Ci sentiamo impotenti, ma potremmo anche reagire, in qualche 
modo...perche' non lo facciamo?
C'e' un effetto contagio, un effetto "profezia che si autoavvera": ci 
sentiamo impotenti, e piu' ci sentiamo impotenti, piu' lo diventiamo 
effettivamente...
Penso spesso, ultimamente, all'ultimo quinquiennio berlusconiano 
(2001-2006): anche li', il consenso elettorale sul quale si era 
costruita la maggioranza di governo era molto ampio, ma il "paese 
reale", in quei cinque anni, e' stato tutt'altro che zitto e buono.
Siamo partiti con Genova, per proseguire con l'imponente manifestazione 
di Firenze, l'oceanica mobilitazione contro la guerra in Iraq (3 milioni 
di persone in piazza a Roma il 15 febbraio 2003), l'enorme corteo per la 
difesa dello statuto dei lavoratori (nella riuscita del quale, certo, ha 
pesato la paraculesca iniziativa di Cofferati e della CGIL, ma che 
comunque e' stato spia di un alto livello di "reattivita' sociale" di 
fronte ai progetti di "riforma" del mercato del lavoro targati 
centrodestra). Ci sono state anche le iniziative, all'inizio altrettanto 
di massa, dei "girotondini" (verso i quali non nutro la minima simpatia 
ma che ritengo si siano fatti interpreti, in una certa fase, di 
preoccupazioni stralegittime riguardanti la tenuta del quadro 
liberaldemocratico nel nostro paese), senza calcolare le lotte e le 
maniefstazioni minori, quelle dei migranti e contro la Bossi-Fini, e 
quelle tenutesi in occasione dei vari vertici degli "oligarchi globali" 
(G8, Forum di Davos, Wto, ecc.) e tante altre che ora non mi vengono in 
mente...
Che cosa impedisce ora di fare lo stesso? Che cosa impedisce, tanto per 
intenderci, in un paese in cui una famiglia intera viene torturata 
perche' si e' fermata a mangiare con il camper in una piazzola, e in cui 
un ragazzo di 19 anni viene ucciso al grido di "sporco negro" perche' ha 
rubato un pacco di biscotti, in un paese che, DAI PIANI PIU' ALTI A 
QUELLI PIU' BASSI, considera questi episodi solo "leggermente 
eccessivi", adducendo comunque come MOTIVAZIONE PLAUSIBILE il fatto che 
"pero', in fondo, checcazzo, co' tutti sti stranieri non se po' piu' 
vive" (leggi: un po' gli sta bene), che cosa impedisce in un simile 
paese, che sta sprofondando nel razzismo piu' nero, un razzismo che e' 
cultura diffusa fra la gente e nella classe dirigente al potere, e che 
pertanto SI FA LEGGE, che cosa impedisce, cazzo di Dio, di convocare una 
grande manifestazione CONTRO IL RAZZISMO, semplicemente per dire: "ehi 
stronzi, ci siamo, esistiamo pure noi, magari siamo pochi, ma vi diciamo 
che tutto questo ci fa schifo e che, se volete continuare a perseverare 
in questo schifo, dovete fare i conti con noi"? Una manifestazione il 
piu' possibile trasversale che metta insieme piu' gente possibile, 
perche ' in momenti di crisi come questo non bisogna andare troppo per 
il sottile, ma ragionare in un'ottica frontista, in un'ottica di 
"civilta' contro barbarie"...
Che cosa lo impedisce? Proprio il fatto che ci sentiamo impotenti, e 
piu' ci sentiamo impotenti, piu' lo diventiamo sul serio. Poi anche il 
fatto (e gia' li sento, qui, gli alti lai degli iscritti a questa lista 
che mi daranno addosso), che non esiste piu' una sinistra politica, 
istituzionale, parlamentare (ditela come volete...). Non esiste piu' 
opposizione nel paese, ma non esiste nemmeno piu' opposizione nelle 
istituzioni democratiche (che infatti sono sempre meno democratiche...).
Io la penso diversamente dalla maggior parte degli iscritti a questa 
lista: CREDO NELLE FUNZIONE DEI PARTITI, nel ruolo che storicamente 
hanno avuto, nella democrazia italiana, di cinghia di trasmissione fra 
"paese reale" e "paese legale", fra conflitto sociale, lotte diffuse nei 
quartieri, nelle fabbriche, nelle carceri, ecc., ed un livello, quello 
del diritto, in cui i conflitti e i rapporti di forza esistenti nella 
societa' si cristalizzano e trovano, in maniera certo imperfetta, una 
forma di rappresentazione e di legittimazione. Cos'altro sono, se no, 
fondamentali conquiste di civilta' quali lo statuto dei lavoratori, la 
riforma del diritto di famiglia, la scuola media unificata, la legge 
Gozzini sul carcere e la legge Basaglia sugli ospedali psichiatrici, 
solo per citarne alcune? Questo senza sottovalutare i limiti insiti nel 
sistema democratico-parlamentare e gli errori e gli sbagli (e anche un 
certo numero di nefandezze) che hanno caratterizzato storicamente 
l'azione di partiti quali quello socialista e comunista (che e' ovvio 
che mi riferisco a QUESTI partiti, non certo alla Dc...).
Credo nella funzione che i partiti e la Politica (si, proprio quella con 
la P maiuscola) possono avere nella "rappresentazione" (proprio in senso 
drammatico, teatrale) di istanze esistenti nella societa', 
nell'intercettare interessi, nel creare alleanze fra settori sociali 
anche diversi, con il fine esplicito di creare un'egemonia culturale e 
politica...(quando parlo di cultura non intendo i libri, anche, ma 
quelli vengono dopo, intendo soprattutto la mentalita' diffusa, il modo 
di pensare, le categorie di uso comune, i valori egemonici, insomma 
tutto quello per cui oggi moltissime persone sembrano pensare "pero', in 
fondo, checcazzo, co' tutti sti stranieri non se po' piu' vive"...).
Il problema e' che tutto questo, oggi, sembra proprio impossibile e 
velleitario, un altro mondo, se pensiamo al parlamento ridotto ad un 
bivacco di lacche' e veline (invece dei "manipoli" mussoliniani). E del 
resto e' chiaro perche' e' cosi': la politica fa schifo perche' la 
societa' italiana fa schifo. E perche' la societa' italiana fa schifo? 
be', qua diventerebbe un po' lungo...
Insomma, caro Pierfranceschi e cari tutti, io, personalmete, mi sentirei 
meno impotente e meno solo se vedessi intorno a me gente che ha voglia 
di tornare a fare politica, nella societa' come nelle istituzioni. 
Voglia ed entusiasmo, perche' la politica e' una cosa fichissima ed 
entusiasmante, anche se oggi ce la vogliono fare sentire a tutti i costi 
come una cosa sporca e noiosa...la politica ha a che fare col sentirsi 
vivi, e una societa' sfiduciata rispetto alla politica e all'idea di 
poter cambiare le cose, e' un societa' morta, spenta (non e' un caso che 
la societa' italiana sia composta, anagraficamente parlando, per lo piu' 
da vecchi)
Poi non e' che tutti dobbiamo fare le stesse cose. Va benissimo 
occuparrsi di biciclette e mobilita' ciclabile, tanto piu' che queste 
hanno un enorme valore politico e culturale (nel senso che dicevo 
prima). Pero' bisogna pure avere il senso di battaglie comuni (meglio: 
di GRANDI BATTAGLIE), partecipare a momenti unitari, questo e' 
indispensabile. Uscire dal proprio orticello (che si chiami centro 
sociale, ciclofficina o sezione di partito) e sentirsi parte di qualcosa 
di piu' grosso: perche' va bene che il mondo lo cambiamo con i gesti 
quotidiani e costruendo spazi "liberati", ma lo cambiamo pure, e 
SOPRATTUTTO, come ricordava il cicloSofista, incazzandoci un po' TUTTI 
INSIEME, determinati come non mai a prenderci il nostro pezzetto di 
potere. Che non sono i ministeri (che non mi fanno per niente schifo, se 
servono a cambiare le cose in maniera intelligente e lungimirante), ma 
poter-fare, poter-essere, poter-esistere-cosi'-come-sono.
mz
Marco Pierfranceschi ha scritto:
> Il giorno 13/set/08, alle ore 23:46, Marco Zerbino ha scritto:
>   
>> Che bella, che bella, la lista cm roma...neanche un commento, su  
>> questa
>> mail agghiacciante...
>>     
>
> Non credo ci sia molto da commentare...
> La deriva fascista di questo paese è un dato di fatto ormai da molti  
> anni.
> E quel che è peggio, è esattamente quello che vuole la "ggente".
> Sono i famosi "corsi e ricorsi storici".
>
> Concordo con te sul senso di totale impotenza.
>
> ciao
>
> --
> Marco Pierfranceschi
> ~~~~~~~~~~~~~~~~
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> "Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiar se
> stesso." - L. Tolstoj
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