Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 23 settembre dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale 
di Genova, 382° ora in silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito.
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*NON* ci uniamo alle retoriche manifestazioni di cordoglio di governanti 
e parlamentari italiani che hanno mandato i soldati italiani ad uccidere 
e a morire.
La nostra pietà va a *TUTTE *le vittime di questa guerra, 
indipendentemente dalla loro nazionalità.
E ci impegniamo a moltiplicare i nostri sforzi perchè venga ripristinata 
la legalità costituzionale edi soldati italiani vengano ritirati *SUBITO*.
Da Peacereporter
http://it.peacereporter.net
PER COSA SONO MORTI?
Era partito per fare la guerra, per dare il suo aiuto alla sua terra. 
Gli avevano dato le mostrine e le stelle e il consiglio di vender cara 
la pelle. (...) Ora che è morto la patria si gloria d'un altro eroe alla 
memoria. Ma lei che lo amava, aspettava il ritorno d'un soldato vivo. 
D'un eroe morto che ne farà se accanto, nel letto, le è rimasta la 
gloria d'una medaglia alla memoria. (Fabrizio De André, La ballata 
dell'eroe)
L'Italia piange i suoi soldati morti a Kabul in un attentato della 
guerriglia talebana.
PER COSA SONO MORTI?
Per difendere la pace, la libertà, la democrazia in Afghanistan e la 
sicurezza internazionale come dicono i nostri politici? No.
NON PER LA PACE, perché i nostri soldati in Afghanistan stanno facendo 
la guerra.
NON PER LA LIBERTÀ, perché i nostri soldati stanno occupando quel paese.
NON PER LA DEMOCRAZIA, perché i nostri soldati proteggono un 
governo-fantoccio che non ha nulla di democratico.
NON PER LA SICUREZZA INTERNAZIONALE, perché i nostri soldati stanno 
combattendo contro gli afgani, non contro il terrorismo islamico 
internazionale: a questo, semmai, stanno fornendo un pretesto per odiare 
e attaccare l'Occidente e anche il nostro paese.
E ALLORA PER COSA SONO MORTI?
La risposta l'ha data il generale Fabio Mini, ex comandante del 
contingente Nato in Kosovo
"Ufficialmente lo scopo fondamentale, il center of gravity, della 
missione non è la ricostruzione, o la pacificazione né la democrazia: è 
la salvaguardia della coesione della Nato in un momento di crisi della 
stessa. Questo è lo scopo dichiarato, scritto nei documenti ufficiali 
della missione Isaf. La Nato è in Afghanistan esclusivamente per 
dimostrare che è coesa: lo scopo è essere insieme. Ecco perché gli Stati 
Uniti chiedono soldati in più: ma pensate davvero che manchino loro le 
forze per far da soli? Credete davvero che i nostri soldati o i lituani 
siano importanti? No! L'importante è che nessuno si sottragga a un 
impegno Nato. Ecco perché vengono chiesti continuamente uomini agli 
alleati".
"Agli infami, vigliacchi aggressori che hanno colpito ancora nella 
maniera più subdola diciamo con convinzione che non ci fermeremo", 
avverte il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
E' stravagante definire ‘vigliacchi' uomini che sacrificano la propria 
vita per uccidere il nemico. Forse questo giudizio andrebbe riservato ai 
piloti alleati che da mille piedi di altitudine sganciano bombe che 
fanno strage di talebani e civili, sapendo di non poter essere né visti 
né colpiti.
Anche chiamare ‘aggressori' i guerriglieri talebani che colpiscono le 
truppe d'occupazione Nato è curioso. Siamo noi che abbiamo aggredito 
loro invadendo il loro Paese.
"Non ci fermeremo", conclude La Russa in tono bellicoso. Altri soldati 
italiani dovranno quindi sacrificare le loro vite e stroncare quelle di 
altri afgani, combattenti e non. Da maggio, per la cronaca, le truppe 
italiane hanno "neutralizzato" almeno cinquecento "nemici" nelle 
battaglie combattute nell'ovest dell'Afghanistan con il massiccio 
impiego di carri cingolati ed elicotteri da combattimento. E presto, 
come annunciato, anche con le bombe sganciate dai nostri Tornado.
Finché l'occupazione e la guerra continueranno, con le stragi di civili, 
i rastrellamenti, la distruzione dei villaggi, la terra bruciata si 
allargherà attorno ai nostri soldati e la guerriglia afgana diventerà 
sempre più popolare. La rabbia e il dolore di chi, a causa delle truppe 
occidentali, perde un familiare, la casa, una parte del corpo o 
semplicemente la libertà e la dignità, non fanno che portare acqua al 
mulino del "nemico". Un nemico che, infatti, più la guerra va avanti, 
più si rafforza e guadagna consensi.
Enrico Piovesana