[Cm-milano] Fwd: i centri sociali romani (con recensione al …

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Author: Alex Foti
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To: critical mass milano - crew ::: http://www.inventati.org/criticalmass/ ::: la rivoluzione non sara' motorizzata !!!
Subject: [Cm-milano] Fwd: i centri sociali romani (con recensione al duka e lista spazi sociali)
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From: Alex Foti <alex.foti@???>
Date: Jun 16, 2008 11:08 AM
Subject: i centri sociali romani (con recensione al duka e lista spazi sociali)
To: precog@???


In basso a sinistra, i centri sociali
Sotto attacco della giunta Alemanno, oggi a Roma tutti insieme in
piazza per difendere gli spazi occupati e per affermare un altro
modello di città. Ecco la mappa geopolitica degli squat, di prima e
seconda generazione. Viaggio nell'underground romano, prima puntata
alla ricerca del movimento sommerso
Giacomo Russo Spena
ROMA

Accoglienza, welfare dal basso, autogoverno, produzione artistica e
culturale indipendente. In un circuito che a Roma coinvolge e mobilita
migliaia di persone. Sono i centri sociali e i movimenti per la casa
che scendono oggi in piazza contro le politiche securitarie della
giunta Alemanno. Una manifestazione «resistenziale», a difesa dei
propri spazi. Ma non solo. «La nostra sfida è affermare un'altra città
possibile, da conquistare libertà dopo libertà», scrivono
nell'appello. Lontana anche dal «modello Veltroni». Una metropoli
delle politiche d'integrazione e del mutualismo. Centri sociali, casa,
migranti. Questi i temi della manifestazione che partirà (alle 15)
dall'occupazione più a rischio, quella di un'ala dell'ospedale Regina
Elena, per passare alla multietnica Piazza Vittorio e finire al
Campidoglio. Ad anticiparla, ieri, la riappropriazione a scopo
abitativo di uno stabile al Portonaccio, quartiere Tiburtino, opera
dei Blocchi precari metropolitani.
Erano anni che gli spazi romani non si ritrovavano tutti insieme. In
un patto di cooperazione che evoca il coordinamento dei centri sociali
di metà anni '90. Quella che fu una rete di vari «presidi
antagonisti», insieme per difendere La Torre, organizzare le prime
street parade e un concerto contro Fini nel '93, prima del
ballottaggio romano tra lui e Rutelli. Anche contro Alemanno una buona
parte dei centri ha firmato un appello antifascista. Ma, precisano,
«questa volta è stato diverso, il voto utile per Rutelli era
condizionato». La storia non si ripete: «Le nostre sono continue
sperimentazioni, impariamo dagli errori». Come è accaduto con il
dibattito sui «territori» dopo il raid del Pigneto. Dove l'autocritica
l'ha fatta da padrona: molti luoghi si sono autoghettizzati, non
riuscendo più a relazionarsi con la società.
Altri hanno scelto di non rapportarsi solo con il quartiere in cui
vivono, a scapito di una politica generale sullo sviluppo della
metropoli. A differenza delle autogestioni dei primi anni '90, che si
sono caratterizzate invece proprio per l'intervento sul territorio. E'
il movimento della Pantera che fa diventare «i centri sociali
protagonisti dell'immaginario collettivo», come ricordano i militanti
di quella generazione. «Alla privatizzazione dei saperi nelle
università - dicono - si risponde con sedi di resistenza e di
produzione artistica e culturale autonoma». Pian piano gli attivisti
prendono coscienza, i tanti posti occupati rappresentano un pezzo di
città e escono dalle riserve indiane: «Colmavamo il vuoto culturale e
sociale delle amministrazioni locali - ricorda Nunzio D'Erme,
fondatore del Corto Circuito - Corsi, concerti, librerie autogestite e
birrerie animavano la capitale. Una città nella città». E' con la
delibera 26 (che prevede l'assegnazione degli spazi occupati a chi
svolge attività di «pubblico interesse») del '94 che si fa il decisivo
passo per uscire dai ghetti. La delibera non riguarda solo i
«compagni», ma l'intero mondo dell'associazionismo. Pochi però saranno
i centri che arriveranno all'assegnazione comunale. Nel '96 per la
prima volta si avvia il percorso «corsaro» all'interno delle
istituzioni: Corto Circuito e Strada decidono di candidare due
indipendenti nel Prc. D'Erme viene eletto al comune, Luciano Ummarino
in municipio (XI). E' lui a spiegare questo strumento politico: «Stare
lì dentro per rafforzare i movimenti che si sviluppano fuori». Un
esperimento ancora in piedi con Andrea «Tarzan» Alzetta al
Campidoglio. In molti però pensano alla «fine della Sinistra» e
all'autonomia dei movimenti. Ma è dalla galassia no-global, quella che
dà vita all'anti-G8 di Genova 2001, che nasce una nuova generazione,
capace di portare nuova linfa. E i centri sociali si propongono di
parlare alla città intera.
A Roma nel 2002, durante uno sciopero «generalizzato», viene occupato
lo Strike. Qualche giorno dopo Acrobax. «Cambia la produzione, le
nostre vite sono frammentate - dice Giulia - E il nostro intervento
non si rivolge al quartiere ma all'intera città». La relazione con la
metropoli cambia, come la stessa militanza. «Dall'autogestione -
spiega Francesco Raparelli di Esc, occupato nel 2004 da universitari -
si passa ad un'offensiva politica». E' una fase d'espansione che
riesce a «strappare» concessioni alla giunta Veltroni: si moltiplicano
le occupazioni a scopo abitativo. Nel solco di una tradizione, quella
della lotta per la casa, che proviene dagli anni '70. Ai vecchi
movimenti se ne affianca uno, Action, che si propone come un sindacato
metropolitano. Si sviluppano vertenze su questioni ambientali, si
forniscono servizi (sportelli legali su questioni come migranti e
lavoro/reddito), si tenta di costruire un «welfare dal basso»
tutelando le fasce della popolazione escluse. I movimenti riescono a
far votare dal consiglio comunale una parte della delibera 110
(regolarizza le occupazioni abitative), un tentativo di legiferazione
dal basso. Nel secondo mandato la governance veltroniana si
appiattisce però sulle lobby del mattone, dispensando per i centri
sociali solo tecniche di cooptazione: «Veltroni in questo ha tracciato
il solco per Alemanno», denunciano gli attivisti.
Ora si apre una fase nuova. «Dobbiamo rilanciare il nostro ruolo nella
società - dice Emiliano Viccaro dell'Horus - Ripensare il territorio
non in maniera ideologica ma come spazio composto da una rete di
vertenze». Nuove politiche dell'accoglienza, per la casa, contro il
piano regolatore e la precarietà, quella che loro considerano «la vera
insicurezza». L'obiettivo rimane quello di fare società. Dal basso per
uscire dai ghetti e rompere la gabbia.

IL LIBRO
«Surfando» sull'onda del movimento
Benedetto Vecchi


«Siamo il sangue nuovo che scorre nelle metropoli». Il Majakovskij
reinterpretato dagli attivisti del Leoncavallo sintetizzava bene la
scommessa politica che i centri sociali volevano rappresentare alla
fine degli anni Ottanta. Un decennio di controrivoluzione neoliberale
aveva cambiato radicalmente il panorama sociale delle metropoli
italiane. Le mappe di Milano, Roma, Bologna, Firenze, Napoli, Torino
non si erano solo arricchite di nuovi quartieri, ma segnalavano anche
la presenza di intere aree dismesse che avevano costituito, solo una
manciata di anni prima, luoghi simbolici di quel conflitto operaio e
sociale che aveva lanciato l'assalto al cielo. Capannoni industriali,
laboratori artigianali, vecchi palazzi, scuole pubbliche fatiscenti e
perfino vecchie caserme militari erano stati svuotati degli uomini e
delle donne che li avevano fatti diventare punti di riferimento
politici, sociali, perfino architettonici. Occuparli sembrava un gioco
da ragazzi. E quando il Leoncavallo era riuscito vincente dal
conflitto dalla giunta leghista che lo voleva sgomberare, il virus si
era diffuso in tutta Italia.
L'essere riusciti a resistere alla marea limacciosa e conformista
degli anni Ottanta portava a dire che chi stava in un centro sociale
era legittimato a rappresentarsi come il sangue nuovo che scorreva
nella metropoli. Perché i centri avevano imparato a memoria le nuove
mappe delle città. E dei suoi nuovi centri di potere.
Il legame tra metropoli e centri sociali è d'altronde il filo rosso
del godibilissimo libro scritto da Duka e Philopat, due personaggi che
hanno attraversato quell'esperienza dal loro esordio alla loro crisi,
vivendo il primo a Roma, il secondo a Milano. Ora il Duka alterna il
lavoro di giornalista free lance all'attività di editore della Agenzia
X. Philopat è uno scrittore e un editore. Questo scritto assieme è un
libro di storia orale, che ha al centro il Duka, personaggio noto nel
«movimento» romano, definito sarcasticamente un dandy di periferia.
Affabulatore come pochi, «schizzato» come tanti frequentatori degli
spazi occupati, il Duka ha vissuto il punk, la nascita e la diffusione
dei centri sociali in tutta la loro parabola. Sempre con un'attitudine
inquieta e refrattaria a qualsiasi deriva identitaria del movimento,
anche quella verso la quale ha sentito e sente maggiore «affinità
elettiva».
Viene dalla periferia di Roma, conosce la cultura di strada e con
pragmatismo e disincanto ha accompagnato l'esperienza delle Posse, ha
spesso perorato la causa dell'«autoreddito», cioè che i centri sociali
dovessero «fare società» e dunque garantire un reddito a chi
partecipava alla loro gestione. Ha spesso parlato dei luoghi
autogestiti come spazi per organizzare il lavoro precario, nonostante
il fatto che il Duka è per il rifiuto del lavoro. Eppure ha lavorato
nei progetti di avviamento al lavoro promossi da sociologi fulminati
sulla via del «capitalismo molecolare». Ha vissuto la stagione del
movimento no-global. È stato a Genova dove ha capito che la guerra
permanente al terrorismo è anche operazione di polizia internazionale
contro i movimenti. Ha visto molti attivisti scegliere di entrare in
Rifondazione comunista, giudicando con lungimiranza quella scelta un
suicidio politico. Ha visto consumarsi l'illusione, coltivata da
alcuni centri sociali, di poter condizionare la governance messa in
piedi sal sindaco Walter Veltroni. Insomma, il Duka «surfa» sempre
sulle onde che il «movimento» produce.
Ma questo libro è un appassionato documento anche sulla crisi dei
centri sociali, rappresentata nel libro dal finto sgombero di
Corviale. In poco più di venti pagine, il Duka ne racconta le diverse
anime. Ci sono i pink, gli amanti di Puffolandia, gli emmelle duri e
puri, i deleuziani, i negriani, gli occupanti, i black bloc, i
cobassini: tutti affettuosamente stigmatizzati per la loro
inadeguatezza per quanto sta accadendo in città.
Il risultato elettorale che ha consegnato il Campidoglio ad Alemanno è
stato solo la ratifica della loro crisi. Ma non della loro scomparsa.
In queste settimane ci sono stati molti incontri e tutti assieme, cosa
inedita vista la loro litigiosità, hanno cominciato tutti quanti
assieme a fare i conti con il modello di metropoli che Walter Veltroni
ha provato a realizzare. Un modello che aveva come perno una «economia
dell'evento» che metteva al lavoro intellettualità di massa e una
costellazione di piccole imprese e che aveva come polmone finanziario
il «surplus» di profitti e di rendita proveniente da una sorta di «uso
capitalistico del territorio» che le giunte di centro sinistra ha
cercato di governare, ma non di contrastare. Ma ci sono anche i senza
casa, i migranti, i precari sans phrase, tagliati fuori dal «modello
romano». Inoltre, incombe su di loro la minaccia di sgombero. Sanno
che dovranno resistere.
Non c'è però nessuna possibilità di ritornare alle origini. Non
potranno, credo, i centri sociali essere i fortini assediati da cui
organizzare la resistenza. Dovranno semmai imparare a conoscere le
nuove mappe della metropoli. Dovranno cioè pensare che ogni singola
esperienza vada trasformata in inchiesta sulla metropoli, per parlare
tanto alla forza-lavoro occupata nell'«economia dell'evento», ma anche
ai migranti, agli occupanti di casa, ai precari sans phrase. Solo così
riusciranno a ritornare ad essere «il sangue nuovo che scorre della
metropoli». E solo così l'onda riprenderà la sua forza. Se così sarà,
il Duka sarà lì di nuovo a «surfare». Senza prendersi sul serio, anche
quando racconta storie serie.

Roma k.o di Duka e Marco Philopat, Agenzia X, pp. 220, euro 16


CENTRI SOCIALI

1 LA TALPA
2 ZONA RISCHIO
3 FORTE PRENESTINO
Antiproibizionismo,
diritti lgbt
4 RICOMINCIO
DAL FARO
5 MACCHIA ROSSA
Lotta per la casa, ciclofficina
6 ENJOY PIRATERIA
7 VILLAGGIO GLOBALE
Produzione eventi, ostello, migranti
8 CORTO CIRCUITO
Palestra popolare, lotta per la casa (Action), agenzia diritti
9 BRANCALEONE
Produzione eventi, riqualificazione territorio
10 ONDA ROSSA 32
Trattoria sociale, palestra popolare
11 L38 SQUAT/LAURENTINO OKKUPATO
12 AURO E MARCO
13 TORRE MAURA OCCUPATA
14 VITTORIO OCCUPATO
Lotta per la casa (coordinamento), migranti
15 INTIFADA
Ambiente e territorio (Parco archeologico tiburtino)
16 STRADA
Lotta per la casa (Action), agenzia diritti
17 LA TORRE
Antiproibizionismo, palestra popolare
18 EL CHE...NTRO T.B.M.
Progetto ludoteca
19 SPAZIO OCCUPATO COMITATO PRIMAVALLE
20 EX SNIA VISCOSA
Ciclofficina, teatro
21 SPARTACO
Lotta per la casa (Action), Vertenza no-fly
22 RIALTO
produzione eventi
23 ZK
24 KOLLATINO
Palestra popolare, Laboratorio fotografico
25 STRIKE
Trattoria sociale, skatepark, battaglia per il reddito
26 ACROBAX
Lotta per la casa (coordinamento), polisportiva, sala musicale,
battaglia per il reddito
27 ASTRA
Sportelli legali
28 ESC
Università, formazione, produzione artistica
29 ANGELO MAI
Produzione artistica
30 DECOLLIAMO
31 EX 51
32 SANS PAPIERS
Ciclofficina, Lotta per la casa (Action)
33 LAVANDERIA OCCUPATA
34 FACTORY
Iniziative culturali
35 HORUS OCCUPATO
Lotta per la casa (Bpm), diritti lgbt, palestra popolare, produzione teatrale

OCCUPAZIONI SOCIO-ABITATIVE

1 Via Cesare de Lollis 6, San Lorenzo (Action)
2 Via Caltagirone 6, ang. Viale Castrense, San Giovanni
(Action-comitato lotta per la casa)
3 Via Carlo Felice, San Giovanni (Action)
4 Via delle Sette Chiese, Garbatella (Action)
5 Piazzale Flaminio (Action)
6 Via Bibulo, Cinecittà (Action)
7 Via Marchisio, Cinecittà (Action)
8 Lucha y Siesta, Cinecittà (Action) Solo donne
9 Occupazione Romanina Autogestita migranti
10 Occupazione Via Collatina «Nazmet» Autogestita migranti
11 Via Erminio Spalla, Eur (Blocchi precari metropolitani)
12 Via G. Volonté, Montesacro (B.P.M.)
13 Via Lunano, Corcolle (Comitato popolare lotta per la casa)
14 Viale De Chirico 55, Tor Sapienza (Comitato popolare lotta per la casa)
15 Via Giorgio Morandi, Tor Sapienza (Comitato popolare lotta per la casa)
16 Viale di Tor Bella monaca, (Comitato popolare lotta per la casa)
17 Quarticciolo (Coordinamento cittadino lotta per la casa)
18 Viale Bruno Pellizzi,101 Quadraro (Coordinamento cittadino lotta per la casa)
19 Casalbertone nuova, Tiburtino (Coordinamento cittadino lotta per la casa)
20 Cinema Impero, Torpignattara (Coordinamento cittadino lotta per la casa)
21 Porto Fluviale 12, Ostiense (Coordinamento cittadino lotta per la casa)
22 Campo Farnia, Appia (Coordinamento cittadino lotta per la casa- Action)
23 Casale de Merode, Garbatella (Coordinamento cittadino lotta per la casa)
24 Corso Italia, Flaminio (Coordinamento cittadino lotta per la casa)
25 Regina Elena (Coordinamento cittadino lotta per la casa-
Action-Comitato obiettivo casa)
26 Tor Bella Monaca (Coc)
27 Tor Sapienza (Coc)