Author: lilo Date: To: hackmeeting Subject: [Hackmeeting] che spettacolo. mi tocca pastarvi questa mail:
mettetevi comodi. siamo in guerra e non lo sappiamo.
ma un talk-drone non lo fa nessuno?
ciao
-lilo
*Aerei senza pilota all’assalto dei cieli della Sicilia occidentale*
di *Antonio Mazzeo*
**
Disagi e limitazioni al traffico aereo per tutta l’estate nell’aeroporto di
Trapani Birgi, causa le supersegrete operazioni dei droni schierati a
Sigonella dalle forze armate USA e NATO. Secondo quanto rilevato
dall’associazione antimafie “Rita Atria”, la mattina dell’1 giugno sono
state emesse tre notificazioni ai piloti di aeromobili (NOTAM) in transito
dallo scalo trapanese che impongono la sospensione delle procedure
strumentali standard nelle fasi di accesso, partenza e arrivo degli aerei,
dall’1 giugno al 29 agosto 2012. I NOTAM, distinti rispettivamente con i
codici B3990, B3991 e B3992, specificano che le sospensioni sono dovute
all’“attività degli *Unmanned Aircraft*”, gli aerei senza pilota utilizzati
per le operazioni di spionaggio, guida di attacchi aerei e lancio di
bombe teleguidate e missili.
Proprio a causa dei pericolosissimi decolli ed atterraggi di *Global
Hawk*, *Predator* e *Reaper* nella stazione aeronavale di Sigonella,
dall’8 marzo scorso e fino all’1 settembre anche i piloti in transito
dallo scalo di Catania-Fontanarossa, il terzo come volume passeggeri di
tutta Italia, devono rispettare procedure molto più complesse per
evitare il rischio collisione con i velivoli teleguidati. Forse per i
sempre più impetuosi venti di guerra in Siria e Iran, forse per
l’intensificazione dei voli-spia nel Tirreno, in nord Africa e in
Somalia, il pericolo droni si estende ai cieli della Sicilia
occidentale. E lo scalo di Trapani Birgi ne fa le spese.
*“C’è bisogno di trovare ed inventare strade per portare efficacemente
davanti all’Alta *Corte Costituzionale, *ultimo *presidio* a difesa della
Democrazia, le leggi estranee alla *natura* e cultura della Costituzione,
come quella n.178 del 14 Luglio 2004 che regola l’uso dei velivoli senza
pilota militari nello spazio aereo nazionale”, commenta l’associazione
“Rita Atria”. “*Quella legge anzitutto mente, perché parla di droni che
sarebbero di pertinenza delle nostre forze armate mentre tali tipi di
armamenti sono gestiti direttamente ed esclusivamente dagli statunitensi.
Con questa menzogna i legislatori hanno ritenuto di potersi sottrarre
all’obbligo di concordare *parità di condizioni* per poter consentire a
limitazioni alla propria sovranità, come recita l’art. 11 della
Costituzione. E l’automatica limitazione dell’attività aerea civile,
in areeimpegnate da voli senza pilota, costituisce una insopportabile
limitazione
di sovranità ove non sia finalizzata con chiarezza alla costruzione *di un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni*”.
Quello di Trapani Birgi è un aeroporto classificato come “militare aperto
al traffico aereo civile”, così tutti i servizi di assistenza al volo agli
aerei civili che atterrano e decollano dall’aerostazione “Vincenzo Florio”
sono forniti dal personale dell’Aeronautica. La preponderante vocazione
militare dello scalo risale comunque al 1° ottobre 1984, quando per
rafforzare il *fianco sud* dell’Alleanza Atlantica, vi fu costituito il 37°
Stormo dell’Aeronautica insieme al 18° Gruppo volo dotato di
cacciabombardieri F-104. Successivamente fu insediato anche l’82° Centro
CSAR (*Combat Search and Rescue*), uno dei reparti del 15° Stormo CSAR di
Cervia (Ravenna) equipaggiato con gli elicotteri HH-3F, con compiti di
ricerca e soccorso degli equipaggi di volo in difficoltà e di dispersi in
mare o in montagna, trasporto sanitario d’urgenza e soccorso di
traumatizzati gravi. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, Trapani Birgi è
pure una delle basi operative avanzate (FOB) degli aerei-radar E-3A
AWACS nell’ambito
del programma multinazionale *NATO Airborne Early Warning Force* per la
sorveglianza integrata dello spazio aereo, il cui comando generale è
ospitato a Geilenkirchen (Germania).
Sino allo scorso 23 maggio, il 18° Gruppo dell’AMI ha operato da Trapani
con i cacciabombardieri F-16 “Fighting Falcon”, ottenuti in leasing nel
giugno 2003 dagli Stati Uniti con il programma *Peace Caesar*. “Il
programma nasceva dalla necessità dell’Aeronautica di dotarsi di un
velivolo caccia in attesa dell’ingresso in servizio del nuovo Eurofigther
2000 *Typhoon*”, spiega in una nota il Ministero della difesa italiano.
*Peace
Caesar* prese avvio il 15 marzo 2001 con la firma tra Italia e Stati Uniti
del *Foreign Military Sale*, un contratto che prevedeva il pagamento delle
sole ore di volo (45.000), fino al 2010, di 34 caccia F-16 di proprietà US
Air Force. Il contratto imponeva inoltre il coinvolgimento nella
manutenzione dei velivoli di personale italiano e statunitense e
l’addestramento di piloti e tecnici dell’Aeronautica presso il 162nd
Tactical Fighter Wing dell’Air National Guard a Tucson (USA). Nel 2009 il
programma è stato prorogato sino al primo semestre 2012 e il totale
delle ore di volo è stato esteso a 47.800. Con piena soddisfazione di
Washington che ha rafforzato la sua posizione politica e finanziaria di
fronte al partner-cliente italiano.
“Durante i nove anni di attività in Italia, i caccia F-16 sono stati
impiegati quotidianamente per la difesa dello spazio aereo nazionale”,
afferma il Ministero della difesa. “I velivoli sono stati impiegati pure
in occasione dei grandi eventi svolti in Italia negli ultimi anni come,
ad esempio, durante l’inaugurazione del pontificato di Benedetto XVI
(*Operazione Jupiter*, aprile 2005), in occasione delle olimpiadi
invernali di Torino 2006 e nel 2009 durante l’operazione militare
interforze *Giotto* per il dispositivo di sicurezza del summit G8
tenutosi a L’Aquila”.
Ancora più significativi gli interventi bellici dei mezzi e degli uomini
del 37° Stormo di Trapani Birgi. Nel 1986, durante la prima crisi con la
Libia, il reparto ha assicurato la “scorta degli aerei civili diretti
nelle isole minori, nonché la protezione delle navi impegnate nell’area”.
Gli F-16 del 18° Gruppo sono stati poi ampiamente utilizzati durante
l’operazione *Allied Force* in Kosovo nel 1999 e, lo scorso anno, nelle
azioni di guerra in Libia, prima sotto il comando di US Africom
(*Odyssey Dawn)* e poi della NATO (*Unified Protector).
*Nella prima fase del conflitto libico, nello specifico, sono stati
assegnati al Gruppo di Trapani i compiti di “protezione e scorta delle
missioni di soppressione delle difese aeree nemiche (SEAD)” e di
“offensiva contro-aerea (OCA)”.
Successivamente, sono giunte le missioni di “protezione di assetti di
alto valore strategico (principalmente aerei rifornitori ed aerei radar
AWACS),
ricerca ed intercettazione di elicotteri e di aerei a bassa velocità,
implementazione della *No Fly Zone*, difesa aerea”.
L’aeroporto di Trapani è stato sicuramente quello più impegnato nelle
operazioni di guerra in Libia. Le attività alleate sono iniziate il 19
marzo 2011 e sono proseguite senza soluzione di continuità fino al 31
ottobre, anche se alcune componenti aeree sono rimaste operative a Birgi
sino al successivo 14 dicembre, giorno in cui si è tenuta la cerimonia
ufficiale di chiusura dell’operazione *Unified Protector. *“A Trapani sono
confluiti tutti i supporti, uomini e donne, inviati dagli altri reparti
dell’Aeronautica Militare per garantire la sostenibilità delle operazioni
in modo continuo, e per questo è stato costituito il *Task Group Air Birgi*,
un’unità dedicata alla gestione delle missioni della componente aerea
italiana, che si è avvalsa del supporto tecnico e logistico del 37° Stormo
per la preparazione e la condotta dei voli”, ricorda il Ministero della
difesa. “I servizi e i supporti sono stati allo stesso modo assicurati
anche alle altre componenti NATO rischierate sulla base e hanno compreso,
sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno, l’assistenza tecnica a
terra, il rifornimento di carburante, il controllo del traffico aereo, il
servizio meteorologico, quello antincendio, l’assistenza sanitaria, il
servizio di sicurezza, oltre all’alloggiamento e il vettovagliamento per
tutto il personale presente”.
Nei sette mesi di attività, il *Task Group Air Birgi* ha totalizzato
quasi 1.700
missioni per un totale di oltre 6.700 ore di volo operate con gli F-16
del 37° Stormo, i caccia intercettori *Eurofighter* del 4° Stormo di
Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle (Bari), i cacciabombardieri
*Tornado IDS*del 6° Stormo di Ghedi (Brescia) ed ECR del 50° Stormo di
Piacenza
e gli AMX del 32° Stormo di Amendola (Foggia) e del 51° Stormo di
Istrana (Treviso).
Nel corso delle operazioni, i velivoli AMI hanno sganciato in
Libia più di 500 tra bombe e missili da crociera a lunga gittata. Dal
*Task Group Air Birgi* è dipeso infine l’utilizzo degli aerei senza
pilota *Predator B* schierati nello scalo pugliese di Amendola. **
Per tutto il corso del conflitto, a Trapani sono stati schierati pure
sette caccia F-18 *Hornet*, due velivoli tanker C-150T e due CP-140
*Aurora* per la guerra elettronica delle forze armate canadesi, tre
velivoli E-3A AWACS della NATO e due AWACS e due aerei da trasporto
VC-10 *Vickers*dell’aeronautica britannica. Dallo scalo siciliano sono
transitati pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale a
disposizione della coalizione alleata.
Stando alle stime ufficiali, la NATO avrebbe lanciato
da Trapani quasi il 14% dei blitz aerei contro obiettivi libici. Un vero
primato di morte.
A causa delle prolungate operazioni belliche in nord Africa, il traffico
civile di Trapani Birgi ha subito una drastica riduzione.
Solo nel mese di maggio 2011, la compagnia aerea *low cost* Ryanair è
stata costretta a cancellare 72 voli.
“Nello stesso mese, la limitazione imposta dallo Stato
Maggiore dell’Aeronautica si è tradotta in un 20% in meno nel traffico
passeggeri e in un 16% in meno nei movimenti dei velivoli”, ha
dichiarato AirGest, la società che gestisce lo scalo. Oltre agli enormi
disagi per i passeggeri, la ipermilitarizzazione di Trapani Birgi dello
scorso anno ha causato il crollo verticale dei profitti delle compagnie
aeree e delle presenze turistiche e pesanti effetti sul fronte
occupazionale.
I 70 dipendenti a tempo indeterminato dello scalo hanno rischiato di
essere messi in mobilità mentre ad alcuni dei lavoratori a tempo
determinato ed interinali è stato negato il rinnovo dei contratti. Tagli
pure tra il personale adibito ai servizi aeroportuali (bar e
ristorazione, pulizia, noleggio auto, taxi, ecc.).
Con i droni USA e NATO perennemente in rotta
sui cieli del trapanese, le condizioni economiche e occupazionali di
centinaia di lavoratori siciliani potrebbero ulteriormente peggiorare.
--
lilo
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