Author: gaetanobucci@libero.it Date: To: forumlecce Subject: [Lecce-sf] I: Vendola abbandona il Prc.....ERA ORA!!!!!
>----Messaggio originale----
>Da: gabriele1985@???
>Data: 25/01/2009 16.34
>A: <forumlecce@???>
>Ogg: [Lecce-sf] Vendola abbandona il Prc, una scissione senza partito
>
>di Gabriele Caforio
>www.titolidicoda.org >
>Nella stessa sala di
>Chianciano, in cui sei mesi fa la mozione di Ferrero prevaleva su
>quella di Vendola al congresso di Rifondazione Comunista, tra ieri ed
>oggi è stata confermata la scissione del partito da parte dell’area
>vendoliana e bertinottiana.
>
>
>Il governatore della Puglia parla di
>“un nuovo partire piuttosto che un nuovo partitino, un processo
>piuttosto che una sigla, una nuova casa in cui la sinistra delle
>libertà possa ospitare comunità di popolo e non élite di presunte
>avanguardie. Perché il senso della sinistra sta tutto nella capacità di
>prefigurare e costruire il cambiamento”. L’area vendoliana,
>“Rifondazione Per la Sinistra”, ci tiene a ribadire che per ora la loro
>sigla non è ancora quella di un partito, ma indica solo la nascita di
>un nuovo processo costituente, nato attorno al seminario di Chianciano
>di questi giorni, e dovuto alla rottura con le linee del resto del
>partito. Non tutti i vendoliani, però, seguiranno il loro leader:
>almeno un terzo dei “suoi” delegati rimarranno comunque nel Prc.Gli
>altri protagonisti di questo strappo sono: Franco Giordano (ex
>segretario), Gennaro Migliore (ex capogruppo alla Camera), Alfonso
>Gianni (ex sottosegretario allo Sviluppo economico) e altri ex
>parlamentari e dirigenti del Prc. Mostrano vicinanza a Vendola anche il
>gruppo guidato da Katia Bellillo, ex ministro, e Umberto Guidoni,
>parlamentare europeo, che dovrebbe staccarsi dal Pdci. Anche la
>maggioranza dei Verdi di Grazia Francescato sembrerebbe vicina a Rps.
>
>Nel suo intervento Vendola rievoca il passato Arcobaleno (il cartello
>elettorale nato in fretta e furia in un bar di Roma prima delle
>politiche del 2008), definendolo come “un segno grafico e non un sogno
>collettivo, un cartello e non un laboratorio della società, un accordo
>di stati maggiori e non un patto costruito con pezzi di mondo del
>lavoro e di giovani generazioni”. Ma in vista delle prossime europee e
>in ricordo della disfatta di aprile scorso, Nichi Vendola ora vuole
>parlare solo di primarie. Primarie su tutto, sulle persone, sulle idee
>e attacca ancora l’Arcobaleno che non ebbe il coraggio di “praticare la
>consultazione dei territori e della società civile: “anche organizzando
>quelle primarie che devono divenire uno dei modi ordinari di
>funzionamento della sinistra”.Non mancano le critiche vendoliane al
>Partito Democratico: "l'altra sinistra, quella del Pd, mirata al
>centro, sembra persa nei propri contorcimenti tattici, incapace di un
>pensiero che non sia subalterno al piano inclinato del governare in
>sintonia esibita con i poteri forti. Il veltronismo si presenta ormai
>come un mix compiuto di radicalismo etico e di moderatismo sociale, che
>pratica la prospettiva di una alternanza senza alternativa".
>
>Paolo
>Ferrero ci ha provato per l’ultima volta a convincere gli scissionisti
>vendoliani, definendo una contraddizione in termini una scissione in
>nome dell’unità. Una scissione che, secondo Ferrero, “va verso destra
>rispetto al profilo del partito”, rischiando la subalternità al Pd una
>volta fuori da Rifondazione. Vendola ha ribadito "non provare acrimonia
>verso Ferrero e il suo gruppo dirigente. “Sono sereno perché faccio ciò
>che sento sia giusto fare. Rifondazione è stata la mia casa e questo
>addio non è un partire indolore. A quelli di noi che condivideranno
>questa scelta, voglio dire che non dobbiamo sentirci avversari di
>Rifondazione". E invita i compagni che restano nel Prc a "battersi
>perché nasca una sinistra nuova, una sinistra del lavoro e delle
>libertà". Vendola rispondendo indirettamente a Ferrero ha sottolineato
>che "la scissione è già nei fatti, è già avvenuta perché quando in una
>comunità si rompono i vincoli di solidarietà non è più possibile
>tornare indietro. Le nostre linee politiche si sono divaricate in modo
>radicale, c'è stata una rottura nella concezione dello stare assieme,
>come è avvenuto nella vicenda della cacciata di Piero Sansonetti dalla
>guida di Liberazione. Quella era già la scissione. Gli appelli di oggi
>sono solo esercizi di galateo e lasciano il tempo che trovano". Tutto
>ciò accade a Chianciano e accade a pochi mesi delle elezioni europee in
>cui tutta la sinistra italiana sa di giocarsi una partita vitale dal
>punto di vista della sopravvivenza politica e rappresentativa. Non a
>caso Pd e Pdl litigano in questi giorni per l’approvazione (alla
>Porcellum maniera) di una nuova legge elettorale che innalzi le soglie
>di sbarramento. Il Pd chiede il 4%, il Pdl il 5% e l’abolizione delle
>preferenze e solo i dalemiani si sono opposti ad una soglia superiore
>al 3%. È palese che si stia tentando di fare l’ennesimo taglio
>rappresentativo anche al Parlamento Europeo ai danni delle forze di
>sinistra e di alcune forze minori a destra. Si cerca anche di limitare
>gli spazi di azione dell’Udc e di Idv che si sono espresse a favore
>della soglia al 4%.
>
>Insomma una scissione in nome dell’unità, ma
>dal canto suo Ferrero poco si avvicina ai ripetuti inviti del Pdci di
>Diliberto ad un’unione delle forze comuniste italiane (Pdci e Prc)
>auspicabile sia alla luce delle vecchie e nuove scissioni e sia,
>soprattutto, in vista di un processo di ricostruzione della sinistra di
>cui l’Italia ha fortemente bisogno.
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