Ci vuole del coraggio a leggerle 'ste cose e a riconoscerne la  
sostanziale attendibilità.
Perché in fondo in fondo Saviano non fa che dire ciò che molti pensano.
Se vi piace fatelo girare.
http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/cronaca/arresti-napoli/saviano-corruzione/saviano-corruzione.html
La corruzione inconsapevole che affonda il Paese
di ROBERTO SAVIANO
La cosa enormemente tragica che emerge in questi giorni è che nessuno  
dei coinvolti delle inchieste napoletane aveva la percezione  
dell'errore, tantomeno del crimine. Come dire ognuno degli imputati  
andava a dormire sereno. Perché, come si vede dalle carte processuali,  
gli accordi non si reggevano su mazzette, ma sul semplice scambio di  
favori: far assumere cognati, dare una mano con la carriera, trovare  
una casa più bella a un costo ragionevole. Gli imprenditori e i  
politici sanno benissimo che nulla si ottiene in cambio di nulla, che  
per creare consenso bisogna concedere favori, e questo lo sanno anche  
gli elettori che votano spesso per averli, quei favori. Il problema è  
che purtroppo non è più solo la responsabilità del singolo  
imprenditore o politico quando è un intero sistema a funzionare in  
questo modo.
Oggi l'imprenditore si chiama Romeo, domani avrà un altro nome, ma il  
meccanismo non cambierà, e per agire non si farà altro che scambiare,  
proteggere, promettere di nuovo. Perché cosa potrà mai cambiare in una  
prassi, quando nessuno ci scorge più nulla di sbagliato o di anomalo.  
Che un simile do ut des sia di fatto corruzione è un concetto che  
moltissimi accoglierebbero con autentico stupore e indignazione. Ma  
come, protesterebbero, noi non abbiamo fatto niente di male!
E che tale corruzione non vada perseguitata soltanto dalla giustizia e  
condannata dall'etica civile, ma sia fonte di un male oggettivo, del  
funzionamento bloccato di un paese che dovrebbe essere fondato sui  
meccanismi di accesso e di concorrenza liberi, questo risulta ancora  
più difficile da cogliere e capire. La corruzione più grave che questa  
inchiesta svela sta nel mostrarci che persone di ogni livello, con  
talento o senza, con molta o scarsa professionalità, dovevano  
sottostare al gioco della protezione, della segnalazione, della spinta.
Non basta il merito, non basta l'impegno, e neanche la fortuna, per  
trovare un lavoro. La condizione necessaria è rientrare in uno scambio  
di favori. In passato l'incapace trovava lavoro se raccomandato. Oggi  
anche la persona di talento non può farne a meno, della protezione. E  
ogni appalto comporta automaticamente un'apertura di assunzioni con  
cui sistemare i raccomandati nuovi.
Non credo sia il tempo di convincere qualcuno a cambiare idea  
politica, o a pensare di mutare voto. Non credo sia il tempo di  
cercare affannosamente il nuovo o il meno peggio sino a quando si  
andrà incontro a una nuova delusione. Ma sono convinto che la cosa  
peggiore sia attaccarsi al triste cinismo italiano per il quale tutto  
è comunque marcio e non esistono innocenti perché in un modo o  
nell'altro tutti sono colpevoli. Bisogna aspettare come andranno i  
processi, stabilire le responsabilità dei singoli. Però esiste un  
piano su cui è possibile pronunciarsi subito. Come si legge nei titoli  
di coda del film di Francesco Rosi "Le mani sulla città: "I nomi sono  
di fantasia ma la realtà che li ha prodotti è fedele".
Indipendentemente dalle future condanne o assoluzioni, queste  
inchieste della magistratura napoletana, abruzzese e toscana  
dimostrano una prassi che difficilmente un politico - di qualsiasi  
colore - oggi potrà eludere. Non importa se un cittadino voti a destra  
o a sinistra, quel che bisogna chiedergli oggi è esclusivamente di  
pretendere che non sia più così. Non credo siano soltanto gli elettori  
di centrosinistra a non poterne più di essere rappresentati da persone  
disposte sempre e soltanto al compromesso. La percezione che il paese  
stia affondando la hanno tutti, da destra a sinistra, da nord a sud. E  
come in ogni momento di crisi, dovrebbero scaturirne delle risorse  
capaci di risollevarlo. Il tepore del "tutto è perduto" lentamente  
dovrebbe trasformarsi nella rovente forza reattiva che domanda, esige,  
cambia le cose. Oggi, fra queste, la questione della legalità viene  
prima di ogni altra.
L'imprenditoria criminale in questi anni si è alleata con il  
centrosinistra e con il centrodestra. Le mafie si sono unite nel nome  
degli affari, mentre tutto il resto è risultato sempre più spaccato.  
Loro hanno rinnovato i loro vertici, mentre ogni altra sfera di potere  
è rimasta in mano ai vecchi. Loro sono l'immagine vigorosa, espansiva,  
dinamica dell'Italia e per non soccombere alla loro proliferazione  
bisogna essere capaci di mobilitare altrettante energie, ma sane,  
forti, mirate al bene comune. Idee che uniscano la morale al business,  
le idee nuove ai talenti.
Ho ricevuto l'invito a parlare con i futuri amministratori del Pd,  
così come l'invito dell'on del Pdl Granata ad andare a parlare a  
Palermo con i giovani del suo partito. Credo sia necessario il  
confronto con tutti e non permettere strumentalizzazioni. Le  
organizzazioni criminali amano la politica quando questa è tutta  
identica e pronta a farsi comprare. Quando la politica si accontenta  
di razzolare nell'esistente e rinuncia a farsi progetto e guida.  
Vogliono che si consideri l'ambito politico uno spazio vuoto e  
insignificante, buono solo per ricavarne qualche vantaggio. E a loro  
come a tutti quelli che usano la politica per fini personali, fa  
comodo che questa visione venga condivisa dai cittadini, sia pure con  
tristezza e rassegnazione.
La politica non è il mio mestiere, non mi saprei immaginare come  
politico, ma è come narratore che osserva le dinamiche della realtà  
che ho creduto giusto non sottrarmi a una richiesta di dialogo su come  
affrontare il problema dell'illegalità e della criminalità  
organizzata. Il centrosinistra si è creduto per troppo tempo immune  
dalla collusione quando spesso è stato utilizzato e cooptato in modo  
massiccio dal sistema criminale o di malaffare puro e semplice, specie  
in Campania e in Calabria. Ma nemmeno gli elettori del centrodestra  
sono felici di sapere i loro rappresentanti collusi con le imprese  
criminali o impegnati in altri modi a ricavare vantaggi personali. Non  
penso nemmeno che la parte maggiore creda davvero che sia in atto un  
complotto della magistratura. Si può essere elettori di centrodestra e  
avere lo stesso desiderio di fare piazza pulita delle collusioni, dei  
compromessi, di un paese che si regge su conoscenze e raccomandazioni.
Credo che sia giunto il tempo di svegliarsi dai sonni di comodo, dalle  
pie menzogne raccontate per conforto, così come è tempo massimo di non  
volersela cavare con qualche pezza, quale piccola epurazione e qualche  
nome nuovo che corrisponda a un rinnovamento di facciata. Non ne  
rimane molto, se ce n'è ancora. Per nessuno. Chi si crede salvo,  
perché oggi la sua parte non è stata toccata dalla bufera, non fa che  
illudersi. Per quel che bisogna fare, forse non bastano nemmeno i  
politici, neppure (laddove esistessero) i migliori. In una fase di  
crisi come quella in cui ci troviamo, diviene compito di tutti esigere  
e promuovere un cambiamento.
Svegliarsi. Assumersi le proprie responsabilità. Fare pressione. È  
compito dei cittadini, degli elettori. Ognuno secondo la sua idea  
politica, ma secondo una richiesta sola: che si cominci a fare sul  
serio, già da domani.
(20 dicembre 2008)