Tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo, gli artisti - di destra e di  
sinistra - si appellano a Napolitano. Possibile che in Italia si  
vadano sempre a rompere gli stessi salvadanai? Ma c'è chi è  
soddisfatto: basta dare soldi a film che non li valgono
Fus o non Fus? Lo Stato deve sovvenzionare la cultura oppure lasciarla  
volare con le sue ali (se le ha)? Il dibattito è aperto, visto che in  
previsione c'è un drastico taglio di 82 milioni di euro al Fondo Unico  
per lo Spettacolo, riportato a quota 378 milioni dopo l'incremento  
voluto dal governo Prodi. La gran parte degli artisti, registi,  
musicisti e attori - famosi e non, di sinistra e non - ritengono che  
questa sia l'ennesima bordata alla cultura, che farà di questo Paese  
il regno dell'ignoranza. Per altri, i soldi spesi per finanziare  
questa o quella pellicola - che spesso non riesce nemmeno ad arrivare  
nelle sale dei cinema - sono buttati dalla finestra. «Il Fondo Unico  
dello Spettacolo che finanza le opere cinematografiche giudicate di  
interesse culturale. Attività buona e giusta, per carità. Peccato che  
poi, dati del box office alla mano, si scopre che spesso i film  
finanziati non abbiano esattamente sbancato al botteghino. Anzi... -  
scrive sul quotidiano Libero Francesca D'Angelo, che porta qualche  
esempio - ci sono poi quei film che hanno incassato meno di quanto  
abbiano ricevuto dal Fus. Partiamo dal 2009. "FortaPàsc", di Marco  
Risi, ha incassato solo 705.099 euro contro i ricevuti 1,8milioni, e  
"Puccini e la Fanciulla", con un incasso di 6.392 euro e un  
finanziamento di 800mila. Situazione analoga per il 2008: nonostante  
il successo di film come "Gomorra", "Il Divo" e "Un giorno perfetto",  
spicca un quartetto di fiaschi».
Sulla questione anche Napolitano si sbilancia e di fronte all'ennesimo  
appello dichiara: «Non esito a condividere le preoccupazioni che mi  
rappresentate», aggiungendo che «Serve una riflessione sui tagli al  
Fus». Pur ricordando i limiti che segnano i suoi compiti e doveri  
istituzionali, il Capo dello Stato si schiera dunque con i lavoratori  
del settore dello spettacolo (un settore che dà lavoro  
complessivamente a 250mila famiglie) che hanno protestato contro i  
tagli trasversalmente, portando in piazza Montecitorio a Roma sia  
Carlo Verdone che la Carlucci, sia Mariangela Melato che Luca  
Barbareschi. Ma anche Ascanio Celestini, Massimo Ghini, Ettore Scola,  
i fratelli Vanzina, Luca Zingaretti, Alba Rohrwacher Valentina  
Lodovini, Silvio Orlando, Nanni Moretti, Massimo Ghini, Ricky  
Tognazzi, e tanti altri. Nel mirino della protesta, il ministro dei  
Beni e delle Attività culturali Sandro Bondi, che mesi fa aveva preso  
l'impegno formale di fronte al Capo dello Stato di far reintegrare  
almeno 60 degli 82 milioni tagliati: 30 da destinare allo spettacolo  
dal vivo, 30 al cinema.
Al di là delle preoccupazioni occupazionali - che non sono poca cosa  
in un momento come questo - tanti credono sia un peccato che a  
"pagare" e assere "impoveriti" siano teatri stabili, orchestre,  
maestranze, cineasti: innegabilmente una grande ricchezza del nostro  
Paese. Perché se Napolitano crede che «occorra un impegno molto più  
deciso e concreto a favore di un costante sviluppo di tutte le  
manifestazioni della cultura e dell'arte italiana», è invece vero che  
spesso e volentieri è proprio quel salvadanaio che si va a rompere nei  
momenti di difficoltà. Come se la cultura non fosse considerata "bene  
di prima necessità", con tutte le coseguenze del caso.
********________********
Marcantonio Lunardi
http://www.marcantonio.eu
http://www.marcantoniolunardi.it
http://marcantonioart.blogspot.com/
http://www.facebook.com/marcantonio.eu
SKYPE: marcantonio68
e-mail: info@???  Mobile +39 347 6215223
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e
  conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente
limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati
di un sol passo.
(da Considerazioni filosofiche sul fantasma divino, il mondo reale e
l'uomo)