Mercoledì 19 settembre
dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di Genova,
538° ora in silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito
altre info su
www.orainsilenzioperlapace.org
SABRA E
CHATILA, TRENT'ANNI FA
LA STRAGE
Trenta anni fa,
nei
primi giorni di settembre, il falco israeliano Ariel Sharon,
ministro della
Difesa di Tel Aviv,
forse aveva già
cominciato a progettare, insieme ai militari fascisti del
Libano, una vendetta
esemplare contro
il popolo
palestinese. L’efferatezza del massacro pianificato e
realizzato nei campi
profughi palestinesi di
Sabra e Shatila
tra
il 16 e il 18 di quel mese, scattato proprio subito dopo la
triste partenza in
nave da Beirut
del capo della
resistenza, Yasser Arafat, concordata con le forze
multinazionali, resta nelle
coscienze di tutti:
non solo delle
vittime, di chi subì i lutti o l’oltraggio sul proprio corpo
e ne porta ancora
i segni visibili sulla
pelle, ma anche
del
resto del mondo che guarda attonito, mortificato e impotente
il compiersi della
strage per
due lunghissimi
giorni e due interminabili notti. Stefano Chiarini, una
delle firme più note e
amate del
manifesto, ancora
oggi pianto in Palestina e nei campi poverissimi del Libano,
sentiva proprio
che doveva
intestardirsi,
come
lui sapeva ben fare, e non lasciare che la memoria di quel
delitto, il più
simbolico dei tanti
che hanno colpito
i
palestinesi perché frutto di una pura volontà di ritorsione
e umiliazione di
quel popolo,
scomparisse:
fondò
perciò, insieme a Kassem Aina, coordinatore delle Ong
palestinesi in Libano, e
Talal
Salman, direttore
del
prestigioso quotidiano libanese Al Safyr, e a tanti altri,
il Comitato Per non
dimenticare
Sabra e Chatila.
Da allora, era il
2000, ogni anno, fino a quando il suo cuore non si è
fermato, nel febbraio del
2007, portava
tanta gente a
Beirut
per commemorare la strage. Stefano aveva proprio ragione, se
oggi il principale
quotidiano
nazionale,
Il Corriere della sera, ha inviato uno scrittore importante,
Paolo Giordano,
nei vicoli
dell’enorme campo
profughi che riunisce oggi le due vecchie aree di Sabra e
Chatila e ha
pubblicato nella
prima pagina
dell’inserto
domenicale un suo bellissimo reportage che ricorda quel
crimine contro l’umanità
a
tuttoggi
completamente impunito.
Leggendo il
racconto
di Giordano, che riporta con autentica emozione le immagini
raccolte durante il
suo
viaggio di
conoscenza, sembrava quasi che gli occhi vivaci di Stefano
uscissero da quelle
pagine e ci,
dicessero: «Avete
visto?, Valeva la pena tornare ogni anno in Libano,
commemorare la strage lì,
con i
palestinesi,
ricordargli che non sono soli e che noi continueremo a
chiedere giustizia»».
Sì, aveva ragione, non
solo perché ogni
anno
continuano a venire in Libano moltissime persone che
vogliono rivivere quella
storia e
stare accanto al
dolore dei palestinesi ma anche perché qualcosa forse è
successo, se proprio
quel giornale
rende omaggio
alle
vittime palestinesi e pubblica immagini di quella
disperazione. Non che non
fossero mai
tornati sulla
vicenda: ma colpisce che da quelle pagine esca la sofferenza
di questo popolo a
cui è stata
strappata la
terra e
che, profugo, continua ogni giorno a perdere i suoi figli,
costretto ancora a
subire una
violenta
occupazione
militare. Piace pensare che tutto questo sia frutto anche
dello sforzo di
Stefano che più di
ogni altro in
Italia
ha impedito che il significato storico, politico e il valore
evocativo di
quella strage non si
disperdesse
Biblioteca Berio,
Dal
3 al 5 Ottobre 2012 M
OSTRA
FOTOGRAFICA
«CONTRO IL MURO DELL’ACQUA»
SALA CHIERICI
Biblioteca Berio
–
Mercoledì
3
Ottobre 2012 alle ore 20,15
Incontro pubblico
VENTI DI GUERRA NUCLEARE IN MEDIO
ORIENTE: IL PROBLEMA
E' SOLO L'IRAN?
interventi di:
Marinella CORREGGIA, giornalista
Emilio MOLINARI, Comitato Italiano
Contratto Mondiale
Acqua
Paolo FARINELLA, prete
Moni OVADIA, attore
Khalid
RAWASH,
medico palestinese