Mi sono divertita a fare un collage di titoli presi a caso dalla rete:
09/09/2008, ieri
http://beta.vita.it/news/view/84988
Siamo a Segrate, dove Mariastella sorride agli alunni, parla con  
maestri e giornalisti. Cui fa l’annuncio  del titolo: “Per i precari  
un posto nel turismo”. Il pezzo poi spiega che sarebbero in corso  
contatti con Brunetta e Sacconi ma soprattutto con Michela V.  
Brambilla, sottosegretario al turismo. L’idea è che i prof in esubero  
potrebbero fare corsi di formazione per guide turistiche….
08/09/2008
Gelmini: "Mi dispiace per i 200 mila precari ma il loro futuro non  
dipende da me"
03/09/2008
La scuola della Gelmini: grembiuli e 6 in condotta ad oscurare i tagli
02/09/2008
Gelmini, a sorpresa nel decreto maestro unico e libri per 5 anni. Il  
ministro: "In prospettiva vorrei avere meno insegnanti ma meglio pagati"
13/07/2008
Lettera aperta dei precari della scuola: 
http://laconoscenzarendeliberiblog.wordpress.com/2008/07/13/lettera-aperta-a-tutti-i-politici-dai-precari-della-scuola/
Nel 1948 qualcuno scrisse:
«Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego,  
a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione  
contro la disoccupazione.»
«Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere  
gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e  
fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.  
L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di  
tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a  
tutti sulla base del merito.»
Premessa
Facciamo due conti. Io, Dr.sa Sabbatini brillantemente laureata  
all'Unversità di Pisa, ho pagato per ogni anno accademico almeno 1.200  
euro. Cinque anni minimo.
Sto finendo il dottorato di ricerca, dove non è facile entrare se non  
sei paraculato e non è sempre detto che ti assegnino la borsa di  
studio... sempre se non sei paraculato, ovviamente.
Il prestigioso dottorato di ricerca FORSE NON mi da accesso  
all'insegnamento, quindi FORSE, ripeto, FORSE, devo farmi altri anni,  
se voglio insegnare.
Dico FORSE, perché NESSUNO, ripeto NESSUNO, e intendo sia i  
responsabili dell'università che il sindacato, ha saputo darmi  
delucidazioni.
Non so se con il dottorato la SIS devo farmela tutti e TRE gli anni,  
se ho accesso direttamente al tirocino o se non serve a nulla.
Nel mio dottorato, i corsi si tengono nella lingua del docente e una  
buona parte degli insegnanti viene da grandi università straniere.
Ogni sei mesi tocca fare una relazione sull'argomento dei corsi  
(obbligatori), l'ultimo anno ciascuno di noi ha dovuto tenere due  
lezioni magistrali ai colleghi sulla propria materia.
Quindi quanto a farsi le ossa mi pare di aver fatto abbondantemente la  
mia parte.
Fatta la premessa provo a esporre qualche riflessione.
Prima riflessione:
Quanto è costato tutto questo allo stato? Quanto è costato tutto  
questo a me?
Seconda rilfessione:
Quanto sono qualificata per l'insegnamento? E' necessario che io mi  
parcheggi altri anni quando sono già più che qualificata per le  
materie di cui mi occupo?
Terza riflessione:
Io non voglio fare la guida turistica: la guida turistica è un lavoro.  
Un lavoro serio. E le guide turistiche, che a loro volta hanno  
sgobbato per prepararsi al proprio mestiere, cosa dicono di questa  
brillante idea?
Quarta riflessione:
Perché nessuno prende in considerazione la professione, attualmente  
infima di guardiano di museo, per trasformarla in una figura  
professionalmente all'altezza dei paesi europei? Perché se vado in  
Francia, in un qualsiasi paesetto di provincia, ho una guida preparata  
e competente e in Italia siamo rimasti al film di Alberto Sordi sulle  
vacanze intelligenti?
(Sarà mica che certi ruoli crepuscolari - guardiano di museo,  
portinaio di biblioteca, aiuto archivista - tornano bene come bacino  
di posti da mettere all'incanto?)
Quinta riflessione:
La cultura è un diritto e anche il lavoro, ma per esercitarli ci vuole  
una programmazione economica (parlo del governo come delle  
amministrazioni locali) e non si può risolvere con quattro soldi e  
qualche iniziativa di facciata. Si parla tanto di identità da destra e  
da sinistra e non ci accorge dell'ovvietà più ovvia: se noi perdiamo  
la cognizione della nostra cultura e della nostra storia saremo sempre  
in balìa di qualsiasi identità appena più forte della nostra. Sapere  
chi siamo e da dove veniamo ci aiuterà a svolgere in positivo quello  
che attualmente si profila come conflitto tra l'identità italiana e le  
identità migranti. Come storico posso dire che è sempre così e ciò  
vale per tutti, sia che si pensi che l'immigrazione è un pericolo  
capitale, sia che si perori la causa dell'accoglienza. La leggerezza  
in questo campo porta incompetenza, l'incompetenza ignoranza e alla  
fine il sonno della ragione genererà i mostri peggiori mostri della  
deriva postdodemocratica.
Sarei grata se qualcuno desse un segnale di risposta.
Perché questo non è solo un problema di categoria.
ILa
Dr.ssa  Ilaria Sabbatini
cel. + 39 349 8733382
skype:   ilariasabbatini
http://www.medievista.it
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                    Il terrore della tirannia finisce una volta cha ha  
paralizzato
                    completamente la vita pubblica e trasformato tutti  
i cittadini
                    in individui privati, spogliandoli di ogni  
interesse e legame
                    con gli affari pubblici.
                     Annah Arendt