopra o ancora
> trasporti pubblici, per tutti, anche tra diversi paesi, cosa che
> renderebbe più facile la mobilità a chiunque e possibile
> un'ospitalità ai braccianti diffusa tra vari centri... magari dentro
> case sfitte da riqualificare, a migliorare l'aspetto dei paesi e dare
> un po' di respiro all'economia locale. SE È VERO CHE PER
> L'ALLESTIMENTO DELLA TENDOPOLI SI SON SPESI 500.000 EUR E CHE 300.000
> CE NE VORRANNO PER LO SMANTELLAMENTO, È FACILE CONSIDERARE COME LA
> STESSA SOMMA AVREBBE PROVVEDUTO UN POSTO COMODO, IN APPARTAMENTO PER 4,
> A 2.000 BRACCIANTI PER DUE STAGIONI, lasciando questi soldi in un
> territorio che di solito vede flussi di denaro significativi solo in
> quanto legati all'economia mafiosa. In un mondo migliore, questo
> percorso virtuoso sarebbe stato intrapreso con decisione istituzionale
> all'indomani della rivolta e oggi, a tre anni, ne vedremmo i primi
> risultati. Ma questo succederebbe in un mondo ideale. In quello
> esistente, sempre più simile al peggiore possibile, lo sfruttamento
> organizzato dall'alto vuole la separazione e il controllo, a ogni
> gruppo la sua mansione, compresi i disoccupati, così nella gerarchia
> della povertà ognuno sta al suo posto e se si arrabbia se la prende con
> chi sta più sotto. E ben venga anche un accadimento come la rivolta a
> fare di ROSARNO IL MOSTRO, IL CAPRO ESPIATORIO LOCALE DI UNA QUESTIONE
> CHE È NAZIONALE... scaricare su un territorio che soffre la sofferenza
> di quest'umanità è una pratica istituzionale ormai consolidata che
> si evidenzia vieppiù con l'isolamento dei comuni come Rosarno e San
> Ferdinando, soli a cercare soluzioni d'accoglienza che animano di
> buone intenzioni la cattiva pratica del contenimento in campi, privati
> persino dell'interlocuzione da una Regione che non può avere la
> soluzione in tasca, certo, ma avrebbe sicuramente il dovere di occuparsi
> di quanto accade invece di ostentare un arrogante disimpegno. Capiamo la
> loro disperata solitudine ma NON GIUSTIFICHIAMO CHI, INSIEME ALLA
> DENUNCIA DI CONDIZIONI GRAVI, AGITA LO SPAURACCHIO DI TENSIONI TRA GLI
> AFRICANI, FUNESTANDO IL SENSO COMUNE DEI CITTADINI CON L'INCUBO DI UNA
> POLVERIERA PRONTA AD ESPLODERE... ALIMENTANDO UN'INTOLLERANZA CH'È
> FIGLIA DEL DISAGIO SOCIALE E CANALIZZA L'INSICUREZZA IN AGGRESSIVITÀ
> DIFFUSA.
>
> Nell'affannoso accavallarsi di dichiarazioni irresponsabili e penosi
> rimpalli istituzionali dell'ultimo mese, "AFRICALABRIA, UOMINI E
> DONNE SENZA FRONTIERE, PER LA FRATERNITÀ" ha continuato il suo lavoro
> di sempre. Abbiamo riflettuto e discusso, calabresi ed africani, sulla
> situazione difficile e incresciosa che s'è generata nella tendopoli
> di San Ferdinando. Siamo andati a parlare con quelle persone, a
> conoscere chi vive in quelle condizioni estreme a due passi da casa
> nostra. Tutti contenti di vederci arrivare, di parlare con noi, di
> "essere parlati" come direbbe Corrado Alvaro.
>
> Abbiamo visto sofferenza, abbiamo visto esasperazione, abbiamo visto
> disperazione, lo star male che rende gli uomini aggressivi tra loro per
> contendersi una coperta... ma non abbiamo visto pericoli di rivolta. Non
> siamo indovini, non pretendiamo di sentenziare per il futuro, tanto più
> quando l'irresponsabilità istituzionale sembra in grado d'accendere
> con la benzina d'interventi scomposti anche la legna bagnata. Ma noi
> quel fuoco che cova di cui si parla non lo abbiamo trovato. Né
> guardandoci intorno ci sembra di trovare una situazione inedita...
>
> Si parla di invasione. Noi diciamo che i numeri di quest'anno sono
> maggiori di quelli dell'anno scorso, ma simili a quelli che per tanti
> anni fino al 2010 hanno popolato la stagione degli agrumi. Si dice che
> non ci sono soldi. I Comuni di certo non li possono avere e va detto che
> hanno fatto tutti gli sforzi per realizzare le strutture d'accoglienza
> che prima non esistevano affatto, ma è assurdo pensare che un governo
> che ha sperperato miliardi per concentrare e segregare i disperati
> dell'emergenza Libia non possa affrontare e programmare
> l'accoglienza di alcune centinaia che ogni anno circuitano in questi
> territori. Com'è possibile che la Presidenza della Repubblica
> risponda all'attuale situazione con 450 coperte realizzate con
> "materiale di seconda scelta e non commerciabili"? come può
> succedere che un'istituzione come la Curia porti al moribondo un
> unguento di 10.000 euro, più che un sollievo un'estrema unzione,
> mentre lì c'è gente che quando piove dorme letteralmente
> nell'acqua? Se Africalabria, che non ha risorse ne agganci, riesce a
> far dormire su rete e materasso 60 persone che erano per terra e a
> portare periodicamente coperte e sacchi a pelo per gli altri, solo con
> gli aiuti che vengono da cittadini solidali, com'è possibile che
> altri, molto più potenti, non possano di più?
>
> Mentre scriviamo, giunge notizia che dal comitato per l'ordine e la
> sicurezza alla prefettura di Reggio Calabria si decide di provvedere 70
> tende da 6 posti e qualche centinaio di stufe... le monteranno insieme
> alle altre nel sito sbagliato o opteranno per quello inizialmente
> individuato, con gli allacci per le fognature, l'acqua e la luce, in
> un terreno che almeno non imbarca acqua se piove? Con quali soldi per la
> gestione? Con quale dotazione per i bagni ora fatiscenti? Con quali
> tempi per l'installazione? E davvero si pensa di sgomberare prima la
> baraccopoli e poi montare il secondo campo?! Ci sembra davvero
> d'assistere a un gruppo di bambini che giocano tra le tende coi
> cerini...
>
> La verità è un'altra. SE OGGI C'È UN'EMERGENZA È PERCHÉ
> QUESTA È STATA CREATA. Se oggi la Piana è abbandonata,
> quest'abbandono è pianificato. Se i braccianti africani vengono
> ignorati, è perché li si vuole invisibili. Se loro vengono qui, è
> perché ora non c'è altro dove andare e qui, anche quest'anno, le
> loro braccia continuano a servire. SE L'AGRICOLTURA È IN GINOCCHIO È
> PERCHÉ C'È UN SISTEMA CHE DI QUESTA CRISI SI GIOVA, CONTANDO CHE LE
> CLEMENTINE SI VENDANO A 20 CENTESIMI E CHE I DISPERATI CONTINUINO A
> RESTAR TALI PER ESSERE DISPOSTI A RACCOGLIERLE A 20-25 EURO AL GIORNO.
>
> Noi continueremo, con la campagna SOS ROSARNO, a far sì che qualcuno
> possa vendere gli agrumi a un prezzo giusto e così assumere
> regolarmente i braccianti africani che coi loro onesti guadagni
> alimentino l'economia locale, affittando case, facendo la spesa,
> sostenendo l'agricoltura sana... e arricchendo il territorio
> d'intelligenze e cultura. Insieme a loro continueremo a fare di tutto
> per sostenere i disperati che un sistema feroce ricaccia periodicamente
> qui, usando il nostro territorio come una discarica umana. Continueremo
> a denunciare le vere responsabilità e lottare insieme a queste persone
> perché si riconosca loro la dignità di uomini, lavoratori, cittadini.
> Continueremo a costruire, insieme a loro, nella piana, un futuro
> diverso, migliore, per tutti.
>
> Da tutt'Italia stanno arrivando aiuti, coi camion che tornano dalla
> consegna degli agrumi, grazie alla collaborazione con i produttori
> siciliani de "Le galline felici", nell'ambito della Rete
> dell'Economia Solidale del Sud.
>
> Da tutt'Italia arriveranno volontari, grazie al sostegno della rete
> "Campagne in lotta" che da anni porta avanti un percorso di
> resistenza contadina e bracciantile.
>
> A tutta l'Italia, che compra più o meno care al supermercato le
> clementine pagate sul campo a pochi centesimi a costo di tali tragedie,
> diciamo: è ora che scegliate da che parte stare.
>
>
>
> _AFRICALABRIA,DONNE E UOMINI SENZA FRONTIERE, PER LA FRATERNITÀ_
>
> _Per info solidarietà: http://campagneinlotta.org/ [1]_
>
>
>
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>
> _______________________________________________
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