Sintesi intervento Roberto Scarpinato a cura di Laura Picchi associazione Rita Atria
- Perchè Paolo Borsellino si sentì che nessuno poteva fermare la mano dei suoi carnefici?
-Troppi interrogativi che a mio parere non trovano ancora risposte plausibili. Ci sono troppi fatti inquietanti, troppe anomalie che non trovano spiegazione
nemmeno con la cosidetta trattativa
-c'è una realtà ancora più drammatica e sommersa e cioè che come è sistematicamente avvenuto per tutte le stragi del periodo repubblicano,
anche per le stragi del 1992 e del 1993 gli esecutori mafiosi potevano contare su suggerimenti, sull'intelligenza politica e
sull'apporto logistico di soggetti che avevano il piede dentro lo stato, che appartenevano a strutture deviate dello stato?
....sembra di trovarsi dinanzi alla replica di un know how che è stato sperimentato durante lo stragismo repubblicano:
1)la sistematica sottrazione e dispersione di elementi di prova essenziali che servivano ad individuare autori
della strage e motivazioni politiche
2)la sottrazione perfettamente coordinata nei tempi dell'agenda rossa di Paolo Borsellino
3)la sparizione dei documenti nel covo di Riina
4)la mancata perquisizione della cassaforte di Ciancimino dove c'erano documenti importanti
5)la sparizione di mozziconi di sigaretta con relativo dna che si trovavano nel terrazzo dell'ultimo piano del palazzo Graziano nel luogo della strage
6)depistaggio con fabbricazione falsi pentiti
7)uccisione anelli deboli catena come Gioè che conoscevano motivazione politica strage, uccisione Ilardo pure lui che conosceva motivazione
politica strage, la presenza di un uomo estraneo a Cosa nostra mentre si imbottiva di esplosivo l'auto che esplose in via D'Amelio,
uomo dei servizi sul luogo dopo la strage che rifiuta di farsi verbalizzare, dopo il sequestro del figlio di Di Matteo la moglie
scongiura il marito pentito di non parlare di infiltrati della polizia nelle stragi e Di Matteo tace, la strana storia del Protocollo
Farfalla per intercettare le conversazioni dei mafiosi in carcere senza che la magistratura ne venisse a conoscenza
- dietro le stragi del 1992 e del 1993 c'era un complesso disegno politico che era stato messo a punto dalla mafia, dalla massoneria deviata,
dall'ambienti della destra eversiva il cui scopo era quello di destabilizzare il vecchio quadro politico che non
offriva più garanzie nè ai mafiosi nè a quei soggetti che si erano resi protagonisti nella prima repubblica di stragi,
omicidi i cui affari rischiavano di fallire e quindi era necessario abbattere il vecchio sistema politico e creare
un nuovo ordine politico ma occorreva del tempo per creare il nuovo soggetto politico,
nel frattempo occorreva evitare che il quadro politico evolvesse nella direzione che sembrava
allora più probabile e cioè un'alleanza strategica tra l'ex Partito comunista, i Ds che erano gli unici
che avevano retto l'urto di tangentopoli, la sinistra dc e spezzoni della dc che avevano
un forte radicamento territoriale nel Sud come la dc demitiana e andreottiana,
insomma una sorta di governo di solidarietà nazionale
di cui il governo Ciampi che per la prima volta imbarcò tre ministri Ds nella sua compagine
sembro' il laboratorio e l'anticipazione e non è un caso che il massimo della strategia stragista
nel 1993 si sviluppa nel governo Ciampi. In quel periodo come dice lo stesso Borsellino
si parla di Falcone come possibile ministro e si parla di Violante come possibile ministro,
una eventualità che viene vissuta come drammatica, come l'inizio di un regolamento di conti
all'interno della classe dirigente e che doveva essere fermato in tutti i modi.
La strategia stragista costringe il sistema politico a trattare su un duplice versante:
trattare per garantire benifici processuali ai vertici di Cosa Nostra ma
trattare contemporaneamente per indurre i vecchi referenti politici
ad evitare un'evoluzione del quadro politico che portasse le sinistre al potere.
A questo fine occorreva eliminare tutti quelli che facevano resistenza... Roberto Scarpinato