UN COSIDDETTO ONOREVOLE
Le aberranti dichiarazioni di Gianfranco
Fini
di Germano Monti *
Dopo aver letto le dichiarazioni del cosiddetto Onorevole
Gianfranco Fini, c’è da chiedersi se siano state rilasciate in piena facoltà di
intendere e di volere, o se siano state dettate da un particolare stato di
allucinazione. Nel secondo caso, poco male, anche se non è bello che la terza
carica dello Stato entri in stato di ebbrezza nelle case di milioni di
cittadini; nel primo caso, invece, bisogna preoccuparsi, e molto, perché sarebbe
la dimostrazione che sotto la cipria democratica ribolle un’anima squadrista, la
stessa dei criminali che hanno pestato a morte Nicola Tommasoli. Poco importa se
gli assassini abbiano agito in nome di qualche “riferimento ideologico” o per
pura bestialità; questo, saranno le inchieste a stabilirlo (speriamo). Quello
che conta è che la terza carica dello Stato ritiene che un gesto simbolico e una
protesta democratica, se rivolti contro lo Stato di Israele, siano molto più
gravi di un omicidio.Dato che non si tratta dell’opinione di un ubriacone da
osteria, ma di quella del Presidente della Camera dei Deputati, siamo obbligati
a prenderla sul serio ed a chiederci se non si tratti di una sorta di “via
libera” a chi, magari, vorrebbe trasformare la manifestazione di Torino contro
l’invito, quale “ospite d’onore”, ad uno Stato che ha violato e viola
sistematicamente ogni norma del diritto internazionale ed umanitario, in una
riedizione della macelleria messicana di Genova 2001. Di fronte ad un simile
scenario, la cosa peggiore da fare sarebbe quella di lasciarsi intimidire: al
contrario, è importante che a Torino, sabato 10 maggio, scendano in piazza gli
amici del popolo palestinese, della pace e della giustizia, quelli che pensano
che una vita – sia quella di un ragazzo veronese o quella di uno shebab
palestinese – valgono infinitamente di più di un pezzo di stoffa, e che il
diritto di manifestare anche contro lo Stato di Israele non è nella
disponibilità del cosiddetto Onorevole Gianfranco Fini. Il diritto di
manifestare e di esprimere liberamente le proprie opinioni questo Paese se lo è
conquistato con lunghe e dure battaglie , anche sanguinose, contro gli antenati
politici del cosiddetto Onorevole Fini: portiamo questa consapevolezza nella
piazza di Torino.
*Forum Palestina
Il 10 maggio in piazza a Torino per non rendere l’Italia
complice del politicidio dei palestinesidi
Sergio Cararo*
Sabato 10 maggio a Torino ci sarà una manifestazione nazionale
che metterà al centro due questioni: la libertà per la Palestina e il suo popolo
e la contestazione della decisione di avere come ospite d’onore lo stato di
Israele nell’edizione di quest’anno della Fiera del Libro.
Sulla inopportunità di questa scelta “politica”, che celebra i
sessanta anni della nascita dello Stato di Israele, ma occulta la speculare
pulizia etnica ai danni della popolazione palestinese (la Nakba) e la negazione
fattuale della nascita di uno Stato di Palestina sei decenni fa, è stato scritto
molto e roventi sono state le polemiche in tutti gli ambiti politici, culturali,
editoriali del nostro paese.
Appelli che hanno chiesto per tempo la revoca di questa
vergognosa decisione sono stati sottoscritti da intellettuali italiani e
stranieri, da scrittori arabi, palestinesi e israeliani, finanche da editori e
case editrici. Alla Fiera mancheranno decine di autori arabi, palestinesi e
israeliani progressisti, ma la direzione della Fiera del Libro è stata
irremovibile. Cosa spiega e cosa manda a dire questa pervicace rivelazione della
"superfluità" dei palestinesi in un evento culturale come la Fiera del
Libro?
1. Questa ostinazione ci manda a dire che la questione
palestinese non è più solo una seccatura messa in liquidazione dal dibattito
politico e dalla coscienza democratica di questo paese, ma che si sta consumando
sotto i nostri occhi quello che è stato opportunamente definito come il
"politicidio dei palestinesi".
In questi anni, abbiamo visto i nostri giornali e i nostri
programmi televisivi ospitare ripetutamente tutti i soggetti della vita politica
e culturale israeliana. Editoriali, interviste, lettere, commenti hanno dato
concretezza al progetto di rendere Israele uno stato “normale”, con la sua
dialettica e le sue asprezze interne. Questa campagna ha potuto godere anche di
una indulgenza straordinaria. Se un qualsiasi scrittore avesse detto che “non
vorrebbe mai avere come vicino di casa un arabo” sarebbe stato – giustamente –
contraddetto dalla comunità democratica, ma nulla di tutto questo è accaduto per
le affermazioni di Abraham Yoshua in una intervista ad un importante quotidiano
italiano. Alla luce di quanto abbiamo visto e letto in questi anni, è difficile
pensare che la “promozione del prodotto Israele” non abbia avuto
sponsorizzazioni e incentivi di un certo rilievo.
2. Al contrario, se monitoriamo i giornali e i programmi
televisivi di questi anni, niente di simile è stato realizzato sul versante
palestinese, eppure anche lì non mancano certo scrittori, poeti, intellettuali,
giornalisti, storici e voci critiche che possano dare l’idea di una società
vivace e articolata per quanto ancora sotto occupazione militare e coloniale. I
palestinesi sono scomparsi come soggetto dell’agenda politica italiana ed
internazionale e sono scomparsi dal dibattito culturale per ricomparire solo
come “miliziani”, o come vittime senza mai l’onore di un nome, di un
cognome, di una storia, di un volto o nelle vesti di dirigenti incerti e
inaffidabili come i soloni di Ramallah.
In sostanza i palestinesi sono stati annichiliti nella loro
identità politica e culturale così come le truppe e i coloni israeliani ne
annientano e ne condizionano la vita, la terra e la libertà.
3. I più cinici affermano che la colpa è loro che hanno scelto
di continuare una lotta di liberazione disperata, i più raffinati liquidano la
“seccatura palestinese” con poche frasi di circostanza (due popoli-due stati,
negoziato israelo.palestinese) completamente depotenziate dalla realtà dei fatti
e dalla situazione concreta sul campo. Ecco, questo è il politicidio che anche
la comunità democratica in Italia e in Europa sta perpetrando contro i
palestinesi e che l’organizzazione della Fiera del Libro dedicata a Israele
riassume e manifesta esplicitamente.
4. I richiami moralistici contro il boicottaggio verso gli
apparati politici, ideologici, militari ed economici di Israele diventano
quantomeno risibili. Il boicottaggio è stato e resta un’arma a disposizione
della società civile per contrastare l’azione di governi e stati che violano i
diritti umani e la legalità internazionale. E’ assurdo verificare come l’Italia
aderisca all’embargo contro lo Zimbabwe, Gaza, l’Iran mentre non adotta sanzioni
contro Israele che porta responsabilità assai più pesanti sul piano delle
violazioni dei diritti dei palestinesi o su un assetto legislativo interno
che configura un sistema legale (e non limitato al pregiudizio) di
discriminazione e apartheid.
L’obiezione non può essere sul target rappresentato dalla Fiera
del Libro (e allora perché le Olimpiadi sì?), semmai la vera obiezione è che
l’Italia avrebbe dovuto e potuto revocare l’accordo di cooperazione militare con
Israele e il vergognoso embargo contro i palestinesi di Gaza.
La sinistra al governo ha avuto due anni di tempo e 150
parlamentari a disposizione per dotarsi di una forte iniziativa politica in
questa direzione….ma non ha trovato il tempo né la voglia di farlo.
5. Oggi il nuovo governo Berlusconi annuncia di voler essere il
migliore alleato di Israele in Europa e le lobby filo-israeliane in Italia si
sono schierate con la destra. La manifestazione del 10 maggio sarà anche la
prima manifestazione pubblica contro le scelte di politica internazionale del
governo delle destre. Sbaglia clamorosamente chi sottovaluta tutto questo, i
risultati delle elezioni dimostrano che queste ripetute sottovalutazioni hanno
provocato la dissoluzione della sinistra nel nostro paese.
La manifestazione nazionale del 10 maggio a Torino e la campagna
“2008 anno della Palestina”, intendono mettersi di traverso rispetto a tale
scenario e riaffermare che la comunità democratica nel nostro paese non può
permettersi di rendersi complice del politicidio dei palestinesi, neanche con
una Fiera del Libro concepita e organizzata con tale presupposto.
www.forumpalestina.org
Israele. Perchè è un sistema di apartheidUn
dossier che documenta le accuse allo Stato di Israele di essere un sistema di
apartheidinterventi e scritti di: Nelson Mandela, Uri Davis, Uri Avnery,
Jimmy Carter, John Dugard, Mariano Aguirre, Jonathan Cook, Ali
Abunimah
http://www.forumpalestina.org/news/2008/Maggio08/IsraeleApartheid/IsraeleApartheid.htm