Author: nuovacolombia Date: To: NuevaColombia Subject: [RSF] [NuevaColombia] Lettera aperta al Corriere della Sera
LETTERA APERTA AL CORRIERE DELLA SERA
Roma 01 ottobre 2008
Nell'articolo del 24 settembre apparso sul Vostro quotidiano e
firmato da Coppola Alessandra, si enuncia che, nell'ambito di una
presunta inchiesta aperta a Roma dal sostituto procuratore
Angelantonio Racanelli e coordinata dal procuratore capo Giovanni
Ferrara, in Italia vi sarebbero degli "amici" delle FARC. Siccome
viene menzionata anche la nostra Associazione vorremmo fare alcune,
quanto doverose, precisazioni.
Tali affermazioni si basano interamente sulle ricostruzioni del
governo colombiano, a loro volta costruite sulla base del materiale
informatico "recuperato" nel notebook del comandante guerrigliero
Raúl Reyes, assassinato in territorio ecuadoregno sotto le bombe
sganciate dall'Esercito colombiano, mentre si adoperava per
concretizzare uno scambio umanitario di prigionieri di guerra con il
governo di Bogotà, ricevendo quegli emissari internazionali che
fungevano da facilitatori tra le due parti belligeranti. Questi
computer, "miracolosamente" riportati in salvo dopo che gli ordigni
teleguidati hanno distrutto l'accampamento provvisorio, sono stati
impiegati prima per colpire il Presidente del Venezuela Chávez, poi
quello dell'Ecuador Correa, infine per continuare ad attaccare e
criminalizzare coloro che da anni si adoperano per una soluzione
politica, negoziata e pacifica del grave conflitto sociale e politico
che affligge la Colombia da oltre cinquant'anni. Si fanno i nomi di
due dirigenti di Rifondazione Comunista: Ramon Mantovani e Marco
Consolo. In realtà erano stati proprio questi due esponenti politici
italiani che si erano "auto-identificati" in una conferenza stampa,
dopo che il quotidiano El Tiempo di Bogotà (di proprietà della
famiglia del vice-presidente e del ministro della difesa Santos),
annunciava che in Italia vi erano due "pedine" delle FARC e che
usavano i nomi di battaglia "Ramon" e "Consolo". Ovviamente il
tutto "acquisito" sempre dai computer in questione. "La Repubblica"
fa un copia-incolla dell'articolo suddetto, nella disperata ricerca
di uno scoop che non gli era riuscito nel passato recente, a seguito
della pubblicazione di una lettera inviatagli da un mitomane che
affermava di avere intervistato mezzo mondo. La storia sembra
ripetersi: quel "non meglio identificato Max, dell'Associazione Nuova
Colombia" (così c'è scritto nel Vostro articolo del 24/09) è lo
stesso che il 22 maggio del 2007 inviò una lettera aperta al
direttore del Vostro giornale in merito ad una epistola
propagandistica inviataVi dal vice-presidente colombiano Francisco
Santos, e pubblicata sul Vostro mezzo di comunicazione. Vogliamo
ricordare ancora una volta che il governo colombiano è illegittimo ed
illegale, colluso con il paramilitarismo ed il narcotraffico, che
viola sistematicamente i Diritti Umani, le Convenzioni Internazionali
e che utilizza il terrorismo di Stato per sopprimere ogni forma di
dissenso politico. Dall'insediamento del Presidente Álvaro Uribe
Vélez (indicato al n°82 in una lista dei cento più pericolosi
narcotrafficanti stilata dalla DEA statunitense), sono 560 i
sindacalisti assassinati dai gruppi paramilitari che lui stesso
legalizzò nel passato, ed il numero degli omicidi di Stato aumenta
ogni anno. Il Congresso colombiano è ora coinvolto nello scandalo
della "para-politica", non riuscendo più ad insabbiare i legami
organici di decine di senatori e deputati uribisti con gli squadroni
della morte. I compari di Uribe qui in Italia sono ben conosciuti:
Jorge Noguera, ex console colombiano a Milano ed ex direttore del DAS
(la polizia politica) è stato arrestato con l'accusa di
paramilitarismo: passava ai paramilitari liste nere di oppositori
politici che puntualmente venivano trucidati. L'ex ambasciatore Fabio
Valencia Cossio, attuale Ministro degli Interni, vede oggigiorno il
fratello (che era a capo della Magistratura della seconda Regione più
importante della Colombia) agli arresti domiciliari per collusione
con la mafia narcotrafficante. Ancora un ex ambasciatore: Luis Camilo
Osorio, dalla sede diplomatica di Roma venne trasferito a quella
messicana: deve rispondere di favoreggiamento ai gruppi paramilitari
quando ricopriva la carica di Procuratore Generale della Repubblica.
Venne denunciato da un importante organizzazione di difesa dei
Diritti Umani nel 2002 per aver favorito l'impunità di criminali ed
allontanato forzosamente pubblici ministeri. L'attuale ambasciatore a
Roma, Sabas Pretelt de La Vega, ex Ministro dell'Interno e noto
persecutore di sindacalisti, è stato tirato in causa dalla ex-
congressista Yidis Medina (attualmente in carcere per essersi fatta
corrompere e aver permesso, col suo voto, la rielezione fraudolenta
del presidente) che lo ha indicato come uno dei corruttori. E'
accusato inoltre da due capi paramilitari di avergli promesso la non
estradizione negli Stati Uniti, in cambio del loro appoggio alla
rielezione del presidente nel 2006. E' stato l'ideatore della
legge "Giustizia e Pace", che di fatto depenalizza i crimini e i
massacri compiuti dai "paracos" e li "riabilita nella società
civile". Questi personaggi sono il vero volto di un governo mafioso
che ora tenta di zittire quelli che, come noi, denunciano i crimini
di lesa umanità perpetrati da un'oligarchia escludente e sanguinaria,
che ha precluso qualsiasi strada ad una soluzione politica che possa
porre fine ad un conflitto le cui cause non sono ancora state
rimosse. Lo hanno capito molto bene i magistrati danesi, che in un
processo in corso, hanno invalidato qualsiasi materiale probatorio
proveniente dal sistema giuridico colombiano, appurando che la
tortura e la violenza sono parte integrante della Giustizia
colombiana, per tanto nessun documento potrà essere presentato senza
che si violi la legge danese e la Convenzione delle Nazioni Unite
contro la tortura.
Non abbiamo mai nascosto le nostre simpatie per le proposte politiche
dell'insorgenza colombiana, le abbiamo sempre esternate alla luce del
sole durante le innumerevoli iniziative e dibattiti organizzati nel
nostro Paese, poiché siamo convinti che senza il dialogo con la
guerriglia non si potrà mai giungere ad un accordo di Pace duraturo.
Da anni diamo voce a coloro che credono e si battono per una Pace con
giustizia Sociale, a quei contadini, sindacalisti, difensori dei
Diritti Umani, che non fanno notizia sui grandi mass-media nazionali
ed internazionali, ma che rappresentano la stragrande maggioranza
della società oppressa.
Non sarà la logica del governo colombiano, che addita come
guerriglieri o fiancheggiatori tutti coloro che non si allineano alle
sue politiche guerrafondaie, a farci retrocedere nella nostra
attività di controinformazione e denuncia.