Colgo l'occasione per ringraziare gli amici dell'ARCI per aver  
organizzato una rassegna nella quale trova spazio il documentario con  
dei titoli che rappresentano una delle più belle produzioni italiane  
di questi ultimi tempi.
Proprio per questa sensibilità dimostrata mi permetto, per conto della  
sezione che si interessa della censura nel campo della comunicazione e  
dell'arte dell'associazione 100autori di Roma,  di invitarvi ad una  
riflessione sul comunicato che allego di seguito cercando di sostenere  
la battaglia per la liberazione di un personaggio come il regista  
birmano  U. Thura in arte Zarganar.
La censura colpisce in Birmania ma trova sponda negli interessi che il  
nostro governo ha in quell'area.
Quindi possiamo dire che come italiani abbiamo una forte  
responsabilità nella censura e persecuzione degli artisti di questo  
paese.
Scusandomi per la mia incursione ma sicuro di trovare sponda in questa  
battaglia da amici e compagni che da anni combattono per la libertà di  
espressione e per i diritti dei più deboli vi saluto lasciandovi al  
comunicato che è stato pubblicato su diversi giornali nazionali.
Zarganar è il nome d' arte di U. Thura, 48 anni, il "Benigni birmano",  
poeta, drammaturgo, regista, il più famoso attore satirico del Myanmar.
Irriverente, scomodo, re dei doppi sensi per sfuggire alla dura  
censura militare, coraggioso antagonista del regime dittatoriale  
birmano, Zarganar è stato arrestato nel giugno scorso e  
successivamente, nel novembre scorso, è stato condannato alla pena  
pesantissima di 59 anni di carcere. Il regime "orwelliano" birmano con  
un processo farsa durato pochi minuti lo ha trasformato in una "non- 
persona".
Zaraganar, accusato di aver violato sei articoli del codice birmano,  
in realtà, insieme ai suoi compagni Zaw Thet Htway, Thant Zin Aung e  
Khin Maung Aye (compagni di sventura, condannati anch'essi a pene  
durissime) aveva organizzato nel maggio scorso un gruppo di 400  
intellettuali, studenti, artisti e scrittori per portare aiuti alle  
vittime del devastante ciclone Nargis.
Dopo aver visitato la popolazione di 42 villaggi distrutti, totalmente  
abbandonata a se stessa dal regime militare, Zarganar aveva criticato  
con giornalisti internazionali il comportamento del regime militare  
che aveva del tutto trascurato di aiutare le vittime di un ciclone che  
aveva causato 140 mila morti e due milioni di senza tetto.
Per aver portato aiuto umanitari e per avere denunciato l'indifferenza  
del governo birmano alle sorti della popolazione civile, Zarganar è  
stato condannato a 59 anni di carcere (poi ridotti dalla Corte d'  
Appello a 34 anni).
Di fronte all'assurda e ingiusta condanna emessa contro il collega  
birmano, gli autori italiani di cinema, televisione e documentari  
dell' associazione "100 autori"- più di trecento tra registi,  
sceneggiatori e documentaristi, una parte significativa di tutti gli  
autori italiani, tra i quali nomi storici del cinema italiano come  
Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, Liliana Cavani - hanno inviato  
in febbraio un forte appello al ministro degli Affari Esteri Franco  
Frattini chiedendo "che la diplomazia italiana si attivi con la  
massima energia e rapidità per ottenere la scarcerazione immediata  
dell' attore e regista Zarganar detenuto senza alcun valido motivo".
Nel corso della prima assemblea dei "100 autori" tenuta a Roma nel  
febbraio scorso, alcuni degli autorevoli autori presenti hanno perfino  
proposto di cambiare il nome dell' associazione da "100 autori" in  
"Zarganar" quale dovuto omaggio al collega birmano in carcere.
All' appello dei "100 autori " è seguito un secondo pressante appello  
al ministro Franco Frattini, diffuso il 3 marzo scorso da un nutrito  
gruppo di autori piemontensi, documentaristi e filmaker, tra i quali  
Davide Ferrario, Giuliano Girelli, Enrico Verra, riuniti intorno all'  
associazione "Documè".
Un terzo significativo appello per la liberazione di Zarganar è stato  
inviato l'11 marzo scorso da più di 100 documentaristi dell' Emilia e  
Romagna dell' associazione D.E.-R.
A tutti gli appelli per la liberazione di Zarganar, sottoscritti dalla  
stragrande maggioranza dei registi, sceneggiatori, documentaristi e  
filmaker italiani, hanno aderito i senatori e deputati dell'  
Intergruppo "Amici della Birmania" che hanno assicurato gli autori  
italiani che "si impegneranno a sostenere la richiesta di liberazione  
(di Zarganar) presso il Ministro degli Affari Esteri".
Gli autori italiani hanno anche sollecitato l'intervento delle  
associazioni europee degli autori di cinema e televisione e sono  
arrivate le prime autorevoli adesioni. José Boaru, presidente della  
SGAE (società di autori e editori spagnoli), ha dato "il pieno  
appoggio a tutte le iniziative che verranno prese per liberare  
Zarganar".
Negli ultimi giorni è intervenuto anche Roberto Benigni. Dopo aver  
appreso della vicenda di Zarganar, Benigni ha inviato dall' estero,  
dove è impegnato nella tournée internazionale dello spettacolo "Tutto  
Dante", la sua autorevole e significativa "adesione all' appello con  
la richiesta di liberazione immediata di Zarganar".
Relegato nella remota prigione di Myitkyina nel Kachin State, l'attore  
satirico birmano non ha ancora avuto notizia delle manifestazioni di  
solidarietà di Benigni e dei suoi colleghi italiani. Definito a più  
riprese dalla stampa internazionale il "Lenny Bruce birmano", il  
"Dario Fo d' Oriente", il "David Letterman asiatico", l'attore birmano  
ha sempre avuto una predilezione per la poetica di Roberto Benigni  
tanto da sentirsi in cuor suo il "Benigni birmano".
Nel 1995, incontrando una giornalista Italiana che gli chiedeva "Sono  
italiana... mi racconta qualcosa ?", Zarganar rispose: "Italia , ah!  
Roma! Binighni! Binighni!" La giornalista non mostrava di comprendere  
l' accento dell' attore, così Zarganar, da fan entusiasta e ammiratore  
dell'attore toscano, prese una penna e scrisse a lettere cubitali: B-E- 
N-I-G-N-I.
Il "Benigni birmano" ha avuto una vita molto dura. Figlio di Nan Nyunt  
Swe, scrittore e notissimo attivista politico, e di Kyi Oo, scomparsa  
il 20 marzo scorso, e in passato eletta come candidato indipendente al  
Parlamento, Zarganar in precedenza è stato incarcerato nel 1988 per un  
anno ai tempi della rivolta studentesca contro la dittatura.  
Successivamente nel 1990 è stato incarcerato per 4 anni per aver  
impersonato, in una parodia satirica, il generale Saw Maung, allora  
capo della giunta militare.
Alla scarcerazione gli fu proibito di esibirsi in pubblico, di  
recitare in film, di lavorare come produttore, sceneggiatore e attore.  
Le poche cose che Zarganar poteva ancora fare erano attentamente  
monitorate dalla censura militare. Dopo alcuni anni gli fu permesso di  
lavorare, ma nel 1997 dopo l'uscita del suo film "Lun" fu bandito per  
altri tre anni dal mondo cinematografico e televisivo. Nel 2000 gli  
venne concesso di fare film e video, ma gli fu ancora preclusa  
qualsiasi performance pubblica in televisione o teatro. Nel 2006 venne  
bandito indefinitivamente dal mondo del cinema e dei video per aver  
dato un' intervista alla BBC.
Nel 2007 fu arrestato per aver partecipato alle proteste pubbliche  
contro il regime militare e per aver portato pubblicamente, insieme a  
Kyaw Thu, un' altra celebrità birmana, cibo e bevande ai giovani  
monaci che si stavano prepando per le proteste di piazza.
Il nome d' arte "Zarganar" (in birmano "pinzette") deriva dagli studi  
di medicina dell' attore che in gioventù doveva diventare un dentista.  
Ma come hanno sempre sostenuto i Moustache Brothers, straordinario  
gruppo comico di Mandalay - uno di loro, Par Par Law, è stato recluso  
per sette anni per una battuta su Than Shew, l'attuale dittatore  
birmano ed è stato liberato nel 2007 anche grazie ad un intervento del  
Premio Nobel Dario Fo - "i dentisti in Birmania non hanno lavoro..."  
Appena i Moustache Brothers vedevano lo stupore e lo smarrimento sul  
volto degli interlocutori stranieri , rispondevano completando  
l'incipt con una battuta fulminante: "i dentisti non hanno lavoro  
perchè in Birmania nessuno può aprire bocca !!"
A Zarganar non sono mai riusciti a chiudere la bocca. Dopo il disastro  
provocato dal ciclone Nargis ha coraggiosamente denunciato il  
malaffare: "la popolazione non ha ricevuto niente dalle Nazioni Unite  
e dalle Ong internazionali. Le Nazioni Unite e un sacco di  
organizzazioni professionali hanno consegnato i loro aiuti nei  
depositi delle autorità..."
Oggi Zarganar vive nella stessa gravissima situazione di altri  
prigionieri politici birmani, continuamente sottoposti a vessazioni,  
violenze e torture di ogni genere. Anche alla Croce Rossa  
Internazionale è preclusa la possibilità di verificare le condizioni  
di salute dei detenuti.
Al momento nelle carceri birmane sono detenuti più di 2000 prigionieri  
politici, dei quali oltre 200 sono giovani monaci buddisti.
Nel febbraio scorso il regime birmano ha ordito l'ennesima beffa ai  
danni della comunità internazionale e dei governi occidentali. I  
generali hanno annunciato la liberazione di 6000 detenuti per buona  
condotta, ma poi si è scoperto che solo 20 dei detenuti rilasciati  
erano prigionieri politici.
Per ora il ministro Franco Frattini, malgrado i pressanti appelli  
degli autori italiani di cinema, non è intervenuto presso le autorità  
birmane per la liberazione di Zarganar. I funzionari del ministero  
Affari Esteri fanno sapere che stanno "lavorando per la liberazione di  
tutti i detenuti politici ". Come dire : " il troppo per il niente".
Nel frattempo gli autori italiani sono in fermento e pensano a nuove  
iniziative clamorose per ottenere la liberazione del "Benigni  
birmano". Zarganar non sarà dimenticato!
Per chi ha avuto la pazienza di arrivare fino a qui ... possiamo dire  
che anche in italia non siamo messi così bene:
andate al seguente link dove troverete un video realizzato dalla  
nostra associazione
http://www.youtube.com/watch?v=8oEV71ZO_IY
un libero saluto
marcantonio
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Marcantonio Lunardi
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e
  conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente
limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati
di un sol passo.
(da Considerazioni filosofiche sul fantasma divino, il mondo reale e  
l'uomo)
http://www.marcantoniolunardi.it
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