*L'onorevole Paola Concia e il fascismo costituzionale *
di Saverio Aversa <
http://www.carta.org/archivio/autori/1579> *tratto da
CARTA [9 Ottobre 2009] *
Il 10 ottobre a Roma c'è il corteo nazionale indetto dal comitato «Uguali»
che chiede parità dei diritti per tutte e tutti. Alle 15,30 in piazza della
Repubblica. Di seguito, la riflessione di Saverio Aversa a partire
dall'incontro «ecumenico» tra l'onorevole del Pd Paola Concia e quelli di
Casa Pound
In Italia il movimento per il riconoscimento politico, sociale, culturale,
legale delle persone omosessuali, gay e lesbiche, delle persone
transessuali, intersessuali, bisessuali, queer, ha 37 anni e in tutto questo
tempo ha ottenuto una sola importante legge: la 164 per la riattribuzione
del sesso, che però ha un urgente bisogno di essere rivista in
considerazione dell’identità di genere non vincolata alla trasformazione
chirurgica dell’apparato genitale.
Il movimento ha fatto una serie innumerevole di errori che si pagano tutti i
giorni con la diseguaglianza sostanziale che obbliga a far fronte a tutti i
doveri in mancanza del diritto pieno alla cittadinanza che rimane privilegio
esclusivo degli eterosessuali. Le associazioni, quelle maggiori in testa,
hanno delegato alle forze politiche, in genere quelle di sinistra e di
centrosinistra, richieste confuse, pasticciate, moderate, che spesso
riguardavano solo gay e lesbiche, escludendo i/le transessuali, nella
convinzione che cominciando con un primo timido riconoscimento tutto quello
che seguiva sarebbe stato più facile da ottenere. Non è stato così e non è
ancora così.
Lo dimostra il dibattito sulla proposta di legge contro l’omofobia che non
cita la transfobia, che ancora una volta esclude le persone transgender che
invece sono tra i bersagli favoriti dai violenti, dai razzisti, dagli
intolleranti. Ci dicono che si potrà rimediare a questo ennesimo errore
sostenendo una serie di emendamenti visto la consuetudine di partire da un
testo base che è normalmente carente ma che in corso di discussione e prima
della prevista approvazione può essere perfezionato. Permettetemi di essere
pessimista: emendamenti inseriti o meno la legge non verrà approvata, la
storia lo dimostra, le circostanze sono sfavorevoli, l’attuale maggioranza
non ha nessun bisogno di mettersi questo fiore all’occhiello visto anche gli
obblighi verso il Vaticano.
Ho sempre pensato che i cambiamenti epocali sono soprattutto culturali, che
le leggi sono utili a questi percorsi ma servono norme inserite in un
ordinamento complessivo e non approvate singolarmente senza riconoscimenti
di altro genere. Avere un’aggravante per chi discrimina, fa violenza o
uccide una persona omosessuale o transessuale, che rimane comunque un
cittadino o una cittadina di serie B, rischia di essere soltanto un
contentino concesso a patto che non si facciano altre richieste considerate
inutili da chi dice per esempio: «L’omosessualità non è più un problema…
Sono sepolti i tempi in cui gli omosessuali venivano dichiarati malati di
mente. Oggi l’integrazione nella società esiste. Sono pronta a ricredermi.
Ma qualcuno me lo deve dimostrare». Parole della ministra per le Pari
Opportunità, Mara Carfagna. Omofobia governativa: non vi consideriamo
malati, che cosa volete? Sposarvi? Scordatevelo! E invece il nocciolo della
questione è proprio questo: finché dovremo attendere che gli eterosessuali
ci concedano qualche leggina approvata in fretta e furia sull’onda
dell’aumento degli episodi di aggressioni a gay e lesbiche [mentre quelli
nei confronti delle transessuali sono sempre stati numerosi ma degni di
minor interesse anche perché in genere collegati, a torto o a ragione, alla
prostituzione, che è ben considerata solo dalla parte degli «utilizzatori
finali»] il cammino per diventare cittadine e cittadini di serie A sarà
ancora molto lungo e accidentato.
Nell’Europa dei diritti civili, ribaditi a suon di risoluzioni dal
Parlamento di Strasburgo, l’Italia pontificia impone alle cittadine e ai
cittadini non eterosessuali rassegnazione, sobrietà, rinuncia alla
visibilità e all’uguaglianza. E in questo scenario alcuni esponenti del
movimento lgbtqi non sapendo cosa altro fare scoprono addirittura una
vocazione ecumenica, una missione di onnipotenza che abbatta steccati e
confonda ideologie ormai insopportabili che si speravano abbandonate al
secolo scorso. Quasi una sindrome di Stoccolma. Forse il desiderio
inconfessato di avere finalmente il pieno riconoscimento da parte di chi si
considera erede dei promulgatori delle leggi razziali e dei responsabili del
confino per gli omosessuali? Destra e sinistra? Meglio trasversale. Fascista
o democratico? Termini vuoti.
Paradossale che, all’insegna di «Meglio Casa Pound che Bersani!» [già
scontato «Meglio i neofascisti che i teodem!»], a sostenere questo sia Paola
Concia, deputata del partito che si chiama guarda caso Democratico!
Cambi partito, onorevole Concia, o cambiate nome al partito. Concia ha
accettato un incontro con gli esponenti di Casa Pound affermando che non
veniva strumentalizzata e che non li legittimava, non li sdoganava, loro non
ne avevano bisogno. Pare lo avessero già fatto in tanti [il comune di Roma
ha concesso loro delle sovvenzioni] e in modo sentito e consapevole anche il
senatore Dell’Utri, spinto dalla irrefrenabile necessità di leggere e
commentare i Diari [veri o falsi poco importa] del Duce. Furbi questi
neofascisti: si dichiarano favorevoli ai diritti per le coppie dello stesso
sesso [ma solo quelle che hanno «equilibrio e buon gusto»] ma le adozioni
sia mai [chi li assicura che i figli poi non diventato froci?],
l’eterosessualità prima di tutto. Furbi, perché alla fine dell’incontro
ecumenico hanno distribuito un documento finalizzato soprattutto alla
richiesta contenuta nelle ultime quattro righe: venga abolita la norma
transitoria sull’antifascismo in calce alla Costituzione [«E’ vietata la
riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista»],
norma che secondo loro è la madre dell’intolleranza e del pregiudizio.
Quindi Casa Pound non rinuncia al fascimo, anzi. Vuole renderlo
costituzionale.