[NuovoLab] potentati genovesi

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Author: ANDREA AGOSTINI
Date:  
To: forumgenova
Subject: [NuovoLab] potentati genovesi
dal secoloxix di sabato 15 novembre 2008

Una buona notizia: si è cominciato a fare un po' di luce sui meandri in ombra del Potere cittadino e sui processi segreti che decidono i nostri destini.

O meglio, abbiamo ricevuto importanti e attendibili conferme che intuizioni, sospetti e congetture, con cui si tentava di penetrare il "mistero genovese", non erano fanfaluche campate per aria; teorie sulla cospirazione frutto di nevrosi o di preconcetto malanimo.

Va subito detto: questo è stato possibile innanzi tutto perché un quotidiano (quello nelle mani di chi ci sta leggendo) ha fatto il suo mestiere, andando a ficcare il naso anche dove c'era qualche non trascurabile pericolo a farlo. Secondo l'antica logica che il giornale è "il cane da guardia dei cittadini".

Sembra banale ma così non è, visto che l'aggregazione dominante comprendeva anche sedicenti professionisti dell'informazione; di fatto membri a tutti gli effetti della corporazione del Potere.

Per cui ora qualche potente - in preda a quei furori che già in passato gli avevano fatto fare karakiri - si indigna se altre testate riallineano la rotta recuperando corretti criteri deontologici, bolla il fatto scandaloso con l'infamante accusa di "maoismo".

L'altro aspetto che ora trova conferma è la trasversalità della cosiddetta "cupola", a prescindere dagli schieramenti e dai ruoli: per cui il destro strizzava di soppiatto l'occhio al sinistro; l'imprenditore marittimo manifestava la propria ostentata solidarietà al gran capo dei camalli, con cui aveva teatralizzato scontri insanabili sino a un attimo prima. Nella collusione a tutela di un blocco reciprocamente vantaggioso.

Poi si è verificata una seconda coincidenza fortunata andata a rafforzare la funzione di smascheramento dell'ordine oligarchico vigente, operata dalla libera informazione: un'inaspettata smagliatura nella rete delle connivenze, per cui sono arrivate ai vertici delle massime istituzioni cittadine (Comune e Autorità Portuale ) due persone che - a prescindere dal giudizio che si dà sul loro quotidiano operare - non facevano parte dell'arciconfraternita del potere; non erano funzionali alle sue logiche sotterranee. Altrimenti come ci spiegheremmo il fatto che i cassetti si sono cominciati ad aprire e la verità è balzata fuori?

Come si è visto, l'epicentro della deflagrazione è stato il porto, cioè laddove si aggrovigliano gli interessi più consistenti. Ma che lì non si esauriscono. Perché la sentina scoperchiata dalle parti di Palazzo San Giorgio non evidenzia una singola vicenda con forti tratti di illegalità, rivela un aspetto molto rilevante di un sistema più articolato e diffuso: il modello genovese come costellazione di potentati che perseguono il controllo per i propri personali interessi, la tutela di rendite non legittime. E molte cose restano ancora da chiarire al riguardo. Per esempio riguardo alle attività del cosiddetto "partito del mattone". Visti gli interrogativi ancora aperti.

Ad esempio, è vero che il progettista del futuro massacro dell'Acquasola è un associato dello studio professionale il cui leader è l'architetto che - da assessore durante la giunta Pericu - diede il via libera all'intera operazione? Intanto è andata a sentenza la condanna per "procesi corruttivi" degli amministratori che autorizzarono il precedente progetto. Non modificato da quello attuale, a partire dai 400 posti macchina previsti. Come si giustifica il passaggio dal 25% al 40% degli insediamenti abitativi nel sedicente polo tecnologico degli Erzelli? Intanto sappiamo che chi ha venduto l'area ne ha ricavato un sovraprofitto di oltre il 400%.

Dovunque giri lo sguardo si scorgono tracce di questa logica di potentati grandi e piccoli, refrattari al controllo istituzionale e all'ispezionbilità democratica.

Con un codazzo di ulteriori domande: è congruo il prezzo che si prevede di ricavare dagli immobili di altissimo pregio che la Facoltà di ingegneria dovrebbe vendere per trasferirsi a Ponente? Perché istituti formativi che si fregiano del titolo di "eccellenza" non producono eccellenze da almeno tre lustri? E così via.

Intanto la città decade. Ma l'aver capito come funzionava il meccanismo all'origine di tale decadenza è - comunque - un buon inizio. Per sterzare rapidamente.

Pierfranco Pellizzetti