*Per 10 anni dal 1969 al 1979 il cantante fu tenuto sotto controllo
fino al sospetto più incredibile: "E' un simpatizzante delle Br"*
*"Quel terrorista di De Andrè" Così la polizia schedò il cantautore*
di MIMMO FRANZINELLI
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/spettacoli_e_cultura/de-andre-schedato/de-andre-schedato/de-andre-schedato.html
TRA I possibili approcci alla musa di Fabrizio De André, il tema del 
potere è tra i più suggestivi, considerato che attraversa l'intero arco 
della sua produzione, dalla traduzione delle ballate di Georges Brassens 
(da "Il gorilla" a "Morire per delle idee") a un brano come "Il 
testamento di Tito", grondante ribellione esistenziale. Un potere non 
soltanto politico, ma che snatura la religione e s'insinua anche in 
ambito familiare. L'intero canzoniere del musicista genovese dispiega 
valenze libertarie, che hanno influenzato una parte significativa della 
generazione del '68 e ancora oggi parlano ai giovani.
De André non si è mai atteggiato ad agit-prop. Ciò nonostante, la 
polizia lo ritenne un personaggio infido e pericoloso. A ridosso 
dell'attentato di piazza Fontana gli attivisti dell'ultrasinistra sono 
sottoposti a perquisizioni e interrogatori. Tra le centinaia di 
extraparlamentari inquisiti figura un certo Isaia Mabellini, in servizio 
di leva con gli alpini, considerato dal questore di Brescia un 
marxista-leninista; in calce alla relazione inviata il 20 dicembre 1969 
alla Direzione generale della PS, un'osservazione significativa: "É in 
rapporto di amicizia con tale De André Fabrizio, non meglio 
generalizzato, ligure, universitario a Milano, filo cinese, noto 
cantautore e contestatore". Con inflessibile logica burocratica, la 
segnalazione coinvolge il musicista nelle indagini; dal ministero 
dell'Interno chiedono infatti ragguagli al questore di Brescia, 
Manganiello che il 25 maggio 1970 aggiorna il fascicolo Milano - Roma - 
Attentati dinamitardi del 12.12.1969: "Le Questure di Milano e Genova 
sono pregate di identificare il De André Fabrizio e fornire sul suo 
conto dettagliate informazioni direttamente".
Nel giro di un paio di settimane la questura di Genova redige una 
circostanziata scheda: "Il De André Fabrizio, noto cantautore, pur 
essendo studente universitario fuori corso in giurisprudenza, si 
interessa di questioni artistiche, provvede alla incisione dei dischi 
delle proprie canzoni, ha effettuato qualche spettacolo in televisione, 
ma non appare mai nei pubblici teatri. Accompagnato sempre dalla moglie, 
viaggia a bordo dell'auto Fiat 600 targata GE-293864 ed è titolare del 
passaporto nr. 5191279 rilasciato a Genova il 10.12.1969. Non risultano 
precedenti penali a suo carico, salvo una denuncia, risalente al 
28.8.1959 ad opera della Polizia di frontiera di Bardonecchia, per 
danneggiamento su edificio destinato al culto. In linea politica, pur 
non essendo aderente ad alcun partito o movimento - viene indicato come 
simpatizzante per l'estrema sinistra extraparlamentare e frequenta, in 
Genova, persone note per tale orientamento o favorevoli al PCI e al PSIUP".
Alla vicenda s'interessa il questore di Milano Marcello Guida, assertore 
della pista rossa per la bomba stragista, che fa sorvegliare le 
frequentazioni milanesi del "sedicente De André": "Il predetto De André, 
cantautore, viene regolarmente in questo capoluogo ogni mese, 
alloggiando sistematicamente all'Hotel Cavour in questa via 
Fatebenefratelli n. 21 e ripartendo il giorno successivo, dopo aver 
preso contatti con dirigenti di case discografiche". Per qualche tempo 
l'attenzione investigativa si affievolisce, tranne riprendere con 
maggiore insidiosità nel giugno 1976, quando l'Antiterrorismo relaziona 
sull'acquisto di "un appezzamento di terreno in località Tempio Pausania 
(Sassari) dove intenderebbe istituire una comune per extraparlamentari 
di sinistra. Nei periodi di permanenza in Genova, lo stesso avrebbe 
contatti con elementi appartenenti al gruppo anarchico ed a quello 
filocinese. Il De André è persona nota a codesto Ministero".
L'antiterrorismo ligure accerta che il musicista è "emigrato in data 
12/3/1976 a Tempio Pausania" e invia all'Ispettorato Generale per 
l'Azione Contro il Terrorismo e al Nucleo Antiterrorismo di Cagliari un 
nutrito rapporto, in cui si registra la sua adesione al Comitato 
genovese per la difesa del divorzio, come se rivestisse risvolti penali.
Trascorso un triennio, un aggiornato promemoria viene inserito dal SISDE 
in due distinte collocazioni archivistiche: "Brigate Rosse - Varie" e 
"Fabrizio De André". Stavolta il cantautore viene definito senza mezzi 
termini un simpatizzante dei terroristi e un loro finanziatore: "Secondo 
la nota fonte confidenziale il Circolo "Due Porte" è una recente 
creazione di copertura per le Brigate Rosse. In esso si tengono normali 
riunioni di circolo politico-ricreativo e riunioni ristrette per 
l'organizzazione eversiva. Lo stesso Circolo deve servire da strumento 
economico e la raccolta dello sfruttamento dei fondi economici necessari 
alle Brigate Rosse. Una delle prime iniziative è stato lo spettacolo del 
cantautore Fabrizio De André alla Fiera del Mare. Il cantante, 
simpatizzante delle BR, è stato invitato da il "Due Porte"".
I malevoli investigatori ignorano la produzione artistica del musicista, 
che nel 1973 - quando il terrorismo di sinistra era in incubazione - 
dedica il 33 giri Storia di un impiegato a un sessantottino deluso 
tramutatosi in giustiziere proletario, visitato da incubi notturni in 
cui il sistema si fa beffa di lui e lo utilizza per rafforzarsi: "Noi ti 
abbiamo osservato dal primo battere del cuore / fino ai ritmi più brevi 
dell'ultima emozione, / quando uccidevi, favorendo il potere / i soci 
vitalizi del potere ammucchiati in discesa / a difesa della loro 
celebrazione".
Pur senza disporre di riscontri minimamente verosimili, questori e 
agenti investigativi diffidano di De André, indirettamente ricollegato 
all'eccidio di Milano e poi trasformato in fiancheggiatore delle Brigate 
Rosse... Un'immagine totalmente fantastica, frutto di ottusità e di 
pregiudizio, oltre che di abissale incomprensione. Più che su De André, 
questi rapporti segnaletici ci informano sulla mentalità dei loro 
estensori: inadeguati sul piano professionale, disponibili a dare ombra 
a fantasmi, secondo i desideri dei loro superiori, in un pauroso deficit 
di cultura democratica.
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Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare. 
Bertold Brecht, Berlino, 1932
(rielaborazione dai versi originali di Martin Niemöller)
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