Re: [Forumlucca] ustica: ritrovato "temino" sui servizi fir…

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Author: laura picchi
Date:  
To: forumlucca, marisa pareto, Tifeo Web, info, Giovanna e Massimo Duranti, giulio, calinde, salahchfouka, Marco Marcucci, talitha ciancarella, gicavalli@tin.it, vbertini, Toussaint Stéphane, m.ciancarella, rsensi
Subject: Re: [Forumlucca] ustica: ritrovato "temino" sui servizi firmato cossiga non più anonimo(aveva scritto del "temino" cossighiano mario ciancarella)

Su google book c'è un ampia sintesi del temino cossighiano, sufficiente per capire da parte di tutti voi l'importanza di quanto scrisse Mario Ciancarella sul tema nel cap. 16 dedicato alla strage di Ustica del suo Manoscritto Impossibile Pentirsi.
A chi interessa leggerlo per intero e tenersi in casa una copia può acquistarlo.
Laura Picchi

From: laurapicchi56@???
To: forumlucca@???; marisa.pareto@???; tifeoweb@???; info@???; giovanna.duranti@???; sensi99@???; calinde@???; salahchfouka@???; m.marcucci@???; talithacianca@???; gicavalli@???; vbertini@???; toussaint@???; m.ciancarella@???; rsensi@???
Subject: ustica: ritrovato "temino" sui servizi firmato cossiga non più anonimo(aveva scritto del "temino" cossighiano mario ciancarella)
Date: Fri, 25 Sep 2009 00:05:37 +0200








Potete leggere "I servizi e le attività di informazione e controinformazione. Abecedario per principianti,politici e militari, civili e gente comune compilato da Francesco Cossiga dilettante" al link:

http://books.google.it/books?id=E0hwZkIQijwC&dq=abecedario+cossiga&printsec=frontcover&source=bl&ots=AefyW5qA39&sig=dkezAtePJ83-H-LHfGIDgEqrdBo&hl=it&ei=aui7StD-HoT9_AbXmam8DQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2#v=onepage&q=&f=false

Quando avete letto "il temino" cossighiano sui servizi, l'invito è di fare la fatica di rinfrescarvi la memoria su quanto scriveva Ciancarella sulla questione:


Dal cap. 16 del Manoscritto Impossibile pentirsi di Mario Ciancarella pgg. 145-148
(..)Importanti
alcuni rilievi alle note introduttive. Il documento è
contenuto in un Dossier che la Rivista titola: "A
che servono i servizi",
il testo pubblicato reca il Titolo: "Intelligence:
Istruzioni per l'uso.
di Francesco Cossiga",
ed è introdotto da questa nota redazionale: "Pubblichiamo
questa "Guida si servizi Segreti" redatta dall'allora Capo
dello Stato nel 1990, da lui trasmessa agli Uffici responsabili come
opera di "Anonimo"
per motivi di <opportunità politica>".
L'opportunità politica non può che essere l'interesse
personale del Presidente della Republica a dissimulare la sua diretta
responsabilità in un atto che con assoluta evidenza accerta
l'Alto Tradimento consumato e progettato (nelle sue convinzioni più
deviate) proprio da colui che avrebbe dovuto essere il garante
assoluto dello spirito e della lettera della Costituzione.



Prima
ancora di entrare nel testo, va poi segnalata la nota "1",
riportata accanto al titolo del primo paragrafo di quel testo
preoccupante:




1. I 'SERVIZI SPECIALI'1.
La nota a piè di pagina a sua volta recita: "1. Questo
testo è stato riprodotto per la prima volta da "Cronache
della Disinformazione nr.
28/1993 [Rivista che non sono riuscito a rintracciare, nonostante si
ritrovi in molte bibliografie per la saggistica che stiamo trattando,
al punto da pensare che si tratti di uno di quei bollettini dei molti
circuiti dissimulati dei servizi, funzionali a "far uscire",
anche a fini di "sondaggio" informazioni altrimenti
riservate. Ma di certo si tratta solo di una mia limitata capacità
di accesso alla pubblicistica nazionale che solo a Roma sarebbe
possibile intercettare presso la Biblioteca Nazionale ndr].
Nell'avvertenza Cossiga specificava di essersi
basato anche su "testi in uso nelle scuole di servizi esteri".



Sono
certo che, se vi fosse costretto da una politica consapevole e
determinata, Cossiga non potrebbe che confermare che quei testi - che
negano assolutamente la nostra Costituzione - erano gli stessi della
"Scuola per Dittatori di Panama", gestita dalla CIA e
presso la quale venivano gestiti e partoriti studi come il già
citato "Strategia del Colpo di Stato" del Prof. Edward
Luttwak. Ed ora leggiamolo questo concentrato di nefandezze:




"(..) interessi che per poter
essere realizzati e minacce che per poter essere contrastate
necessitano di attività "non apparenti" e "non
convenzionali", poichè non pubblico è il regime
delle notizie che è interesse acquisire o
clandestina e realizzata in forma occulta è la minaccia che si
intende realizzare. [C'è
chi abbia mai sentito di una minaccia della criminalità
ordinaria od organizzata che non sia "clandestina e realizzata
in forma occulta"? E questo è mai stato sufficiente a
dire che la azione di difesa dello Stato possa avvenire, con la sua
Polizia e la sua Magistratura, attraverso attività "non
apparenti e non convenzionali? ndr]





(..)1.3 Legalità
dei Servizi Speciali

Per questi motivi, si ripete, la
legalità sostanziale dei servizi e delle loro attività
risiede negli interessi
dello Stato e nel
carattere <non convenzionale> del bene che si vuole acquisire,
o del pericolo da cui ci si vuole difendere,





BENI NON ACQUISIBILI IN VIA
LEGALE O IN FORMA <APERTA>, o ATTIVITA' DI PERICOLO SVOLTE IN
FORME ILLEGALI E
CONTRASTABILI, IN MODO EFFICACE, SOLO NELLO STESSO MODO.





Di conseguenza la legalità
sostanziale dei <servizi speciali> si basa sulla legittimità
dei fini, e può
non corrispondere
alla legalità formale
(..) Non convenzionali sono
i mezzi usati e le procedure adoperate, e non convenzionali, per
status, per posizione pubblica, per formazione e per impiego il
personale in essi impiegato e da essi utilizzato.





(..)3.4 Attività <coperte>
dei servizi di intelligence.

In modo accentuato nel dopo guerra,
nell'ambito della guerra fredda, si sono venute accrescendo le (..)
"covert action" (..); si tratta di attività
operative vere e proprie,
che vanno dalla "destabilizzazione"
di regimi politici, alla "sovversione"
anche mediante la
attuazione ed il finanziamento del <terrorismo>, al sabotaggio
quando non addirittura alla azione diretta contro personalità
del Paese avversario"



E
dunque in quelle parole, scritte dal Professore Universitario di
Diritto e Presidente della Repubblica e sottoscritte tuttavia con un
volgare "Anonimo", si legge la consumazione del delitto di
strage a Ustica nelle sue più raccapriccianti motivazioni e
nelle sue più scellerate coperture.



Cossiga,
correndo anche un certo qual pericolo, ha sfidato i Parlamentari
sulla vicenda Ustica, secondo il medesimo criterio con il quale Craxi
li sfidò sulla vicenda tangentopoli e il finanziamento
illecito dei partiti. Anche lì come ad Ustica ritorna il
problema di legittimazione di attività illecite. La medesima
"cultura" sottindente agli interventi davanti alle
Commissioni Difesa di quel Ministro-Generale Corcione, in difesa
della "rubacchiopoli" militare che abbiamo analizzato in
altri capitoli.



Con
il suo "temino" Cossiga vorrebbe porre la pietra tombale
sul concetto stesso di Democrazia Parlamentare, di Stato di Diritto,
di prevalenza Costituzionale.



In
ogni Stato e in qualsiasi condizione e regime politico l'attentato
alla libera o ordinaria convivenza della gente da parte della
criminalità, comune o organizzata, avviene infatti come
aggressione ai beni fondamentali della persona e dello Stato stesso,
nelle stesse forme illegali, non trasparenti, non convenzionali con
cui viene aggredita la sicurezza più generale dello Stato. Ma
essa è contrastata e contrastabile da parte delo Stato solo
con una ancora più decisa adesione alla Legalità, come
valore assoluto. Ogni volta che Giudici, Forze dell'Ordine e
Politici, abbiano ritenuto lecito e legittimo uscire dalla Legalità
con il convincimento di poter affrontare meglio e sconfiggere la
criminalità ordinaria e organizzata, piano piano si sono
ritrovati risucchiati in qualche maniera nello loro spire fino a
risultarne mutati nella loro natura profonda, per ritrovarsi quasi
inconsciamente ad essere divenuti funzionali agli obiettivi del
nemico che volevano combattere. Il campo della illegalità è
il terreno dei criminali, quello della Legalità e il terreno
dello Stato e della Civiltà.



Solo
un presuntuoso ed arrogante aspirante ad una dignità militare
- che gli resterà sempre negata -, come Cossiga, potrebbe
pensare di codificare, in quella maniera e con quelle argomentazioni,
una tattica di scontro con l'avversario. Chiunque infatti abbia fatto
studi anche personali di una certa serietà, non
necessariamente accademici, sulla tattica militare sa che mai si può
sperare la vittoria accettando di combattere nel terreno più
congeniale all'avversario. Ci possono essere mosse apparenti in
questa direzione (come l'infiltrazione di un agente in una banda di
spacciatori o di trafficanti di armi, ma con assoluta
"documentabilità" dello scopo della infiltrazione)
ma il progetto a lungo termine è di condurre l'avversario,
attraverso quella azione, sul campo di battaglia a noi più
congeniale. Cossiga invece si innamora dell'intrigo e del mistero,
come un qualsiasi bimbetto, e ritiene di vincolare lo Stato a questa
sua folle idea di "illegalità legittimata".




Il
nostro squallido Mentore ritiene di conferire con un'alea di
misteriosità alla sola intelligence offensiva di stampo
militare, poteri di assumere comportamenti criminali "assolti"
apriori dal Re, con gli stessi criteri di una Corte settecentesca. Ma
se lo Stato di Diritto rinunciasse alla Legalità come unica
forma di contrasto e prevenzione per accettare l'idea che le "forme
di illegalità siano contrastabili, in modo efficace solo nello
stesso modo" (pensiamo alla violenza della Mafia nelle sue varie
ramificazioni), saremmo tornati molto semplicemente, come invitava a
fare l'on. Martelli, al Far West, alla Legge della Jungla. Dove tutto
è possibile. E se c'è una speranza di limitare sempre
più la violenza della guerra come strumento della politica,
essa è affidata solo alla crescita della cultura del Diritto
Positivo ove il conflitto reale che si innesca tra soggetti diversi e
contrapposti si risolve davanti ad una Autorità Giudiziaria
terza rispetto ai contendenti e non arbitrariamente espressa da un
Potere Regale, ma vincolata alla applicazione del Diritto stabilito
ed accettato.



E'
proprio il mondo militare nella sua vera e più profonda
struttura, comunque di nobiltà, rispetto alla cialtronesca
parodia che ne fa Cossiga, ad offrirci una soluzione, di metodo e di
cultura, fondata sulla Legalità per contrastare le aggressioni
ed i pericoli portati da un qualsiasi avversario, e dunque anche da
una simile cultura della illegalità proposta da Cossiga.
Infatti un cittadino ordinario, per quanto possa avere una licenza di
porto d'armi non sara’ autorizzato ad un uso “ampio” di
quell’arma, e dovrà sempre motivare con dovizia di
particolari e forti testimonianze la necessita’ d'uso di
quell'arma. Mentre un cittadino italiano, chiamato giovanissimo alle
armi, come pure un qualsiasi operatore delle Forze dell'Ordine, sarà
dotato di un'arma e di una facoltà di utilizzo molto più
ampia, dovendo rispondere per il suo impiego anche letale della sola
"violata consegna per eccesso di legittima difesa". E - lo
abbiamo visto parlando della "consegna" - perchè ciò
trovi una sua puntuale disciplina nel diritto, al fine di un
trasparente accertamento del giudice delle indagini, lo Stato e le
sue Amministrazioni sono chiamati a definire la natura del "bene
da proteggere", delineare i confini all'interno dei quali esso
debba essere protetto, precisare i limiti dei poteri conferiti alla
sentinella e le procedure di interdizione, di allarme e di intervento
che essa è tenuta comunque a rispettare per fronteggiare e nel
fronteggiare la minaccia. E certamente con una maggiore presunzione
di legittimita’ d’uso dell’arma da parte del militare, rispetto
al credito di offerto ad un qualsiasi cittadino, senza che tale
garanzia divenga privilegio e presunzione di impunita’.



Cossiga
dice invece - come abbiamo letto appena più indietro - che
questo criterio non sarebbe applicabile alla attività dei
servizi speciali. Ma fa di più: sottrae al Parlamento la
sovranità su questa materia. Mentre noi abbiamo visto come
gli USA ad esempio decretino invece per Legge anche la stessa facoltà
di "covert action" delle Forze Armate e dei loro Servizi
Speciali.



Il
che non toglie che quelle covert action, in quel Paese, siano
soggette in ogni caso a criteri e vincoli ancor più rigidi di
controllo, archiviazione e rendicontazione, e che comunque tutti gli
atti siano pubblicabili, al termine di ogni operazione o nei tempi
fissati da una Legge di pubblicizzazione degli atti, che è
sempre di assoluta garanzia del cittadino più che del Potere.
Ovvero che siano sempre ed immediatamente esigibili ed opponibili
agli autori, su richiesta del Parlamento che ne stia indagando la
"correttezza" secondo i "criteri americani". E
che siano infine sempre evidenti i responsabili dei vari livelli e
coloro che debbano rispondere alla Legge ed al Popolo americano del
proprio operato. La covert action, nella cultura di un regime
sovrano, indica una copertura finalizzata all'esito della azione non
alla sottrazione dai vincoli di legalità dello Stato, o almeno
non dai vincoli di fedeltà esclusiva al proprio Stato.
Esemplare, al riguardo, una dichiarazione di John C. Gannon,
vicedirettore generale della CIA fino al Luglio 1997 in una tavola
rotonda in Italia che analizzeremo più approfonditamente
appena più avanti. Dice Gannon:




"Ci vuole un quadro giuridico che
regolamenti le attività di intelligence nei Paesi democratici.
La CIA ne ha eleborato uno nel corso degli anni, dalle vecchie
direttive statutarie ai successivi "ordini operativi" del
Presidente degli Stati Uniti. Ora abbiamo una base legale molto
solida. Io lavoro sempre con un legale al mio fianco, con il quale mi
consulto per essere sicuro di conoscere tutte le leggi in materia e
garantire che i miei dipendenti operino nella legalità. Le
nostre attività all'estero forse potranno violare le leggi in
vigore in quei paesi, ma nessun dipendente della CIA può
violare le leggi del suo Stato."



Non
sembra, come vedrete, che i nostri politici abbiano colto
l'importanza della legalità nella cultura "del proprio
Paese", cioe’ della propria Sovranita’, che pure Gannon
aveva esplicitato senza riserve. L'assoluto vincolo e rispetto della
Legalità dello Stato da parte di uomini dei servizi, almeno
sul proprio territorio.



Non
c'è invece nessuna parola, in quel temino presuntuoso di
Cossiga, su un pur minimo criterio di archiviazione, di gestione
delle informazioni raccolte, dei tempi e delle procedure di
desecretazione degli atti e di utilizzo pubblico dei materiali
"desecretati", della possibilità e necessità
politica di conoscere comunque e sempre i responsabili di ogni e più
minuta delle azioni e delle sequenze operative attuate dai servizi
speciali. E questa assoluta assenza in Cossiga di ogni criterio di
garanzia democratica - facilmente desumibile dalla legislazione degli
altri Stati, mentre egli ne studia solo i compendi operativi
distorcendoli in una dimensione di assoluta devianza - lo scopre ed
accusa inevitabilmente come collegato ad altri e diversi interessi.
Come Traditore di questo Stato.



Cossiga
concretizza dunque di nuovo il più grande, e l'unico dei
delitti di cui sia imputabile il nostro Presidente della Repubblica:
L'Alto Tradimento. Lo fa nel 1990. Lo fa indirizzando il suo
"insipido ma orrido temino" ai comandanti degli Uffici
Riservati Militari. Lo fa mentre l'onda crescente, della indignazione
popolare e culturale sulla scellerata vicenda di Ustica, vede una più
forte determinazione dei Familiari delle Vittime e dei legali di
parte Civile come dei Comitati di Società Civile; e quando la
loro caparbia denuncia di ritardi ed omissioni sospette porteranno
alla sostituzione dei Giudici Santacroce e Bucarelli con il Giudice
Priore. Lo fa quando il pericolo di un crollo del grande muro
dell'omertà si fa assolutamente concreto. Lo fa dopo che il
Col. Gheddafi ha rilasciato una esplosiva intervista a Retequattro
dove ha prefigurato, quasi nei più perfetti particolari, lo
scenario della strage. Lo fa quando la Commissione Gualtieri, verso
la quale il sig. Cossiga ha già dato pubblici segnali di
insofferenza, redige una relazione seria e commisurata alle sue
funzioni (accertamento delle
cause della mancata
indidividuazione dei
responsabili) e dunque in
una lettura responsabilmente politica dello scenario della strage.



L'intervento
di Cossiga è una chiamata a rinserrare le fila a quegli uomini
dei servizi e delle Forze Armate che avrebbero potuto essere tentati
di rompere la consociazione al tradimento per tornare a schierarsi
con ogni forma e spazio di "lealismo" Costituzionale. Di lì
a poco, perchè il messaggio di "garanzia di impunità
legate al silenzio" e di "pericolo per chi violasse la
consociazione a quel silenzio", lanciato da Cossiga, fosse
comunque intelligibile a chi sapeva, e fosse chiaro come quel
messaggio fosse confortato dalla evidente e "vigile"
presenza sui comportamenti di ciascuno dei cospiratori da parte del
grande controllore e padrone del loro futuro, e fosse dunque
trasparente la necessità di mantenere silenzi "tombali"
su quanto fosse accaduto, riprenderà la serie - la terza
della catena omicida - dei delitti legati al dopo Ustica.



E
la politica non reagiva e non reagisce fino ad oggi. Anzi con l'on.
Brutti sottoscrive e peggiora la nauseante interpretazione del
"Diritto" offertaci del Prof. Cossiga, il quale
nell'Autunno 1997, come vedremo, andrà ad umiliare e
sbeffeggiare la intera Commissione Stragi ed in particolare il suo
Presidente Pellegrino ed il suo consulente, mai direttamente
nominato, Prof. Giuseppe De Lutiis.(..)
Se volete dunque buono studio! Laura Picchi




                      
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