[RSF] I: …se la vita ti crolla sotto i piedi\sindacali\ berl…

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Author: pilar
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To: forumroma
Subject: [RSF] I: …se la vita ti crolla sotto i piedi\sindacali\ berlusconismo
Avete letto i giornali? Avete visto la Tv? Nelle cronache quotidiane.., il
solito incidente sul lavoro: una ennesima morte bianca...

le sensazioni percepite ai cancelli della fabbrica questa mattina, da Giuseppe
Pellegrino: un cittadino, un lavoratore, un uomo politicamente impegnato

ass. comune Casamassima -Bari





…se la vita ti crolla sotto i piedi



Lungo la strada che porta alla zona industriale di Bari non si nota nulla di
diverso dal solito.

Davanti ai cancelli della Bridgestone tutto appare normale, come se non fosse
successo nulla.

Alla guardiola di ingresso, alla richiesta di sapere cosa è successo, ci
dicono che c’è stato un incidente, che c’è il magistrato, i Carabinieri ed i
vigili del fuoco e che non si può sapere altro.

Oltre quei cancelli, sui volti degli operai in pausa, leggi una tragedia.

La si vede stampata in faccia a quegli operai della fabbrica che li riconosci
dalle loro tute grigio e giallo.

Un ragazzo è morto mentre lavorava.

Non era “uno della Bridgestone”, eppure era uno di loro, uno di noi.

Loro, quelli della fabbrica, lo sanno che “uno è morto”!

Loro, quelli della fabbrica, sono quasi tutti giovani operai, spesso precari
con contratti a termine, che aspettano di tornare al lavoro dopo la pausa di
metà turno.

Nessuno ci dice nulla.

Giuseppe Gigante 31 anni, di Conversano: lavoratore.

Questo sappiamo di lui.

Sappiamo pure che Giuseppe Gigante è morto stamattina, attorno alle otto e
mezza.

Stava lavorando alla realizzazione di un nuovo capannone industriale per conto
della ditta Vinella, appaltatrice dei lavori per l’ampliamento dello
stabilimento Bridgestone (ex Firestone) di Modugno (BA), il secondo
stabilimento al mondo per volumi di produzione e per dimensioni nel settore dei
pneumatici dopo quello della casa madre giapponese che ha sede nei pressi di
Tokyo.

Giuseppe Gigante era un lavoratore “regolare”, da quanto non sappiamo, perché
assunto dalla azienda per la quale lavorava che vanta una grande esperienza nel
settore nel quale opera.

Allora: cosa è successo?

Tranne il fatto che il solaio al secondo piano del capannone in costruzione ha
ceduto mentre una betoniera pompava all’interno della struttura materiale
destinato al completamento di quel maledetto solaio sappiamo ancora pochissimo.

Un altro lavoratore è rimasto coinvolto nel crollo: Giuseppe Dalena di 50
anni.

È ferito ed ha riportato fratture, è ricoverato all’Ospedale S. Paolo ma pare
non sia in pericolo di vita.

Non conosciamo le cause ed i dettagli di questa ennesima tragedia ma una cosa
la sappiamo per certa: una morte sul lavoro non è mai una fatalità, non è mai
“bianca”, non ha nulla a che fare con un destino cinico e baro.

Se un uomo muore sul lavoro c’è sempre una responsabilità grande da accertare.

Non ci sarà mai un risarcimento abbastanza grande per una morte sul lavoro e
non ci saranno mai sufficienti parole di sdegno per chi, come recentemente
accaduto, tentasse di attribuire a chi muore le colpe ed i danni.

È un dolore senza fine.

Oggi muore un giovane uomo di 31 anni che lavorando provava ad essere vivo.

Nessuno provi ad ammazzarlo due volte!



Giuseppe Pellegrino



Bari, 2 luglio 2008



--------------------------------------------------------------------------------


Sommario:

Dichiarazione Cremaschi su dati Ocse

E' confermato lo sciopero del 7 luglio dei confederali

Bomba ecologica Alessandria: atti depositati presso la procura

Alfa Romeo di Arese: GUARDIANI ARMATI FIAT NEI REPARTI E IN MENSA



Lettere & Comunicazioni
Famiglia Cristiana fa sentire la sua voce sul problema della schedatura dei
piccoli Rom.
Berlusconismo ed involuzione televisiva : una vera capitolazione politica e
culturale Forum DAC

Immunità e Stato di diritto di Carmelo R. Viola

Chiesa cattolica in Afganistan

Cosa.è.il.berlusconismo da Patrizio Paolinelli
1254: LA DECISIONE DEL GARANTE DOPO L’ESPOSTO SNATER
Murgia film festival



Avete letto i giornali? Avete visto la Tv? Nelle cronache quotidiane.., il solito incidente sul lavoro: una ennesima morte bianca...

le sensazioni percepite ai cancelli della fabbrica questa mattina, da Giuseppe Pellegrino: un cittadino, un lavoratore, un uomo politicamente impegnato

ass. comune Casamassima -Bari





…se la vita ti crolla sotto i piedi



Lungo la strada che porta alla zona industriale di Bari non si nota nulla di diverso dal solito.

Davanti ai cancelli della Bridgestone tutto appare normale, come se non fosse successo nulla.

Alla guardiola di ingresso, alla richiesta di sapere cosa è successo, ci dicono che c’è stato un incidente, che c’è il magistrato, i Carabinieri ed i vigili del fuoco e che non si può sapere altro.

Oltre quei cancelli, sui volti degli operai in pausa, leggi una tragedia.

La si vede stampata in faccia a quegli operai della fabbrica che li riconosci dalle loro tute grigio e giallo.

Un ragazzo è morto mentre lavorava.

Non era “uno della Bridgestone”, eppure era uno di loro, uno di noi.

Loro, quelli della fabbrica, lo sanno che “uno è morto”!

Loro, quelli della fabbrica, sono quasi tutti giovani operai, spesso precari con contratti a termine, che aspettano di tornare al lavoro dopo la pausa di metà turno.

Nessuno ci dice nulla.

Giuseppe Gigante 31 anni, di Conversano: lavoratore.

Questo sappiamo di lui.

Sappiamo pure che Giuseppe Gigante è morto stamattina, attorno alle otto e mezza.

Stava lavorando alla realizzazione di un nuovo capannone industriale per conto della ditta Vinella, appaltatrice dei lavori per l’ampliamento dello stabilimento Bridgestone (ex Firestone) di Modugno (BA), il secondo stabilimento al mondo per volumi di produzione e per dimensioni nel settore dei pneumatici dopo quello della casa madre giapponese che ha sede nei pressi di Tokyo.

Giuseppe Gigante era un lavoratore “regolare”, da quanto non sappiamo, perché assunto dalla azienda per la quale lavorava che vanta una grande esperienza nel settore nel quale opera.

Allora: cosa è successo?

Tranne il fatto che il solaio al secondo piano del capannone in costruzione ha ceduto mentre una betoniera pompava all’interno della struttura materiale destinato al completamento di quel maledetto solaio sappiamo ancora pochissimo.

Un altro lavoratore è rimasto coinvolto nel crollo: Giuseppe Dalena di 50 anni.

È ferito ed ha riportato fratture, è ricoverato all’Ospedale S. Paolo ma pare non sia in pericolo di vita.

Non conosciamo le cause ed i dettagli di questa ennesima tragedia ma una cosa la sappiamo per certa: una morte sul lavoro non è mai una fatalità, non è mai “bianca”, non ha nulla a che fare con un destino cinico e baro.

Se un uomo muore sul lavoro c’è sempre una responsabilità grande da accertare.

Non ci sarà mai un risarcimento abbastanza grande per una morte sul lavoro e non ci saranno mai sufficienti parole di sdegno per chi, come recentemente accaduto, tentasse di attribuire a chi muore le colpe ed i danni.

È un dolore senza fine.

Oggi muore un giovane uomo di 31 anni che lavorando provava ad essere vivo.

Nessuno provi ad ammazzarlo due volte!



Giuseppe Pellegrino



Bari, 2 luglio 2008



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Sommario:

Dichiarazione Cremaschi su dati Ocse

E' confermato lo sciopero del 7 luglio dei confederali

Bomba ecologica Alessandria: atti depositati presso la procura

Alfa Romeo di Arese: GUARDIANI ARMATI FIAT NEI REPARTI E IN MENSA



Lettere & Comunicazioni
Famiglia Cristiana fa sentire la sua voce sul problema della schedatura dei piccoli Rom.
Berlusconismo ed involuzione televisiva : una vera capitolazione politica e culturale Forum DAC

Immunità e Stato di diritto di Carmelo R. Viola

Chiesa cattolica in Afganistan

Cosa.è.il.berlusconismo da Patrizio Paolinelli
1254: LA DECISIONE DEL GARANTE DOPO L’ESPOSTO SNATER
Murgia film festival


----- Original Message -----
From: sindacale@???
To: "Undisclosed-Recipient:;"@???
Sent: Wednesday, July 02, 2008 4:10 PM
Subject: [R28A] - dichiarazione Cremaschi su dati Ocse 2.7.08 - l/1+2


alle compagne e ai compagni interessati
per vs. opportuna conoscenza
Un saluto!
[Rete28Aprile]

Dati Ocse: mancano 5.000 euro all’anno nelle buste paga dei lavoratori italiani, rispetto a quelle degli altri lavoratori dei paesi più industrializzati. In Italia gli orari di lavoro sono tra i più alti al mondo. Confindustria e governo devono fare una sola cosa: pagare molto di più le lavoratrici e i lavoratori e smetterla di chieder loro più produttività



I dati Ocse (l’organizzazione dei 30 paesi più industrializzati nel mondo), appena diffusi, sono clamorosi e smentiscono tutta la campagna nazionale su salario-produttività e sulla riduzione del peso del contratto nazionale. Sono una smentita brutale per il governo, per la Confindustria, per tutti coloro che ancora negano la realtà, cioè quella di una catastrofe dei salari che può essere affrontata solo con secchi aumenti delle retribuzioni reali.

Secondo l’Ocse il salario italiano è inferiore di quasi 8.000 dollari alla media delle retribuzioni dei 30 paesi più industrializzati del mondo (31.995 dollari contro 39.743). Quasi 6.000 dollari è la differenza con la media europea. In euro significa oltre 5.000 euro in meno all’anno rispetto alla media dell’Ocse e oltre 4.000 in meno rispetto alla media europea. Insomma, ai lavoratori italiani mancano due stipendi e mezzo in un anno per arrivare al livello medio dei paesi più avanzati.

Clamoroso è poi il dato sugli orari di lavoro, che smentisce tante falsità dette e stradette. Con 1.824 ore medie di lavoro all’anno, 10 in più dell’anno precedente, l’Italia è tra i paesi dove si lavora di più in tutto il mondo. Solo in pochi paesi dell’Est europeo e in Messico si lavorano poche decine di ore in più all’anno.

Infine, secondo l’Ocse, i salari medi reali in Italia sono diminuiti dello 0,2% nel 2006, andando ancor peggio di quanto ha lamentato il governatore della Banca d’Italia, mentre in tutto il resto del mondo sono aumentati.

Di fronte a questa catastrofe, i discorsi della Confindustria e del governo su salario-produttività, perdono di qualsiasi valore ed efficacia e sono solo una scusa per continuare a tenere le lavoratrici e i lavoratori italiani con i salari tra i più bassi e le condizioni di lavoro tra le peggiori al mondo.

E’ chiaro che non c’è alcuna possibilità di intesa con una Confindustria ed un governo che pensano ancora a ridurre il salario reale dei lavoratori, quando invece esso deve essere aumentato a parità di orario di lavoro. Non c’è nessuna produttività in più che i lavoratori debbono dare, ci sono solo le aziende e lo stato che devono mettere mano al portafoglio per aumentare le retribuzioni reali.



Basta con i sacrifici

basta con gli accordi a perdere,

vogliamo più salario e migliori condizioni di lavoro





Roma, 2 luglio 2008



Nota stampa





Giorgio Cremaschi: “Dati Ocse: mancano 5.000 euro all’anno nelle buste paga dei lavoratori italiani che però lavorano più di tutti. La Confindustria e il governo devono fare una sola cosa: pagare molto di più i lavoratori e smetterla di chiedere loro più produttività”



“I dati Ocse, appena diffusi, sono clamorosi e smentiscono tutta la campagna nazionale su salario-produttività e sulla riduzione del peso del contratto nazionale. Sono una smentita brutale per il governo, per la Confindustria, per tutti coloro che ancora negano la realtà, cioè quella di una catastrofe dei salari che può essere affrontata solo con secchi aumenti delle retribuzioni reali.”

“Secondo l’Ocse il salario italiano è inferiore di quasi 8.000 dollari alla media delle retribuzioni dei 30 paesi più industrializzati del mondo (31.995 dollari contro 39.743). Quasi 6.000 dollari è la differenza con la media europea. In euro significa oltre 5.000 euro in meno all’anno rispetto alla media dell’Ocse e oltre 4.000 in meno rispetto alla media europea. Insomma, ai lavoratori italiani mancano due stipendi e mezzo in un anno per arrivare al livello medio dei paesi più avanzati.”

“Clamoroso è poi il dato sugli orari di lavoro, che smentisce tante falsità dette e stradette. Con 1.824 ore medie di lavoro all’anno, 10 in più dell’anno precedente, l’Italia è tra i paesi dove si lavora di più in tutto il mondo. Solo in pochi paesi dell’Est europeo e in Messico si lavorano poche decine di ore in più all’anno.”

“Infine, secondo l’Ocse, i salari medi reali in Italia sono diminuiti dello 0,2% nel 2006, andando ancor peggio di quanto ha lamentato il governatore della Banca d’Italia, mentre in tutto il resto del mondo sono aumentati.”

“Di fronte a questa catastrofe i discorsi della Confindustria e del governo sul salario-produttività, perdono di qualsiasi valore ed efficacia e sono solo una scusa per continuare a tenere i salari italiani tra i più bassi al mondo e le condizioni di lavoro tra le peggiori.”

“E’ chiaro che non c’è alcuna possibilità di intesa con una Confindustria ed un governo che pensano ancora a ridurre il salario reale dei lavoratori, quando invece esso deve essere aumentato a parità di orario di lavoro. Non c’è nessuna produttività in più che i lavoratori debbono dare, ci sono solo le aziende e lo stato che devono mettere mano al portafoglio per aumentare le retribuzioni reali.”



Roma, 2 luglio 2008



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----- Original Message -----
From: infoslai
To: "Undisclosed-Recipient:;"@???
Sent: Wednesday, July 02, 2008 11:34 AM
Subject: E' confermato lo sciopero del 7 luglio dei confederali




Ieri l'esito dell'incontro prsso il Ministero dei Trasporti dei confederali con le associazioni datoriali ha avuto esito negativo per la contrarietà di ASSTRA e ANAV al contratto unico.
Colgo l'occasione per osservare quindi che in questa contraddizione è più che mai opportuna la presentazione della nostra proposta di rinnovo contrattuale degli autoferrotranvieri.
Piero Antonini

STRUMENTALE LO SCIOPERO NAZIONALE DEL 7 LUGLIO SUL ìCCNL PER LA MOBILITA INDETTO DALLE OO.SS. CONFEDERALI

Quella del rinnovo del CCNL è una scadenza che DEVE necessariamente appartenere ai lavoratori tutti dei trasporti; infatti, essa si inserisce in un quadro politico del paese dove è in atto un ulteriore

attacco ai diritti, al salario, ai carichi di lavoro, alla rappresentanza dei lavoratori tutti e si cerca di fare ciò non solo unificando le categorie ma arrivando a proporre la totale modifica della struttura

contrattuale che mira ad essere SEMPRE MENO COLLETTIVA,SEMPRE MENO ESIGIBILE ed istituisce di fatto LE GABBIE SALARIALI!

Si vuole vendere la proposta del contratto unico della mobilità come una garanzia per i lavoratori del trasporto pubblico, delle attività ferroviarie e dei servizi, appalti e collegati, ma in realtà questa

proposta oltre a non avere contenuti chiari e certi non è una piattaforma.

NELL'IMPOSTAZIONE DELLE LINEE GUIDA DEL CONTRATTO DELLA MOBILITA' PROPOSTO DALLE OO.SS. CONFEDERALI

NON SOLO NON CI SONO CONTENUTI MA NEPPURE GARANZIE....

con lo sciopero del 7 luglio vogliono ancora una volta delega in bianco?!

DIVERSE SONO LE ESIGENZE DEI LAVORATORI:

aumenti salariali realmente proporzionati al costo della vita, superamento del precariato,tutela personale ed alla salute, continuità del percorso lavorativo maturato senza interruzione o perdita di diritti pregressi in caso di passaggio ad altra azienda, riconoscimento dello status d’inidoneo con il mantenimento di una dignità professionale riconosciuta come previsto anche dall'art. 42 del nuovo Testo Unico della sicurezza, 36 ore di lavoro settimanale uguale e vincolante per tutti senza flessibilità e senza saturazione dell'orario di servizio, contenimento del lavoro straordinario, tutela dei livelli occupazionali, eguaglianza normativa ed economica per i nuovi assunti, chiara articolazione delle norme contrattuali per non lasciare possibilità ad interpretazioni di comodo, una competitività di settore trasparente e con regole certe nella quale non sia il lavoratore a pagare, professionalità nella gestione del servizio in riferimento alle reali risorse interne, ridiscutere tutte le norme riguardanti la disciplina utilizzate, sino ad oggi, in modo unilaterale dal datore di ìlavoro per piegare chi non si adegua al sistema produttivo in modo collaborativo,impostazione di relazioni industriali senza pregiudizi con riconoscimento di pari dignità di tutte le RSA e/o RSU con eguali diritti di agibilità sindacali, bacheche, assemblee retribuite, trattenute a ruolo delle deleghe rispettando le soggettive scelte del lavoratore.

QUINDI AL DI LA' DI COME SARA' IL PROSSIMO CONTRATTO, UNICO O MANTENIMENTO DELL'ATTUALE MODELLO, QUEL CHE E' CERTO E' SU QUESTE ESIGENZE DEI LAVORATORI CHE SI DOVREBBE SCIOPERARE!!!

SdL intercategoriale

Via Laurentina 185 –00142 Roma

Tel 06 59640004 - fax 06 54070448

segreterianazionale@???

Cobas lavoro privato

V.le Manzoni 55- 00185 Roma

Tel 0677591926 fax 05571880306

cobaslavoroprivato@???

CUB Trasporti

30173 Venezia Via Camporese 118

tel- fax 0415312250

email: info@???

SLAI - Cobas

V.le Liguria, 49 – Milano 20143

Tel/fax 02.8392.117

slaicobasatm@???



------------------------------------------------------------------------------














Alle compagne e ai compagni del Gruppo di continuità nazionale



_______________________



Roma, 25 giugno 2008







  Care compagne e cari compagni,                                                                         


Martedì 22 luglio alle ore 14.00 presso la sede della Cgil nazionale (corso d’Italia, 24 – Roma – sala “Guido Rossa”) è convocato il Gruppo di continuità nazionale della Rete28Aprile, con ordine del giorno:



  -       Situazione generale;


  -       Iniziative politiche;


  -       Festa nazionale della Rete 28 Aprile


  -       Commissioni nazionali




Sappiamo che ci sono molti impegni, ma vista la situazione generale è indispensabile di tutte e tutti i compagni.

Cordiali saluti.



Giorgio Cremaschi


----- Original Message -----
From: Lino Balza
To: "Undisclosed-Recipient:;"@???
Sent: Tuesday, July 01, 2008 7:48 PM
Subject: bomba ecologica alessandria: atti depositati presso la procura




Atti depositati in data odierna presso la Procura di Alessandria:
__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Alla Procura della Repubblica

di Alessandria



Con la presente, Medicina democratica – Movimento di lotta per la salute conferma la volontà di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento che sarà aperto nei confronti dei responsabili dei fatti riguardanti il Polo chimico spinettese, di cui alleghiamo breve già divulgata memoria.



Analoga richiesta da parte del sottoscritto, Lino Balza, già dipendente Solvay Solexis, quale parte lesa per danni personali (allegato).



Nell’allegata scheda storica, riferita alla proposta di Osservatorio ambientale della Fraschetta, in particolare sono citati i 5.000 esposti firmati da altrettanti cittadini sulla base di un voluminoso dossier e presentati alla Magistratura penale di Alessandria nel maggio 1998.



A disposizione per approfondimenti.

In fede.



n. 3 allegati

firmato:



MEDICINA DEMOCRATICA – MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE

Onlus Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale

Via dei Carracci 2 e o Via Venezian 1 Milano

Tel. 024984678 Fax 0248014680

medicinademocratica@??? www.medicinademocratica.org

Sezione provinciale

Via San Pio V n. 4 15100 Alessandria

Tel. 3470182679

medicinademocraticalinobalza@???

Lino Balza

Via Dante 86

15100 Alessandria

Tel. 3470182679 – 013143650

linobalzamedicinadem@???
__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
allegato 1
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LO SCANDALO DELLA BOMBA ECOLOGICA DI SPINETTA MARENGO, CIOE’ DELLA FRASCHETTA (ALESSANDRIA), E’ ANCHE UNO SCANDALO POLITICO



Già nel 1943 una contessa aveva ottenuto un risarcimento giudiziario dalla Montecatini di Spinetta Marengo (Alessandria) per i cavalli avvelenati dal cromo. Poco appresso, con allarmati studi per la stessa zona, il professor Conti teneva all’università di Genova lezioni di sedimentologia e idrologia. Oggi, il limite di legge ammesso di cromo esavalente, tossico e cancerogeno, è di 5 microgrammi per litro (0,05 milligrammi). In verità il limite per la salute è zero. La Coopsette, a novembre 2007, analizzando i terreni su cui vuole costruire a Marengo un ipermarket, ha riscontrato 288 microgrammi. Così, solo sei mesi dopo l’allarme coop, venerdì 23 maggio 2008 sono apparsi titoloni a sei colonne su giornali e tv: “Bomba ecologica. Falde inquinate. Emergenza pozzi a Spinetta”. Ma dove stava la novità, la sorpresa? La presunta bonifica era già cominciata sei anni prima. Molto tempo prima la dottoressa Rini, capo laboratorio dello zuccherificio di Marengo, fin dagli anni ’80, denunciava ripetutamente sui giornali che l’acqua in falda era al punto inquinata (cromo, titanio, solforico, cloro ecc.) da essere inutilizzabile nella lavorazione delle barbabietole. Inquinata da chi? Dalla Montedison. Un allarme che Medicina democratica negli anni ha ripreso più volte, pubblicando sulla stampa le foto dei bidoni nascosti, rivendicando l’Osservatorio della Fraschetta e contestando i palliativi dell’azienda e delle amministrazioni pubbliche (esempio il progetto Linfa). L’avevamo ancora ripetuto la settimana precedente all’assemblea popolare di Pozzolo Formigaro.

Finalmente il 23 maggio l’opinione pubblica è rimasta scossa dall’emergenza idrica, con il sindaco che ordina la chiusura dei pozzi, sollecitato e con un grave ritardo di sei mesi dalle analisi Coopsette. Abbiamo dunque immediatamente scritto ai giornali: “ Prima che si esaurisca di nuovo l’ondata emotiva, invitiamo di nuovo gli enti preposti ad andare a vedere che cosa c’è sotto e attorno allo stabilimento ex Montedison e ora Solvay Solexis e Arkema e Edison. Non ci sono barriere che tengano. Spinetta è come Bussi in Abruzzo, è un altro scandalo nazionale. Nel sottosuolo all’interno della gigantesca fabbrica stanno percolando nelle falde una ventina di veleni sversati, non solo il cromo (altri pigmenti, solventi fluorurati ecc.). Bisogna fare i carotaggi e le analisi. Cosa è stato depositato nel bunker antiaereo di cui si chiacchiera dal dopoguerra? Bisogna andare a vedere. Le colline sullo sfondo dello stabilimento non sono naturali nella piana di Marengo: sono depositi di rifiuti. Bisogna andare a scavare. Provvederanno ASL e ARPA? Lo pretenderà la massima autorità sanitaria comunale, cioè il sindaco di Alessandria, preoccupato di interrompere i cicli produttivi e non altrettanto dell’acquedotto? E gli altri sindaci della Fraschetta? Per i reati commessi, per le misure di emergenza, per i risarcimenti: sarà tempestivo l’intervento della Magistratura? Il Comune si costituirà parte civile? E la Provincia? E la Regione? Sono queste le domande inquietanti che poniamo nel timore che un nuovo velo venga tra qualche giorno a coprire le vergini grida di allarme e sdegno.”

Così scrivevamo. Stendendo un velo pietoso sul ruolo storico dei collusi sindacati: che, come le tre scimmiette, una con le mani sugli occhi, una sulle orecchie, una sulla bocca, mettono a rischio i posti di lavoro. Il 24 maggio, avvengono l’apertura di una inchiesta della Procura della Repubblica e la riunione di emergenza fra Comune, Provincia, Arpa, Solvay e Unione industriali; alla luce delle quali aggiungiamo le seguenti considerazioni che saranno anch’esse trasmesse alla Procura e a tutti gli enti competenti. Specifichiamo che Medicina democratica si costituirà parte civile nel procedimento che la Magistratura vorrà aprire per azienda e amministrazioni.

  1)      Gli indagabili per l’avvelenamento pubblico non sono “ignoti” ma sono innanzitutto i dirigenti della Montedison che si sono avvicendati nel grande polo chimico [ Gli iscritti nel registro degli indagati dal pubblico ministero per lo scandalo rifiuti Montedison di Bussi (Pescara), cioè Carlo Cogliati amministratore delegato di Ausimont;  i direttori Nicola Sabatini, Luigi Guarracino, Maurilio Aguggia, Leonardo Capogrosso , nonché Giorgio Canti e Bruno Parodi e Bruno Migliora responsabili settori ambiente sicurezza Gruppo Ausimont, ad es. hanno ricoperto analoghe cariche presso lo stabilimento di Spinetta]. Nessuna legge consentiva neppure nel passato, checchè ne dica il sindaco, di sotterrare veleni e a migliaia di tonnellate a rischio e danno dell’ambiente. Fino all’8 maggio 2008 Solvay, dopo aver acquisito lo stabilimento, ha nascosto, malgrado i solleciti che la Provincia afferma aver fatto già dal 2006, ha nascosto i livelli di cromo all’interno della fabbrica: erano 2.000 microgrammi/litro! 


  2)      La Solvay, che per un tozzo di pane è subentrata nel 2002 alla Montedison, era a conoscenza (l’Ausimont aveva già presentato un piano di caratterizzazione evidenziante notevoli superamenti di cromo) della situazione pregressa della fabbrica addirittura beneficiando dei fondi regionali per la bonifica dei suoli.


  3)      La bonifica è stata fissata dalla Regione Piemonte (delibera luglio 2002) con grave sottovalutazione dell’indice di pericolosità. Era per competenza affidata al Comune di Alessandria con la partecipazione tra gli altri di Provincia, Arpa e Asl. I pozzi vengono chiusi il 23 maggio 2008, sei anni dopo. Sarà cura della Procura accertare le responsabilità aziendali e amministrative - affidando le verifiche a enti esterni al territorio provinciale - per i controlli e interventi sottostimati, omessi, taciuti, nascosti. Arpa, Asl, Comune, Provincia, Regione si rimpallano infatti le responsabilità.


  4)      Le responsabilità dovranno essere accertate anche per le rilevanti perdite di un vero e proprio fiume di acqua (300 metri cubi l’ora) dai 22 chilometri della fatiscente rete idrica interna, completamente di rifare, perdite  conosciute da Comune e Provincia, che avrebbero accelerato e alimentato il deflusso dei veleni in falda, perdite in corso da almeno due anni  e non fronteggiate dalle effimere barriere idrauliche della Solvay. La quale preleva ben 33 milioni di metri (litri) di acqua l’anno, più del consumo dell’intera provincia (31 milioni), sia per le lavorazioni (9 milioni) che soprattutto per il raffreddamento delle produzioni (22 milioni). 


  5)      Non c’è giustificazione per Provincia & C. Tutti i controlli erano possibili anche prima delle più recenti normative ambientali, a maggior ragione per le risapute denunce pubbliche. La Provincia accusa l’Arpa di aver trasmesso i dati solo il 14 maggio 2008. Incredibile. A sua volta l’Arpa accusa che i suoi studi 2007 sono stati ignorati. Come i risultati dell’ispezione Asl nel 2006 (multa di… 35 mila euro) quando il cromo da oltre un anno trasudava dai pavimenti e dai muri di tre palazzine (1.500 microgrammi/litro?!). Nota bene: pur avendo l’Arpa rilevato dal 2002 al 2006 “cromo totale” nei terreni della Fraschetta, gli enti pubblici non hanno mai commissionato l’accertamento del “cromo esavalente” (ma l’Arpa l’ha richiesto?). Anzi, la stessa Arpa viene accusata di averlo rilevato tra il 2003 e il 2004 (ma allora l’ha nascosto?). C’è di peggio nel rimpallo delle responsabilità: il Comune di Alessandria afferma che con ordinanza 2005 impegnava sul cromo esavalente Arpa e Regione, le quali negano di averla mai ricevuta. E’ tutta una matassa di rimpalli che dovrà essere districata dalla Magistratura.   


  6)      La Solvay, subentrata a prezzi stracciati a Montedison, oltre a sopportare i costi della bonifica in toto, dovrà essere chiamata in solido per i risarcimenti. Chi inquina, paghi! Ha bilanci floridi e utili stratosferici. Gli enti pubblici devono costituirsi parte civile. (Post scriptum: la Regione si è impegnata). 


  7)      La società belga dovrà risarcire i dipendenti che saranno messi in cassa integrazione per le perdite salariali, e risarcire la stessa INPS. (Post scriptum: di fronte a questa minaccia, Solvay ha fatto marcia indietro e rinunciato alla CIG)


  8)      I risarcimenti si riferiscono non solo ai danni sociali ed economici ai privati e alle aziende agricole, ma soprattutto ai danni alla salute passati, presenti e futuri per l’avvelenamento del suolo e delle acque. Danni che comprendono la Fraschetta, entro cui scorre il fiume Bormida che riceve le falde contaminate.


  9)      L’avvelenamento va accertato in un’area gigantesca (ben oltre i 10 chilometri quadri iniziali) non solo per il cromo esavalente ma anche per gli altri veleni sversati nei decenni per le lavorazioni dei pigmenti e dei clorofluorocarburi che stanno percolando verso la falda più profonda. L’Arpa afferma di aver trasmesso le segnalazioni  alla Procura es. 2002 -2003. Urgono carotaggi e analisi dei depositi nascosti sotto gli impianti, nel bunker antiaereo e nelle colline artificiali attorno. Urge una bonifica radicale, asportando il terreno inquinato a grandi profondità e su un’area gigantesca. Il monitoraggio va esteso a tutta la Fraschetta. Urgono indagini epidemiologiche. Gli oneri a carico di Solvay.


10) Non è vero che i consumatori di questa area intensamente agricola possono stare tranquilli. Neppure dei prodotti della Paglieri. La Procura dovrà, ad esempio, verificare se è vero che il pozzo in cui sono stati riscontrati 93 microgrammi per litro di cromo nella mega azienda agricola Pederbona non era mai stato utilizzato per abbeverare il bestiame da carne e latte.

11) Se anche fosse vero che questo e altre decine di pozzi erano stati usati solo per scopo irriguo, il cromo tossico e cancerogeno è entrato comunque nella catena alimentare tramite foraggio, carni, latte, verdure ecc.

12) Nei pozzi interni alla fabbrica sono stati riscontrati anche 400 microgrammi/litro di cromo. Addiritura Solvay forniva con i propri pozzi gli abitanti di Spinetta Marengo che utilizzavano l’acqua per usi domestici e per irrigare campi e orti e abbeverare bestiame. Per non parlare dei lavoratori che a migliaia ciascuno per decenni hanno respirato e, in mensa, bevuto e mangiato cromo e non solo. Per non parlare della strage degli operai del reparto Bicromati (cromo e piombo), la famosa tribù dei nasi forati”.

13) Sono stati, malgrado le polemiche che sollevammo, buttati via miliardi di soldi pubblici per progetti (Linfa) che non hanno accertato nulla del disastro balzato alla cronaca.

14) Viceversa Regione, Provincia e Comune non hanno mai voluto realizzare l’Osservatorio ambientale della Fraschetta, che rivendichiamo da venti anni non come delega agli enti pubblici bensì come strumento di democrazia diretta, unica garanzia per le popolazioni a rischio.

15) La rivendicazione dell’Osservatorio è quanto mai attuale perché se è vero che la drammatica situazione delle falde non è dovuta all’attività in corso alla Solvay, però il polo spinettese resta ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale e non solo oggetto anche di recente ad esposti in magistratura per inquinamenti atmosferici. Il polo chimico (Solvay, Arkema, Edison) è un sito inquinato di interesse nazionale che, nella Fraschetta, si aggiunge a quelli dell’Ecolibarna di Serravalle Scrivia e della discarica Barco a Castellazzo Bormida ( 3 su 4 in provincia, 3 su 7 in Piemonte)

Lino Balza

Medicina democratica-Movimento di lotta per la salute.



P.S. Le denunce contenute nei 15 punti sono state riprese, anche alla lettera, con interrogazioni, ordini del giorno, interpellanze ecc.

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allegato 3

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                                                                      Scheda storica


OSSERVATORIO AMBIENTALE DELLA FRASCHETTA



Preceduta e seguita da dibattiti, articoli, denunce, esposti, la proposta innovativa e originale di corretta gestione del rapporto tra fabbriche e territorio, quale proposta organica denominata “Osservatorio ambientale della Fraschetta”, comparve per la prima volta su Il Piccolo del 16 luglio 1988, all’indomani della crisi che aveva portato lo stabilimento Montefluos (oggi: Ausimont) di Spinetta Marengo ad un passo dalla chiusura per iniziativa del sindaco, avendo impianti non autorizzati alla marcia e fortemente inquinanti.



La proposta rispondeva ad un quesito che aveva appassionato la discussione sul “caso Montefluos” tra le forze politiche e sociali alessandrine: come soddisfare i diritti di informazione delle popolazioni a rischio, quali controlli fare, chi e come li fa, chi li garantisce.



Ma le radici dell’elaborazione dell’Osservatorio ambientale della Fraschetta affondavano in un tempo ancora più lontano e precisamente all’epoca dell’ultima “Piattaforma rivendicativa aziendale” degli anni ’70 alla Montedison di Spinetta Marengo. Non a caso la Piattaforma rappresentò il punto più alto, insuperato e disatteso, di formulazione sui temi di rivendicazione ambientale: affrontati anche sotto il profilo degli investimenti e della ricerca, del risparmio energetico, del rapporto con il territorio, dell’efficienza delle strutture aziendali e locali, dell’organizzazione del lavoro, dei costi di produzione, della produttività, del salario eccetera.



Quella Piattaforma, documento storico sul ruolo dirigente della classe lavoratrice, testimonianza di egemonia culturale nei confronti delle gerarchie aziendali, emblema del prestigio raccolto dal consiglio di fabbrica, apogeo sindacale, quella piattaforma non rimase reperto archeologico ma tornò a rivivere nel conflitto sociale tramite le associazioni ambientaliste nel gennaio ’88 con una “Lettera aperta” all’assessore comunale all’Ecologia. In essa c’erano, ripresi dalla Piattaforma, già tutti i contenuti di un possibile programma di lavoro ecosanitario sul territorio della Fraschetta.



L’Osservatorio dunque fu proposto con il compito di <<indagare, raccogliere ed elaborare le informazioni ambientali e sanitarie che riguardano le popolazioni a rischio che vivono e lavorano nella Fraschetta: area ad alto rischio ambientale, nonché di catastrofe industriale e nucleare, in vetta alle classifiche nazionali per morti di cancro e professionali>>, in un territorio di oltre 30 mila ettari e 200 mila abitanti comprendente superfici dei comuni di Alessandria, Frugarolo, Bosco Marengo, Pozzolo Formigaro, Novi Ligure, Tortona, Alluvioni Cambiò, Sale, Piovera, Basaluzzo, Casalcermelli, Fresonara, Predosa.



Il programma di lavoro si proponeva di costringere le autorità preposte a tutta una serie di controlli e servizi pubblici assenti o carenti: piani di sicurezza ed emergenza esterni, mappe di rischio, sicurezza impianti, monitoraggi scarichi, indagini idrogeologiche, stoccaggi, depositi, trasporti, discariche, indagini epidemiologiche, servizi di medicina del lavoro eccetera. Si proponeva infine di informare le popolazioni a rischio senza più le reticenze e le omissioni istituzionali.



L’Osservatorio fu cioè proposto per <<fungere da sentinella, da banca dati, da agenzia investigativa, da mezzo di informazione, da centro motore di democrazia ambientale che tutti i cittadini, tutte le forze amministrative e politiche e sociali possano utilizzare ma che salvaguardi allo stesso tempo la loro autonomia di giudizio e azione. Un servizio pubblico nel senso dell’utenza, ma su basi volontarie e associative nel senso della gestione politica. In altre parole, dovranno essere i cittadini stessi a garantirne la corretta e trasparente gestione, direttamente e attraverso le loro organizzazioni e associazioni: ecologiste, sindacali, territoriali eccetera. Mentre le amministrazioni locali dovranno fornire la strumentazione tecnica e logistica e finanziaria atta a conseguire la trasparenza e la completezza dei loro compiti istituzionali>>.



L’Osservatorio ambientale della Fraschetta ricevette il suo battesimo ufficiale il 2 dicembre 1988 nel corso di un convegno organizzato dalle associazioni ambientaliste presso la sala del Quartiere Centro di Alessandria, gremita all’inverosimile di cittadini, amministratori pubblici, imprenditori, tecnici della salute e dell’ecologia industriale, sindacalisti, politici, consiglieri di quartiere, segretari di sezione. Convinta e piena collaborazione venne dichiarata dal Comune e dalla Provincia di Alessandria. Dopo di che l’Osservatorio non è decollato malgrado si siano alternate giunte di diverso colore in un fiume interminabile di dichiarazioni e promesse.



L’11 aprile 1997 è convocato un Consiglio circoscrizionale a Spinetta in cui si annuncia l’esistenza di un Osservatorio ambientale della Fraschetta. In realtà si tratta di un organismo tutto istituzionale che nulla ha della concezione democratica della proposta originale, alla quale ha usurpato il nome. Infatti da allora nessuno ha più notato l’esistenza del sedicente Osservatorio. Insistono i Comitati della Fraschetta: <<Non abbiamo chiesto l’Osservatorio come organismo delle Istituzioni o delega all’ARPA. Non ci interessa un buio baraccone istituzionale di cui i cittadini giustamente non si fidano. Vogliamo uno strumento cristallino di democrazia diretta e partecipata in cui sia protagonista e garante il ruolo delle assemblee elettive, delle rappresentanze dei cittadini e dei lavoratori, del volontariato, dei movimenti sul territorio, delle associazioni e delle organizzazioni che rendono viva la società civile. Alle Istituzioni pubbliche chiediamo la volontà e i mezzi concreti per far funzionare l’Osservatorio. Un vero Osservatorio ambientale della Fraschetta, secondo l’elaborazione originale che esiste almeno da dieci anni>>.



Ancora nel maggio 1998 cinquemila cittadini firmano altrettanti esposti alla magistratura penale di Alessandria sulla base di un voluminoso dossier curato dai Comitati della Fraschetta con WWF e Medicina democratica e comprendente impressionanti analisi epidemiologiche, chimiche e biologiche dell’aria e delle acque, biologiche e tossicologiche dei depuratori, chimiche e radiometriche dei terreni. I cinquemila cittadini chiedono alla magistratura (avvisi di reato e) ulteriori indagini proprio perchè consapevoli che <<le popolazioni a rischio della Fraschetta, pur sensibili e allarmate, pur organizzate in movimenti di lotta sul territorio, risultano essere informate in maniera reticente e insufficiente, anche per l’assenza di uno strumento credibile e democratico quale l’Osservatorio ambientale della Fraschetta>>.



Il 19 luglio 2001 il Consiglio comunale di Alessandria approva la mozione con cui si apre la prospettiva storica di creare finalmente l’Osservatorio ambientale della Fraschetta.

P.S. Sono passati altri sette anni inutilmente.

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----- Original Message -----
From: "infoslai" <infoslai@???>
To: <"Undisclosed-Recipient:;"@???>
Sent: Tuesday, July 01, 2008 5:00 PM
Subject: Alfa Romeo di Arese: GUARDIANI ARMATI FIAT NEI REPARTI E IN MENSA



All’Alfa Romeo di Arese





GUARDIANI ARMATI DELLA





SIRIO (FIAT)



NEI REPARTI E IN MENSA















Nei giorni scorsi alcuni guardiani, armati di pistola, della Sirio, la società di vigilanza della Fiat, sono entrati ripetutamente nei reparti dell’Alfa Romeo di Arese di Fiat Group



Automobiles e di Fiat Powertrain Italia e nel locale mensa durante la consumazione dei pasti.



Non solo. Questi guardiani, armati, hanno risposto in modo arrogante ai lavoratori e ai delegati dello Slai Cobas che li invitavano a non fare un uso improprio del porto d’arma.



Ciò è estremamente grave e in contrasto con le stesse normative di legge.



Di tali gravi comportamenti di alcuni guardiani della Sirio i delegati RSU dello Slai Cobas avevano subito informato i responsabili del personale di Fiat Group Automobiles,

ma nonostante ciò alcuni guardiani hanno continuato nel comportamento sopra denunciato.

Solo dopo una ulteriore contestazione scritta fatta dallo Slai Cobas, il capo del personale di Fiat Group Automobiles ha convocato le RSU Slai Cobas comunicando che aveva dato disposizioni alla Sirio di non far circolare guardiani armati né in reparto né in mensa.



Lo Slai Cobas

  1.      intima alla Fiat dal cessare tali gravi attività illecite ed antisindacali, 


  2.      chiama i lavoratori alla massima vigilanza per evitare provocazioni,


  3.      chiede alle istituzioni, che a suo tempo hanno regalato l’Alfa Romeo agli Agnelli, se ad Arese, in nome delle speculazioni sull’area dell’Alfa con l’Expo 2015, si può dimenticare che la Fiat, ad Arese, ha buttato sul lastrico 20.000 lavoratori, 68 dei quali appena licenziati il 1° marzo scorso dopo sei anni di Cigs, dopo aver incassato circa duemila miliardi di lire per finanziamenti a sbafo, mobilità, Cigs e prepensionamenti.






  Arese, 1-7-2008                    






Slai Cobas Alfa Romeo



Lettere & Comunicazioni

----- Original Message -----
From:Mantero<>
To: "info" <info@???>
Sent: Monday, June 30, 2008 10:38 PM
Subject: Re: "Direttiva Ritorno"\Libertà e Giustizia\lettere


Famiglia Cristiana fa sentire la sua voce sul problema della schedatura dei piccoli Rom. Il mondo cattolico forse incomincia ad interrogarsi un pò su chi ha mandato al governo.
O forse è solo l'eccesso odioso del provvedimento che colpisce i bambini che da una reazione che tutto sommato non c'è per altri aspetti osceni del vivere in una civiltà dalle radici "Cristiane". Non molti, anche nel mondocattolico, hanno realmente idea di cosa significhi vivere da povero in una società che misura tutto col metro del denaro e del successo. Ben pochi sanno ( o vogliono sapere) cosa significa non poter più pagare affitto, acqua, luce e andare a vivere per strada. O attraversare i deserti e il mare e venire chiusi in campi di concentramento o rispediti indietro a morire in libia. Quanti riflettono sulla condizione di quelli che vengono reglarmente perseguitati , come avviene nella cattolicissima Roma se solo si mettono a vendere quattro cianfrusaglie per vivere o per far vivere la famiglia in africa o in bangla desh.
cari amici cattolici svegliatevi! avete mandato su i campioni del più osceno dei sistemi, del peggiore dei mondi possibili! quello dei tecno-liberisti, in italia diluiti con un po di nazi-regionalismo...anche il vecchio Giovanni Paolo aveva capito che questo sistema era forse più osceno di quello comunista.
E non è forse il dovere del cristiano quello di immedesimarsi empaticamente nei problemi dell'altro da se?

Francesco Mantero



----- Original Message -----
From: "enrico giardino" <Sent: Tuesday, July 01, 2008 4:42 PM
Subject: TVspot


Berlusconismo ed involuzione televisiva : una vera capitolazione politica e culturale

Riflessione di E. Giardino- forum DAC



Dopo 50 anni i cittadini italiani pagano molto di più per i servizi televisivi. Ricevono una valanga affine di programmi, di pubblicità e di propaganda e guardano di più la TV. Ma la qualità dei servizi e dei programmi TV com’è cambiata in questi anni ? Una breve ricostruzione storica permette di valutare la capitolazione- politica e culturale - subita dalla società italiana, fino agli approdi attuali.



  1-      Le origini della TV italiana , poi craxismo e berlusconismo rampanti




Nonostante tutti i limiti storici, politici e culturali del nostro Paese in quegli anni - con il monopolio bernabeiano della TV- gli utenti italiani ricevevano nel 1955 programmi di un discreto spessore culturale (se paragonati all’oggi), prodotti dalla RAI in monopolio. Ricordo qualche genere e qualche titolo :

  -          commedie : apologia di Socrate, Romeo e Giulietta,Candida, come le foglie, Amleto…


  -          opere ed operette : Il barbiere di Siviglia; No,no Nanette; la Vedova allegra…


  -          rubriche : il commesso in libreria, le avventure dell’arte, le avventure della scienza, l’approdo…


  -          varietà : Un ,due e tre; Ottovolante; ti conosco mascherina; il telecipede; Lascia e raddoppia. Sul video stavano attori e comici di qualità, registi, autori di prestigio, conduttori di rango.


I notiziari – TG e rubriche – pur essendo egemonizzati dalla cultura e dalla propaganda cattolica e democristiana, non riuscivano a tacitare le voci di opposizione ed i fatti cronaca. Ricordo in particolare TV7 di Sergio Zavoli (1963), una valida rubrica di inchiesta che conobbe la censura nel 1967 con le dimissioni di F. Fabiani , quando si occupò dei bombardamenti USA su Hanoi.

Anche “ Tribuna elettorale” (1960) - con un segretario di partito intervistato dai giornalisti ed ammesso a comunicare - erano spiragli di “pluralismo partitico”, oggi inesistenti. I grandi eventi sportivi- con il calcio, ma anche con il tennis- erano visti gratuitamente da tutti gli abbonati e realizzavano ascolti elevati. L’abbonamento TV costava 12.500 lire/anno, cioè 1000 lire/mese , con un salario operaio di 40.000 lire.

La pubblicità – pagata sempre dai consumatori - era minima e circoscritta entro spazi definiti (Carosello).

Era questo il panorama televisivo degli anni ’50. Solo nel 1974, un movimento di opinione criticò questo assetto bernabeiano /cattolico/democristiano , provocando prima una sentenza Costituzionale e poi la legge di riforma 103/75 : la legge più evoluta mai prodotta in materia. Ma gli accordi della Camilluccia DC-PSI

(1976) bloccarono ogni istanza riformista- negli assetti e nella qualità dei programma – facendo posto alla lottizzazione partitica della RAI con la piena complicità del PCI . Una omologazione partitica crescente calò sui programmi e sui TG. Per esempio, la storia partigiana ed antifascista- che pure qualche piccolo spazio aveva avuto con Bernabei, scomparve dal video per diventare “ noiosa ritualità” . (Ricerca effettuata dallo scrivente per conto del circolo “Giustizia e Libertà” di Roma) .

Sono questi gli anni di Craxi -Berlusconi, nei quali la cosiddetta teoria del mercato, del privatismo assistito e del monopolio protetto (Fininevst/Mediaset), riducono la TV a merce aggiotata ed a propaganda oligar-chica , sotto la dittatura di uno strumento mercantile, anche truccato , l’auditel.

Lo stragismo istituzionale ed il piano P2 di Gelli aprono il varco ad uomini e programmi di questa fase, in cui la TV diventa sempre più decisiva per i partiti, i giornalisti e le elezioni, sempre più truccate.

Crescono gli spot pubblicitari- sempre più invadenti – ed i costi della TV, i programmi peggiorano drasticamente. I TG diventano tribune di propaganda leaderistica, la TV di inchiesta e di qualità svanisce , mentre i giornalisti riducono la programmazione a “disinformazione pilotata” di infima qualità .

Autori ed attori di rango vengono emarginati insieme alla produzione audiovisiva di qualità, chiudono molte qualificate case di produzione. Contenitori e chiacchiere, ballerine e conduttori grotteschi, invadono i canali Mediaset trascinando anche la RAI nella “TV spazzatura” commerciale.

A chi protesta e critica vengono opposti i dati “auditel”, le logiche del “mercato e del privato è bello”, della “modernità craxiana” e della “liberalizzazione”( uno slogan che ha fans a destra ed a sinistra).

Quando il gioco monopolistico diventa toppo sfacciato ed anticostituzionale (per le sentenze della Corte costituzionale) arrivano leggi ad hoc; si pubblicizza un “ nuovo mito”: l’avvento salvifico della nuove tecnologie, prima i satelliti , poi le tecniche digitali. Trucchi che rafforzano ed allungano il monopolio illegale Mediaset ed i suoi profitti.







2. La fase attuale della TV a pagamento



Negli ultimi 15 anni il disegno piduista e berlusconiano si è rafforzato e ramificato, con governi di alternanza (centro-destra e centro–sinistra) : nella politica e nelle elezioni maggioritarie; nella “dissoluzione” della RAI servizio pubblico e della opposizione partitica; nella criminalizzazione del dissenso e delle lotte popolari ; nello stravolgimento di tutte le norme costituzionali.; nella lottizzazione partitica bipartisan.

Piduisti e politici collusi hanno bisogno di impunità/immunità personali , “liberi” da sentenze e da critiche mediatiche: da qui il bavaglio alla magistratura ed al giornalismo di inchiesta.

La TV - da strumento di propaganda ideologica e commerciale , con la censura dei fatti e dei testimoni scomodi – può diventare strumento di ricatto e di profitto economico. Mediaset e Sky monopolizzano la TV a pagamento (terrestre e da satellite). Nel digitale terrestre entrano “a rimorchio” della RAI, senza cedere loro frequenze, ma usando quelle comprate dalla RAI sul “ libero mercato”.

Il massimo dell’apoteosi berlusconiana si concretizza nel 2008 : stravince le elezioni truccate, espelle dal Parlamento la sinistra, diventa interlocutore e chiave di volta della controriforma costituzionale. Ora il solo Di Pietro (IDV) lo contrasta in Parlamento e nel Paese.

E la TV – causa ed effetto di questa apoteosi - cosa offre oggi agli utenti immiseriti ?

Dopo una cura trentennale di cretinismo , di disinformazione , di omologazione e di “immondizia pianificata”, la nostra costosa TV ci offre quello che serve al monopolista dell’etere, capo del governo.

La differenza tra Mediaset e RAI è ormai minima, tanto che alcuni rivendicano per Mediaset parte del canone RAI. La TV di inchiesta è ridotta a Report, chiusa per un lungo periodo dell’anno.

Lo sport- calcio e tennis - è tutto a pagamento, monopolio di SKY e Mediaset. “Il grande fratello” è l’offerta ultrareclamizzata del cosiddetto “duopolio”. Per il resto, contenitori insulsi, giochetti, ballerine, scemità di ogni tipo, film e telefilm violenti e di bassa lega (USA in prevalenza).

I TG – omessi fatti e voci critiche- ridotti a veline bipartisan, a cronaca nera ed a propaganda ideologica e gvernativa. Come nel “ricatto elettorale”, anche qui gli utenti , tra centinaia di canali, possono vedere solo ciò che “passa il convento” monopolistico -commerciale . Una martellante campagna mediatica viene orchestrata contro il canone RAI spingendo all’evasione. Ma questi ipocriti non dicono due cose :

  -          che il canone statale (non RAI) è generalista e costa 1/5 di quelli pay-TV (solo monotematici)


  -          che la pubblicità RAI è limitata proprio perché c’è il canone RAI (un favore a Berlusconi)




Anche un bambino disinformato può capire l’essenziale di questo racconto.

La mercificazione monopolistica della TV italiana- in violazione degli art. 21 e 43 della nostra Costituzione- ha prodotto solo guasti crescenti alla democrazia , ai cervelli ed alle tasche dei cittadini italiani.

Parlare di “duopolio” è stato- ed è - un falso ideologico e costituzionale, ma tutti lo usano indisturbati.

In primo luogo, perché la RAI è – ed è stata- solo la succursale bipartisan di Mediaset.

In secondo luogo, perché il servizio pubblico televisivo di emanazione statale- come in ogni Paese del mondo- esiste e si legittima per avere risorse, culture, professionalità,logiche, offerte , autonomie, alternative ed antitetiche rispetto a quelle private-commerciali. Solo lo Stato ha forza per competere con i monopoli.

Nessun privato potrà mai avere titolo costituzionale per svolgere un simile servizio.

L’ultima furbata radiotelevisiva di Berlusconi è quella di aver “abolito” nel suo governo il Ministro per la Comunicazioni , un settore decisivo e strategico anche per Paesi del 3^ e 4^ mondo. Perché lo ha fatto?

Penso per almeno due motivi:

  -          avocare la materia “bollente” a sé stesso ed a suoi uomini fidati (Confalonieri e Romani) ;


  -          far sparire da TV e media la questione radiotelevisiva, lasciandola nel pantano in cui oggi sta.


Non mi è sembrato di udire molte voci su questo punto, per nulla secondario. Anzi , è stata reclamizzata la “parsimonia” del cavaliere- presidente, che ha ridotto la “casta”degli invisi. Credo che il degrado della TV italiana sia insieme causa e specchio significativo della pessima situazione italiana.





Roma 1 luglio 2008




----- Original Message -----
From: Espero
To: destinatari in ccn t
Sent: Wednesday, July 02, 2008 8:54 AM
Subject: Fw: Articolo sull'immunità











Immunità e Stato di diritto



                                                                                     di Carmelo R. Viola




           Le farse dei poveri mortali si ripetono sotto le risate scroscianti degli déi dell’Olimpo. Una di tali farse riguarda l’immunità di non importa quali livelli parlamentari e istituzionali: si può solo dire che più alta è la responsabilità più macroscopica è la farsa. L’immunità semplicemente non dovrebbe esistere laddove si parla di Stato di diritto perché significa che il potere - e in special modo quello che è preposto alla fattura ed all’accredito delle leggi -  dovrebbe essere non al di sopra delle leggi, ma soggetta ad esse al pari di qualsiasi cittadino per non dire in misura più rigorosa in ragione della propria carica. 


           La farsa sull’immunità più che una buffonata è un autentico abuso di potere che nessuna legge può legittimare. Lo sanno i nostri soloni che legale non è sinonimo di legittimo?


           L’Italia ha la immeritata nomea di “patria del diritto” (dove del diritto essenziale non si capisce un’acca) perché la letteratura affonda le radici nostrane nella mania dei romani di creare normative scritte per ogni cosa – perfino per la schiavitù – senza che tale rigorosità possa rappresentare sinonimo di giustezza.


           Ad un povero cristo, che aspira ad un lavoro di “collaboratore ecologico” (alias spazzino) si chiedono, tra l’altro, il certificato di buona condotta e dei carichi pendenti.  Non si chiede la stessa cosa a chi aspira (magari senza averne alcun titolo culturale) alla funzione delicatissima di legislatore! E a questo punto la farsa diventa tragedia! Non ci sono ragioni che tengano se non la “maestà del potere” che “ha ragione solo perché  è il potere”, il che significa che anche dietro la facciata di una democrazia ci può essere una dittatura autentica come quella che si sta consolidando in Italia, complice involontaria una sinistra senza midollo spinale e volontaria quel “quarto potere” (la stampa), che una volta faceva paura ma che oggi è pagato dallo stesso potere per suonare le campane del consenso.


           Il fatto che la maggior parte dei paesi europei godano dell’immunità delle alte cariche dello Stato ovvero di chi dovrebbe esserne totalmente indenne per funzione, è un argomento più puerile che ridicolo, come se la cattiva condotta degli altri – o di una maggioranza – possa essere giustificazione della nostra.


Più che patria del diritto il nostro povero paese, privo di una vera identità etnica, è la patria della sudditanza servile – che più servile non si può !- Non so quante volte: nei riguardi dei padroni di casa, emeriti uomini di affari e di successo, talora insigniti perfino del titolo di cavaliere (del lavoro altrui!). Delle banche, nazionali e internazionali, che ci dicono come ci dobbiamo indebitare e come tassare (tosare) i cittadini consumatori. Nei riguardi della casta clericale/papale (a tal proposito si consiglia di informarsi circa la storia criminale della Chiesa)! Nei riguardi degli USA, un terzo mondo sui generis, nato da genocidi e rapine, spacciato per la più grande democrazia del mondo, che si distingue per essere una fogna a cielo aperto oscurata da innumeri grattacieli e da una casta di supertecnologi militari , impegnati a colonizzare il resto del mondo, anche a costo di provocare stragi di concittadini sotto le Due Torri, mentre il proprio interno conta il più alto tasso di crimininalità e di reclusi e i liberi il più alto tasso di muniti di armi e di turbe mentali.

Dire che io ho vergogna di essere italiano lascia indifferenti i responsabili del crescente squallore, i quali di questo vivono incuranti dei propri stessi eredi immediati, affetti della più grottesca patologia dell’uomo civile: la mania del possesso e del potere senza limiti e quindi, ove possibile, dell’immunità. Né vale ricusarli come una volta ebbi a fare con una dettagliata dichiarazione pubblicata: si tratta di facce di bronzo a prova di fuoco!



                                                                 Carmelo R. Viola




(Immunità e Stato di diritto – 27.06.08 – 2465)





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----- Original Message -----
From: Vito
To: Sebastiano
Sent: Wednesday, July 02, 2008 1:01 AM
Subject: Chiesa cattolica in 'Afganistan


La notizia è una non notizia: il ministro della Difesa italiano è andato in Afganistan a visitare i soldati italiani ivi inviati in missione di pace.

Non dovendo quei militari partecipare a missioni di guerra i loro comandanti pensarono di utilizzarli nella costruzione, in territorio talebano, di una chiesa cattolica apostolica romana.

Dall’Afganistan il ministro ha detto - e questa è la notizia - che da ora in poi quei militari italiani saranno utilizzati per missioni di guerra.

Cioè avranno un bel po’ da fare.

Ma se fanno la guerra, come faranno a finire la costruzione di quella chiesa cattolica nell’Afganistan dei talebani?

Oppure, giacchè è finita quella costruzione e non potendo tenere i militari inutilizzati (perché Brunetta farebbe il finimondo) pensano di impiegarli a fare la guerra?

La chiesa è finita ed il ministro non l’ha visitata? Se è finita, è stata consacrata? E’ difficile avere un po’ di spettacolarizzazione su questa opera meravigliosa

utile e necessaria per gli islamici ed i mussulmani?

Prevedo molte mie nottate insonne tutto preso dagli atroci silenzi dei super loquaci ministri italiani e della immensa massa dei funzionari dei partiti e dei loro portavoci.

Silenzio anche delle Tv canonizzate e commercializzate e dei numerosissimi giornali finanziati con fondi pubblici.

E’ questa la libertà di informazione praticata in Italia?

C’è una chiesa cattolica in Afganistan?

Parliamone.

Anche perché, quella chiesa, potrebbe essere il luogo dove i divorziati potrebbero recarsi per ricevere la comunione; giunti sul posto nulla osta che si riforniscano di un po’ di quella “roba” coltivata in abbondanza in Afganistan (rendendo efficace ed efficiente la filiera cortissima) con un notevole impatto positivo sull’economia di questa Italia e sulla funzionalità dei Palazzi.

Parliamone.
Vito De Russis v.derussis@???


----- Original Message -----
From: Dazebao l'informazione on line
To: info@???
Sent: Wednesday, July 02, 2008 5:14 PM
Subject: News Dazebao/news 2 july 2008






PRIMO PIANO

=> Alitalia, lacrime e sangue. Fino ad ottomila esuberi


=>La Mongolia sull'orlo della guerra civile. Elezioni contestate e rivolte popolari. Giovani "democrazie ad ostacoli"

=> Bolivia, contro Morales il braccio armato dei padroni

=> Video intervista con la signora Ernestine Cahindo, rifugiata della R.D. Congo in Italia

=> La Repubblica Democratica del Congo ha tutto, le manca soltanto una pace compiuta

=> Architettura, da tutto il mondo a Torino

=> Il " salva premier",Napolitano, Mancino e l'autonomia della magistratura



----- Original Message -----
From:Patrizio Paolinelli
To: "Undisclosed-Recipient:;"@???
Sent: Monday, June 30, 2008 11:02 AM
Subject: cosa.è.il.berlusconismo


in allegato un breve capitolo di un libro che tenta di spiegare cosa è il berlusconismo.
cordiali saluti
patrizio paolinelli


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----- Original Message -----
From: "Blog Amministratore" <xiiroma@???>
To: <undisclosed-recipients:>
Sent: Monday, June 30, 2008 5:09 PM
Subject: Cena Sociale "Notte di Mezza Estate"


Cena Sociale "Notte di Mezza Estate" a menù fisso per il comitato No
Corridoio il 04.07 alle 20:30 alla Cooperativa sociale di agricoltura
bio "Agricoltura Nuova" sulla Pontina nel Parco Decima Malafede,
prezzo adulti 20 euro bambini 10 euro menù fisso ci sarà musica, balli
di gruppo, latino americani, mazurka, valzer tango e tarantella più
riffa:
1 premio Wellness & Romantica una notte al Girasolereale b&b con
idromassaggio nella jacuzzi in giardino
2 premio Cesto biologico della Cooperativa Agricoltura Nuova
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Roma, 30 giugno 2008





1254: LA DECISIONE DEL GARANTE DOPO L’ESPOSTO SNATER





Ha avuto il giusto epilogo l’esposto che come SNATER presentammo all’AGCOM (Autorità Garante per le Comunicazioni) lo scorso 17 ottobre 2007, con cui si segnalava al Garante l’impropria disposizione aziendale che imponeva ai lavoratori delle AODA di pubblicizzare il servizio 892412, durante le chiamate sul servizio 1254, gravando i clienti di ulteriori costi.



E’ infatti di questi giorni il retromarcia dell’azienda che, ricevuta la diffida dal Garante, con una nuova disposizione, comunica agli operatori di non pubblicizzare più l’892412 durante le conversazioni sul 1254.



L’esposto era finalizzato sia a tutelare la dignità dei colleghi che avevano posto un problema morale di fronte ad una disposizione aziendale scorretta, sia a salvaguardare la credibilità del servizio stesso.



SNATER confida che da quanto accaduto i massimi vertici aziendali possano trarre le dovute conclusioni, diffidando soprattutto da quei dirigenti che, anziché rilanciare in modo costruttivo il servizio, perseverano nello spremere gli utenti usando i lavoratori.









    SEGRETERIA NAZIONALE – SETTORE TELECOMUNICAZIONI   snaterti@???


    Via Dardanelli n. 13  – 00195  ROMA – Tel. 06/3725072  –  Fax 06/37514885                       www.snatertlc.it 



    ----- Original Message ----- 
    From: Pasquale Marchetti 
    To: undisclosed-recipients: 
    Sent: Tuesday, July 01, 2008 5:06 AM
    Subject: murgia film festival



    COMUNICATO STAMPA
    L'associazione Culturale Viagrà(n), in collaborazione con l'assessorato alla cultura del Comune di Gravina in Puglia vi invita alla terza edizione del MURGIA FILM FESTIVAL, concorso internazionale per cortometraggi che si svolgerà a Gravina in Puglia dall'1 al 6 luglio 2008.
    L'evento, sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica è patrocinato da Parco Nazionale dell'Alta Murgia, Regione Puglia e Provincia di Bari e si avvale di due gemellaggi d'eccezione: UNICEF e GIFFONI FILM FESTIVAL.
    Lo svolgimento delle giornate prevede al mattino cinema per bambini presso la palestra coperta della scuola S.G. Bosco di Gravina, al Pomeriggio, presso la sede dell'associazione, corti, medi e lunghi fuori concorso. Alla sera, incontro-dibattito con l'ospite della serata e proiezione del film. A seguire i corti finalisti.
    Ospiti della manifestazione Alessio Boni, Nando Irene, Geo Coretti, Maria Pia Autorino, Angelo Orlando, Vanessa Gravina, Edoardo Siravo, Nico Cirasola, Dino Abbrescia, Marcello Prayer, Francesco Lopez, Veronica Logan, Francesco Apolloni, Vito Palumbo e Antonella Ponziani. La giuria è presieduta da Rachid Benhadj, regista algerino e medaglia d'oro UNESCO.
    La serata finale del 6 luglio si chiuderà, dopo la premiazione dei vincitori , col concerto de LE INNOCENTI EVASIONI.
    Con preghiera di diffusione e pubblicazione.
    Il direttore artistico 
    Salvatore Digennaro
    il programma dettagliato è scaricabile su http://www.murgiafilmfestival.it/prog.pdf



    per informazioni 
    ass.culturale viagrà(n) , Via De Gasperi, 12 Gravina (presso ex cinema Centrone)
    www.murgiafilmfestival.it
    info@???
    080.8416250
    333.6666526 Salvatore
    3392041943 Pasquale







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